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domenica 3 dicembre 2017

UTOPIA 21 - NOVEMBRE 2017 - EDITORIALE: PROFUGHI, MIGRANTI ED EUROPA



Una riflessione realistica sulle difficoltà dell’Europa alla prova dell’accoglienza: oltre le strettoie dell’emergenza, l’utopia di una concreta politica di apertura.



Riassunto

Le migrazioni sono un fenomeno radicato nelle disuguaglianze sociali ed economiche internazionali, nelle crisi belliche e nei mutamenti climatici sul pianeta.

Come l’Europa, e soprattutto l’Europa dei “penultimi”, vive l’arrivo sul suo territorio di una piccola parte dei profughi e migranti in fuga dalle aree di crisi di altri continenti:

-       la risposta egoista-sovranista

-       la risposta anarco-internazionalista

-       le difficoltà di una accoglienza sostenibile



UTOPIA21 si è già occupata delle migrazioni in corso a scala planetaria, sia in relazione alle conseguenze del cambio climatico1 , sia in rapporto alle disuguaglianze socio-economiche internazionali2 : e quindi occorre ribadire, in premessa a qualsiasi altra considerazione, che il fenomeno complessivo delle migrazioni (nei suoi diversi aspetti, che includono i “migranti economici” ed i “profughi politici”, non sempre strettamente facili da distinguere), anche intercontinentali sarà una costante dei prossimi decenni3,4, irrisolvibile con la negazione o demonizzazione, mentre richiede un approccio realistico e strategico.



Mi sembra opportuno però affrontare il tema anche misurandosi con i risvolti più immediati che coinvolgono la scena politica e mediatica europea, di un Europa che si sente vittima di una invasione, ed è nel contempo colpita ed intimorita dagli attacchi terroristici di matrice jihadista, ovvero islamico-radicale.

I numeri chiariscono che le ondate di profughi e migranti che sono arrivati negli ultimi anni, principalmente attraverso la Grecia e l’Italia, costituiscono comunque un fenomeno marginale (soprattutto rispetto alle dimensioni del problema dei rifugiati parcheggiati nei paesi più prossimi alle aree di crisi, quali la Siria e varie zone dell’Africa, sconvolte da guerre e carestie).

Tuttavia occorre considerare:

-          che tali flussi recenti si assommano alle migrazioni (da Africa, Asia ed anche America Latina) storicamente consolidate nell’Europa centro-occidentale (minori e più recenti in Italia), che però vanno anche a compensare il calo demografico e l’invecchiamento delle popolazioni autoctone,

-          che la concorrenza degli immigrati nel mercato del lavoro rispetto agli “autoctoni” è spesso solo parziale ed indiretta, ma complessivamente le imprese si giovano della concorrenza degli immigrati (e delle possibilità di delocalizzare le attività nei paesi poveri) per comprimere i livelli salariali nei paesi più sviluppati,

-          la distribuzione diseguale tra i vari Paesi europei (con il pesante diniego ad ogni collaborazione da parte dei Paesi ex-comunisti ed ora anche dall’Austria),

-          la distribuzione diseguale sul territorio, con accumuli più critici nei quartieri periferici già disagiati, che porta a contrappore gli “ultimi” arrivati ai “penultimi” ovvero ai più poveri tra i residenti,

-          la scarsa capacità di integrazione di profughi e migranti complessivamente sviluppata dallo Stato italiano, fino a fenomeni specifici di aree fuori dal controllo delle forze dell’ordine (come già purtroppo di fronte alle punte più radicate della criminalità mafiosa nostrana),

-          l’ipersensibilità mediatica a tutti i casi di delinquenza riconducibile alla presenza degli stranieri e la gestione politica sistematica da parte di diversi partiti e movimenti del conseguente odio etnico-religioso contro immigrati ed islamici.5



Per tutto questo la questione dell’immigrazione risulta al centro delle tensioni sociali e politiche che scuotono variamente i Paesi europei, anche quelli meno provati dalla lunga crisi economica, ormai decennale (e forse agli sgoccioli nei suoi aspetti più superficiali): dal referendum “Brexit” ai confronti elettorali in Olanda, Francia, Germania, Austria, Repubblica Ceca e prossimamente Italia (fa eccezione il conflitto Catalunya-Spagna, che però partecipa di uno sfondo comune di conflitto per dividere scarse risorse).



