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venerdì 22 novembre 2024

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2024: ANCORA SULL’UTOPIA DELL’URBANITA’ DI GIANCARLO CONSONNI

 

ANCORA SULL’UTOPIA DELL’URBANITA’

DI GIANCARLO CONSONNI

di Aldo Vecchi

 

In questo numero di Utopia21, Adriano Parigi inquadra l’ultimo libro di Giancarlo Consonni nell’insieme del suo percorso ed in flusso di pensiero convergente sull’elogio della città compatta e conviviale, contro le tendenze dissipatorie della contemporanea città post-fordista. Condividendo la critica allo stato delle cose presenti, esprimo i miei dubbi sugli orizzonti alternativi formulati da Consonni.

 

Sommario:

-       breve recensione

-       mie riflessioni

in corsivo le parti più personali; in corsivo sottolineato i corsivi riportati dal testo in esame

 

BREVE RECENSIONE

 

L’utopia urbana di Giancarlo Consonni nel libro “Non si salva il pianeta se non si salvano le città“ mi sembra una utopia ‘elevata a potenza’.

Nell’ambito di un auspicato contrasto alle pratiche predatorie in atto sia nelle campagne (con il consumo del suolo e con il super-sfruttamento delle risorse agronomiche) sia nelle città (con la concentrazione delle funzioni di pregio ove maggiore è l’accessibilità e la dispersione delle altre nel territorio), Consonni mira più in alto, alla ricostruzione della ‘bellezza urbana’, intesa come sequenza di fabbricati polifunzionali allineati su strade, piazze, giardini e cortili (con intersezione di spazi pubblici e privati), scenario propizio ad un recupero delle relazioni sociali.

 

Una visione della città che contrappone nel medioevo i portici conviviali e affabulatori di Bologna alle torri orgogliose e autoreferenziali di San Gimignano (e in modo controverso della stessa Bologna), nella modernità Louis Kahn (“ la strada come stanza comunitaria”) a Le Corbusier (nemico della strada-corridoio), Jane Jacobs a Lewis Mumford (e – ricorda Consonni, che dell’archivio Bottoni è uno dei fondatori e curatori - Piero Bottoni seconda maniera, quello della “strada vitale”, autocritico rispetto al primo Piero Bottoni puramente razionalista).

 

In precedenza ho brevemente considerato ed apprezzato le posizioni di Giancarlo Consonni (e di Graziella Tonon, e di altri)2 ; in questo testo (rielaborazione di recenti conferenze e interventi) l’Autore procede da diverse direzioni a questa prospettiva:

-       la rievocazione di un intervento di Giorgio La Pira nel 1955 in difesa delle città, il cui senso è così riassunto da Consonni: “… Si è a tutti gli effetti abitanti di un luogo, di una città e di un territorio solo in quanto soggetti che se ne prendono cura così da trasmetterli alle generazioni future integri e, possibilmente, migliorati“ [A]

-       gli insegnamenti di Leon Battista Alberti: “le manifestazioni dei più vari campi della vita pubblica: diritto, vita militare, religione, etc. --- senza le quali la società civile cessa sostanzialmente di esistere, una volta private della magnificenza dell’ornamento [qui sinonimo di bellezza, nota di Consonni] si riducono ad operazioni vuote e insulse” [B]   ed, in sintesi “… La bellezza civile e la società esistono in virtù di uno stesso principio: la concertazione tra componenti diverse al fine di conseguire sinergie in un assetto quanto più possibile equilibrato ed armonico”

-       la ripresa, da una distanza assai critica, della “Questione delle abitazioni” di Frederich Engels, e le riflessioni dell’Autore sull’estinzione, in Italia, di una adeguata politica sulla casa 3

-       e soprattutto la critica ai processi storici[C] che hanno portato in Occidente, e in particolare in Italia, a smantellare la preminenza degli interessi pubblici nel governo degli spazi urbani, con gravi responsabilità in questa involuzione anche da parte degli intellettuali e delle università, a partire dalla innaturale separazione tra ‘architettura’ e ‘urbanistica’, ed a seguire  con l’abbandono delle esercitazioni di ‘progettazione urbana’ e con il ritiro della didattica a pur apprezzabili posizioni critiche.

 

L’Autore ben spiega gli effetti stranianti di gran parte degli interventi edilizi contemporanei sul tessuto urbano, con l’autoreferenzialità dei progetti architettonici più ambiziosi (arrivando a “stravaganza… eccesso … urlo”), ‘dove la città si disfa’ e la banalità delle funzioni disperse nelle periferie metropolitane, ‘dove non si fa città’, con l’esito tra l’altro di:

- “… costruzione di contenitori edilizi ancorati alle reti di trasporto, ma del tutto indifferenti all’intorno

- … formazione di gated communities più o meno camuffate”.

Consonni segnala e critica in particolare la soppressione dei tradizionali elementi di transizione tra spazi pubblici e spazi privati (ad esempio i portici oppure i cortili): “… in questi paesaggi o si è dentro o si è fuori, con la sensazione dominante, negli spazi aperti, di essere sempre e comunque fuori posto“.

Segnalando i rinnovati pericoli, anche per le città europee, di distruzione fisica per il ritorno delle guerre [D]  l’Autore afferma però: “Contro le città non c’è dunque solo l’azione devastante della guerra. I contesti urbani sono fortemente aggrediti da processi divenuti ordinari: un’azione capillare che minaccia il cuore della convivenza sociale costituita dall’urbanità.”

