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domenica 23 giugno 2013

P.D. - DOPO LE MACERIE

Dalle macerie della gestione PD degli esiti elettorali di febbraio, è utile tornare ad occuparsi del PD?

Gran parte degli elettori coinvolti dalle recenti elezioni comunali hanno ritenuto di confermare una qualche fiducia nel centro sinistra (a fronte di candidati-sindaci  scelti in prevalenza con le primarie e questa volta in prevalenza di targa PD) - pur con diminuzione del numero assoluto dei voti e  la ulteriore crescita degli astenuti -  ed una debole propensione ad un voto alternativo verso SEL, sia quando alleata al PD, sia nei pochi casi in cui correva con diverso aspirante sindaco.
Il popolo del centro sinistra mostra quindi “malgrado tutto” (penso ai 101 contro Prodi) una “affezione gravitativa” verso la propria unità e verso il PD come unico residuo strumento di tale unità (come fu nei decenni precedenti al 1989 con il voto al PCI, anche se era un altro popolo, anagraficamente e socialmente).

Anch’io, nel mio piccolo, sto valutando di dedicare ancora attenzione ed energie al centro-sinistra e – sempre dall’esterno – al PD ed al suo congresso (come per i 2 precedenti, sperando però di trovare più ascolto).
E con un occhio (strabico?) rivolto ai movimenti ed a chi si organizza fuori dal PD e quindi anche ai dissidenti dal Movimento 5 stelle (mentre Grillo, che  assomiglia sempre più anche fisicamente ad una Gorgone, non merita di essere “guardato”, anche per il rischio di rimanerne pietrificati, come accade ai suoi fedeli seguaci).

Osservare quindi il congresso del PD, come già ho scritto 2 mesi fa nel post “MACERIE”: con perplessità, soprattutto sulla ricorrente trasversalità delle mozioni e delle cordate, --- che non ha mai consentito all’elettore delle primarie effettive scelte programmatiche.
Trovo conferma a questo disagio nell’articolo di Franco Monaco (Unità del 08-06-13); “a minare la vita democratica interna del PD non sono state le differenze ma la loro dissimulazione  unanimistica, non le correnti ma le cordate personali --- Noi addetti ai lavori sapevamo perfettamente che dietro quell’unanimismo e quel plebiscito covavano vecchie e nuove differenze, che puntualmente affiorarono dal giorno  dopo”.

E’ di aiuto parziale, però, lo stesso Monaco, nella sua funzione di Direttore Editoriale della rivista on-line “Tam Tam democratico”, che nell’ultimo numero affronta con la necessaria sincera durezza il tema della “mancata vittoria” alle elezioni di febbraio, ospitando contributi diversi e divergenti, molto interessanti, che schematizzo nell’apposita scheda, ma sono accomunati da un grave difetto, editoriale e politico: ognuno afferma una verità parziale, ma nessuno cerca di ricomporre un quadro di sintesi, e soprattutto nessuno replica agli altri.
Mi sembra una visione sterile del “pluralismo”, che lascia invecchiare le diversità (ed i falsi unanimismi), invece di far crescere la consapevolezza comune sulle ragioni e sui torti.

Pare (ma non solo su TamTam, anche su l’Unità, e fuori dalla ristretta politica, nelle riviste e nei convegni culturali – ad esempio nel campo urbanistico, che più di altri ho frequentato) che non si usi più molto né il confronto né la dialettica: come già altre volte ho rilevato (vedi POST “MACERIE”), ognuno dice la sua, raramente ascolta gli altri, e cerca di affermare le proprie ragioni con altri mezzi (fascino, prestigio, cordate clientelari, battute a mezza voce, conta dei voti quando occorre). La mala pianta del battibecco da talk-show ha forse soffocato l’antica arte della dissertazione argomentata, che rimane coltivata solo, per necessità, nelle aule giudiziarie.
Anche su l’Unità emergono posizioni divergenti ed interessanti (anche da sensibilità lontane dalla mia, vedi ultimamente Morassut, Castagnetti, Merlo e lo stesso Bettini).

Per ora mi limito – oltre a proporre il riassunto di TAM TAM   a dire la mia sul noto documento di Fabrizio Barca, che per primo ha tentato di salpare in mare aperto.

2 commenti:

  1. pervenuto tramite e-mail

    caro Aldo Vecchi, spero che questo documento di riflessione, di critica e di proposte possa essere utile al tuo apprezzato intento di alimentare una discussione politica e culturale.

    il Laboratorio politico è formato da iscritti e non al PD e non ha dubbi sulla centralità del PD ma che va fatto rinascere ed esprime un'opzione culturale di sintesi tra differenti idealità che non possono essere separate se vogliamo fuori uscire dalla crisi attuale e dall'epoca neoliberista.
    cordialmente
    s.g.

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  2. pervenuto tramite e-mail

    sto seguendo le vicende del PD con uno sguardo diverso dal passato

    ho ri-fatto la tessera (unico in famiglia -Triste Emoticon)

    . parteciperò al congresso, darò il mio voto ma non mi metterò contro nessuno

    ha ragione Barca a dire che li sinistra non riesce ad affrontare la crisi oltre il livello del governo delle città,

    condivido molte delle tue osservazioni, ma al dunque credo che ancora ci manchi afferrare il nocciolo

    in pratica: anche se vincesse Renzi penso voterei PD e forse darei anche una mano, almeno per tenere aperta una sede...

    ciao R.

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