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martedì 2 febbraio 2021

UTOPIA21 - GENNAIO 2021: PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA di Anna Maria Vailati

Una prima analisi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza1 rispetto all’emancipazione femminile ed alle discriminazioni di genere 

Sommario: 

- premessa 

- PNRR e genere 

- lavoro, infrastrutture sociali e famiglie 

- educazione e istruzione 

PREMESSA 

E’ la prima volta che Utopia21 offre all’attenzione e alla riflessione dei suoi lettori il tema della parità di genere e dell’emancipazione femminile, questo proprio in un momento così grave per tutti i cittadini del mondo, che vede l’affacciarsi di nuove povertà e discriminazioni che si sovrappongono a quelle antiche. Comunque a buon diritto questo tema rappresenta una della utopie storiche che con qualche difficoltà si cerca di realizzare. Sembra assurdo, nel 2021, dover ancora affrontare il tema della parità di genere, visto che sono ormai diversi decenni da quando la parità dei sessi è stata sancita da molteplici fonti giuridiche ed istituzionali, sia nazionali che internazionali. Penso infatti che qualsiasi donna provi di fronte alla ‘questione femminile’ un certo disagio nel vedersi compresa in un ‘categoria da proteggere’, perché discriminata. Al contrario le donne sentono di essere una risorsa attiva della nostra società, cittadine a pieno titolo. A questo proposito l’art. 2 della nostra Carta Costituzionale così recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Già i Padri – e le Madri (21 su 556) – Costituenti avevano chiaro che non fosse sufficiente la declaratoria contenuta nell’art. 2 per realizzare l’uguaglianza e nell’art. 3 aggiungono “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli…”, specificando nell’art. 37 che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.” Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 2 Tutta la storia italiana dal 1947-48 ad oggi è ricca di testi di legge, decreti o altro, volti a rimuovere tali ostacoli, in materia di uguaglianza di genere, lavoro, maternità. Già dal 1961, con la Carta Europea di Torino, riveduta nel 1996, l’uguaglianza tra donne e uomini diviene un principio fondamentale del diritto comunitario. Con il trattato di Lisbona del 1-12-2009, tale uguaglianza diviene un elemento giuridico vincolate per l’Unione Europea. Nel 1935 la condizione della donna era stata inserita nell’Agenda della Società della nazioni, che istituì un comitato con il compito di raccogliere dati sulla condizione della donna nei vari paesi. Nel 1945, con la nascita dell’O.N.U., il principio dell’uguaglianza tra uomo e donna viene sancito a livello mondiale, e conclamato poi nel 1948, nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Dal secondo dopoguerra ad oggi si sono indubbiamente fatti dei progressi riguardo all’emancipazione femminile, sia nel mondo che in Italia: tuttavia la parità di genere non è ancora un dato acquisito, né sotto il profilo socio-economico (vedi disparità di reddito) né sotto il profilo culturale ed antropologico. 2,3,4,5,6,7 PNRR E GENERE Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può rappresentare un ulteriore tassello nello sforzo di “rimuovere gli ostacoli” relativi alla piena uguaglianza tra uomini e donne, già previsto dalla Costituzione. Prima di iniziare l’esame di quello che nel PNRR riguarda “la donna” o “la disparità di genere”, vorrei sottolineare il fatto che alle donne in quanto cittadine interessa tutto il contenuto del PNRR, tanto più che in questo momento la crisi, determinata dalla pandemia da Covid-19, ha aggravato la condizione delle fasce deboli della popolazione, vecchie e nuove. Nell’introduzione al PNRR si enuncia a pag. 8 “l’Italia non potrà dirsi sostenibile se non saprà affrontare le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali, che sono i principali fattori dell’esclusione sociale nel nostro paese.” Più oltre: “… non solo per atto di giustizia, ma è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo per l’Italia, per ripensare le infrastrutture sociali e la macchina pubblica”. Le tre “criticità” o “priorità trasversali” – “Donne, Giovani e Sud” – si intersecano con i