Molto chiara ed efficace appare la propaganda delle forze sovraniste, che partono dall’egoismo sociale (“prima gli italiani” “prima i francesi” “prima i tedeschi, uber alles”), anche se probabilmente di difficile attuazione (sia riguardo alla concreta gestione di sbarchi e rimpatri, sia riguardo alle prospettive di un ritorno a protezionismi e monete  nazionali).

Al suo opposto si delinea con sufficiente chiarezza anche una linea decisamente utopistica ed anarchica, che invoca totale libertà di movimento per i migranti, negando la legittimità delle frontiere (“no border”) e necessariamente degli stessi Stati: rivoluzionari, al momento senza rivoluzione (nel senso di un progetto alternativo praticabile), alternano l’agitazione ad apprezzabili iniziative di solidarietà (talvolta forse però strumentali).

Se è vero che in tutta la loro storia plurimillenaria gli stati tutelano gli interessi costituiti, grazie alle lotte sociali degli ultimi tre secoli oggi gli stati democratici sono tenuti a tutelare in qualche misura anche i più deboli, che comunque nulla avrebbero da guadagnare dall’indebolimento dei pubblici poteri (come dimostrano anche le situazioni nei territori dei cosiddetti “stati falliti”, dalla Somalia alla Libia); è inoltre da approfondire quanta ferocia vi fosse “prima” dell’invenzione degli stati, vedi in proposito le opposte posizioni di Diamond6,7 e di Graeber8,9.



Tutto ciò che sta ragionevolmente nel mezzo, dalle organizzazioni umanitarie (dell’ONU e non governative) ai partiti e governi democratici e progressisti, fino ai moderati più illuminati, come Angela Merkel, spazia ed oscilla tra accoglienza e respingimento, sotto le spinte dell’opinione pubblica e preoccupandosi per la tenuta democratica degli stati e delle istituzioni internazionali.

Non sfugge a queste oscillazioni e polarizzazioni la Chiesa cattolica (nelle sue concrete espressioni periferiche); tuttavia mi sembra che gli orientamenti espressi da Papa Francesco (e solo in parte seguiti dagli stessi cattolici, talora frontalmente ostili, come risulta ad esempio dai movimenti ecclesiali, vescovi compresi, in atto in Polonia “contro l’islamizzazione dell’Europa”) siano un utile contributo anche per tutti i laici: ribadendo il primato dell’accoglienza (e denunciando l’imperialismo economico tra i mali che creano gran parte delle spinte migratorie, nonché riconfermando l’inaccettabilità dei lager libici), il Papa ha infatti esplicitato la necessità della “prudenza” nella gestione dei flussi da parte degli stati raggiunti dai migranti “Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare“10.

In sostanza un richiamo al principio della “sostenibilità”, sociale ed economica (e, perché no, ambientale), estesa anche alle politiche dell’accoglienza, come dovrebbe essere per ogni progetto politico.

Forse con un giudizio implicito (che però non mi azzardo ad attribuire al Papa), ovvero che la fuoriuscita dalla miseria per i paesi poveri non passa per la distruzione frontale del benessere dei paesi ricchi (benché la loro ricchezza si fondi strutturalmente sulla povertà altrui): sono da inventare seri meccanismi di riequilibrio nel commercio internazionale, nelle tassazioni, negli stili di vita e di consumi (anche in relazione alla scarsità delle risorse naturali).



C’è il rischio, ovviamente, che l’invito alla prudenza sia tradotto in spicciolo opportunismo, con possibili pesanti ricadute sulla pelle dei profughi e migranti, quando l’Europa cerca di scaricarli nel limbo giuridico di Libia o Turchia (od anche Marocco), senza farsi carico (con l’ONU e le ONG disponibili) sulle effettive condizioni di “soggiorno” dei malcapitati (in transito o respinti).

Infatti, nell’ambito della prudenza, mi sembra che si possano delineare due posizioni politiche sostanzialmente divergenti:

-          da un lato chi, rappresentando i propri elettori, parte dai loro interessi immediati (veri o presunti) e lì si ferma, limitando l’impegno umanitario al minimo della decenza, ed insistendo sulla distinzione tra i “profughi politici” (verso i quali devono valere anche le protezioni giuridiche internazionali, ben recepite dalla nostra Costituzione) ed i semplici “migranti economici”, che si cerca di respingere in massa, senza approfondire sulle situazioni di estremo disagio sociale che spesso li spingono  partire;

-          dall’altro lato chi, pur rappresentando lo stesso spettro sociale di elettori (con tutte le concrete cautele che ciò comporta), parte effettivamente dalla consapevolezza che tutti gli uomini sono uguali nei diritti (per il Papa ed altri, anche fratelli) ed altresì che la salvezza a lungo termine della convivenza sul pianeta terra (pace) e della sopravvivenza umana (equilibri ambientali), passa dal massimo benessere possibile esteso a tutti gli uomini,  non solo ad una minoranza di fortunati, che hanno il privilegio di essere nati in alcuni paesi; il che include inevitabilmente una ragionevole flusso di immigrazione verso i paesi ricchi (che ne hanno tra l’altro bisogno per riequilibrare il declino demografico, anche qualora migliorasse, come auspicabile, il tasso di “natalità dei nativi”).



