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lunedì 4 maggio 2015

ITALICUM: LA SECESSIONE DEI GENERALI SENZA TRUPPA

PREMESSA:
-          Il mio personale giudizio sull’Italicum e che presenta difetti (che ho già illustrato in precedenza; in breve: rischio di ballottaggio tra 2 partiti poco votati; troppi deputati nominati, anche a causa delle candidature in più collegi): ma non è l’anti-democrazia né l’anticamera del fascismo (ESAGERUMA NENTA…);
-          Maggiori rischi di autoritarismo li ho riscontrati nel progetto di riforma costituzionale, non solo per la modalità di selezione dei senatori, ma soprattutto per il peso eccessivo della maggioranza della Camera (alterata dal premio di maggioranza) nella elezione del Presidente della Repubblica e degli altri organi di garanzia;
-          Poiché l’Italicum si applicherà solo per la elezione della Camera, resterà di fatto inoperante fino al termine della riforma costituzionale.

SVOLGIMENTO (MANCATO):
Teoricamente sarebbe stato possibile un accordo migliorativo e pacificatore dentro il PD e la maggioranza governativa, senza perdere tempo effettivo anche in caso di un ulteriore passaggio della legge al Senato; oppure un accordo politico che lasciando l’Italicum immutato anticipasse una nuova soluzione condivisa per la riforma costituzionale.

ESITO:
1 – Renzi, violando il galateo istituzionale, ha voluto superare in sicurezza l’ultimo passaggio parlamentare dell’Italicum, ponendo la fiducia;
2 – la ribellione delle correnti minoritarie del PD (che era mancata sul job act e sulle precedenti puntate dell’Italicum) ha avuto origine dalla possibilità di  far pesare il loro maggior peso virtuale dopo la caduta del  patto  del Nazareno tra Renzi e Berlusconi;
3 -  l’esito della schermaglia è stato, all’opposto una secessione di generali senza truppa (parlamentare, e ancor meno nel Paese) ed un sostanziale  rafforzamento strategico di Renzi nel PD ed in Parlamento (forse anche al Senato, dove però rischia di più) e della sua tattica decisionista.

CONDIVISIONE:
Oltre le ragionevoli critiche di metodo sulla apposizione della fiducia, Enrico Letta ha motivato la sua opposizione finale all’Italicum con la questione della “mancata larga condivisione”.
Vista la storia recente (ed anche i precedenti di Berlusconi con la bicamerale e con Veltroni, e poi con lo stesso governo Letta), l’argomento non mi convince per nulla, perché Renzi, a suo modo, la condivisione l’aveva cercata, tanto che il testo attuale fu votato identicamente al Senato poche settimane fa con la convergenza (sia pure un po’ obtorto collo) di Forza Italia, che ora invece all’improvviso, per bocca di Brunetta, scopre il “fascismo” nello stesso provvedimento legislativo.

SPERANZA:
E per la sinistra  italiana c’è speranza? Non certo Roberto Speranza, il fragile bersaniano ex capogruppo parlamentare.

Sembra che le possibilità di sottrarsi al consolidamento del “regime demo-renziano” risiedano  solo nell’ipotesi di un  fallimento economico di tipo greco (che nessuno dovrebbe auspicare), contesto in vero più favorevole alle attuali opposizioni estreme di Grillo o di Salvini.

3 commenti:

  1. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    Carissimo Aldo. Maurizio Viroli, figlio politico del compianto Norberto nella sua analisi degli eventi è assai più critico di te. Abbraccio grande. Ciao P.B.

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  2. PERVENUTO TRAMITE F-B
    ..volevo mettere "mi piace abbastanza", ma non c'è...
    P.C.

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  3. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL

    Caro Aldo,

    due “pezzi” molto interessanti, e non certo perché li condivido largamente.

    Ho apprezzato come sempre l’analisi, mai superficiale e priva d’indulgenze per le cosiddette voci del coro.



    Sulla questione elettorale devo dire che mi lascia abbastanza indifferente la questione che il vincitore possa avere racimolato, in origine, percentuali relativamente basse.

    È la caratteristica dei sistemi maggioritari con almeno 4 partiti (vedi Francia ma ormai anche il Regno Unito), mentre non è evidentemente così laddove vi siano solo 2 partiti (USA sopra a tutti).

    Credo che per noi sia soprattutto una questione culturale: mezzo secolo di proporzionale assoluto prima, e parzialmente mascherato dopo, lasciano il segno nel cittadino ma anche nel politico.



    Diversa la questione del peso che assumerebbe la Camera nell’elezione del Presidente della Repubblica, questione sulla quale condivido la tua critica.

    Troppo numerosi e troppo recenti i casi in cui il ruolo del Capo dello Stato è risultato decisivo ed incisivo per la vita politica italiana. Vorrei quindi che continuasse ad essere un’elezione con margini di manovra rispetto ad un singolo partito.

    Altrimenti tutto ciò dovrebbe far parte di una revisione ben più ampia della Costituzione, ridisegnando ruoli, ripartizione di poteri e garanzie. Ma questo è evidentemente tutto un altro discorso.

    C.D.

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