tre assi strategici del Piano: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; inclusione sociale. “Tali priorità pertanto non sono affidate a singoli interventi circoscritte in specifiche Componenti, ma perseguite in tutte le missioni del PNRR”. Per quanto riguarda la misurazione dei risultati attesi e la valutazione degli impatti macroeconomici e occupazionali, nonché degli indicatori BES (indice del “Benessere Equo Sostenibile”, elaborato dall’ISTAT e dal CNEL, che da alcuni anni affianca il “PIL” nella contabilità nazionale) nell’attuale testo del PNRR non emergono concrete specificazioni Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 3 (rinviate alle successive fasi), ma rimangono delle indicazioni di massima, tra cui quella di “gender mainstreaming”, cioè la verifica di tutti i progetti sotto il profilo della parità di genere, come indicato dall’Unione Europea. Pertanto, nell’esame dell’attuale versione del PNRR non si può che focalizzare l’attenzione sulle Missioni 5 e 4, che più concretamente trattano della questione. LAVORO, INFRASTRUTTURE SOCIALI E FAMIGLIA La Missione 5 “INCLUSIONE E COESIONE”, si articola in 3 Linee di Azione: - Politiche del lavoro - Infrastrutture sociali, famiglia, comunità e Terzo Settore - Interventi speciali per la coesione territoriale. Tali tre linee d’azione sono sollecitate dalle raccomandazioni dell’Unione Europea agli stati nazionali per il 2019 e il 2020 e sono supportate da riforme – normative e organizzative - per sostenere e compiere l’attuazione degli investimenti. L’obiettivo generale della prima Linea di Azione, ovvero l’ampliamento dell’occupazione attraverso il rafforzamento delle politiche per il lavoro e per la formazione – di occupati e disoccupati – (esempio “apprendistato duale” e “piano nuove competenze”, od anche il servizio civile), costituisce l’orizzonte di riferimento anche per l’interesse specifico al superamento delle barriere di genere, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, nonché riguardo alle modalità di incrocio tra la domanda e l’offerta. La situazione attuale del tasso di occupazione femminile è al 50,1%, mentre quella maschile è attorno al 68%.8 Gli elementi più peculiari, relativamente all’occupazione femminile, tuttavia riguardano: - il sostegno all’imprenditorialità femminile, per favorire l’indipendenza economica delle donne e contribuire anche “a sostenere le donne vittime di violenza”, sia attraverso operazioni di riforma degli strumenti già previsti dal bilancio 20219 sia di ulteriore investimento, per avviare e implementare “progetti aziendali innovativi per imprese a conduzione femminile od a prevalente partecipazione femminile già costituite e operanti”; l’intervento prevede una spesa di 0,4 miliardi di €; - la conferma della “fiscalità di vantaggio”, già promossa con i fondi europei REACT-EU, centrata sul “lavoro al Sud” ed accentuata per le nuove assunzioni di donne e di giovani (anche in altre Regioni); tale intervento viene applicato agli oneri contributivi sui salari, fino al 30% per le regioni meridionali (con scadenza al 2029) ed è esteso – in forma sperimentale per due anni – fino al totale dei contributi sociali (con un massimale di 6.000 € annui pro capite), per donne e giovani fino a 35 anni: quest’ultima provvidenza misura 0,5 miliardi di e sul totale di 4,5 miliardi destinati agli sgravi contributivi. Sulla questione della parità salariale uomo/donna, pur enunciata come principio dal PNRR, in coerenza con le direttive europee, non risultano interventi specifici nel testo approvato il 12 gennaio 2021. Si riscontra però che nella Finanziaria 2021 9 è previsto uno specifico fondo di sostegno, a partire al 2022, di 2 milioni di €, per attività promozionali, ancora indefinite, da svolgersi a cura del Ministero del Lavoro. Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 4 Si potrebbe ipotizzare che tale fondo corrisponda alla istituzione di un “sistema nazionale di certificazione sulla parità di genere” (con norme e incentivi per le imprese che conseguono tale certificazione, e volto a definire un modello nazionale che consenta la misurazione di target di miglioramento) che figurava nella versione del 6 dicembre dello stesso PNRR.10 La seconda Linea di Azione, si muove su più fronti: - il primo riguarda il sostegno alla famiglia e alla genitorialità, e consiste sostanzialmente nel confermare l’impegno di spesa poliennale già definito come “Family act” nella Legge Finanziaria, che si impernia soprattutto sull’assegno unico per ogni figlio (200 €/mese) dal 7° mese di gravidanza fino a 18-21 anni, mentre per quanto riguarda i congedi parentali le recenti leggi ordinarie hanno esteso il congedo di paternità obbligatorio a 10 giorni; - il secondo gli interventi “per evitare l’emergenza che insorge quando non si è riusciti a prevenire i rischi di esclusione” e comprende pertanto le “infrastrutture sociali” ovvero istituzioni dedicate a minori, disabili, anziani, e le residenze protette, con la compartecipazione del cosiddetto Terzo Settore, - il terzo riguarda il territorio la casa e lo sport (vedi articolo “edilizia e territorio”). Gli investimenti per le Infrastrutture Sociali vengono individuati come creativi di opportunità di ‘lavoro femminile’ di qualità, capace di rendere il ‘lavoro di cura’ una rilevanza pubblica e non più solo a carico delle famiglie e delle donne in particolare. A parte l’accentuazione sul ‘lavoro femminile” equiparato al ‘lavoro di cura’ (talché, anche socializzandolo, alle donne rimane in capo), mi chiedo come mai non viene altrove sottolineato ad esempio il ‘lavoro maschile’, come specifico di alcuni settori. Il lavoro mi sembra sia “lavoro” e dovrebbe essere svolto da qualunque genere di persone che ne abbiano acquisito le competenze. Tuttavia in questo paragrafo è contenuto un concetto importante, e cioè che il ‘lavoro di cura’ non debba essere considerato di appannaggio prevalente della sfera privata e familiare. Forse per il superamento delle discriminazioni di genere, è necessario riflettere su alcune ambiguità di linguaggio (che probabilmente tradiscono stereotipi di pensiero). Altra ambiguità permanente, non solo nel testo del PNRR, è tra “donne” oppure “parità di genere” che a mio avviso fa emergere una qualche difficoltà nel definire questioni attinenti alla identità sessuale, ignorando volutamente la problematica LGBT. Quanto sopra è anche la risultante di un processo storico non concluso, che era partito da una visione paternalista, ma progressiva, di attenzione alla “donna che lavora” e non più solo sposa e madre, ed ha attraversato le stagioni della contestazione nelle fabbriche e nelle scuole, e poi del femminismo, nelle sue varie accezioni, fino alla consapevolezza, non assodata, che a subire discriminazioni e violenze di genere non sono solo le donne, ma anche altri soggetti connotati da differenziate identità sessuali (e addirittura talvolta alcune frange maschili). Credo che il modo migliore sia considerare lo specifico femminile come una declinazione della più generale discriminazione di genere. Uno specifico corollario riguardo alla questione del ruolo femminile nel lavoro di cura, riguarda l’attualità dell’emergenza Covid-19 ed il connesso confinamento sociale, che ha spinto numerose imprese a usare massicciamente il lavoro a distanza, il che ha comportato diverse conseguenze per i lavoratori, alcune positive (risparmio tempo di viaggio, diversa organizzazione del tempo di lavoro) ed altre tendenzialmente problematiche, come Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 5 l’asocialità ed il complesso intreccio di funzioni anche inedite nella vita familiare (idoneità degli spazi). In particolare, per quanto riguarda la donna e la madre, il permanere nei confini della casa rischia di far tornare predominanti ed esclusive le funzioni di cura a loro carico, pur permanendo l’onere del lavoro per l’azienda. Poiché la prospettiva di una maggior quota di lavoro a distanza si profila anche dopo l’emergenza pandemica, sarà necessario ricercare un nuovo equilibrio nella conciliazione di tempi e luoghi del lavoro e del “non-lavoro”. Ciò EDUCAZIONE E ISTRUZIONE Anche nella Missione 4 “ISTRUZIONE E RICERCA” viene ribadito “che il lavoro di cura non deve essere lasciato sulle spalle delle famiglie e principalmente sulle spalle delle donne”. Le problematiche relative alla cura dell’infanzia devono confrontarsi con la tendenza alla denatalità, che