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venerdì 21 maggio 2021

UTOPIA21 - MAGGIO 2021: IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA DA CONTE A DRAGHI

 

IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA DA CONTE A DRAGHI:

 

1 - EDILIZIA E TERRITORIO

               di Aldo Vecchi                               da pag. 2

 

2 - PARITA’ DI GENERE

          di Anna Maria Vailati          da pag. 8

 

3 - SANITA’

           di Claudio Pasciutti               da pag. 9

 

Valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo Conte a quella del governo Draghi, riguardo a edilizia e territorio, parità di genere, politica sanitaria.

IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:

1   - EDILIZIA E TERRITORIO

di Aldo Vecchi

 

Valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo Conte a quella del governo Draghi, con analisi delle variazione degli investimenti fissi sul territorio (trasporti esclusi)

 

 

Sommario:

-       il varo del PNRR ed il ruolo del parlamento

-       continuità e discontinuità nell’insieme del PNRR

-       le variazioni negli investimenti relativi a edilizia e territorio

 

 

IL VARO DEL PNRR ED IL RUOLO DEL PARLAMENTO

 

In data 30 aprile 2021 il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza1 è stato puntualmente consegnato alla Commissione Europea, costringendo Camera e Senato ad approvarlo in poche ore.

Alle proteste delle sparute opposizioni su tale compressione dei tempi, il Presidente del Consiglio ha risposto evidenziando che tutti i successivi passaggi per l’attuazione del PNRR dovranno comunque passare dal Parlamento: argomento che – pur esposto con garbo – mi è sembrato ulteriormente irrispettoso delle funzioni parlamentari [A], cui viene confermato il potere di esaminare e approvare le singole parti, ma non di pronunciarsi sull’insieme degli indirizzi strategici per il prossimo quinquennio.

 

A parziale e sostanziale attenuazione di questo scavalcamento delle prerogative parlamentari occorre però considerare quanto confermato dallo stesso Premier circa la corposa continuità tra il testo del PNRR inviato a Bruxelles ed il precedente testo elaborato dal governo Conte, consegnato alle Camere il 12 gennaio, ed esaminato dal Parlamento –con le necessarie audizioni di istituzioni e forze sociali – nei mesi di febbraio e marzo[B], mediante un lavoro istruttorio di cui il nuovo Governo ha evidentemente potuto tener conto.

 

 

 

CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’ NELL’INSIEME DEL PNRR

 

La continuità tra il PNRR/Conte ed il PNRR/Draghi, secondo la mia lettura3,[C], riguarda soprattutto:

-       la visione complessiva sui ritardi pregressi dell’Italia rispetto all’Europa e sul superamento della specifica crisi pandemica come occasione per restituire all’Italia un ruolo perduto, saldamente ancorato al contesto europeo; prospettiva nella quale la “transizione ecologica” e la “digitalizzazione” sembrano più una strada obbligata, che non una ‘vocazione sincera’;

-       lo schema complessivo della “Missioni e Componenti” del Piano (anche se mutano alcune “Misure” e diversi importi di spesa), degli “Obiettivi Trasversali” (Donne, Giovani, Mezzogiorno) e delle “Riforme” strumentali al Piano.

 

Tali Riforme sono ora ri-classificate in “orizzontali” (Giustizia e Pubblica Amministrazione), “abilitanti” (Semplificazione e Concorrenza) e altre riforme di “accompagnamento” (Fisco e Family Act, Lavoro e Ammortizzatori Sociali, e da ultimo un cenno al consumo di suolo[D]), e mediamente sono più precisate e circostanziate che nel precedente PNRR.

 

Così come i testi relativi ai singoli investimenti sono in generale meglio definiti nel linguaggio e talora, ma non sistematicamente, anche concretizzati in termini di obiettivi fisici e in parte anche di obiettivi ambientali (diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera), con il superamento di alcuni svarioni (da noi segnalati) dovuti alla fretta della precedente versione: ad esempio le superfici di pavimento dei fabbricati riqualificabili con il “bonus” 110% (energetico ed anti-sismico), a fronte di un investimento ridotto, sono ora indicate in 20.000.000 m2/anno e non più in 3.000.000 di m2/anno; oppure, con pari spesa, si prevede di realizzare un terzo dei posti asili-nido dichiarati nel PNRR di Conte.