 

Un insieme di spinte, derivanti dall’assetto economico-finanziario dell’attuale capitalismo, che esalta le rendite, ed a cui non si contrappone (più) il potere pubblico, perché si verifica:

-       “l’esclusione del progetto urbano … dalle prestazioni professionali in ambito urbanistico;

-       l’esautoramento dei tecnici della Pubblica Amministrazione …

-       l’impoverimento, quando non l’azzeramento, del governo della Cosa pubblica sul fronte della definizione di strategie di intervento in fatto di città e territorio” [E], mascherato da “retoriche …” e” narrazioni edulcorate del reale”.

 

Consonni previene e cerca di neutralizzare alcune possibili critiche: la nostalgia dell’ancien regime, il mito identitario della piccola comunità, la pretesa che la bellezza urbana comporti una ‘bontà’ di comportamenti:

-       “Si dirà che dai riferimenti alla città storica qui enunciati emerge un quadro edulcorato e idilliaco in cui non si tiene conto che le città sono sempre state, oltre che teatro di conflitti (anche violenti) un terreno di distinzione sociale, fino alla segregazione. Come negarlo? …”

-       “che si sappiano creare gli anticorpi contro le derive autoritarie che si ingenerano nei microcosmi comunitari”, anche perché “la società civile è essenzialmente un insieme esteso di comunità e che ogni abitante appartiene lui stesso a più comunità” [F]

-       “molti fatti … ci mostrano come sia insostenibile la tesi per cui come “…riteneva Alberti … ‘la bellezza fa sì che l’ira distruggitrice del nemico si acquieti’…ma questo non ci autorizza a qualificare la bellezza come un fatto inutile, tanto più quanto più essa si fa manifestazione civile: corpo e anima della città.”

 

Inoltre l’Autore prende atto che “mentre la sostenibilità ambientale è questione divenuta quasi di dominio comune (tanto che ormai non può essere ignorata dalla politica), la questione della sostenibilità sociale è ignorata a tutti i livelli… Ma ancor più sorprendente è l’assenza di una adeguata presa di coscienza … da parte di coloro che lo vivono direttamente sulla propria pelle, ovvero i cittadini. E questo per il diffuso analfabetismo sui legami che intercorrono tra polis e politica, tra urbs e civitas, tra gli assetti insediativi e i sistemi relazionali… Non abbiamo assistito solo al disgregarsi delle comunità: si è smarrito il senso di essere parte di un consorzio civile. … Il vuoto derivante è stato occupato dal mercato, che non si è limitato ad incamerare risorse collettive sotto forma di rendita ma è stato lasciato libero di plasmare i quadri di vita prosciugandoli dalle relazioni vitali.”

 

L’immane compito di invertire le tendenze in atto si profila, nelle conclusioni del testo come “… una profonda rivoluzione culturale… ma che non parte da zero. Si tratta in primo luogo di riconoscere e sostenere sia le forze che svolgono un ruolo attivo nella conservazione, valorizzazione e promozione dei luoghi dotati di urbanità, sia i conduttori agricoli che hanno cura della terra e del suo potenziale produttivo.

In secondo luogo si tratta di alimentare una consapevolezza individuale e collettiva circa le valenze squisitamente politiche assunte dalle scelte urbanistiche e in generale dalle pratiche di trasformazione dell’ambiente fisico.”

Ed in precedenza Consonni auspica tale rinnovamento culturale “… per il cui innesco le scuole di ogni genere e grado potrebbero svolgere un ruolo primario.” 

 

 

MIE RIFLESSIONI

 

Per esplicitare i miei dubbi sull’utopia di Consonni, a fronte di una realtà complessa, mi permetto di semplificarla concettualmente in successivi gradi di avvicinamento, come se fossero i livelli di competizione di un video-game (o almeno così ricordo video-games quando ero un giovane papà, nel secolo scorso).

(Non approfondisco gli argomenti che ho già affrontato in recenti articoli, che richiamo.)

 

Al primo livello occorre assicurarsi di raggiungere il consumo di suolo zero 4 , enunciato dall’Europa[G] con precise scadenze, ma ancora solo vagamente prospettato in Italia, sia per tutelare i suoli agricoli (da difendere nel contempo anche dalle pratiche agricole predatorie, come ricorda Consonni, e come è materia di scontro – in Italia ed in Europa - tra il primo ed il secondo mandato di Ursula von der Leyen), sia per impostare correttamente la cosiddetta ‘rigenerazione urbana’: su questo fronte i pericoli non stanno solo nelle inerzie e nelle ambiguità di Governo e Parlamento, e nelle abituali pressioni speculative, ma anche nelle fameliche esigenze dei settori logistica e data-center, i magazzini di merci e di dati in cui pesa materialmente l’apparente smaterializzazione derivante dalla ‘transizione digitale’; nonché dalle infrastrutture variamente qualificate come di pubblica utilità (con l’incombente minaccia di un esautoramento politico delle Commissioni per le Valutazioni Ambientali, finora abbastanza indipendenti).

 

Al secondo livello è quanto mai aperta la partita se sia ancora praticabile una effettiva pianificazione territoriale e urbanistica, non solo in rapporto allo svuotamento di fatto derivante dal quadro descritto da Consonni ed al progressivo indebolimento di Comuni e Province, ma anche per effetto delle iniziative legislative di recenti approvate (decreto “salva-casa”) od avviate, dal decreto “salva-Milano” e all’aggiornamento delle norme edilizie nazionali, fino allo stesso dibattito parlamentare sulla rigenerazione  urbana 5 , dove pare prevalere un orientamento anarco-liberista, con diritto di ricostruzione ed ampiamento di ogni fabbricato esistente e progetti riferiti ai singoli “lotti”.