è il prodotto di molti fattori, talvolta contradditori, sia di carattere economico e sociale, sia di carattere culturale. Quando – in questo dopoguerra - nei periodi di forte immigrazione al Nord-Ovest si guardava con un certo disprezzo alle famiglie numerose di origine contadina provenienti dal Sud e dall’Est dell’Italia a cercare fortuna “fanno tanti figli e sono poveri…”, il modello della società benestante e già industrializzata era quello della famiglia mono-nucleare con al massimo due figli, cui affidare le speranze di un futuro migliore rispetto alle privazioni delle generazioni passate. Nei decenni successivi questo modello si è generalizzato, ed ha iniziato ad usurarsi, fino ad arrivare alla situazione attuale (dove il numero dei nuovi nati ha toccato il minimo di 420.000 nel 2019, 7 ogni mille abitanti; nel 2.000 i nuovi nati erano 543.000), come effetto della fine della fase espansiva dell’industrializzazione, di una diffusa precarizzazione nel lavoro ed anche nei rapporti interpersonali, nonché di un aumento percentuale dell’occupazione femminile, ma non supportato né da una sistematica struttura famigliare pluri-generazionale, né da un’offerta adeguata di servizi per la cura dell’infanzia. Infatti il tasso di occupazione tra le donne tra i 25 e i 49 anni, con figli in età pre-scolare, è pari al 74,3% di quello delle donne senza figli, nella stessa fascia di età. Nel contempo il numero medio di persone per famiglia è sceso da 2,7 nel 1998-99 a 2,3 nel 2028-2019, mentre le famiglie numerose, di 5 o più componenti si è ridotto al 5,3% delle famiglie (dal 7,7 venti anni prima), e le famiglie mono-personali sono cresciute di 10 punti, dal 23 al 33,3%. In questo quadro di frammentazione le famiglie con figli ed un unico genitore risultano 2.500.000, di cui 2.000.000 con la sola madre e 500.000 con il solo padre. Il calo demografico è stato parzialmente compensato – fino a quest’ultima crisi pandemica – dai flussi dell’immigrazione, sia direttamente sia attraverso la maggior fertilità delle donne immigrate, seppure in calo (1,94% nel 2018, mentre per le italiane era 1,29%, con una media UE al 1,56% - Francia invece all’1,88%): ancora “fanno tanti figli e sono poveri…”. Però nel testo del PNRR non risulta affrontato l’argomento immigrazione, né per l’aspetto specifico lavorativo, ad esempio riguardo al fenomeno più evidente delle collaboratrici domestiche, né per gli aspetti culturali relativi all’accoglienza e alla integrazione (dall’infanzia in su), né tanto meno per le questioni giuridiche della cittadinanza (ius soli, ius culturae). Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 6 Il PNRR, nelle sue premesse, evidenzia sia il problema della denatalità, sia quello della carenza dei servizi per la prima infanzia, anche in rapporto alla difficoltà di estensione della occupazione femminile. Pertanto in questa Missione si privilegiano gli interventi ed i fondi come “il piano Asili Nido” (0-3 anni) ed il potenziamento delle “Scuole dell’Infanzia” (3-6 anni e sezioni sperimentali “Primavera” tra i 2 ed i 3 anni), strutture che più propriamente sono pertanto considerate nell’ambito della “Educazione” e non più e non solo della “Cura e Assistenza”. Asili Nido: l’obiettivo del PNRR è superare il target fissato – per il 2010 - dal Consiglio Europeo di Barcellona del 2002, di offerta minima al 33% rispetto ai bambini della fascia 0- 3 anni, e arrivare al 2026 ad una offerta media nazionale dell’83%, con la creazione di 622.500 nuovi posti (corrispondente a 1.000 - 2000 nuovi asili), che porterebbe la dotazione complessiva a circa 900.000 posti, con una spesa di 3,6 miliardi di €, più 0,3 miliardi nella Legge di Bilancio. L’offerta attuale italiana è di circa il 25,5% (e raggiunge il 56% dei Comuni), mentre la media per la europea è del 35,1%: ambedue tali valori sono la risultante di rilevanti divari geografici: in Italia - per la fascia da 0 a 2 anni - si passa dal 45% - della Val d’Aosta al 10% della Campania, in Europa dal 60% della Danimarca al 2% della Slovacchia (Francia, Spagna e Portogallo circa 50%, Germania 30%). E’ interessante osservare che la spesa pubblica per la fascia da 0 a 3 anni, sul totale del PIL, in Francia è 8 volte quella italiana (pari allo 0,08% del PIL), ed in Svezia13 volte. Contestualmente risulta che nel 2019 25.000 genitori (quasi tutti madri con figli inferiori a 3 anni) si sono licenziati per curare i figli. 