 

Ma la principale innovazione strategica, sempre a mio avviso, riguarda l’indebitamento complessivo (in aggiunta agli ulteriori “scostamenti” del bilancio 2021 per “ristori e sostegni” a imprese e famiglie), perché:

-       nel nuovo PNRR non c’è distinzione tra fondi aggiuntivi e fondi già previsti dalla programmazione poliennale di spesa, cosicché tutti i 191 miliardi  del Piano sembrerebbero “aggiuntivi”, anche se i calcoli macroeconomici finali (tab. 4.1 a pag. 241) sottraggono 52 miliardi per tenere “conto dell’effetto di anticipazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione”;

-       a fronte della riduzione dei fondi europei NGEU da 209 a 191,5 miliardi (per ricalcoli intergovernativi; confermati invece gli altri 13 miliardi del fondo ReactEU), il governo Draghi ha approvato – formalizzandolo con il successivo Decreto Legge n° 59 del 6 maggio6 un Fondo Complementare di ulteriori 30,6 miliardi, da finanziare in debito a scala nazionale, nonché annunciato ulteriori finanziamenti (10 miliardi) nel successivo periodo 2026-2030 per opere che non si potranno concludere nei termini temporali del PNRR, quali la Ferrovia ad Alta Velocità Salerno-Reggio.

 

La sostenibilità finanziaria di questo maggior debito rimane affidata – oltre che nella fiducia ispirata ai mercati dal premier Draghi e dalla convergenza politica di “unità nazionale” – alla speranza di una maggior crescita, necessariamente in termini di Prodotto Interno Lordo, per effetto degli Investimenti e delle Riforme delineati dallo stesso PNRR, come il nuovo testo del Piano si affanna a dimostrare con raffinati calcoli macro-economici, che ricalcano ed espandono quelli già presenti nella precedente versione (ma non mi sembrano maggiormente credibili).

 

Il problema del maggior debito è stato segnalato da alcuni osservatori, anche in relazione ad un possibile rimbalzo verso l’alto dei tassi di interesse, oggi bassissimi; ma non dagli stessi che lo contestavano (a fronte di un saldo invero più contenuto) a Conte e Gualtieri, come ad esempio su “La Repubblica” il duo Boeri-Perotti, che (solo) in precedenza aveva suggerito di non utilizzare per intero le aperture di credito europee.

 

Il riequilibrio degli sbilanci contabili potrebbe forse venire da una riforma fiscale più ampia e più ambiziosa di quella tratteggiata dal PNRR, dove – pur confermando una impostazione ”progressiva” (alla faccia di un centro-destra già fautore della “flat tax” che ora sostiene il Governo, ma parlando ossessivamente di altro, come l’abolizione del coprifuoco anti-pandemico) – ci si limita all’IRPEF, senza curarsi di patrimoni e fiscalità immobiliare, né di possibili correzioni dell’IVA sui prodotti di lusso e su quelli maggiormente inquinanti.

Ma anche la sinistra europea – e soprattutto quella italiana – non sembra cogliere, se non per la fondamentale ‘tassazione transnazionale delle multinazionali’, i messaggi di Biden nella direzione di una inversione di tendenza riguardo alla tassazione delle ricchezze, aziendali e private (anche se negli USA le aliquote vigenti sono mediamente più basse di quelle europee).

 

 

LE VARIAZIONI NEGLI INVESTIMENTI RELATIVI A EDILIZIA E TERRITORIO

 

Confermando, per quanto detto sopra, i giudizi generali e specifici sul PNRR già espressi nel numero di gennaio7, mi occuperò ora solo delle principali variazioni, relativamente all’ampio campo degli “investimenti fissi” sul territorio, ma con esclusione dei trasporti, che saranno oggetto di un altro servizio sul prossimo numero di Utopia21.

Nelle seguenti valutazioni prenderò in considerazione complessivamente gli investimenti previsti, includendo sia il vero e proprio PNRR sia il “Fondo Complementare”.

