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martedì 8 novembre 2016

LODO CUPERLO

LODO CUPERLO

Gentile Cuperlo,
talvolta mi sono permesso di criticare le Sue posizioni, ma ora potrei complimentarmi perché l’accordo abbozzato con i vice-vertici del PD rappresenta un indubbio successo politico, che denuda la pretestuosità preconcetta della sinistra bersaniana nel votare NO al referendum costituzionale (dopo aver votato SI alla riforma stessa) ed al tempo stesso pare ottenere dai Renziani l’impegno a profonde modifiche dell’Italicum (mediazioni cui ultimamente Renzi è talvolta costretto, e già ne dovette accettare alcune sulla stessa riforma costituzionale – esempio emendamento Finocchiaro sulla elettività dei Consiglieri-Regionali/Senatori - mentre la sua linea originaria era assai più spavalda, vedi rifiuto degli emendamenti Damiano sulla riforma del lavoro e di qualsivoglia limitazione verso l’alto nella cancellazione della tassa sulla prima casa).
Nel merito del “lodo Cuperlo”, invece, mi sento di lodare solo parte delle proposte.
Positiva mi sembra la esplicitazione della scelta dei Consiglieri-regionali/Senatori direttamente da parte degli elettori, tramite la proposta Chiti, e cioè con schede elettorali parallele a quelle per l’intero Consiglio regionale, da applicare a collegi uninominali proporzionali (come era un tempo per i consiglieri provinciali)
Molto migliorativo mi appare l’abbandono dei capilista bloccati per la Camera (e connesse candidature multiple) con l’opzione ancora imprecisata dei collegi, che immagino dovranno essere, come sopra, uninominali/proporzionali (“Provincellum”); (VEDI DETTAGLI IN NOTA 1)
Non riesco invece ad apprezzare la riduzione del premio “di governabilità” a quote non decisive per conseguire una maggioranza assoluta alla Camera, e la sua attribuzione senza ballottaggio, ma come esito di una stessa unica votazione, cui sarebbero forse già ammesse le coalizioni. Continuo a pensare (come nella tradizione ulivista e nella esperienza dei comuni) che il doppio turno sia il modo più trasparente per conferire sovranità agli elettori, e legittimare un serio premio di maggioranza alle coalizioni che eventualmente si formano dopo il primo turno (nell’Italicum si possono introdurre altri tipi di correttivi per evitare la “minoranza pigliatutto” ed eccessive frammentazioni – VEDI DETTAGLI IN NOTA 2).
Cordiali saluti e soprattutto molti auguri per il difficile ruolo che La attende, sia politico (come residuo di una sinistra ufficiale dentro il PD) sia istituzionale (come suggeritore di una nuova legge elettorale).
Aldo Vecchi 




NOTA 1: anche se le candidature saranno scelte dai vertici dei partiti (salvo eventuali primarie), oggi in Italia è abbastanza difficile pensare a “collegi sicuri”, per cui dovrebbe scaturirne una effettiva competizione, diretta rispetto ai candidati degli altri partiti nel collegio, e indiretta come gara ad ottenere la migliore percentuale nella concorrenza tra i candidati dello stesso partito nell’ambito della stessa circoscrizione, il tutto nell’ambito di collegi della dimensione “umana” di 100.000 abitanti e quindi con spese relativamente contenibili e maggiori possibilità di conoscenza diretta tra elettori e candidati; con un certo obbligo per eletti (e futuri candidati) di “coltivare” il collegio (qui c’è qualche rischio di campanilismo e clientelismo); con maggiori possibilità di successo per nuovi movimenti anche a scala regionale, ma con limitati rischi di formazione di ras locali “assoluti”, come sarebbe invece con il collegio uninominale maggioritario (il rpimo arrivato prende il seggio). 
NOTA 2: come ho già avuto occasione di argomentare, potrebbero essere inserite ulteriori soglie, oltre a quella (innalzabile) del 40% con cui si vince al primo turno:
-          Introdurre gli apparentamenti al secondo turno se la somma delle prime due liste non raggiunge (ad esempio) il 60%
-          Introdurre il ballottaggio a 3 liste, oltre alla possibilità di apparentamento, se la somma delle prime due liste non raggiunge (ad esempio) il 40%

-          nonché, butto lì come provocazione (e cambiando però la Costituzione), ridurre il numero dei Deputati in proporzione (attenuata) alla affluenza complessiva degli elettori (restano senza rappresentanti i collegi dove vi è minore affluenza

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