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sabato 4 aprile 2015

ESAGERUMA NENTA

ESAGERUMA NENTA* 1 - LANDINI

Su molte cose potrei essere d’accordo con Landini, ma non quando dimentica il principio di realtà.

– “Il governo Renzi non ha il consenso di chi lavora”; se fosse vero, sarebbe interessante capire verso chi si esprime allora il consenso dei lavoratori: poiché per fortuna i posti di lavoro in Italia sono ancora svariati milioni, molto più degli elettori effettivi e potenziali di SEL e altri partitini di estrema sinistra, e pur considerando che il raggruppamento elettorale più consistente è ormai quello degli astenuti, si deve ipotizzare che i lavoratori che  apprezzano Grillo, Berlusconi o Salvini, certamente numerosi, siano ormai maggioranza, mentre a sostenere il PD dovrebbero affollarsi masse di persone che “non lavorano”.
C’è qualcosa che non mi torna.   

- “Il governo Renzi è peggio di quello di Berlusconi”: è vero che sui licenziamenti Renzi è riuscito dove Berlusconi era stato invece fermato, ma il giudizio su un governo non può che essere complessivo, e personalmente, pur essendo di frequente critico del Renzismo, non riesco a dimenticare ciò che i governi di Berlusconi hanno tentato ed attuato su tutti i fronti dell’azione politica, e non sto ad enumerare.
Non vorrei scomodare la teoria del “social-fascismo” ai tempi della 3^ Internazionale (che così dipingeva la socialdemocrazia in una fase cupa della storia d’Europa), ma qualcosa dovrebbe aver insegnato almeno la brillante caduta del primo governo Prodi a cura di Bertinotti (e Vendola ecc. - e D’Alema, seppur non ancora viticultore?).

Sconfiggere il Renzismo da sinistra, sulla scorta di un potenziale lavoro capillare e duraturo di una “coalizione sociale” mi sembra un eccellente proposito; agitare esagerazioni propagandistiche invece no (in compenso può giovare indirettamente a Grillo, a Salvini, o addirittura a Berlusconi, riabilitato dalle stesse esagerazioni propagandistiche di Landini&C.).

*espressione dialettale piemontese che si traduce “non esageriamo”, ma è molto più plastica del corrispondente italiano (così come le analoghe espressioni lombardo-novaresi, che non so bene come si scrivano); legittimata letterariamente da padre Enzo Bianchi, che la rammenta usata dal padre suo (“il pane di ieri”, Einaudi 2008, pag. 10).


ESAGERUMA NENTA 2 - POLETTI

Anche nel ministro Poletti, pur nel suo eloquio padano-tranquillizzante, ho riscontrato di recente una fastidiosa esagerazione, nell’attribuire alle “ricette della CGIL” tutto il mancato sviluppo dell’occupazione negli ultimi decenni.
Mi sembra corretto attribuire soprattutto alla CGIL (cui mi onoro di essere iscritto dal 1975, non se nza manifestare qualche mia critica) il merito o demerito di avere fin qui difeso in qualche misura il principio del divieto di licenziamento senza giusta causa.
Ma tutto il resto della politica economica italiana di questo secolo, tranne in parte il biennio 2006-2008 (con al governo Prodi, Damiano e Padoa Schioppa), è stato deciso da ben altri soggetti, da Tremonti a Monti (oppure dettato da Europa BCE e FMI), e senza neppure troppa formale concertazione (almeno non con la CGIL).


ESAGERUMA NENTA 3 - MONTANARI

Il professor Tomaso Montanari, storico dell’arte e difensore del paesaggio, ha aperto una vincente campagna di stampa contro la recente legge regionale dell’Umbria sul territorio (approvazione del piano strategico territoriale), che ha forse influito sulla decisione del governo, attraverso il ministro Franceschini, di impugnare tale normativa regionale davanti alla Corte Costituzionale, perché l’art. 1 subordina la pianificazione paesaggistica alla pianificazione territoriale.

Non conosco il piano regionale umbro: suppongo che si occupi anche del paesaggio, forse da un punto di vista forse alquanto “sviluppista” e comunque localista, in contrapposizione a vincoli amministrati dalle Sovrintendenze.

La Corte dovrà pronunciarsi in termini giuridici, verificando la delimitazione tra competenze statali e competenze regionali su una problematica complessa, perché talvolta “territorio” vuol dire “democrazia” e invece “paesaggio” può equivalere a “burocrazia” (anche se la Convenzione Europea spinge verso un paesaggismo meno vincolistico ed il più possibile partecipato dalla popolazione), e l’equilibrio tra le diverse istanze richiede ponderazione. 

In questo confronto molto importante sulle fonti della pianificazione  e sulla difficile evoluzione verso una consapevole tutela delle risorse naturali, non capisco la titolazione strillata da Montanari su Repubblica: “no ad un condono preventivo”.
Che c’entra il concetto di “condono”?
Il  conflitto sulla legge umbra riguarda diversi principi della pianificazione (tutela/sviluppo; territorio/paesaggio; federalismo/centralismo), un terreno di scontro dove comunque la pianificazione rimane tale: piano-a-priori (può essere un piano giusto o sbagliato, ma è sempre la definizione preventiva di possibili trasformazioni del suolo decisa dai pubblici poteri)  e non condono-a-posteriori (ovvero la rincorsa alla legalizzazione postuma di scelte privatistiche in contrasto con le normative).

Gridare al “condono” aiuta a tutelare effettivamente il paesaggio?

Oppure solo a candidare Montanari ad un ruolo da Sgarbi-di-sinistra?

1 commento:

  1. pervenuto tramite e-mail
    SONO D'ACCORDO SUI "ESAGERUMA NENTA 1 E 2.
    SUL 3 , PER MIA IGNORANZA, NON HO GLI STRUMENTI PER DECIDERE.
    M.T.

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