A questo livello occorre confrontarsi anche con la oggettiva difficoltà di progettare  alle diverse scale, sia urbanistiche che architettoniche, in contesti socio-economici suscettibili di possibili variazioni pure nel breve termine, e poco prevedibili negli scenari di lungo termine: considerazione da cui muove anche Luciano Crespi, con l’articolo su questo numero di UTOPIA21, in cui riprende e sviluppa le sue proposte sul riuso anche transitorio degli ‘avanzi urbani’. E da cui l’INU trae la sua proposta di legge-quadro per l’urbanistica, inserendo la “coerenza” in luogo della “conformità” 6: in direzione contraria ai venti dominanti, come sopra accennato.    

 

Al successivo terzo livello, si deve ricostruire, o forse, in Italia, costruire ex-novo la capacità e la volontà di spingere la pianificazione urbanistica a regia pubblica alla scala del disegno urbano, cioè alla definizione non solo delle quantità e delle funzioni, ma anche delle tipologie dei fabbricati e della morfologia degli spazi pubblici e privati: il che comporta un rafforzamento istituzionale dei Comuni e dei loro Uffici Tecnici (intercomunali per i piccoli comuni, salvo aggregare per davvero i Comuni stessi) 6 ed anche una adeguata formazione per una nuova generazione (oppure ‘ri-generazione’) di funzionari (tema in parte affrontato, sotto il profilo dell’offerta didattica, nel recente dibattito in sede INU e dintorni 7).

A questo ipotetico livello, occorre considerare che in generale non si tratta di progettare ex-novo interi quartieri o porzioni organiche di città, ma di cercare urbanità (cioè come dice Consonni, “ospitalità” e “convivialità”) innanzitutto in quei tessuti urbani esistenti, in parte disfatti e sfilacciati dai fenomeni da Consonni descritti, e su cui qualcosa si può rimediare affrontando la crisi climatica ed energetica dell’intera rete delle urbanizzazioni (acquedotti, fognature, strade e trasporti, illuminazione) e dei servizi (verde, parcheggi e scuole i più diffusi), in termini non solo ingegneristici o meglio bio-ingegneristici, ma di ripensamento complessivo di architettura, urbanistica, socialità, nonché di ‘ripascimento’ degli eco-sistemi tra città e campagna: non per rifugiarsi nella “città pubblica”(come paventa l’Autore in un passo del testo), ma per provare  a riqualificare attraverso gli spazi pubblici anche la ‘città privata’. E’ anche (o soprattutto?) su questo fronte che ‘si salva il pianeta se si salvano le città, parafrasando il titolo del testo di Consonni. Senza dimenticare, a questo proposito, la contestuale urgenza di adeguare l’intero patrimonio edilizio sotto gli aspetti energetico e climatico.8

                                                      

Al quarto livello (e mi pare che siamo già molto in alto) potrebbe aprirsi la sfida su quale morfologia perseguire nella regia pubblica della rigenerazione urbana, laddove vi siano significativi spazi edificati da trasformare: e qui occorre capire quanto siano praticabili gli orizzonti prospettati da Consonni rispetto alle diverse committenze possibili (private, cooperative, pubbliche) ed a fronte di quella pervasiva mutazione antropologica verso il consumismo e verso l’individualismo, riscontrate dallo stesso Autore.

Tale per cui oggi sul mercato immobiliare risultano certamente più appetibili le tipologie ‘chiuse’, dalla villetta alla palazzina con giardino, fino alla torre con accessi blindati, rispetto alle soluzioni ‘aperte’, con portici piazze e cortili 2: china assai difficile da risalire, fintanto che non abbiano cumulato grandiosi effetti le rivoluzioni culturali auspicate da Consonni (e da me pienamente condivise) dalle scuole di ogni ordine e grado fino a quelle di architettura e urbanistica (meglio se di nuovo unite, e con specializzazioni per la pubblica amministrazione).

Nel concreto, nella domanda privata i singoli clienti hanno voce in capitolo solo come utenti finali, per cui le scelte sono ampiamente determinate dalle varie forme di intermediazione aziendale (e quindi capitalista), dalle imprese edilizie alle agenzie immobiliari, fino ai moderni ‘sviluppatori’ (con il loro stuolo di urbanisti, architetti e designer, talora ben qualificati, ma su tendenze culturali per lo più avverse alla linea propugnata da Consonni).

Le cooperative, estremamente indebolite dall’esaurirsi dei fondi Gescal e dintorni (si vedrà se le aree che il Comune di Milano finalmente sta offrendo in questi giorni daranno occasione di ripresa), da tempo non figurano come un soggetto significativo, e d’altronde -nella curva discendente della sfera pubblica dagli anni 80 in poi - si sono facilmente adeguate rinunciando alla ‘proprietà indivisa’ e quindi alla continuità intergenerazionale collettiva (sostituita dalla frammentazione nelle eredità familiari).

Qualche spiraglio verso tipologie comunitarie è forse presente nel cosiddetto ‘housing sociale’ (che promana in generale dalle fondazioni bancarie e che come le cooperative si rivolge ad una fascia di ceto medio-basso), che presentano il vantaggio di una possibile partecipazione degli assegnatari alle fasi di progettazione, ma con il rischio di esiti sociali e fisici non esattamente ‘inclusivi’ (anche qui ‘gated communities’?).

Resterebbero – ma solo in teoria – le ‘case popolari’ a finanziamento pubblico, prive però al momento proprio del finanziamento…: si porrebbe comunque anche qui il problema della legittimazione delle scelte progettuali rispetto al comune sentire dell’utenza potenziale (ancorché priva di rappresentanza): penso che la battaglia culturale per una ‘città urbana’ sia positiva e doverosa, ma non fattibile ‘sulla pelle degli assegnatari’ (nell’arco dell’esperienza novecentesca delle case popolari non mancano esempi negativi di imposizione di tipologie inadatte, anche se per lo più nella direzione opposta, tardo-razionalista, da Scampia al Corviale).