 

 

 

EDIFICI PUBBLICI: l’importo complessivo rimane pressoché invariato, registrando

-       la sparizione di un fondo specifico per il recupero dell’edilizia pubblica residenziale (già definito in 3,3 miliardi), che però ricompare con 2 miliardi di € nel “Fondo complementare”, con il nome “Sicuro, verde e sociale”

-       alcune altre diminuzioni (1,3 miliardi in meno per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, che scende a 6 miliardi[E], a fianco di 0,8 confermate per nuove scuole in zone sismiche, e con un nuovo fondo da 0,3 per le palestre; sparisce la voce “altri edifici demaniali – già quantificata in 0,25 miliardi; l’edilizia per la ricerca scende da 1 a 0,35),

però contestualmente (forse spostando risorse dai soli fabbricati alle urbanizzazioni connesse)

-       la “rigenerazione urbana” (già a 3,5 miliardi, ora 3,3) viene affiancata dai “Piani Urbani Integrati”, con 2,9 miliardi

-       le strutture per la “eco-innovazione” nel Meridione salgono da 0,6 a 1,3 miliardi: si tratta di “nuovi centri di eccellenza nel campo della ricerca al Sud – integrati in ecosistemi dell’innovazione a livello locale”

-       resta invariato a 4,6 miliardi l’importo complessivo per asili nido e scuole materne (vedi articolo di A.M. Vailati sulla “parità di genere”).

 

RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA (E SISMICA) DELL’EDILIZIA RESIDENZIALE (PRIVATA E I.A.C.P.): si tratta principalmente dell’”Ecobonus” al 110% (nel merito dei cui limiti rimando all’articolo di gennaio ed a quello di Fulvio Fagiani in questo numero), con un importo che scende nel PNRR da 19,5 miliardi a 13,8, ma risale prontamente nel “Fondo Complementare” dei 4,7miliardi perduti.

A quanto risulta, la reintegrazione del fondo per il bonus 110% è stata richiesta in modo pressante da diversi partiti della composita maggioranza; tale scelta è stata criticata da altri soggetti (e, ad esempio, dal quotidiano “Domani”) leggendovi una conferma del privilegio degli anziani rispetto ai giovani, critica cui il Governo ha prontamente risposto decretando un significativo miglioramento delle garanzie per i mutui per la prima casa in favore delle “giovani coppie”. In tutto questo dibattito, a mio avviso, non si coglie la prevalenza delle discriminanti “di classe” su quelle di “età”, perché per lo più in Italia i figli delle famiglie abbienti si giovano comunque, direttamente o indirettamente, nell’oggi o nel domani, del benessere patrimoniale (immobiliare e non immobiliare) dei genitori (e dei nonni), mentre per le famiglie poco abbienti (e peggio che mai se vivono in affitto in case altrui) la probabile esclusione dai benefici dell’ecobonus 110% colpisce ugualmente nonni, genitori e figli; quanto ai mutui per la pima casa, poi, spesso i giovani mancano di altri requisiti fondamentali per pensare ad una casa in proprietà, a partire da contratti di lavoro stabili  e decenti.

 

Nel PNRR inoltre si affaccia un nuovo investimento da 0,2 miliardi per Teleriscaldamento.

 

Sono pertanto da confermare le critiche sulla mancanza di un serio piano di prevenzione anti-sismica, al di fuori dello stillicidio dei singoli fabbricati risanati volontariamente con l’eco/sisma/bonus (vedi articolo di gennaio); nel frattempo le risorse aggiuntive per le zone terremotate del Centro-Italia (1,8 miliardi) sono slittate dal PNRR al “Fondo Complementare”.

 

“TUTELA DEL TERRITORIO E DELLA RISORSA IDRICA”: mentre le risorse per il settore idraulico restano invariate a 4,4 miliardi (in gran parte confermando progetti ed anche linguaggio) e così pure i 6 miliardi per i progetti comunali di resilienza e adattamento climatico, diminuiscono (!) da 3,5 a 2,5 miliardi gli investimenti per la sicurezza idrogeologica, mentre compare un fondo composito da 1,7 miliardi per “biodiversità”, che include riforestazione, digitalizzazione dei Parchi naturali, ecosistema del Po, fondali marini e bonifiche di siti inquinati “orfane” dei privati che dovevano legittimamente risanarli (fallimenti e defilamenti vari).

 

EDILIZIA SOCIALE: vengono confermati (con previsione di “effetto leva” su finanziamenti privati) i 2,8 miliardi per “housing sociale” (ed 1,0 per edilizia universitaria), nonché lo sport per 0,7 miliardi. Diminuisce l’importo per fabbricati di accoglienza temporanea dei senza-casa (si chiamano ancora “Posta”, ma scendono da 0,7 a 0,45 miliardi) e compare meritoriamente, ma senza alcun importo (?!) un progetto per fornire di alloggi i braccianti che sopravvivono nei ghetti agrari (del Sud, ma non solo).

