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martedì 4 novembre 2014

QUALE STABILITA?

Nei giorni in cui lo stesso Renzi va a cercare l’applauso degli industriali bresciani, scegliendo la sede provocatoria di un imprenditore notoriamente “falco” (e che ha messo in ferie forzate i dipendenti per garantire il silenzioso successo all’iniziativa) e attribuendo ad artificiose contrapposizioni politiche il dissenso che suscita tra i lavoratori (e tra gli elettori tradizionalmente di sinistra) il suo assalto alla giusta causa per i licenziamenti individuali, verrebbe facile un commento globalmente negativo sul suo governo.

Ritengo più utile invece  sforzarmi di valutare nell’insieme la Legge di Stabilità proposta dal Governo, pur senza l’ambizione di esprimere un giudizio definitivo, né  tanto meno di predirne gli effetti (il che sarebbe materia degli economisti, ma ormai nemmeno loro ci provano), limitandomi ad avanzare alcune valutazioni sui nodi salienti:

-          DEFICIT: con un po’ di pantomima nella trattativa con le Commissioni Europee, uscente ed entrante, il Governo colloca il deficit per il 2015 sotto il 3% e rinvia nel tempo il pareggio strutturale, che ai tempi di Tremonti era stato sventatamente sottoscritto a breve scadenza: uno slalom che lascia all’Italia un po’ di respiro rispetto alla linea dura dell’austerità (comunque a nostre spese, perché il debito continuerà ad aumentare, con i derivanti interessi, sia pure mitigati per ora da un contenuto “spread”), ma non mette in gioco le scelte strategiche dell’intera Europa e quindi non può far sperare in una uscita dalla crisi, nemmeno tattica in “stile Obama”;

-          TAGLI: la pretesa di scientificità della “spending review”, dal compianto Padoa Schioppa al poco rimpianto Cottarelli, pare aver ceduto il posto ad una gestione tutta “politica”, dove dai “tagli lineari” (spesso poco applicabili ed applicati) di Tremonti si passa ad una “dettatura dei compiti a casa”, assegnati con decisionismo da Renzi (“lì o là c’è del grasso che cola”) e contrattati debolmente da Governatori e Sindaci ormai in prevalenza renziani; tutti concordano sulla eliminazioni degli sprechi e nessuno vuole il peggioramento dei servizi (e tanto meno delle proprie peculiari posizioni di relativo vantaggio); occorre però a mio avviso rammentare che a breve termine i tagli, anche degli sprechi, hanno un effetto depressivo sull’insieme della domanda interna, e solo a lungo termine incrementano l’efficienza del sistema;

-          RIDUZIONI FISCALI: la conferma (e parziale estensione) dello sconto fiscale degli 80 € mensili sui salari medio-bassi ed con il “colpo di teatro” della eliminazione della componente lavoro dell’IRAP (affiancata da una parziale de-fiscalizzazione degli oneri sociali per nuove assunzioni), rappresentano il cuore della manovra di Renzi, invero piuttosto audace, ma non si sa ancora quanto efficace (temo anzi che nessuno lo sappia: già dicono “poco” i gufi, pur istituzionali, dell’ISTAT); la complessiva riduzione del “cuneo fiscale” sui salari, a breve termine dovrebbe favorire (ma non determinare!)  un maggior impiego di lavoro, mentre a lungo termine potrebbe anche scoraggiare una ricerca di maggior produttività del lavoro stesso (salvo aumento dei salari reali, oggi improbabile);

-          STANZIAMENTI: senza rincorrere i mille rivoli in cui si diparte ogni Legge Finanziaria, già nella partenza governativa e poi peggio dopo le mediazioni parlamentari (spesso senza alcun disegno programmatico complessivo), mi pare che i segnali forti della manovra siano:
o   Scuola, con assunzione dei 150.000 precari (che ho già commentato alcuni giorni addietro),
o   Famiglia, con il “bonus bebé” di 1000 € annui, assurdamente esteso a redditi medio alti (90.000 € annui) anziché concentrare le risorse sulle fasce meno ricche e rafforzare gli assegni familiari ben oltre la prima infanzia,
o   Ammortizzatori sociali, con risorse troppo scarse – finora – per rendere credibile un sistema organico di sostegno al reddito oltre le tradizionali forme di Cassa Integrazione e Mobilità.

Se completiamo questo scenario con il Decreto SBLOCCA ITALIA (che conferma od esaspera molte nefandezze ambientali purché il PIL riprenda: trivellazioni, autostrade, inceneritori, ecc. – vedi in altro post la recensione di “Rottama Italia”), la perdurante mancanza di una politica industriale e la constatazione che delle molte riforme messe in cantiere dal governo Renzi è giunta in porto finora la sola (e probabilmente errata) soppressione dei Consigli Provinciali, ritengo che – ben che vada – per i restanti potenziali 900 giorni del 1° governo Renzi si potrà verificare forse un qualche rilancio del vecchio modello di sviluppo, ma nessuna seria correzione, né riguardo al ruolo dell’Italia nel mercato internazionale, né riguardo alle storiche storture (evasione fiscale e lavoro nero, corruzione, degrado ambientale).

