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domenica 19 luglio 2015

E' "EUROPEO" AUMENTARE IN GRECIA LE "TASSE SUL MACINATO"?

Non è facile valutare l’esito (provvisorio) della crisi greca, dopo il referendum che ha respinto l’accordo-capestro imposto dai creditori e la successiva trattativa con cui Tsipras ha accettato un nuovo accordo (meno capestro?), però senza sottoporlo a nuovo referendum.

Quanto sia valido l’accordo del 13 luglio per salvare la Grecia nell’Euro e l’Euro stesso, dipende da molti fattori, tra cui forse decisiva è la parte di trattativa ancora da svolgere sull’ipotesi di alleggerimento strutturale del debito greco, formulata anche da BCE e FMI, ma evidentemente sgradita al Governo Tedesco&C.

Nel merito dei provvedimenti imposti alla Grecia, sulla cui efficacia o nocività gli esperti mi sembrano divisi (perché scelte astrattamente ragionevoli possono avere effetti depressivi in una fase di prolungato stress economico e sociale) , la mia impressione, leggendo i giornali, è che alcune decisioni appaiono di puro buon senso (e stupisce non siano state assunte prima, dall’indipendenza dell’istituto di statistica ad un graduale allungamento dell’età pensionabile), mentre altre proprio non le capisco, e mi sembrano ingiuste ed inaccettabili: tra queste l’aumento dell’IVA sui generi alimentari di prima necessità, in un paese dove orami la povertà è assai diffusa (generi alimentari che intanto continuano ad avere IVA agevolata in Italia ed in molti altri paesi d’Europa).

Nel contempo mi rimangono oscuri  i contenuti del “piano B” che avrebbe voluto sviluppare Varoufakis: uscire dall’Euro? metter mano alle riserve della banca nazionale greca? Scelte di rottura alquanto avventuriste che non sembrano godere di una vasta base sociale e che – se ci fosse stato un vero consenso per un “economia di guerra” (più dura dell’attuale razionamento bancario) –  potevano forse avere un qualche successo se applicate all’improvviso dopo le elezioni e molto meno dopo aver lasciato  degenerare i conti pubblici (e fuggire i capitali) durante diversi mesi di trattative ed incertezze.


Incertezze che anche Tsipras non ha risparmiato al popolo greco ed ai suoi tignosi interlocutori; però, svoltando verso un accordo che abbandona molte promesse elettorali, sembra aver acquistato una nuova credibilità come miglior difensore possibile degli interessi nazionali: vedremo come riuscirà a gestirla.

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