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lunedì 28 gennaio 2013

"SVEGLIATEVI!" di Pierre LARROUTUROU


Stimolato dalla recensione/intervista su l’Unità, ho letto il breve pamphlet di Pierre Larrouturou “SVEGLiATEVI! (perché l’austerità non può essere la risposta alla crisi)” (editore PIEMME-ORA, 2012, pagg. 115, € 10,00).

Anche se in parte datato (inizio 2012, elezione di Hollande) e legato ad una specifica polemica da sinistra nella maggioranza presidenziale francese, da parte del gruppo “Roosvelt” (cui aderiscono anche Michel Rocard e Edgar Morin) mi sembra interessante per il respiro internazionale delle premesse e per la ricchezza delle proposte operative, per lo più a scala europea.

Riassumendo in breve, nella parte analitica, oltre a raccontare la crisi da sinistra nei termini che ormai conosciamo e condividiamo leggendo – ad esempio - Stigliitz e Gallino sul “finanz-capitalismo”, si sofferma in particolare sulla esplosività del debito americano e sulla (meno nota) bolla immobiliare cinese, paventandone anche una possibile via d’uscita militare/bellica.

Questi temi però non vengono ripresi nello svolgimento successivo del testo, che illustra  una serie di interventi praticabili in Europa, e che a me – come credo a gran parte dell’opinione pubblica di sinistra - appaiono ragionevoli e condivisibili (anche se mi piacerebbe una più scientifica dimostrazione sulla fattibilità ed efficacia), ma che purtroppo non mi sembrano divenuti effettivo patrimonio programmatico delle forze politiche della sinistra europea (a partire dal governo Hollande, come denuncia lo stesso Larrouturou, senza però domandarsi perché ciò avvenga: il Partito Socialista francese è ingenuamente ottimista sul rilancio del vecchio modello economico, oppure ci sono ragioni sociali di rappresentanza e consenso che incidono sul suo pensiero e sulla sua azione? Se fosse così, come influenzarlo? Con la sola forza polemica del pamphlet?):

-          Finanziamento del deficit pubblico pregresso a spese delle banche private (ipotizzando prestiti BCE attraverso la BEI a tassi prossimi allo Zero, come quelli concessi tra 2011 e 2012 al sistema bancario)

-          Istituzione di un imposta minima europea sui dividendi, per evitare il “dumping fiscale” da parte dei singoli Stati

-          Rivoluzione fiscale a danno dei più ricchi (agevolati negli ultimi decenni), con rimpinguamento delle casse statali

-          Guerra ai paradisi fiscali, con boicottaggio alle imprese che vi tengono filiali e obblighi di trasparenza dei bilanci

-          Tutela dai licenziamenti e lotta al precariato

-          Salario ai disoccupati (modello danese)

-          Separazione tra banche commerciali e banche d’affari

-          Vera Tobin Tax europea, con aut aut alla Gran Bretagna

-          Nuove norme ambientali e sociali nel commercio internazionale (e rispetto di quelle vigenti, violate da Cina ecc.), anche per frenare le de-localizzazioni

-          Investimenti massicci in edilizia residenziale

-          Green economy e Kioto 2 sul serio

-          Sviluppo della “Economia Sociale e Solidale” (3° settore?)

-          Ridistribuzione egualitaria dei tempi di lavoro e riduzione del ventaglio retributivo

-          Costruzione dell’Europa Democratica, con governo sovranazionale e poteri al Parlamento

-          Europa sociale (trattato specifico per dare contenuti ai diritti di cittadinanza).

Mi piacerebbe evidentemente vedere attuate queste direttive che potrebbero “ salvare” l’Europa. Ma  come si salva il mondo se incombono anche i mostri del disavanzo americano  e della bolla cinese?

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