 

Quanto alla direzione che dovrebbe assumere questa ‘rivoluzione culturale’, molto dice Consonni, affiancando “urbis cultura” ad “agri cultura”; e molto si è detto (e si dirà) su UTOPIA21, nel senso della consapevolezza della dimensione globale e complessa della ‘poli-crisi’ e della necessità di superare euro-centrismo ed anche antropo-centrismo.

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

Fonti:

1.    Giancarlo Consonni - NON SI SALVA IL PIANETA SE NON SI SALVANO LE CITTÀ – Quodlibet, Macerata 2024

2.    Aldo Vecchi - QUADERNO 5 DI UTOPIA21 – PROBLEMATICHE DELLA SOSTENIBILITÀ DAL FABBRICATO AL TERRITORIO – pubblicato nel settembre 2018 – vedi in particolare paragrafi 3.12. e 3.15 -

https://drive.google.com/file/d/1hTCkTv9CJUUV2JLYKGZ4AGWYCu-VGF0P/view?usp=sharing

3.    Aldo Vecchi  – L’UTOPIA (ITALIANA) DI UNA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing

4.    Aldo Vecchi - QUADERNO 3 DI UTOPIA21 – LA LIMITAZIONE AL CONSUMO DI SUOLO – pubblicato nel settembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1GEBa35-GB05i8ZklTqkW4BpyUkzjDwBZ/view?usp=sharing

5.    Aldo Vecchi - NON SI FERMA IL CONSUMO DI SUOLO – su Utopia21, gennaio 2024 - https://drive.google.com/file/d/1zOz4i3IekmCXguXLpc3mcoS_EhdvhAYY/view?usp=drive_link

6.    Aldo Vecchi – RIFORMARE L’URBANISTICA? – su Utopia21, gennaio 2023 - https://drive.google.com/file/d/16jPw7iqPb7D5vJosaMOcCYghJEtNdlT_/view?usp=sharing

7.    Urbanistica Informazioni n° 312/2024 e n° 315/2024 – https://r.search.yahoo.com/_ylt=AwrkOhIZmiZnfy8ALApHDwx.;_ylu=Y29sbwMEcG9zAzEEdnRpZAMEc2VjA3Ny/RV=2/RE=1730611865/RO=10/RU=http%3a%2f%2furbanisticainformazioni.it%2f-312-.html/RK=2/RS=yLO8AJZXXFY0CHrimBLtaVHMJug-

https://r.search.yahoo.com/_ylt=Awr.ie79oSJnm2cjpAFHDwx.;_ylu=Y29sbwMEcG9zAzIEdnRpZAMEc2VjA3Ny/RV=2/RE=1730351742/RO=10/RU=https%3a%2f%2fwww.inuedizioni.com%2fit%2fprodotti%2frivista%2fn-315-urbanistica-informazioni-maggio-giugno-2024/RK=2/RS=1p4iEDpwCqcENuJNNUgeJuoktLA-

8.    Fulvio Fagiani – QUADERNO 41 DI UTOPIA21 - LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI – pubblicato nel settembre 2024 https://drive.google.com/file/d/1W6QnHFN0KHwHzXiPfbtiUp3xUio-Cc9t/view?usp=drive_link

 



[A] mio dubbio: forse La Pira si preoccupava più di difendere la città storica che di progettare quella contemporanea

[B] mio dubbio: non è che però anche Leon Battista Alberti, nel progettare nuove chiese a Mantova, ad esempio, si comportava un poco da ‘archistar’, trascurando l’inserimento nel contesto?

[C] Consonni segnala in particolare, come fasi di svolta neo-liberista in Italia, la soppressione della ‘scala mobile’ in difesa dei salari nel 1984 e la soppressione dei contributi Gescal per le case popolari nel 1993: aggiungerei, come altro elemento specifico relativo a casa/città/territorio, la soppressione tra il 1992 ed il 1998 del cosiddetto equo canone sul livello dei canoni di affitto, forse ingestibile in un contesto di libero mercato, ma proprio per questo assai significativo

[D] sull’argomento guerra, Consonni rileva una specifica afasia dei movimenti ambientalisti, che dal mio punto di vista invece, anche a causa delle guerre, sono divenuti in po’ afasici su qualsivoglia argomento

[E] Su questo fronte l’Autore attribuisce un contributo negativo alla riforma del titolo V della Costituzione del 2001; mi permetto di osservare che una netta svolta liberista si registra già con i “Programmi Integrati di Intervento” derivanti da una legge nazionale “per l’edilizia residenziale” del 1992, già sperimentati in Lombardia dal 1986 e perfezionati in senso de-regolatorio nel 1999

[F] Mi pare una importante riflessione, già presente in Marc Augé, che ne vede un connotato della “surmodernité”, tale però da disgregare la preesistente compattezza delle classi sociali

[G] Rammento quanto già da me segnalato, che tale obiettivo non può essere esteso automaticamente ad altri continenti, quali l’Africa e l’Asia, in cui ancora forte è la pressione demografica

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2024: L’INTRECCIO DEI TEMI ATTORNO AL RECUPERO URBANO

 

L’INTRECCIO DEI TEMI

ATTORNO AL RECUPERO URBANO

di Aldo Vecchi

 

In questo Speciale si raccolgono:

-       i contributi originali di due nuovi collaboratori di UTOPIA21, il professor Luciano Crespi (già coinvolto su Utopia21 nella recensione-intervista del 2019 relativa al suo Manifesto del Design del Non-Finito 1) e l’architetto Roberto Tognetti, della Fondazione “Riusiamo l’Italia”: il primo presenta gli sviluppi del suo approccio disciplinare al recupero degli “avanzi urbani”; il secondo espone teoria e prassi di una rigenerazione urbana che proceda ‘dal basso’, intrecciandosi con i problemi della ricostruzione di una effettiva democrazia;

-       due diverse (e forse complementari) recensioni, di Adriano Parigi e dello scrivente, sul recente libro di Giancarlo Consonni “Non si salva il pianeta se non si salvano le città”, che collega il dibattito sulla qualità urbana alle questioni della rinascita civica da un lato e della tutela del territorio dall’altro (“urbis coltura e agri coltura”).