Diminuiscono anche da 2,6 a 1,5 miliardi i fondi per le “infrastrutture sociali” (per anziani e disabili), mentre gli obiettivi pare si spostino verso l’assistenza domiciliare (anche nel capitolo Salute) ed enfatizzando gli interventi per l’adeguamento tecnologico delle abitazioni degli assistiti (ma il relativo investimento rimane invariato in 0,5  miliardi).

Compaiono le carceri con 0,13 miliardi nel “Fondo Complementare” per “padiglioni e spazi”.

 

COESIONE TERRITORIALE: la Strategia Nazionale Aree Interne perde qualcosa (da 1,5 a 1,13 miliardi, di cui 0,3 per strade) ma le Zone Economiche Speciali guadagnano 0,63 miliardi (forse da classificare in parte sotto la voce “trasporti”).

 

TURISMO: con qualche rimodulazione interna, rimane confermato l’impegno complessivo per 8 miliardi, con trasferimento al “Fondo Complementare” dei “Grandi attrattori”, il cui elenco costituisce ad oggi l’unica specificazione del suddetto “Fondo complementare”.

 

EDILIZIA SANITARIA: nell’ambito di una Missione Salute che conserva l’importo complessivo di circa 20 miliardi di €, l’investimento per strutture edilizie diminuisce di un miliardo di €, da 5,60 a 4,64, mutando nettamente indirizzi, perché all’attuale struttura ospedaliera viene riservato solo un fondo di 1,64 miliardi per interventi di riqualificazione, innanzitutto ani-sismici “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, mentre si affiancano interventi decentrati sul territorio a 2 livelli:

-       n° 1288 “Case delle Comunità” (ambulatori di base polifunzionali), con 2 miliardi di €

-        381 “Ospedali di Comunità” per ricoveri “a gestione prevalentemente infermieristica”, da 20 a 40 posti letto.

(per le valutazioni qualitative sulla Missione 6 “Salute” rimando al successivo testo di Claudio Pasciutti).

 aldovecchi@hotmail.it

 

Fonti:

1.    Governo Italiano – PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – aprile 2021 - https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_3.pdf (sul medesimo sito anche gli altri allegati)

2.    https://deputatipd.it/interventi/relazione-della-v-commissione-sulla-proposta-di-piano-nazionale-di-ripresa-e-resilienza

3.    Aldo Vecchi e Fulvio Fagiani - P.N.R.R.: CONSIDERAZIONI GENERALI – su Utopia21 di gennaio 2021 

4.    https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/analisi-e-commenti/

5.    http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/04/la-transizione-ecologica-del-pnrr-si-e-scordata-del-suolo-e-del-paesaggio/

6.    https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/05/07/21G00070/sg

7.    Aldo Vecchi - P.N.R.R.: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO – su Utopia21 di gennaio 2021 - LINK

 


8.     

IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:

2 - PARITA’ DI GENERE

di Anna Maria Vailati

 

Valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo Conte a quella del governo Draghi, riguardo al tema della parità di genere

 

 

Nel confronto tra Il PNRR elaborato del Governo Conte e quello del Governo Draghi si possono notare alcune diversità e molte similitudini, come emerge dai testi pubblicati su questo numero di Utopia 21. Per quanto riguarda la “parità di genere” in linea di massima posso confermare le considerazioni che ho già esposto nel mio testo di gennaio.

Il punto che presenta una maggiore discontinuità è quello che riguarda l’”investimento 1.1 Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” nella Missione 4 Componente 1: la cifra totale è riconfermata in 4,6 miliardi di €, ma se nel PNRR di gennaio era suddiviso in 3,6 miliardi per gli asili nido e 1 miliardo per scuole materne e “sezioni primavera”, ora l’impegno di spesa è calcolato per l’intero comparto ancora in 4,6 miliardi di € senza suddivisioni specifiche. L’aspetto che a mio avviso appare più problematico è che se a gennaio erano previsti 622.500 nuovi posti negli asili nido, ora ne sono previsti SOLO 228.000, pertanto l’obiettivo di raggiungere l’83% di frequenza è pesantemente ridimensionato al 33%.