11,12,13 Scuole dell’Infanzia. Rifacendoci al target fissato dal Consiglio Europeo di Barcellona 2002, l’obiettivo n° 2 prevedeva servizi per almeno il 90% dei bambini da 3 a 6 anni. Il PNRR al punto 6 “potenziamento scuole per l’infanzia e sezioni primavera” non indica una percentuale di copertura in rapporto agli obiettivi europei. I dati Eurostat al 2016 ci dicono che l’Italia – per quanto riguarda la fascia da 3 a 6 anni – si collocava già al 92%, ed era tra le 12 nazioni più virtuose (pur essendoci anche in questa fascia un problema di disparità territoriali, non solo a livello interregionale, ma anche a livello locale). Il PNRR indica non solo la realizzazione di nuove strutture – senza quantificarla –, ma anche la riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio esistente, l’innovazione degli edifici, la sostenibilità ambientale e il potenziamento delle “sezioni Primavera”. Sezioni Primavera. Definite come sperimentali dalla legge 296 del 2006 e rafforzate nell’ambito del Decreto 65 del 2017, che ha istituito i “poli per l’infanzia”, in collaborazione con gli Enti Locali, inseriscono presso le scuole materne anche i bambini tra i 2 e i 3 anni, in un contesto di maggiore continuità didattica e di minore costo, che dovrebbe sopperire alla carenza degli Asili Nido. Su di esse hanno già investito il bilancio dello Stato del 2020 e quello del 2021. Il PNRR prevede un investimento aggiuntivo di 1,0 miliardi di €, per l’insieme Scuole Materne più Sezioni Primavera. Appare evidente che la generalizzazione dei nidi 0-3 (offerta oltre l’80%) e la estensione verso i 2 anni di età delle materne (sezioni Primavera) corrispondono a due diverse strategie e forse anche a due modelli educativi differenti, che forse sono emerse come complementari: tuttavia la forte accelerazione data all’impegno economico per gli asili-nido Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 7 (visibile in particolare confrontando la bozza del PNRR del 6 dicembre 2020 con quella del 12 gennaio 2021) ne fa emergere un potenziale aspetto conflittuale, non affrontato dal Piano, anche se forse potrà essere risolto nell’ambito dei “Poli per l’infanzia” e del raccordo tra le competenze statali e quelle comunali. Sarebbe infatti paradossale che – partendo da una situazione di arretratezza (anche dal punto di vista soggettivo delle famiglie, nell’affidare i bambini più piccoli ad educatori esterni) – si arrivasse ad una crisi di eccesso di offerta di strutture, considerando anche le conseguenti difficoltà nel reperire le risorse – economiche e formative - per la successiva gestione. Mentre – anche riflettendo sull’esperienza temporanea dei “buoni baby sitter” e d’altro canto sulle varie modalità di cura degli anziani a domicilio – si potrebbe pensare a forme più articolate e flessibili (ma professionali) di assistenza ed educazione a domicilio, anche in funzione a esigenze temporanee di salute dei bambini e/o dei genitori (ed anche degli anziani/nonni, che spesso curano i bambini, ma a loro volta richiedono cure). Altre misure inerenti la parità di genere, previste nella Missione 4 del PNRR, sono: - quella che favorisce l’accesso delle donne alle competenze “STEM” ovvero “Science-Technology-Engineering-Matematics”, per colmare uno specifico deficit formativo nei diversi gradi dell’istruzione, affidando un ruolo trainante all’autonomia scolastica e alla iniziativa dei docenti; per il progetto STEM ed il multi-linguismo è previsto uno stanziamento di 1,1 miliardi di €. - quella per il contrasto all’abbandono scolastico, con particolare attenzione ad alcune aree territoriali, e cercando di prevenirlo, e affrontare così il problema dei NEET (giovani che non studiano e non lavorano, nella fascia tra i 18 e i 24 anni), che vede purtroppo una prevalenza femminile (l’incidenza dei NEET sulla fascia di età risulta pari al 27,9% per le donne, ed al 19,9 per gli uomini). L’intervento prevede una spesa di 1,5 miliardi. Guardando nell’insieme il settore istruzione in ogni ordine e