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lunedì 17 novembre 2014

ITALICUM E SVILUPPI

Le ipotesi di modifica della nuova legge elettorale rischiano di essere valutate solo sul piano tattico (cosa conviene a chi, ora) oppure di  essere trascurate perché confinate nel “tecnicismo” (soglie, premi, collegi, ecc.).
Ritengo invece che implichino grandi questioni di principio, che dovrebbero interessare tutti i cittadini (non solo le poche migliaia di “Cittadini” auto-proclamati tali dal blog di Grillo), e con attenzione rivolta al futuro, perché una buona legge dovrebbe durare qualche legislatura (e anche se non è buona rischia di perdurare), e quindi funzionare anche in ipotetiche condizioni assai diverse da quelle attuali.
Di questo potrà occuparsi in seguito forse in futuro la stessa Corte Costituzionale, ma comunque è meglio che se ne preoccupi fin da ora la “pubblica opinione”, e comunque anch’io, nel mio piccolo, sono piuttosto preoccupato.

SOGLIA PREMIALE: il testo votato dalla Camera nella scorsa primavera fa scattare il secondo turno delle elezioni politiche (per la sola Camera dei Deputati, confidando nel “demansionamento” del Senato) alla soglia del 37%: la lista o coalizione che supera il 37% dei voti validi conquista più di metà dei seggi, assicurando una tendenziale stabilità di Governo; sotto tale soglia si va ad un secondo turno di ballottaggio.
Le proposte di modifica avanzate ora da Renzi e dal “vertice di maggioranza” sono:
- di elevare tale soglia al 40% (largamente condivisa)
- di applicare il premio non più alle coalizione bensì alle liste (il che evidentemente non può piacere al centro-destra né in generale ai partiti minori ed ai potenziali “satelliti”).
Personalmente (anche se non è all’ordine del giorno) mi piacerebbe innalzare al soglia premiale anche di più (45%?), generalizzando in pratica il ballottaggio (cioè escludendolo quando di fatto inutile).
La questione lista/coalizione mi sembra in parte nominale, perché se il premio andrà alla lista probabilmente fioriranno anche listoni eterogenei, con qualche minor fascino elettorale delle “articolate coalizioni”, ma con analoghi rischi di successive divergenze e frantumazioni.
Vorrei però richiamare l’attenzione su un problema che mi sembra trascurato dagli osservatori, al momento rassicurati dalla presenza di grossi schieramenti: se il premio va  alla lista e se nel contempo si ammorbidiscono le soglie minime di sbarramento (vedi sotto) diverrebbe possibile che al primo turno si affermino una pluralità di liste anche poco consistenti (esempio attorno al 10% dei consensi), il che renderebbe assai poco serio un ballottaggio che attribuisce il 55%  dei seggi.
La soluzione, assai complessa, potrebbe consistere in una soglia  minima da raggiungere per le prime 2 liste (sopra il 20%), facendo scattare altrimenti un obbligo o facoltà di coalizione, tra primo e secondo turno, per superare tale soglia minima.
Da valutare in tali casi anche l’ipotesi di un ballottaggio tra i primi 3 schieramenti, anziché tra i primi 2 (il premio del 55% dei seggi scatterebbe già sopra un terzo dei voti, ma dalla contesa finale non sarebbe esclusa la maggior parte dei contendenti, come avverrebbe invece con uno spareggio tra due gruppi al 21%, o ancor peggio se sotto il 20%).