Questa seconda linea si concretizza in una serie di pratiche solidali messe in campo da organizzazioni di volontariato, non solo cattoliche, operanti in Europa per l’assistenza e l’integrazione e nei paesi poveri per alternative di salute e sviluppo; ma include anche, in Italia, specifiche iniziative legislative, quali il disegno di legge di iniziativa parlamentare cosiddetto ”ius soli” (che meglio sarebbe chiamare “ius culturae”), per estendere la cittadinanza ai ragazzi di origine straniera istruiti dalle nostre scuole, e il progetto di legge di iniziativa popolare “ERO STRANIERO” (promosso da Radicali-ACLI-ARCI e altre associazioni, con oltre 50.000 firme raccolte in questi mesi)11 che punta a migliorare i processi di integrazione e soprattutto a riattivare canali normali di immigrazione regolare per “migranti economici – le famose “quote” - (nonché corridoi umanitari per i profughi), oggi di fatto inoperanti e stravolti dalla “emergenza sbarchi”.

Non mi sento di affermare con certezza che la istituzione di flussi di immigrazione regolare eliminerebbe le correnti irregolari; ma ritengo che valga la pena di sperimentarla, e di affrontare così in altro modo e con altra autorità morale (per i necessari rimpatri) l’attuale “sistema” dell’emergenza (con tutto il grumo di interessi che lo sorregge lungo una complessa e lucrosa filiera, dai passeurs e scafisti alla delinquenza organizzata, locale e di importazione, dai “caporali” agli imprenditori che lucrano sul lavoro in nero, da chi approfitta sull’assistenza, fino ai politici sovranisti che ci campano elettoralmente): un sistema estremamente costoso in termini economici e sociali, risorse che invece potrebbero e dovrebbero essere recuperate per prospettive di dignitosa crescita umana e lavorativa.



Dovrebbe essere questa anche la linea di un Europa veramente democratica ed aperta, e invece non lo è; tuttavia ciò non può essere un alibi perché in ciascun paese ognuno non faccia del suo meglio.



Fonti:

1.    Fulvio Fagiani “CLIMA E MIGRAZIONI” su “UTOPIA21” ottobre 2016 www.universauser.it/images/Clima_e_migrazioni.pdf

2.    Aldo Vecchi ” ‘LA GRANDE FUGA’ DI ANGUS DEATON” su “UTOPIA21” novembre 2016 -  www.universauser.it/images/LA GRANDE FUGA DI ANGUS DEATON.pdf

3.    Massimo Livi Bacci “STORIA MINIMA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE”  - Il Mulino, Bologna 2016

4.    Alberto Piazza, Luigi Luca Cavalli-Sforza, Paolo Menozzi “STORIA E GEOGRAFIA DEI GENI UMANI” - Adelphi, Milano 1997

5.    Luigi Manconi, Federico Resta “NON SONO RAZZISTA, MA – LA XENOFOBIA DEGLI ITALIANIE GLI IMPRENDITORI POLITICI DELLA PAURA” – Feltrinelli, Milano 2017

6.    Jared Diamond “ARMI, ACCIAIO E MALATTIE - Breve storia degli ultimi tredicimila anni” – Einaudi, Torino 1997

7.    Recensione di Aldo Vecchi sul testo di Diamond -  https://www.universauser.it/articoli.../armi-acciaio-e-malattie-di-jared-diamond.html

8.    David Graeber  “DEBITO. I PRIMI 5.000 ANNI” - Il Saggiatore, Milano 2012

9.    Recensioni sul testo di Graeber, sul blog di Aldo Vecchi “relativamente, sì” http://aldomarcovecchi.blogspot.it in appositi POST e nella pagina ULTERIORI LETTURE

10. Intervista a Papa Francesco da www.ansa.it 11-09-2017

11. Documento “ERO STRANIERO - L'UMANITÀ CHE FA BENE” sul sito www.radicali.it/campagne/immigrazione (che contiene altri utili materiali informativi)





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