grado, l’incidenza del personale femminile, già nel 2000, era di 1.046.000 sul totale 1.467.000, con una tendenza ad aumentare rispetto al 1995.14 Pertanto non sembra porsi un problema di occupazione femminile nella scuola (semmai il contrario). Dal secondo dopoguerra la polarizzazione femminile del personale scolastico (decrescente dalle scuole per l’infanzia alle università) è stata determinata, oltre che dalle “attitudini femminili”, da alcune condizioni privilegiate (oggi quasi estinte) relative ad orario e calendario di lavoro, età pensionabile, “compensate” con livelli di stipendio relativamente bassi e da un riconoscimento sociale calante. Il che probabilmente testimonia di una scarsa considerazione del sistema scolastico da parte delle classi dirigenti. Ottimisticamente vorrei vedere nel PNRR un punto di svolta. Inoltre un sistema di educazione ed istruzione in un quadro di vera “ripresa e resilienza” dovrebbe e potrebbe essere una leva essenziale per fronteggiare alla radice le problematiche delle discriminazioni di genere, che non sono solo di natura socio-economica, ma soprattutto di modelli culturali, che si riproducono a partire dagli ambiti familiari. annavailati@tiscali.it Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 8 Fonti: 1. PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – versione approvata dal Consiglio dei Ministri il 12/01/2021 – in Atti Camera XXXVII – reperibile anche su https://www.corriere.it/economia/consumi/21_gennaio_12/piano-nazionale-diripresa-resilienza-a24755fe-54a8-11eb-89b9-d85a626b049f.shtml 2. Parlamento Europeo - NOTE TEMATICHE SULL’UNIONE EUROPEA – UGUAGLIANZA TRA UOMINI E DONNE - https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/home 3. Teresa Mele – LA PARITA’ DI GENERE NELL’ORDINAMENTO ITALIANO ED EUROPEO https://www.altalex.com/documents/news/2020/05/12/discriminazione-di-genere 4. Elisa Speziali – IL DIVIETO DI DISCRIMINAZIONE IN BASE AL SESSO NEGLI STRUMENTI DI PORTATA GENERALE SUI DIRITTI UMANI - https://unipdcentrodirittiumani.it/it/schede/Il-divieto-di-discriminazione-in-base-al-sesso-neglistrumenti-di-portata-generale-sui-diritti-umani/380 5. Winning Women Institute - PARITA’ DI GENERE, LE LEGGI FONDAMENTALI CHE HANNO SCRITTO LA STORIA - http://winningwomeninstitute.org/news/parita-di-genere-le-leggi-fondamentali/ 6. A.I.D.O.S. – LA IV CONFERENZA MONDIALE DELLE DONNE - http://dirittiumani.donne.aidos.it/bibl_2_testi/d_impegni_pol_internaz/a_conf_mo ndiali_onu/b_conf_pechino/home_pechino.html 7. C.I.S.L – SINTESI T.U. IN MATERIA DI TUTELA E SOSTEGNO DELLA MATERNITA’ DELLA PATERNITA’ - http://net.cisl.it/~cisluniversita.lecce/FOV3- 00080050/FOV3-00064C49/FOV3- 00064C4C/Sintesi%20T.U.%20in%20materia%20di%20tutela%20e%20sostegn o%20della%20maternit%C3%A0%20e%20della%20paternit%C3%A0.pdf?Plugi n=Block 8. ISTAT – ANNUARIO STATISTICO 2020 – https://www.istat.it/it/archivio/251048 9. LEGGE DI STABILITA’ E BILANCIO DELLO STATO PER IL 2021 - https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/12/30/322/so/46/sg/pdf 10.PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – versione esaminata dal Consiglio dei Ministri il 6/12/2020 su https://www.corriere.it/economia/tasse/20_dicembre_07/pnrrbozzapercdm7dic20 20-7908fa02-3898-11eb-a3d9-f53ec54e3a0b.shtml 11.Susanna Turco – LE DONNE, GLI ASILI NIDO E LO SPUDORATO OBIETTIVO DEL CINQUANTA PER CENTO – su La Repubblica del 11-12-2020 https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/12/11/news/le-donne-gli-asili-nido-elo-spudorato-obiettivo-del-cinquanta-per-cento-1.357277 12.Chiara Saraceno e Giorgio Tamburlini - ASILI NIDO, ITALIA SOTTO LA MEDIA EUROPEA PER SPESA E UTENZA RAGGIUNTA – su La Repubblica del 8-07- 2020 (dati dall’Osservatorio sui Conti Pubblici diretto da Carlo Cottarelli) https://www.repubblica.it/cronaca/2020/07/08/news/asili_nido_italia_sotto_la_me dia_europea_per_spesa_e_utenza-261333919/ Utopia21 – gennaio 2021 A.M.Vailati: PNRR: PARITA’ DI GENERE 9 13.OPENPOLIS – SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA, UNO SVILUPPO ANCORA LENTO E DISOMOGENEO - https://www.openpolis.it/servizieducativi-per-linfanzia-uno-sviluppo-ancora-lento-e-disomogeneo/

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