Per inquadrare meglio la questione, aggiungo qualche cenno ai commenti e/o alle alternative dei principali soggetti in campo:

-          CONFINDUSTRIA: dichiara di veder realizzati molti suoi sogni (licenziamenti e IRAP); si dimentica di spiegare perché nei venti anni precedenti gli industriali si sono spellati le mani ad applaudire Berlusconi che – quando non era intento a curare gli affari suoi con leggi ad personam –ha tentato di ridurre le tasse in direzioni che si sono dimostrate palesemente inutili, oltre che inique: investimenti fissi “a prescindere”, IRPEF spalmata su tutte le fasce di reddito, ICI/IMU anche per i ricchi (anche Alfano esulta ed esalta le nuove riduzioni fiscali come “scelte di destra”: per fortuna almeno abbiamo cambiato destra…);

-          CGIL e FIOM: oltre alla sacrosanta battaglia contro i licenziamenti-senza-giusta-causa, criticano molti tagli alla spesa e giudicano fin d’ora inefficace lo sgravio dell’IRAP e di parte dei contributi ai fini delle nuove assunzioni, “perché così non si crea lavoro”. ma si alleggeriscono solo i costi aziendali; ciò è probabile, ma le alternative avanzate (in parte anche da CISL e UIL) e che consistono in un mix “roosveltiano” di patrimoniale e improvvisa efficienza del fisco, investimenti pubblici diretti ed indiretti, stabilizzazione di tutti i precari (ma senza l’audacia di una riduzione degli orari di lavoro) mi sembra oggi poco credibili e prive di alleanze sociali e politiche;

-          all’estrema sinistra Marco Revelli, redigendo un documento per trasformare la lista Tsipras in “soggetto politico”, muovendo da una pregiudiziale anti-Renzi ed anti PD-mutato-geneticamente,
-          E giudicando le politiche di Renzi come un mero inganno mediatico (senza analizzarne le novità, riguardo ad esempio ai suddetti sgravi fiscali) ri-propone di restare nell’Euro ma “consolidando” il debito, cioè non restituirlo in tutto o in parte, e di fondare su questa scelta - invero di difficile gestione in un solo paese – una uscita dalla crisi, che comunque mi sembra assomigli ad un rilancio del vigente modello di produzione e non ad una versione eco-compatibile e mondialista dell’austerità: molto rumore rivoluzionario per nulla?;

-          RENZI STESSO, oltre a proclamare che il rancio è ottimo ed eccellente, e gli altri sono gufi, sostiene che la sua manovra è di sinistra (licenziamenti-senza-giusta-causa compresi) perché è di sinistra innovare e creare posti di lavoro: su tale  sinistrismo ovviamente ho molti dubbi, ma non credo che il Renzismo possa vivere di sole promesse  (diversamente dal berlusconismo, che aveva uno zoccolo duro di elettori fideisti, anti-comunisti ed anche razzisti); se non ci sarà una inversione di tendenza sul fronte dell’occupazione, il consenso non potrà che incrinarsi, e non solo lungo la linea di frattura che lui stesso sta delineando contro la sinistra “sindacale”, con la pericolosa presunzione di tenersi i voti di sinistra mentre smantella le residue tutele dei lavoratori (ma nessuno tra i Renziani della 1^e della 2^ ora, riesce ad avvertirlo che così rischia di andare a sbattere?).
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3 commenti:

  1. pervenuto via e-mail
    COME SEMPRE MOLTO LUCIDA E CONDIVISIBILE LA TUA ANALISI.
    SOLO PER IL CAPITOLO "ESTREMA SINISTRA" NON MI E' CHIARO COSA PROPONI : INFATTI IL PANORAMA A SINISTRA IN ITALIA E' ABBASTANZA DEPRIMENTE. L'INTERROGATIVO DOPO CENT'ANNI E' SEMPRE LO STESSO: CHE FARE?.
    UN CARO SALUTO
    M.T.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. francamente non mi sento in grado di proporre nulla; speravo buone cose dall'alleanza Bersani/SEL, ed invece è stata una frana, mentre la lista Tsipras mi è sembrata una banda di raccogliticci (come già prima con Ingroia) ed il vuoto è stato occupato da Grillo, divenendo così vuoto pneumatico.
      Però osservo che in Grecia (lo stesso Tsipras, ma l'originale, non scopiazzabile in una situazione ben diversa) ed in Spagna (Podemos) si stanno aprendo a sinistra spazi più interessanti; perciò "sto a vedere", criticamente, cosa potrà scaturire dalle evoluzioni in atto, perché alla lunga il Renzismo resterà scoperto a sinistra (e mi auguro che nel M5S esplodano le contraddizioni soffocate finora dalla propaganda)

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