 

Mi sembra utile collocare questi articoli, che danno conto di tre diversi approcci culturali al tema del recupero urbano, nel contesto dei diversi filoni di approfondimento già svolti su UTOPIA21 (e tra 2016 e 2020 anche al Festival dell’Utopia di Varese) su argomenti attigui, quali:

-       le direttive emanate e quelle discusse in Europa per la tutela del suolo 2

-       la campagna a livello nazionale contro il consumo del suolo 3

-       la buona e la cattiva agricoltura, le problematiche del cibo e quelle dei servizi ecosistemici 5,6,7,8

-       la sostenibilità urbana e territoriale, tra architettura, urbanistica e paesaggio 9

-       l’impatto territoriale delle energie alternative 10,11

-       la riqualificazione energetica e climatica dei fabbricati, tra il PNRR, il ‘superbonus 110%’ e la nuova direttiva europea 13

-       la mobilità sostenibile e sicura 13,14

-       le politiche per la casa 15.

 

Quadro che meriterebbe di essere aggiornato con l’attenzione a ciò che a tratti promana da Governo e Parlamento, dal Decreto “salva-casa” (che, oltre a rinverdire l’intramontabile ‘condono edilizio’, abbassa – a mio avviso pericolosamente – gli standard dimensionali minimi per l’abitabilità degli alloggi [A]), al Decreto “salva-Milano” (che sta maturando in clima ‘bi-partisan’ con preoccupanti aspetti sia di ulteriore condono, sia di permanente ‘de-regulation’), fino ai disegni di legge sulla “rigenerazione urbana” e sulla modifica del testo unico per l’Edilizia (cui accenno nella mia recensione su Consonni)

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

Fonti:

1.    Aldo Vecchi – LUCIANO CRESPI ED IL MANIFESTO DEL DESIGN DEL NON-FINITO – su UTOPIA21, luglio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1Td_k1mzY-LM0WsvG0PUz0nE2457NnnHP/view?usp=sharing

2.    Aldo Vecchi - LA STRATEGIA EUROPEA PER IL SUOLO – su Utopia21, marzo 2022 - https://drive.google.com/file/d/1PjBMBVMwCmUFfIBnUfOLI4fBBB5OtCMI/view?usp=sharing

3.    Aldo Vecchi - QUADERNO 3 DI UTOPIA21 – LA LIMITAZIONE AL CONSUMO DI SUOLO – pubblicato nel settembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1GEBa35-GB05i8ZklTqkW4BpyUkzjDwBZ/view?usp=sharing

4.    Aldo Vecchi - NON SI FERMA IL CONSUMO DI SUOLO – su Utopia21, gennaio 2024 https://drive.gohttps://drive.google.com/file/d/1PjBMBVMwCmUFfIBnUfOLI4fBBB5OtCMI/view?usp=sharingom/file/d/1zOz4i3IekmCXguXLpc3mcoS_EhdvhAYY/view?usp=drive_link

5.    Marco Bertaglia - AGROECOLOGIA: L’AGRICOLTURA POSSIBILE PER UN PIANETA SOSTENIBILE – su UTOPIA21, ottobre 2017 – https://drive.google.com/file/d/1PjBMBVMwCmUFfIBnUfOLI4fBBB5OtCMI/view?usp=sharing

6.    Fulvio Fagiani – SPECIALE: PRODUZIONE E CONSUMO DI CIBO – su UTOPIA21, maggio 2024 - https://drive.google.com/file/d/1TJ39cDjA2R623oYk3MgY5hP398XtbbIr/view?usp=drive_link

7.    Fulvio Fagiani -  LE SFIDE DELLA BIODIVERSITÀ E DELLA SALUTE DEGLI

BIODIVERSITÀ E   ECOSISTEMI, TRA NECESSITÀ E REALTÀ – su UTOPIA21, marzo 2023 https://drive.google.com/file/d/1Uhf5ab9PKQs3wzZ7DltjLaP1nckcBVm8/view?usp=share_link

8.    Fulvio Fagiani - SPECIALE NATURA E CLIMA – su UTOPIA21, gennaio 2024 -  https://drive.google.com/file/d/15Uzadkof82m0H6DdjFWYJOAnwGfjaJM2/view?usp=drive_link

e seguenti;

9.    Aldo Vecchi - QUADERNO 5 DI UTOPIA21 – PROBLEMATICHE DELLA SOSTENIBILITÀ DAL FABBRICATO AL TERRITORIO – pubblicato nel settembre 2018 – https://drive.google.com/file/d/1hTCkTv9CJUUV2JLYKGZ4AGWYCu-VGF0P/view?usp=sharing

10. Fulvio Fagiani e Aldo Vecchi – RINNOVABILI E PAESAGGIO: UN POTENZIALE CONFLITTO DA SCIOGLIERE CON TRASPARENZA – su UTOPIA21, settembre

2021 - https://drive.google.com/file/d/1gV7-_XuulCFPVRlLoAAeV2qlCN2i4PUz/view?usp=sharing

