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mercoledì 9 marzo 2016

APPLE CONTRO F.B.I.

Nello scontro tra Apple (spalleggiata da gran parte delle altre multinazionali del settore) e FBI sulla decodificazione dello Smartphone dell’attentatore stragista in California, al di là degli aspetti tecnici, mi pare sia in gioco alla radice la questione della sovranità degli stati nazionali rispetto al potere delle Imprese, che in questo caso si propongono all’opinione pubblica internazionale come le vere garanti dei diritti degli individui (mentre di sovente li trascurano ampiamente, siano essi clienti o lavoratori, impegnandosi parecchio invece per tutelare privilegi ed evasioni fiscali contro i singoli stati).

Non intendo trascurare la pericolosità dei poteri polizieschi degli stati, ovviamente crescenti a fronte di precise minacce terroristiche: ma la difesa delle libertà personali preferirei affidarla alla dialettica costituzionale, con i contrappesi vecchi e nuovi della magistratura e della stampa, dei partiti e dei sindacati, dei movimenti e della rete (intesa come cittadini-utenti).

Anche le Imprese naturalmente hanno un pesante ruolo in queste dinamiche (ed è “naturale”, anzi ineliminabile che mirino comunque a garantire i propri profitti): mi pare però inaccettabile che si rafforzi una loro intangibile extraterritorialità, di sapore medioevale, al di sopra dei “poveri” stati nazionali (inclusa la grande potenza statunitense), e che gli stessi USA tendono a imporre all’Europa con la bozza del trattato commerciale Nord-Atlantico (TTIP), che permetterebbe alle multinazionali di aprire vertenze giudiziarie contro i singoli (altri) stati nei “fori” a loro più convenienti contro le leggi “restrittive” delle “libertà di mercato” (come quella di inquinare l’aria con gli scarichi VolksWagen, ad esempio ?).


E comunque la cultura occidentale, che ha inventato il segreto della corrispondenza, ha anche sempre riservato alla autorità giudiziaria la potestà di violarla, entro limiti pre-definiti, in danno ai sospettati di atti criminosi,  sia al tempo delle diligenze che in quella della telefonia (le intercettazioni dispiacciono soprattutto alle mafie, ed a Berlusconi): dovrebbe ora arrendersi solo perché la “corrispondenza”  è divenuta tecnologicamente più complicata? Oppure perché le Imprese si fanno scudo propagandistico dei loro clienti (salvo magari tradirli in accordi segreti con i segreti servizi degli stessi stati occidentali, oppure accettando indicibili compromessi con i regimi autoritari)?  

2 commenti:

  1. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    caro aldo,a mio parere la apple finge di difendere la privacy solo per bruto tornaconto economico
    L.C.

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  2. PERVENUTO VIA FACE-BOOK
    ome è facile capire, la materia è controversa e l'invadenza della tecnologia mediatica ci pone seri problemi sui quali riflettere. Fino a qual punto siamo propensi a cedere la nostra libertà di agire, di comunicare, di tutelarci nella nostra sicurezza, pur di avvalerci delle sempre più avanzate forme comunicative e di supporto alla vita quotidiana? Per il sottoscritto che da anni vive da pensionato, rinunciare ai vantaggi sembra la cosa più facile, ma chi ha un impegno lavorativo basato sulle relazioni ad ampio raggio, un'azienda che opera su vasta area, anche internazionale, tutto il mondo dell'informazione e dei media, per non parlare delle nuove generazioni cresciute con lo Smartphone incollato all'orecchio. Ecco, non so se sarebbero disposti a pensare come un vecchio pensionato. Su questi temi che oltre alle difficoltà e problematiche ben esposte nel ragionamento di Aldo, presenta aspetti esistenziali dagli sviluppi ancora incerti e spesso, contraddittori, non sarebbe male aprire un dibattito ad alto livello, dal quale, ovviamente, io mi estranio per la mancanza di capirne fino in fondo la sostanza e la complessità della materia.
    M.C.

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