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venerdì 23 maggio 2014

LA GRANDE PAURA

Mentre Berlusconi sperpera altrimenti validi attacchi personali a Grillo, in quanto pregiudicato ed in quanto evasore fiscale (detto da lui, che con più eleganza assomma le due qualità), dequalifica, con impropri richiami a Stalin e ad Hitler e con l’epiteto di “sanguinario”, l’argomento – in realtà molto serio - del carattere totalitario del Movimento 5 Stelle.

Carattere che già molti hanno denunciato (anch’io in precedenti post)  e che emerge con chiarezza nella teorizzazione della possibile vittoria elettorale da parte dello stesso M5S: tale auspicata (da loro) “vittoria” consisterebbe nel prendere un voto in più del PD alle prossime europee (circoscrizioni italiane), quali che siano numeri assoluti e percentuali, a cui dovrebbero automaticamente conseguire, con l’aiuto di una possibile marcia su Roma dei militanti M5S, la caduta del Governo, le dimissioni di Napolitano, lo scioglimento del Parlamento (anche perché delegittimato dal sistema elettorale “Porcellum” dichiarato incostituzionale dalla Corte) e le elezioni anticipate (da svolgere con quel che resta dello stesso  Porcellum, forse con reiterati tentativi finchè non raggiungere il risultato sperato: come nella repubblica di Weimar…).
Cosicché una forza politica, che sostiene per “dopo” un sistema elettorale nettamente proporzionale, e che dovrebbe quindi attendere di accumulare il 50%  dei consensi per governare (poiché rifiuta a priori ogni convergenza con le forze politiche del vecchio sistema), intende in realtà “prima” prendere il potere con una logica “maggioritaria”, pur essendo una minoranza,  e tramite pressioni eversive della piazza sulle istituzioni; e gestirlo con criteri totalitari come dimostrano:
-          la pretesa di essere solamente “cittadini” (e non di fatto un partito) e di rappresentare tutti i “cittadini” tramite la consultazione “in rete” (che al momento risulta riservata solo a poche migliaia di iscritti “ante-marcia”, più cittadini degli altri), 
-          il principio del vincolo di mandato e della revocabilità extra-istituzionale degli eletti,
-          la minaccia di svolgere, sempre “in rete”, processi politici contro predecessori, avversari e giornalisti,
-          la permanente incontrollabilità ed irreversibilità della leadership del movimento stesso ed i metodi spicci di espulsione di ogni forma di dissenso (i primi espulsi accusati di partecipare ai talk show televisivi, ora invece assai frequentati da Grillo & C.).

C’è di che avere paura per davvero, anche se per ora il M5S si dichiara non-violento (non difetta però di violenza verbale, arroganza e disprezzo verso i diversi).

Renzi e il PD hanno fatto bene a raccogliere solo in parte la sfida, contrapponendosi frontalmente al M5S, e sostenendo però, correttamente sul piano formale, che in queste elezioni non è in gioco il Governo.
Però, non solo a mio avviso, l’eventuale nuovo sorpasso del M5S sul PD sarebbe uno scossone politico formidabile.
Mi auguro che gli italiani lo prevengano con il voto.
Scusate quindi se per oggi mi risparmio le critiche a Renzi e non entro nel merito delle proposte per l’Europa di Tzipras, di Renzi o dello stesso M5S: mi sembra pregiudiziale sventare il pericolo totalitario.

Aggiungo invece un cenno ad un tema che vorrei sviluppare più avanti, stimolato da letture sociologiche (vedi miei post con recensioni) e da riflessioni recenti  di editorialisti dell’Unità (resisi anonimi in questi ultimi giorni di vertenza sindacale) sulla contrapposizione tra populismo e “corpi intermedi” ed anche del prof. Orsina su La Stampa (non più l’anti-politica ma la “politica anti”: il ritorno ad un desiderio di decisione politica contro i limiti ed i fallimenti delle tecnocrazie):
-          i partiti politici del dopoguerra in Italia si sono sviluppati in termini per lo più interclassisti, sia per deliberata scelta ideologica (DC, “politica delle alleanze” del PCI), sia di fatto, esclusi forse gli estremi del PSIUP (sindacalisti e intellettuali) e del PLI (e poi di Scelta Civica, dove avere almeno due cognomi, anche non avendoli, rappresenta comunque una aspirazione esistenziale): un interclassismo che però presupponeva, riconosceva e cercava di mediare gli originari e differenziati interessi sociali, organizzandoli al centro nelle “correnti” democristiane ed a sinistra nelle organizzazioni di massa “collaterali”;
-          anche il populismo imprenditoriale di Forza Italia non è stato del tutto estraneo, raccogliendo sul campo le adesioni anche di vasti strati di lavoratori dipendenti, ammaliati dalle lusinghe specifiche del padrone furbo e fortunato che li avrebbe fatti vincere, anche loro, come il Milan e meglio di quei falliti dei “comunisti” (fermi restando i ruoli sociali a quel che disse Menenio Agrippa);
-          nel populismo totalitario del M5S (ma anche in alcuni tratti del Renzismo), invece, emerge una nuova forma di interclassismo “radicale”, che – nella confusione dei programmi socio-economici, del tipo “viva la piccola impresa ed il salario di cittadinanza” “abbasso le banche e la casta politica (ma giammai capitalisti ed evasori fiscali) – fa evaporare ogni connotato sociale dei “cittadini”;
Il mio timore è che in questo giacobinismo piccolo-borghese (senza sanculotti) si annidi la radice sociale (ma volutamente a-sociale) del totalitarismo politico di cui sopra.
Una deputata “M5S” gridava tempo fa agli avversati “Voi siete gnente!”: mi ha ricordato per contrappunto i nanuncoli umanoidi guidati da Ulisse, che rivendicava invece di essere “Nessuno” accecando il ciclope monocolo Polifemo e fuggendo dalla caverna: immagino una metafora in cui la caverna è la dura realtà in cui viviamo (là in fondo soffrono i minatori turchi e ci sono tutti i gironi infernali degli sfruttati nelle fabbriche e campagne del mondo; più su verso  l’uscita i ceti medi impoveriti e precarizzati dell’occidente), i Ciclopi sono i vecchi corpi intermedi dei partiti e dei sindacati (e degli stati nazionali?), goffi, pesanti e sempre più accecati, che soli però sapevano governare dentro la caverna; la fuga all’esterno dei Cittadini/Nessuno si proietta nel mondo virtuale della “rete”, credendo, con Platone, che quella proiezione sia quello il vero mondo, invece vi scorrono solo le ideologie neo-populiste, e più avanti  i titoli di coda, che spiegano che “ogni riferimento alla realtà e puramente casuale”.

(Se il film sarà catastrofico, nel contempo la Terra, liberata dai Ciclopi. si disfa per mancanza di politiche ecologiche adeguate e l’umanità si dilania in guerre senza senso).
TESTO AGGIORNATO IL 24-05-14

2 commenti:

  1. pervenuto tramite e-mail
    MOLTO BELLO
    A.R.

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  2. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    Un'analisi che condivido in pieno anche se temo che l'augurio (che gli italiani non lo premino) sia vano ottimismo.
    Il che rilancia l'interrogativo che costituiva il la vera ossatura del famoso numero dell'Economist su Berlusconi di vari anni fa: "ma perché lo votano?".
    C.D.

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