11. Fulvio Fagiani -  C’È ABBASTANZA SUOLO IN ITALIA E IN EUROPA PER LE RINNOVABILI? – su UTOPIA21, settembre 2024 - https://drive.google.com/file/d/19A22SuH_7mMSql3irnMLAKPQjRGi5B7Q/view?usp=drive_link

12. Fulvio Fagiani - LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI – quaderno 41 di UTOPIA21, settembre 2024 - https://drive.google.com/file/d/1W6QnHFN0KHwHzXiPfbtiUp3xUio-Cc9t/view?usp=drive_link

13. Aldo Vecchi - DAL FESTIVAL DELL’UTOPIA DI VARESE 2019 (TESTO 3) – quaderno 24 di UTOPIA21, settembre 2020 - https://drive.google.com/file/d/1mFfzahdqKWS7um2kIo1KunmTYIIqWyWn/view?usp=sharing

14. Aldo Ciocia - LA MOBILITÀ LOCALE SOSTENIBILE – su UTOPIA21, gennaio 2021 - https://drive.google.com/file/d/1LnMyzbFsA7-wCMZPdf65JvnF-f4gQlTx/view?usp=sharing

15. Aldo Vecchi  – L’UTOPIA (ITALIANA) DI UNA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 -  - https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing

 



[A] Occorre qui forse anche un confronto con Luciano Crespi, per capire se invece tale abbassamento possa favorire il recupero degli “avanzi”

UTOPIA21, NOVEMBRE 2024: IL RAPPORTO ASVIS 2024

 

IL RAPPORTO ASVIS 2024

di Aldo Vecchi

Nel rapporto annuale sul percorso verso gli Obiettivi ONU 2030, l’ASviS (Associazione per lo Sviluppo Sostenibile) segnala gli scarsi risultati raggiunti, fa il punto sui risultati raggiunti, nel mondo ed in Italia (meglio in Europa) e avanza proposte per una possibile accelerazione.

 

Sommario:

-       premessa

-       si esaurisce la benevolenza dell’ASviS?

-       l’evento di presentazione

-       i nodi di svolta, ovvero “game changer”

-       appendice: il comunicato stampa dell’ASviS:

o   presentato il nono rapporto ASviS “coltivare ora il nostro futuro”

o   le proposte dell’ASviS per mettere la sostenibilità al centro delle politiche

o   i quattro “game changer” da cui dipende il futuro dell’Italia

o   l’agenda 2030 nel mondo

o   la presentazione del rapporto

In corsivo i commenti più personali

 

PREMESSA

Il Rapporto ASviS 2024 1 “Coltivare ora il nostro futuro L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” offre, come negli anni precedenti, una impietosa lettura sulle tendenze e carenze in campo ambientale e sociale per l’Italia e per l’intero mondo, con qualche speranza in più per gli orizzonti europei.

Il bilancio insoddisfacente sui risultati raggiunti e tendenziali sull’insieme dei 18 Obiettivi ONU (SDGs)  porta l’ASviS, in sintonia con  il Patto per il Futuro 2 sottoscritto (a parole) dai capi di Governo delle Nazioni Unite, a rivendicare uno sforzo di accelerazione da parte di tutti i soggetti responsabili.

Il Rapporto  può essere recepito (passando da un unico Link 1) nella sua forma integrale di 205 pagine, nella sintesi di 12 pagine del Direttore Scientifico Enrico Giovannini, nelle 16 pagine di “pillole infografiche” ed ancora nel sintetico “Comunicato Stampa”, che riproduco in appendice a questo mio breve commento, a titolo di riassunto; è inoltre disponibile on-line la video-registrazione della Presentazione del Rapporto 3, avvenuta a Roma il 17 ottobre.

 

Il recente Rapporto di Primavera dell’ASviS, mirato al confronto elettorale per l’Europarlamento,  era in parte focalizzato sul confronto tra i costi della “giusta transizione” ed i costi dell’inazione, con il supporto di Oxford Economics; il rapporto in esame conta invece sulla collaborazione di Prometeia nel proiettare al 2030, per l’Italia, 37 indicatori quantitativi, particolarmente rappresentativi  dell’insieme dei ritardi accumulati e difficilmente recuperabili o addirittura impossibili da recuperare.

 

Tuttavia il panorama mostrato dal Rapporto non è totalmente negativo, in particolare riguardo all’Unione Europea, non solo per la minor lontananza dell’Europa dai traguardi al 2030, ma anche perché  l’ASviS ha riscontrato nell’articolazione del programma di mandato della nuova Commissione Europea, ed in particolare nella rispondenza tra i 18 Obiettivi ONU e le “lettere di missione” affidate dalla presidente Von der Leyen ai singoli commissari (commissari che in queste settimane sono sottoposti al vaglio del Parlamento Europeo): per parte mia rilevo anche come l’ASviS tenda a sottolineare la completezza di tali propositi sul versante sociale, a complemento del ‘rapporto Draghi’, molto limitato alla questione della competività produttiva.

 

 

SI ESAURISCE LA BENEVOLENZA DELL’ASVIS?

  

Confermo su questo aspetto le mie perplessità sull’abitudine dell’ASviS a ‘prendere per buone le buone intenzioni’ (a partire dal suddetto Patto ONU per il Futuro), curandosi solo dopo di quanto spesso finiscano per ‘lastricare’ l’inferno della realtà: nel concreto delle istituzioni europee come ignorare il ‘destro scricchiolio’ (una volta esistevano i ‘sinistri scricchiolii’) che avvolge il Partito Popolare Europeo, perno centrale dello schieramento della maggioranza euro-parlamentare (con Socialisti, Liberali e Verdi) e sovra-rappresentato nella Commissione (in quanto espressione dei Governi dei 27 Paesi), ma oscillante appena può a dialogare con i Conservatori e addirittura con i Patrioti?