 

M5.C1 – “Politiche per il lavoro”; sono presenti gli investimenti: 1.2 “Creazione di imprese femminili” (0,4 miliardi di €) e 1.3 “Sistema di certificazione della parità di genere” (0,01 miliardi di €). Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile si riconferma la stessa filosofia e lo stesso carico finanziario del PNRR-Conte, mentre il sistema di certificazione che era previsto solo nella Finanziaria 2021, con effetti dal 2022 (0,002 miliardi di €), e “mira ad affiancare le imprese nella riduzione dei divari nella crescita professionale delle donne e alla trasparenza salariale”, è inserito ora anche nel PNRR, con un consistente aumento delal dotazione.

 

Nel capitolo finale “Valutazione dell’impatto macroeconomico” viene ripreso il discorso degli incentivi alla occupazione femminile (e giovanile), evidenziando che questo obiettivo è già presente nella Finanziaria 2021 (e successive) tramite sgravi contributivi, cui si affianca come nuova scelta una previsione di “condizionalità” in favore dell’assunzione di donne e giovani in tutti bandi ed appalti che dispongono trasferimenti di risorse e contributi alle imprese private.

La “disparità di genere” è considerata una “priorità trasversale” del PNRR, per cui è ovvio che faccia capo a molti capitoli e al controllo di molti ministeri: il che comporterà una maggiore difficoltà di attuazione e di verifica  durante le fasi di realizzazione del Piano stesso.                                                                                                  

 annavailati@tiscali.it

 

IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:

3 - SANITA’

di Claudio Pasciutti

 

Valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo Conte a quella del governo Draghi, riguardo alla politica sanitaria.

 

 

“Sviluppare una sanità pubblica che valorizzi gli investimenti in termini di risorse umane, digitali, strutturali, strumentali e tecnologici; rafforzare la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario; potenziare e innovare la struttura tecnologica e digitale del SSN al fine di migliorare la qualità e la tempestività delle cure”.

Questi gli obiettivi generali del PNRR per quanto riguarda la sanità.

La versione finale del documento è un po’ meno generica della precedente, definisce gli ambiti per gli investimenti e assegna ad ogni capitolo il relativo finanziamento.

 

Il primo investimento previsto è “l’ammodernamento digitale del parco tecnologico ospedaliero”, tramite l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico e “interventi finalizzati al potenziamento del livello di digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA)”.

Inoltre si prevede il “potenziamento della dotazione di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva e l’incremento del numero di mezzi per i trasporti secondari”.

 

Il capitolo “Formazione, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico” punta a riorganizzare la rete degli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), valorizzare e potenziare la ricerca biomedica del SSN, sviluppare le competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario.

 

L’investimento “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” prevede 116 interventi di adeguamento degli edifici ospedalieri alle normative antisismiche.

 

L’investimento destinato a “Rafforzamento dell'infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione” mira ad “imprimere un profondo cambio di passo nell’infrastrutturazione tecnologica”. Due le azioni: il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) per “garantire diffusione, omogeneità e accessibilità su tutto il territorio nazionale di tutti i documenti sanitari e tipologie di dati; il rafforzamento del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), cioè degli strumenti di analisi del Ministero della salute per il monitoraggio dei LEA (livelli essenziali di assistenza) e “la programmazione di servizi di assistenza sanitaria in linea con i bisogni, l’evoluzione della struttura demografica della popolazione, i trend e il quadro epidemiologico”.

 

Un secondo grande capitolo è dedicato a “Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica del SSN” attraverso il finanziamento di “progetti volti a ridurre il gap fra i risultati del settore della ricerca scientifica e quello dell’applicazione per scopi industriali, il finanziamento di programmi di ricerca nel campo delle malattie rare, dei tumori rari e delle malattie altamente invalidanti”.

 

L’investimento per lo “sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario” comprende l’incremento delle borse di studio in medicina generale (900 in più all’anno); un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere a tutto il personale degli ospedali; l'attivazione di un percorso di acquisizione di competenze di management per professionisti sanitari del SSN, “al fine di prepararli a fronteggiare le sfide attuali e future in una prospettiva integrata, sostenibile, innovativa, flessibile”; l’incremento dei contratti di formazione specialistica (4200 in più) per affrontare il cosiddetto “imbuto formativo”, vale a dire la differenza tra il numero di laureati in medicina e il numero di posti di specializzazione post-lauream e garantire così un adeguato turn-over dei medici specialisti del SSN.

 

Si intende poi “potenziare i servizi assistenziali territoriali per superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali, puntando a un percorso integrato che parte dalla ‘casa come primo luogo di cura’, per arrivare alle Case della Comunità e agli Ospedali di Comunità, superando la carenza di coordinamento negli interventi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali”.

