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martedì 4 novembre 2014

IPER-DEMOCRAZIA SECONDO STEFANO RODOTA'

Ho letto il breve saggio di Stefano Rodotà “Iperdemocrazia – come cambiala sovranità democratica con il web””, pag. 33, e-book gratuito dell’editore Laterza, e vi ho trovato considerazioni sagge e condivisibili, soprattutto nella prima parte, molto critica verso le scorciatoie tecnologiche, che Rodotà analizza nel loro ruolo sociale, comparando Internet all’uso della TV e dei sondaggi, e mettendo in guardia da ogni fenomeno plebiscitario, in cui i cittadini, singolarmente isolati (ed in un contesto storico di logoramento dei vecchi tessuti sociali, a partire dalle fabbriche), non possono partecipare né alla formulazione delle domande né al controllo sulle risposte.
Rodotà mette in evidenza
-       come alla frantumazione sociale del cittadino-sovrano corrisponda una rincorsa settoriale da parte dei politici, con i metodi del marketing e della pubblicità, che mira ad una raccolta spregiudicata dei vari segmenti del consenso, mentre viene meno ogni coscienza dell’interesse generale,
-       che l’affiancamento dei continui sondaggi alle normali cadenze elettorali finisce con il far prevalere questi su quelle, sia per l’influenza che i sondaggi stessi esercitano sull’elettorato, sia per l’artificiosa suddivisione del corpo elettorale in “sommatoria di campioni statistici”, e come in tal modo gli interessi e le emozioni a breve termine sormontino ogni capacità di programmazione e decisione strategica sui tempi lunghi (analogamente a quanto accade nel mondo finanziario e spesso anche aziendale);
(parte di questi temi sono ben presenti in “Finale di partito” di Marco revelli, da me recensito, non presente però nella bibliografia del testo di Rodotà).
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Nella seconda parte invece Rodotà illustra alcuni casi, specifici e circoscritti ad ambiti locali ed a singoli temi (in Olanda e negli USA), di positiva evoluzione verso forme di democrazia più diretta e partecipata, anche attraverso l’uso, meditato e controllato, di moderni strumenti di comunicazione informatica, ed analizza le potenzialità di Internet soprattutto riguardo alla trasparenza della pubblica amministrazione ed all’accesso alle informazioni (premessa per una effettiva partecipazione popolare alle decisioni), segnalando però le distorsioni che possono derivare
-       dalle resistenze degli apparati burocratici e dei centri di potere politici ed extra-politico
-       dalla esclusione degli strati sociali non alfabetizzati digitalmente
-       dii rischi comunque incombenti di accesso diseguale alle informazioni e quindi di rafforzamento di alcune èlites anziché effettiva ridistribuzione del potere.
Con cautela comunque Rodotà apre alle speranze di una “ricomposizione del sovrano”, non derivante  però automaticamente dall’adozione delle nuove tecnologie (senza abbarbicarsi all’attuale democrazia rappresentativa, di cui sono evidenti le distorsioni, come invece fa ad esempio  sempre sotto il titolo “Iper-democrazia”, Luca Ricolfi in un intervento da me già negativamente commentato).

Mi sembra che manchi una terza parte, dove Rodotà esprima qualche giudizio – così come fa ad esempio sulla meteora Ross Perot (elezioni presidenziali USA 1992 e 1996)  - sul peculiare e più recente fenomeno italiano del MoVimento 5 Stelle (di consistenza rilevante  anche a scala internazionale), che ha rapidamente esaltato ed anche dissipato le potenzialità di una comunicazione ed organizzazione di massa “in rete”, bruciando sul cammino anche una candidatura, forse improvvidamente accettata, dello stesso prof. Rodotà  alla Presidenza della Repubblica..   


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