 

Tale storica benevolenza, applicata dall’ASviS fino al 2023 [1] anche a livello nazionale, in favore del Governo Meloni, in virtù della Stategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, ereditata dal precedente Governo ed approvata in sordina nel settembre 2023, è (finalmente) venuta meno, a fronte sia del pessimo  Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) 4, sia dell’insieme di inadempienze rispetto alla stessa SNSV evidenziate dalle Leggi di Stabilità e dall’inazione governativa su diversi fronti, frammista all’azione esplicita di freno rispetto alle tappe della transizione ecologica europea.

 

 

 

L’EVENTO DI PRESENTAZIONE

 

Significativo in tal senso, nell’evento di presentazine del Rapporto, l’intervento pre-registrato del Ministro Adolfo Urso che – pur con toni civili e apparentemente dialoganti – ha espresso in sostanza l’orientamento del Governo verso un rallentamento del Green Deal (avviso cui ha fatto seguito dopo pochi giorni il drastico taglio del fondo per l’automotive).

Il messaggio del Ministro è stato inserito nella ‘tavola rotonda’ di confronto sul Rapporto tra il sindacalista Christian Ferrari della CGIL, l’esponente di Confindustira Lara Ponti (ambedue poco teneri verso il Governo) e il segretario generale del CNEL Massimiliano Monnanni che – pur nei limiti del suo ruolo istituzionale – non ha taciuto le condizioni deficitarie del sistema sanitario nazionale, nell’ambito del Rapporto CNEL sui servizi, in corso di elaborazione.

Sulla Presentazione non indugio qui sugli interventi dei vertici dell’ASviS (Mallen,Stefanini e Giovannini), in quanto già ben riassunti nel Comunicato-stampa, né sui saluti da remoto delle Vice-Presidenti del Parlamento Europeo Pina Picierno (PD) e Antonella Sberna (Fratelli d’Italia), allineato al Rapporto la prima, e genericamente ‘frenante’ la seconda, mentre ho trovato elementi originali nell’intervista (registrata) di Enrico Giovannini a Enrico Letta, sia per gli accenni al ‘Rapporto Letta’ sui problemi di unificazione dei mercati nell’Unione Europea, che mostra più attenzioni sociali del più noto ‘Rapporto Draghi’, sia per alcune riflessioni dello stesso Letta sul successo inatteso dell’Euro (che quasi nessuno propone di abbandonare, diversamente da pochi anni addietro) e sulle difficoltà nel rendere popolare l’idea di Europa, soprattutto nelle ‘aree interne’, dove l’ex segretario del PD ritiene necessario rifondare, in nome ed a spese dell’Unione Europea, un efficiente rete di servizi sociali, a partire da sanità e istruzione.

 

 

I NODI DI SVOLTA, OVVERO “GAME CHANGER”

 

Nel merito del Rapporto mi permetto di avanzare qualche dubbio sulla selezione ed aggregazione dei ‘nodi di svolta’ sui destini ambientali dell’Italia che l’ASviS  denomina “game changer” e cioè:

-       rischi di frammentazione della programmazione di importanti settori a causa delle nuove Autonomie Regionali

-       possibili benefici effetti

o   della Direttiva Europea sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese 5

o   dell’attuazione del Regolamento Europeo sul ripristino della natura 6

o   della applicazione delle modifiche agli artt. 9 e 42 della Costituzione 7.

Mi sembrano processi assai difformi per modalità e tempi di concretizzazione (soprattutto le verifiche di costituzionalità, che sono sempre potenzialmente incombenti ma certo non prevedibili; e nel futuro si profilano soggette a possibili depotenziamenti in relazione all’influsso del Governo di Destra su nomine e contesto legislativo), e a mio avviso non più rilevanti di altri nodi politici e socio-economici di portata internazionale (guerre guerreggiate e guerre commerciali; elezioni già svolte in USA, e prossime in Germania e Francia) e nazionale (dai referendum indetti per il 2025 – Autonomie Regionali, Lavoro, Cittadinanza - a quello probabile sul ‘premierato’ nel 2026, fino alle elezioni politiche del 2027). 

Ometto, per scaramanzia, possibili pandemie.

 

APPENDICE: IL COMUNICATO STAMPA DELL’ASVIS

 

COMUNICATO STAMPA SUL RAPPORTO ASVIS 2024:

 

PRESENTATO IL NONO RAPPORTO ASVIS “COLTIVARE ORA IL NOSTRO FUTURO”

 

ASviS: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

 

Enrico Giovannini, “Serve un cambio di passo immediato e convinto, con riforme e investimenti finalizzati a cogliere le opportunità dello sviluppo sostenibile e a ridurre le disuguaglianze. Il Governo superi le contraddizioni tra le parole e le azioni, e rispetti gli impegni che ha sottoscritto a livello internazionale ed europeo, a partire dal ‘Patto sul Futuro’ del 22 settembre scorso”

 

Roma, 17 ottobre 2024 – L'Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. È urgente e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando (non ritardando) le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

 

"La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all'energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing - afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. - La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione. Il titolo del Rapporto di quest’anno, ‘Coltivare ora il nostro futuro’, esprime l’urgenza di operare adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte attraverso azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Per riuscirci dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e dobbiamo agire di conseguenza, senza esitazioni, con il senso di urgenza che l’attuale condizione impone”.

 

I dati del Rapporto descrivono con chiarezza l’enorme ritardo dell'Italia nel percorso per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals - SDGs). Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei Goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque Goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

 

La situazione appare ancora più grave se si considera il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. Secondo recenti sondaggi, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi "punti di rottura" e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. A queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20).

