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mercoledì 27 febbraio 2013

LA RISCOPERTA DEGLI ARCHETIPI OVVERO GLI ASPETTI STRUTTURALI E MAGICI DELLO STATUTO DEI LUOGHI


Muovendo dal filone culturale di Magnaghi, Anna Marson in “Archetipi di Territorio” Marson 2008 approfondisce il rapporto storico tra uomo e luoghi, cercando nell’uno e negli altri gli “Archetipi” antropologici e territoriali, che hanno presieduto agli insediamenti umani, fino alla rottura concettuale del Rinascimento ed alla definitiva lacerazione in epoca moderna, anche per effetto della strasbordante potenza tecnologica.

L’accattivante racconto attraversa dapprima Acqua, Terra, Aria, Fuoco, e poi Centro, Confine, Giardino, Selva, alla ricerca delle tracce archeologiche e storiche e delle speranze di rifondazione (in una nuova sacralità laica) dei principi ecologici nelle relazioni tra uomo/donna  e ambiente e delle radici antropologiche nella concezione dell’abitazione e dell’urbanità, rivisitando numerose ricerche e scuole di pensiero (tra cui spiccano quelle di Gustav Jung, Marija Gimbutas, Giovanni Ferraro e Joseph Rykwert, Martin Heidegger e Christian Norberg-Schulz - Christian Norberg-Schulz 1979 Ferraro 2001 Rykwert 2003).

Marson propone una nuova cultura della progettazione, che preliminarmente ascolti con umiltà i sussurri e le grida dei Quattro Elementi, della terra e del fuoco,  nonché “quelle conoscenze, almeno parzialmente inconsce e poco codificate, che ognuno di  noi, come essere umano, porta con se geneticamente”, per – non solo – “adattarsi ai progetti che la natura ha già disegnato, ma di dialogarvi a partire dalle esigenze umane e quindi sociali essenziali, sedimentate nella stratificazione storica degli insediamenti a partire dalla quale possiamo ritrovare regole di lunga durata, codificate negli archetipi di territorio”.

Il  limite dell’opera mi pare stia nella mancanza di indicazioni sociologiche e politiche per portare questa appassionante battaglia culturale fuori dalle accademie, e costruire consenso e tendenze alternative negli utenti (e quindi poi forse nei committenti) delle case, delle città e delle metropoli.

Considerando che l’individuo/consumatore può essere ancora facilmente indotto a pensare, acquistando od abitando o anche solo desiderando ad esempio una villetta a schiera - e quindi mentre concorre a distruggere o dissipare suolo, paesaggio, risorse naturali - di attingere privatamente a gran parte degli archetipi in questione, ma sotto la forma caricaturale di Piscina, Barbecue, Orto, Recinzione, “Godimento esclusivo terra/cielo” (come dice la pubblicità immobiliare), probabilmente con qualche forma di architettura vernacolare che risalga anche alla storia locale, e vantandosi di risparmiare energia perché la costruzione ricade in “classe A”.

Da valutare a parte il recente impegno diretto della professoressa Marson come Assessore Regionale al territorio per la Toscana (mentre la scuola territorialista di Magnaghi si cimenta attivamente con la redazione dei Piani Territoriali e Paesaggistici di importanti territori, dalla provincia di Prato alla Regione Puglia), in analogia storica con l’impegno politico-amministrativo diretto di importanti maestri dell’urbanistica riformista, da Astengo a Detti, da Campos Venuti (e di molti suoi allievi milanesi) a Cervellati, nonché Lodovico Meneghetti (di cui sono stato allievo), che in proposito ha anche teorizzato il ruolo dell’”urbanista condotto”.

PER UN INQUADRAMENTO PIU' AMPIO, VEDI ANCHE, IN QUESTO BLOG, "PAGINE - PARTE  3^" E "BIBLIOGRAFIA"

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