SOGLIA DI INGRESSO O DI SBARRAMENTO: il testo votato dalla Camera introduce  2 diverse soglie minime, dell’8% per liste singole e del 4,5% per ogni singola lista coalizzata (con il 12% almeno per la coalizione), con evidente effetto dissuasivo verso i partiti minori e soprattutto contro l’ingresso di nuovi soggetti (che dovrebbero avere a priori, cioè nei sondaggi, una forza di attrazione ben superiore all’8%, per assicurare agli elettori di non disperdere i loro voti).
Le proposte di modifica della maggioranza governativa è di abbassare la soglia al 3%, unificandola (perché non c’è più spinta alle coalizioni forzose); ciò non sembra convenire a Forza Italia.
A mio avviso l’abbassamento ed unificazione delle soglie risponde ad evidenti ragioni di democrazia (non solo per la maggior rappresentatività plurale nel Parlamento, ma soprattutto per la maggio possibilità di nuovi ingressi e quindi di ricambio dei gruppi dirigenti), essendo la potenziale governabilità affidata al meccanismo del premio di maggioranza (con o senza ballottaggio).
Dalla tendenziale maggior frammentazione dei gruppi parlamentari nascono però le preoccupazioni che ho espresso sopra circa  le soglie di ammissione al secondo turno.

COLLEGI E PREFERENZE: l’Italicum di primavera prevede le liste bloccate, come nel vigente Porcellum; la nuova proposta invece reintroduce in parte le preferenze da parte degli elettori, restando bloccati i capilista, distribuiti in 100 collegi (dunque abbastanza piccoli, con una media di 6,3 seggi per ogni collegio).
La dimensione limitata dei collegi mi sembra positiva, perché riduce i difetti denunciati nei decenni passati circa le preferenze, aumentando le possibilità di conoscenza diretta dei candidati (ma anche i fenomeni di clientelarismo locale) e limitando i costi di propaganda.
I capilista bloccati sarebbero positivi se tra di loro valesse la sfida diretta per esclusione (cioè ognuno di essi si può candidare in un solo collegio, e viene eletto solo se vince in quel collegio); ma l’accordo della Maggioranza Governativa prevede invece le candidature plurime (fino a 10 collegi), e l’assegnazione proporzionale dei seggi, con recupero quindi dei “perdenti migliori” (se le loro liste raggiungono le necessarie percentuali a scala nazionale), il che mi sembra costituisca una precisa volontà di autoconservazione del ceto politico (capilista scelti dall’alto) ed una diminuzione del potere di scelta e di interdizione da parte del corpo elettorale.
E così, più diminuisce la dimensione dei collegi, e si “umanizzano” le preferenze, più cresce il numero dei capilista cooptati (e diminuisce il numero dei deputati da scegliere con le preferenze.

Resto perciò assai perplesso in materia.

2 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Ciao,

    ho letto le tue considerazione come sempre piene di spunti e interrogazioni interessanti.

    Evidentemente non siamo capaci di fare una norma elettorale ( che, sebbene di importanza fondamentale, non è norma costituzionale e quindi soggetta a referendum).

    Continuiamo a riempirla di tecnicismi di difficile comprensione e di dubbia costituzionalità. Del resto non mi pare che in altri paesi ai quali dovremmo riferirci (Francia Germania Gran Bretagna e anche Spagna) cambiano frequentemente le leggi elettorali .

    Il doppio turno francese tiene dai tempi di De Gaulle e la Germania non lo ha mai cambiato, e il collegio uninominale inglese dura da oltre un secolo.

    Forse sarebbe opportuno prenderne uno in prestito e non cercare di modificarlo perché noi sia “ diversi”.

    Da tutta la discussione attuale non ho ancora capito come si possano conciliare i collegi con il premio di maggioranza.

    I maggiori deputati spettanti a chi supera la soglia del 40% in quali collegi si andrebbero a prendere e chi li perderebbe?

    E.C.

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    1. Caro E.,
      non ho studiato il dettaglio di come si peschino i deputati "in premio".
      Senza preferenze penso sia come con il Porcellum (che nel dettaglio non so come fa), comunque assegnando dapprima i soli seggi "proporzionali" senza premio, così da non dover sottrarre a nessuno..
      Con le preferenze ritengo che si proceda come si faceva con le provinciali ai tempi del proporzionale, confrontando i risultati relativi dei diversi candidati nei rispettivi collegi.
      Mi pare problema tecnico complesso, ma senza grosse conseguenze politiche.
      Ciao.
      Aldo

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