 

 

LE PROPOSTE DELL’ASVIS PER METTERE LA SOSTENIBILITÀ AL CENTRO DELLE POLITICHE

 

L’ASviS avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in particolare deve attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo nel settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla crescente perdita di biodiversità è inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia ma una scelta indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile.

 

"L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio - dichiara la presidente dell’ASviS, Marcella Mallen - Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

 

Anche l'Unione Europea, nonostante l’integrazione degli SDGs nelle politiche comunitarie nella legislatura 2019- 2024, stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. Secondo l’analisi dell’ASviS, tra il 2010 e il 2022 gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per dieci Goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Al contrario di ciò che accade per l’Italia, su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’UE, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso. Positivo è il fatto che la Presidente Ursula von der Leyen abbia riaffermato l'impegno per realizzare politiche ambientali, economiche e sociali nella direzione dello sviluppo sostenibile, nonostante il difficile contesto geopolitico, e che abbia inserito nelle lettere di missione dei nuovi Commissari l’obiettivo di raggiungere gli SDGs di propria competenza.

 

"Valutiamo positivamente che gli Orientamenti politici per la legislatura 2024-2029 siano in linea con il Manifesto che l’ASviS aveva pubblicato a maggio scorso, prima delle elezioni europee - sottolinea il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini - e riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio 'Piano di accelerazione trasformativa' per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi. Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell'Unione, così come il Pilastro dei diritti sociali. L’Italia deve contribuire positivamente alle riforme istituzionali dell’Unione europea verso una maggiore integrazione e il rafforzamento del bilancio europeo, condizioni necessarie per attuare quanto proposto anche nei Rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi”.

 

 

I QUATTRO “GAME CHANGER” DA CUI DIPENDE IL FUTURO DELL’ITALIA

 

Secondo l’ASviS le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changer” che potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli SDGs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia. Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. La recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 105/2024) rafforza questo principio, affermando che la tutela dell’ambiente è un valore assoluto. In questa logica, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una “valutazione d’impatto generazionale”. L’opportunità unica di trasformare il modello di sviluppo dell’Italia in una direzione più equa e sostenibile dipende dalla capacità di agire rapidamente e con decisione oggi.

 

 

L’AGENDA 2030 NEL MONDO

 

Come emerge dal primo capitolo del Rapporto, anche a livello globale il percorso per attuare l’Agenda 2030 è drammaticamente incerto. A soli sei anni dalla fine del 2030, solo il 17% dei Target globali monitorati sembra destinato a essere raggiunto, mentre per almeno un terzo dei Target si registra un arresto o addirittura un peggioramento. Motivo per cui, le Nazioni Unite, attraverso il “Patto sul Futuro” firmato il 22 settembre, hanno individuato 56 azioni su cui i leader mondiali di sono impegnati, riguardanti cinque aree prioritarie: sviluppo sostenibile, finanza, pace e sicurezza, cooperazione tecnologica e rafforzamento della governance globale. Molte delle azioni sono finalizzate a migliorare la governance mondiale, riformando l’ONU (compreso il Consiglio di Sicurezza), l’Organizzazione mondiale del commercio e le grandi istituzioni internazionali, e riconoscendo il diritto dei Paesi emergenti e in via di sviluppo ad assumere ruoli maggiori in esse.

 

 

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

 

Il Rapporto ASviS 2024 è stato presentato presso l’Acquario Romano durante un evento cui sono intervenuti i presidenti dell’Alleanza Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il direttore scientifico Enrico Giovannini, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, le vicepresidenti del Parlamento europeo, Pina Picierno e Antonella Sberna, il segretario generale del Cnel, Massimiliano Monnanni, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, [la presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, INTERVENTO MANCATO] il presidente del Jacques Delors Institute, Enrico Letta, la vicepresidente della Confindustria, Lara Ponti, con la moderazione della vicedirettrice del TG1, Elisa Anzaldo.

 

 

aldovecchi@hotmail.it

 

Fonti:

1.    https://asvis.it/rapporto-asvis-2024/F

2.    Fulvio Fagiani - IL PATTO PER IL FUTURO DELLE NAZIONI UNITE – su questo numero di Utopia21

3.    https://www.youtube.com/watch?v=3w1lP5nLyU0

4.    Fulvio Fagiani - IL PIANO NAZIONALE INTEGRATO ENERGIA E CLIMA: L’ITALIA VUOL TORNARE A CANDELA E CALESSE? – su Utopia21, settembre 2024 https://drive.google.com/file/d/1PyIKNI7jItE1fp6E_maOVhxylXdb99FS/view?usp=drive_link

5.    Fulvio Fagiani - L’EUROPA E LE IMPRESE: TRE DIRETTIVE APRONO NUOVE STRADE – su Utopia21, luglio 2024 https://drive.google.com/file/d/1PLjPV-UyLGK0Fu_RJ_Ku8Okr5tCyq6iu/view?usp=drive_link

6.    Fulvio Fagiani – LA RESTORATION LAW E IL ‘PUZZLE’ DELLE BIOMASSE – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2024 - https://drive.google.com/file/d/1OicU_g7ek0kG9eB2Nsi2sbwinbipadGM/view?usp=drive_link.

7.    Aldo Vecchi – L’AMBIENTE IN COSTITUZIONE – su Utopia21, marzo 2022 - https://drive.google.com/file/d/1p7L80Wraps7CcJotTx--UlN5oaL5lRBj/view?usp=sharing



[1] ed anche oltre: si veda nella presentazione del ‘Rapporto di Primavera’ la cordiale intervista di Enrico Giovannini al Ministro Raffaele Fitto