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mercoledì 27 febbraio 2013

I NUOVI STANDARD ECOLOGICI

Federico Oliva, in quanto presidente dell’INU, ha svolto considerazioni analoghe a quelle di Campos Venuti nell’articolo richiamato (a parte la nostalgia berlingueriana) nella relazione introduttiva al 27° Congresso dell’INU, Livorno 2011, mentre nel precedente 26° Congresso ad Ancona nel 2008 l’INU aveva promosso una larga integrazione delle tematiche ambientali nel dibattito sulla pianifciazione urbanistica e territoriale; inoltre, con precedenti testi  Oliva&C 2005 e con le pubblicazioni sui piani progettati, tra cui quello di Reggio Emilia, AA.VV.- Galuzzi 2008 aveva assunto frontalmente parte della tematica ecologica nella teoria e nella prassi dei piani comunali urbanistici, proponendo una precisa gamma di densità edilizie (per Reggio Emilia comprese tra 0,3 e 1,2 m3/m2 di densità territoriale)  e formulando nuovi standard specifici di verde pubblico e privato (con quantità minime di piantumazioni, arboree ed arbustive), al fine di raggiungere un equilibrio tra emissioni ed assorbimento di CO2.

Tali prescrizioni di Oliva&C hanno il pregio di essere concrete e precise; però si pone il dubbio se non comportino:
-          alcune semplificazioni positivistiche (assumendo di fatto come costanti le variabili relative a motorizzazione, modalità di trasporto, emissioni in atmosfera di case e  veicoli);
-          qualche sottovalutazione delle problematiche

o   del consumo di suolo, perché non spingono a densità molto elevate (anche riguardo ai livelli necessari per conseguire una efficienza del trasporto pubblico e per innescare positivi effetti di multi-funzionalità e  vivacità urbana,

o    della rete ecologica, perché tendono ad equiparare il verde urbano (pubblico, privato e condominiale) al verde agro-forestale, sostenendo anzi che il verde urbano inquina meno di certa agricoltura intensiva (e per giunta assistita). Ciò può essere vero oggi, ma “la continuità dei suoli agricoli extra-urbani dovrebbe essere considerato come un valore positivo, paesaggistico ed ambientale (come il buio ed il silenzio, necessari per valorizzare il suono e la luce) ed inoltre ‘un’altra agricoltura è possibile’ (vedi gli esperimenti di “Terra madre” e di “Kilometro zero”), per cui occorrerebbe conservare questi spazi come riserva strategica per una possibile alternativa verso una relativa auto-sufficienza alimentare alla globalizzazione, attualmente drogata dalla esternalizzazione dei costi ambientali dei trasporti su terra e su mare; il che sembra più difficile (ma forse non impossibile) a partire dal verde pubblico e condominiale” (Vailati-Vecchi 2010)

PER UN INQUADRAMENTO PIU' AMPIO, VEDI ANCHE, IN QUESTO BLOG, "PAGINE - PARTE  3^" E "BIBLIOGRAFIA"

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