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giovedì 15 dicembre 2016

DOPO IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Dopo il referendum ed il conseguente sviluppo di commenti, non mi è così chiaro cosa desidera l’elettorato; certamente mostra disagio, non ha approvato la riforma Boschi e non apprezza più di tanto l’operato governativo di Renzi: orientamenti ancor più prevalenti tra i giovani ed al Sud.
Non mi sembra invece che se ne possa dedurre che tale elettorato sia pronto a farsi governare dalle singole frazioni politiche che hanno sorretto la campagna per il NO, perché i sondaggi collaterali agli exit-poll (misurati quindi su campioni più significativi di quelli formati con gli elenchi telefonici) e le diligenti analisi dei flussi compilate dagli specialisti mostrano tuttora una significativa polarizzazione alternativa tra gli avversari del PD, divisi tra centro-destra e M5Stelle, con frange minoritarie disperse a sinistra.
Decisamente quindi non si prospetta, a breve ed a medio termine, una qualche egemonia da parte di Zagrebelski-Smuraglia-Rodotà, né di Fratoianni-D’Alema-Bersani e neppure di Camusso-Landini-Cofferati; né tanto meno una miglior riforma costituzionale, ben scritta da Valerio Onida o Gianfranco Pasquino, con la congiunta consulenza di D’Alema e Quagliariello, Gasparri e Toninelli.
Poiché è ancora imperscrutabile la legge elettorale con cui si formeranno Camera e Senato, dopo il governo Gentiloni, è difficile anche capire se il 40% che ha votato SI (una apparente maggioranza relativa: qualcosa di più del “ridotto dei Parioli”, ma drammaticamente comprendente solo il 20% dei giovani) possa costituire una base politicamente significativa per una rivincita dello schieramento centrale finora guidato da Renzi, e che – a spanne – pare composto da 3 segmenti non troppo omogenei: una componente più identificata con il PD e/o con Renzi; una fascia di centro-destra, in parte rappresentata dai partitini di Alfano&C. ed in parte in libera uscita da ForzaItalia e dintorni, ed una fascia di centro-sinistra, piuttosto critica verso il Renzismo ma non fino a giungere all’auto-lesionismo (che ora Pisapia ed altri si sforzano di interpretare).
Renzi (e Boschi) avevano annunciato dimissioni e abbandono della politica, ma hanno ripiegato su semi-dimissioni, mentre  gli argomenti addotti mi sembrano validi per un più radicale passo indietro: se al governo hanno fallito, al partito anche di più; invece Boschi resta al Governo e Renzi per ora resta al Partito, con propositi di riscossa tramite un percorso (ancora non definito nei dettagli) di congresso-PD/primarie/elezioni, cercando di intestare al proprio gruppo dirigente il suddetto malloppo del 40%, senza manifestare fino ad oggi alcuna auto-critica sui contenuti sociali della propria linea politica (salvo l’immotivato licenziamento della ministra Giannini).
Il punto di forza del renzismo, al di là del rivendicare le cose fatte ed il piglio mostrato (nel bene e nel male) facendole, il che difficilmente inciderà fuori dal recinto del SI, pare essere ancora una volta (come già alle primarie del 2013 ed alle successive elezioni europee) il timore degli elettori benpensanti verso le raccapriccianti alternative esterne (governo Salvini-Meloni-Brunetta, ad esempio, oppure DiMaio-Muraro-Taverna) e la probabile assenza di credibili alternative interne all’area di centro o centro-sinistra.
Non certo Speranza, che con altri bersaniani ha votato NO al referendum dopo aver votato SI in Parlamento, più volte, alla stessa riforma, per inseguire elettori che già erano orientati verso il NO (oppure già allontanati dal PD) e quindi non credo riscuota fiducia presso i numerosi militanti ed elettori comunque affezionati all’unità del partito.
Se altri protagonisti emergeranno, consentendo alla base congressuale e primariale del PD di “rottamare il rottamatore” (o meglio mancato rottamatore: vedi Paita e De Luca), si potrebbe più facilmente ricucire un’area di centro-sinistra,  e riaprire un serio confronto sulle difficili prospettive del riformismo nel mondo odierno (personalmente lo gradirei): non è affatto detto però che un simile riassetto progressista del PD e dintorni sia in grado di conservare le poche ma elettoralmente utili simpatie guadagnate al centro dal renzismo. 

Scusate il pessimismo: gli auguri di buone feste li ho comunque espressi con separato messaggio.
              ANCHE QUEST’ANNO, AUGURI DI BUON SOLSTIZIO D’INVERNO


             (PUO’ SEMBRARE LO STESSO SOLSTIZIO DEL 2015, MA LA TINTA DEL CIELO E’ DIVERSA)

D’ALTRONDE, COME RISPONDE IL VENDITORE DI ALMANACCHI LEOPARDIANO AL PASSEGGERE:

Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo? 
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.