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giovedì 9 ottobre 2014

RAPPORTO SUL CONSUMO DI SUOLO 2014

Il “Rapporto 2014” del Centro di ricerca sui Consumi di Suolo (costituito da INU, Dipartimento DAStU del Politecnico di Milano e da Legambiente), edito on-line dall’INU e redatto da Arcidiacono, Di Simine, Oliva, Pileri, Ronchi e Salata, con sottotitolo POLITICHE, STRUMENTI E PROPOSTE LEGISLATIVE PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO IN ITALIA, mantiene quanto promette:
- un ampio esame delle problematiche teoriche relative alle modalità di misura del consumo di suolo (se riguardi la sola superficie “coperta” da fabbricati, quella altrimenti impermeabilizzata oppure quella a vario titolo “occupata” per gli usi urbani, e come valutare in tale ambito, ad esempio, il verde pubblico) e sullo stato dell’arte nella effettiva misurazione in Italia (con spiccate differenze tra diverse regioni e realtà locali, ma con il recente apporto unitario di ISPRA e quello promesso in futuro dall’ISTAT) ed in Europa, con lo standard comune consolidato di “CORINE Land Cover” (che però utilizza un reticolo a larghe maglie, con unità di 25 ettari), gli ulteriori approfondimenti con i progetti LUCAS e HR Built-Up Areas (quest’ultimo con foto satellitari con risoluzione di soli 20 metri);
- una rappresentazione sintetica delle problematiche concrete del consumo di suolo in Italia (complessivamente, secondo ISPRA, dal 3% negli anni 50 ad oltre il 7% attuale), in relazione ai diversi usi del suolo e modelli insediativi, con attenzione alle differenze tra regioni, nonché ai disturbi indiretti indotti dalla frammentazione del suolo non occupato, e con approfondimenti specifici in territorio lombardo sulla provincia di Lodi (e sugli effetti, talora perversi, del Piano Provinciale), sulle nuove infrastrutture (assai “consumose”) e sui parchi regionali e dintorni (in tali intorni si condensano specifiche pressioni differenziali);
- una articolata denuncia (soprattutto da parte di Paolo Pileri) del deficit istituzionale, ed anche culturale, che in Italia impedisce una seria tutela della risorsa primaria costituita dal suolo (in confronto con le esperienze europee più avanzate, a partire dalla Germania), e che si annida soprattutto nella crescente e mal-intesa autonomia decisionale dei singoli comuni, mentre i fenomeni ambientali prescindono dai confini amministrativi;
- una rassegna delle iniziative e proposte di legge in materia di risparmio nel consumo di suolo, a scala regionale (seguita anche da interessanti contributi specifici per Lombardia, Piemonte e Toscana) – finora per lo più solo buone intenzioni - ed a scala nazionale, che testimoniano la crescita di una sensibilità diffusa sull’argomento, cui non corrispondono finora interventi adeguati; con approfondimento delle criticità del disegno di legge dell’ex ministro Catania (che al momento della stesura del Rapporto era ancora all’ordine del giorno, mentre ora appare sepolto dalla nuova valanga di cemento del decreto sblocca-Italia) i cui limiti principali sembrerebbero il mantenimento di una logica incrementale per gli insediamenti (seppure frenata) e la mancata assunzione del nuovo principio della “rigenerazione urbana” come asse portante per il governo del territorio (nota: la logica “incrementale frenata” pare insita anche nel Piano Territoriale Metropolitano di Barcellona, che a fine volume viene presentato come innovativo, e di cui comunque si può apprezzare l’incisività, rispetto alla fumosità prevalente nei Piani di Area Vasta nostrani);
- la formulazione (Edoardo Zanchini e Federico Oliva) della suddetta “rigenerazione urbana”, ovvero del risanamento complessivo dei tessuti insediativi carenti sotto il profilo qualitativo ed energetico (e talora anche statico/antisismico), come fronte di investimento (ma anche di risorse endogene) per un nuovo sviluppo delle città all’interno dei loro confini, alternativo ad ogni ulteriore espansione (una sorta di continuo flusso temporale tra i diversi usi urbani, nello spazio consolidato delle città).

Nell’insieme questo testo costituisce un notevole contributo teorico-pratico sulla questione del consumo di suolo e – assieme alla lettura degli ultimi numeri delle riviste Urbanistica ed Urbanistica Informazioni (non invece le ultime rassegne di Urban-promo, che nei fatti trattano in prevalenza casi di ulteriori espansione) – conferma il deciso impegno sul tema di gran parte degli intellettuali vicini all’INU.
Dovrebbe stupire pertanto il reciproco ignorarsi con il contiguo ambito di “Salviamo-Il-Paesaggio” (cui pure aderiscono tra gli altri FAI, WWF, Italia Nostra, Slow food e Legambiente, quest’ultima partner dell’INU nello stesso CRCS), che si occupa del medesimo tema con iniziative concrete, locali e nazionali, seppur forse un po’ velleitarie, come il censimento dal basso sul consumo del suolo e l’ipotesi di un disegno di legge di iniziativa popolare.
E che da parte sua, oltre ad ignorare il CRCS, assume talvolta – a scala locale – anche gli urbanisti dell’INU come bersaglio (vedi atti della recente 3^ assemblea nazionale).
Manca invece qualsivoglia sforzo di entrare nel merito delle reciproche posizioni teoriche generali.
E che sarebbe a mio avviso invece molto interessante, ad esempio, approfondendo i giudizi sul disegno di legge di riforma urbanistica presentato dal ministro Lupi: dalla lettura comparata, a distanza, infatti emerge una visione possibilista dell’INU (vedi Oliva su UrbInf n° 255) ed una stroncatura di Salv.Paes. che ha ospitato nel suo sito un documento critico firmato tra gli altri da Vezio De Lucia e Francesco Indovina.
Riservandomi di esprimere anche qualche mia valutazione (soprattutto se il testo Lupi diventerà nell’agenda-Renzi qualcosa di più di un soprammobile decorativo), segnalo che qualche punto di contatto teorico si potrebbe paradossalmente riscontrare addirittura tra la “liquidità immobiliare” di Lupi, che pure parte dalla valorizzazione della proprietà, e la evanescenza del possesso, cui arriva il prof. Maddalena (lectio magistralis alla suddetta 3^ conferenza di Salv.Paes.), a partire dai “beni comuni”; e che forse una linea unitaria può essere cercata tra tutti coloro che perseguono il risparmio del consumo di suolo (e non possono esimersi dal valutare le modalità della connessa “rigenerazione urbana”).


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