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sabato 5 gennaio 2013

SE NON ORA, QUANDO

FEBBRAIO 2011
13 febbraio, dignità di tutti: Famili Day e (H)ar(d)core Nights

Sia per gli attacchi strumentali alla Giuliano Ferrara, sia per alcuni distinguo interni al femminismo, il confronto attorno alla manifestazione del 13 febbraio sembra essersi in parte spostato sul tema del “moralismo”, sul modo “puro o impuro” in cui viene vissuta la sessualità.
1.
A mio modesto e maschile punto di vista, invece, gli squarci di inchiesta sulle notti del Premier e le connessioni con il più ampio modello culturale di corruzione/prostituzione che promana dal potere berlusconiano e dai suoi avamposti televisivi, mettono in discussione, oltre alla dignità della donna e dell’uomo, soprattutto la dignità “della nazione” e di noi tutti cittadini, che non dovremmo più oltre sopportare al vertice del Governo un satrapo
-         che si pretende “legibus solutus” perché eletto “dal popolo”, comunque senza maggioranza assoluta tra gli aventi diritto al voto, e dopo 20 anni di impari bombardamento e rimbambimento televisivo e dopo la furbesca e dubbia sparizione delle “schede bianche” nelle elezioni del 2006 una tragica alterazione delle leggi elettorali, che ha azzoppato l’alternativa del ritorno di Prodi
-         che è variamente indagato, prescritto, sospettato o prosciolto su accuse di reati strettamente funzionali alla affermazione del suo sistema di potere, aziendale e politico
-         che – in materia di comportamenti sessuali – ha cercato di farci credere alternativamente:
o      che la Sua vita privata era un virtuoso esempio, tanto da inondarci le case con opuscoli con foto della sua Sacra Famiglia
o      che è il Defensor Fidei, protagonista del Family Day e  sollecito promotore di norme repressive sulle libertà sessuali dei normali cittadini (coppie di fatto, procreazione, ecc.)
o      che è un Gallo conquistatore, che giammai deve pagarsi la compagnia femminile e se ne vanta in pubblico (in Conferenza Stampa con il Capo del Governo spagnolo)
o      che “un fidanzato non può averlo fatto”
o      che ai festini con Lele Mora ed Emilio Fede vedevano film impegnati e bevevano perfino il caffè…
2.
Se è pur vero che i  reati (prostituzione minorile  e concussione) restano da dimostrare,   pare innegabile che il sistema delle feste del premier configura invece un vero e proprio “harem”, con al centro il Sultano, e la subordinazione di uno stuolo di giovani donne, poste brutalmente in concorrenza tra di loro, come in un gioco televisivo, e nel mezzo ambigui personaggi in ruolo di mezzane e prosseneti.
Nulla  a che vedere quindi con liberi scambi sessuali tra adulti in condizioni di parità.
Non si tratta infatti, a mio avviso di giudicare sulle scelte, più o meno libere o condizionate delle giovani donne che si rendono disponibili, ma della condizione subordinata di queste ragazze, molto peggio di una “semplice prostituzione”,  perché  coinvolte in un cerimoniale di comparazione e selezione di impronta schiavista, seppur modernizzato dal linguaggio televisivo.
In questo ritorno dell’Harem, come in parallelo nel sistema ricattatorio e corruttivo del potere berlusconiano (in cui molti intellettuali, soprattutto maschi, vendono la mente invece che il corpo), si può leggere una grave regressione a prima dell’Illuminismo e delle lotte operaie: in un mercato capitalista temperato dalle esperienze liberaldemocratiche e socialdemocratiche, i ceti sociali dipendenti hanno ottenuto il diritto di vendere SOLO le loro prestazioni lavorative, conservando la dignità di persone (scontro comunque sempre aperto, vedi FIAT); nel modello berlusconiano i rapporti sociali tendono a ridursi alla dialettica Padrone Servo.
Rifiutare questo modello (presente anche in altre sfere e clientele della società e della politica) significa riaffermare la nostra dignità di cittadini.

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