 

Si prevede l'attivazione di altre 1.277 case per il 2026 accanto alle 500 attuali - con team multidisciplinari di medici, specialisti, infermieri, altri professionisti della salute ed assistenti sociali - e almeno 1.205 ospedali di comunità con oltre 10mila posti letto.

“L’impulso all’assistenza domiciliare integrata ha l’obiettivo di

raggiungere il 10 per cento degli assisiti ultrasessantacinquenni in ogni regione. Il potenziamento del Fascicolo di sanità elettronica, lo sviluppo di piattaforme nazionali (telemedicina) e il rafforzamento di modelli predittivi assicurerà strumenti di programmazione, gestione e controllo uniformi in ogni territorio”.

 

Infine c’è il doveroso tributo ai ”Divari di genere” (“il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare potrebbe incoraggiare un aumento dell'occupazione nel settore dei servizi di cura, a cui contribuiscono maggiormente le donne”) e ai “Divari generazionali” (impatto diretto sui giovani tramite l’attivazione di borse di studio per il corso di formazione in medicina generale e impatto sulle opportunità di lavoro qualificato e di imprenditorialità tra i giovani).

 

Tutto qui?

Sarà probabilmente l’attuazione pratica a dividere il fumo, che a prima vista sembra prevalente, dall’arrosto.

Secondo la Fondazione Gimbe, “c'è scritto abbastanza bene cosa bisogna fare, non è chiaro come bisogna farlo. Ad esempio, c'è bisogno di un incremento di personale, che però non può essere pagato con le risorse del Recovery”, bensì con risorse nostre, italiane.

Il grande assente pare infatti un riferimento esplicito al ricupero dei posti di lavoro bruciati in anni di mancato turnover negli ospedali, quando nella precedente versione si definiva “non più rinviabile il rafforzamento della compagine del personale sanitario”, visto anche che l’Italia ha un numero di infermieri nettamente inferiore ai Paesi OCSE (5,8 per 1.000 abitanti rispetto alla media europea di 8,8)”. Infermieri che probabilmente preferirebbero (e meriterebbero) qualche euro in più in busta paga piuttosto dell’ennesimo soporifero corso sulle infezioni ospedaliere.

 

claudio.pasciutti@tin.it

 

 

 



[A] Il Presidente Draghi, sempre con buone maniere, si era già risparmiato, al suo insediamento, di ripetere al Senato la esposizione del suo programma, ed in occasione della presentazione del PNRR, nel ripetere in Senato quanto illustrato il giorno precedente alla camera, ha però esordito con un sintomatico “Onorevoli Deputati”: ambedue modi forse – ma alquanto impropri - per rammentare l’opportunità di superare il Bicameralismo

[B] Si può vedere in proposito il testo della Relazione conclusiva per la maggioranza in Senato in data 31 marzo, a cura del senatore Melilli 2

[C] Ho incontrato infatti altre letture: chi solo ora coglie “una visione”, come Italia Viva, chi vede finalmente la concretezza, come Forza Italia. Più seriamente, invece segnalo la puntuale lettura da parte del Forum Disuguaglianze  e Diversità 4, che esamina il PNRR su una gamma più ampia di temi rispetto ai nostri articoli, e nel cogliere ombre e (poche) luci, con riferimento alle loro precedenti elaborazioni, rivolge però utilmente lo sguardo soprattutto al futuro, rivendicando trasparenza nel monitoraggio e ripromettendosi di intervenire sulle complesse fasi della successiva attuazione (unica stranezza nel commento del Forrum è una apparente incertezza, in data 11 maggio, sulle cifre definitive contenute nel PNRR approvato dal Consiglio dei Ministri, ormai note dal 30 aprile).

[D] La news-letter di Salviamo-il-Paesaggio 5, associazione particolarmente attenta al tema del consumo di suolo, contiene una analisi puntuale - a cura di Alessandro Mortarino – sulla presenza sul trattamento nel PNRR dei concetti di “suolo”, “paesaggio”, ecc., rilevando in tale contesto come insufficiente la promessa della conclusione dell’iter parlamentare del corrente disegno di legge sul risparmio di suolo. Curiosamente però tale impegno esplicito del PNRR è ignorato nei paralleli commenti di Paolo Pileri – complessivamente assai negativo – e di Slow Food – che esprime un giudizio più articolato -.

[E] Di cui 2,1 ora specificati per “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuove aule didattiche e laboratori”

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