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domenica 1 gennaio 2017

DOPO IL REFERENDUM 2: DEMOCRAZIA, PARTITI E LEGGI ELETTORALI


A - IL PD E GLI ALTRI

Anche se l’argomento dell’organizzazione del PD interessa, in termini non strumentali ai propri interessi di corrente, quasi solo a Fabrizio Barca, che da anni cerca di formulare sensate e poco ascoltate proposte (ad esempio organismi dirigenti nazionali non elefantiaci e non schiacciati dalla diretta-in-streaming), penso invece che la questione, ancorché ostica, dovrebbe stare a cuore a tutti quegli italiani che ancora tengono veramente alla democrazia in questo paese, compresi coloro che da sinistra hanno votato NO al recente referendum.

Perché tra le altre forze politiche rilevanti di democrazia ce n’è comunque molto poca (se c’è in piccole formazioni di sinistra o di centro, è comunque oggettivamente poca cosa, data la loro attuale dimensione e le incerte prospettive):

-          A destra, Salvini e Meloni &C potrebbero anche essere espressione di meccanismi partitici encomiabili (lo ipotizzo in linea del tutto teorica), ma è comunque anti-democratica l’essenza dei loro programmi, imperniati da un lato sull’esclusione degli immigrati, che nega l’universalità dei diritti umani e dall’altro lato su una proposta di una tassazione dei redditi ad aliquota unica, che contraddice il fondamentale principio democratico della progressività del fisco (e smentisce ogni loro pretesa di rappresentare il popolo)

-          Al centro-destra Forza Italia permane tuttora una struttura monarchica, anche se il vecchio Re rischia di perdere addirittura gli originari possedimenti del Milan e di Mediaset

-          Né a destra né a sinistra, pare veleggiare con favor di sondaggi il Movimento5Stelle, iper-democratico per alcuni aspetti formali (senza dirette-streaming, sia comunque ben chiaro), ma in modo evidente tuttora consustanziato nel potere personale e aziendale di Grillo&Casaleggio Associati (il “passo indietro” di Grillo è stato da lui smentito, quando ha sciolto l’improvvisato Direttorio, non diversamente dal “ritiro dalla politica” annunciato da Renzi&Boschi; il passo oltre di Casaleggio padre, indubbiamente irreversibile, è stato colmato dalla ereditarietà diretta monarchico-aziendale, che nemmeno ad Arcore è stata perseguita).

B: SEGRETARIO E PREMIER?

Riflettendo sulle angustie attuali del PD, ma anche sulla sua precedente breve storia, mi appare sempre più insensata la norma della coincidenza di incarichi tra Segretario del Partito e Presidente del Consiglio (o candidato-presidente), intimamente connessa con la pretesa “vocazione maggioritaria” e con il tipo di legge elettorale in vigore nel tempo.

Sotto il profilo formale già non si combinano le autonome cadenze congressuali del PD con la durata (teorica ed effettiva) delle legislature: che senso ha tenere i congressi nel 2008-2011-2014-2017, quando le elezioni politiche si dovevano svolgere nel (2006)-2011-2016 e cadono poi invece nel (2006)-2008-2013-(2017 o 2018)? E’ ragionevole che un premier in carica sia potenzialmente sconfessato dal congresso del suo partito, dopo un periodo casualmente predeterminato in 1 o 2 o 3 anni?  Oppure che il vincitore di un congresso rimanga comunque candidato-premier in una stagione politica nel contempo radicalmente mutata, perché gli eventi storici non aspettano i congressi?

Bersani, eletto segretario nel 2011, rimediò proponendo volontariamente nuove primarie (per altro di coalizione) prima delle elezioni del 2013; Renzi dovrebbe fare quanto meno altrettanto, ed invece pare che pretenda di ri-candidarsi a premier, dopo la batosta delle comunali e del referendum, sulla base della mozione congressuale con cui vinse il congresso dell’ormai lontano 2014  (dove ad esempio proponeva di svolgere una consultazione  di base, promossa dal partito, sui temi delle riforme della scuola e del lavoro, mentre oggi sappiamo che ha poi condotto la consultazione sulla scuola come Governo ed ha poi concluso la riforma del lavoro senza alcuna consultazione di massa, ed anzi ignorando anche il parere finale del Parlamento ed i saggi consigli di Cesare Damiano).

Sta di fatto che in otto anni il PD ha alternato 3 segretari eletti tramite primarie (Veltroni-Bersani-Renzi) con 2 segretari di transizione (Franceschini ed Epifani), e 3 presidenti del consiglio di cui 2 di transizione, mai eletti segretari (Letta e Gentiloni).

La coincidenza delle due cariche, al vertice di Governo e Partito, è stata sperimentata solo nei mille giorni di Renzi e se sulla sua esperienza di governo sono possibili differenti giudizi, ma è innegabile l’energia profusa e la concretezza di molti risultati, per quanto riguarda il partito è difficile trovare elementi di valutazione positivi, tranne l’attenuante che già prima la Ditta non stava tanto bene: la rottamazione si è fermata, le correnti ed i potentati locali hanno continuato a proliferare, non si è vista iniziativa politica autonoma dal governo, con gli organismi nazionali (segreteria, direzione e assemblea) schierati a difesa di ogni scelta del leader (comprese quelle più improvvisate ed a mio avviso inopportune, come l’abolizione delle tasse sulla prima casa fino ai più alti livello di rendita e di reddito).

C: PD TRA VACAZIONE E VOCAZIONI

Questa condizione di “vuoto sostanziale” del PD come partito lo riduce ad una sorta di “spazio elettorale”, che prospera tuttora perché il campo di forze esterne negative (M5Stelle e Destra) risulta radicalmente indigesto a troppe persone “benpensanti”, ma rischia di essere dilaniato dal “campo di debolezze” che all’interno se ne contendono il controllo: cosicché a breve termine è difficile che maturino serie alternative alla declinante leadership di Renzi, sia nell’area variamente renziana, sia a sinistra, dove tuttora vige l’inesorabile legge della contrapposizione di candidati (sempre quindi a vantaggio di Renzi): ieri Cuperlo-Civati (poi a Milano Majorino-Balzani) ed oggi Speranza-Rossi.

La linea della “vocazione maggioritaria” dovrebbe essere alternativa a quella della “politica delle alleanze”:

-          la prima comporta un partito plurale, ma unito su forti elementi programmatici, capaci di pescare consenso in più direzioni; enunciata da Veltroni, con i suoi flebili “ma anche” e perseguita da Renzi, ha avuto un certo successo nei primi 100 giorni (40% al solo PD alla europee del 2014), ma pare sostanzialmente fallita alla distanza dei 1000 giorni (sempre 40% al referendum costituzionale, ma in condominio con altri flussi elettorali, e quando occorreva almeno  un 51%): sia per il partito, né veramente plurale né tanto meno unito, sia per il programma, che alla fin fine ha scontentato a sinistra senza guadagnare al centro;

-          la seconda invece richiede un più chiaro riconoscimento della propria capacità di rappresentare idealità, ceti e interessi, e la successiva ricerca di mediazioni con altre rappresentanze di idealità, ceti ed interessi: rammenta vecchie cose, dal miglior Pci al miglior Prodi, ma difficilmente può essere riesumata dagli avanzi della ditta D’Alema-Bersani (dove a mio avviso non si è sedimentato il meglio del PCI).

D: QUALE LEGGE ELETTORALE?

In ogni caso mi sembra improbabile riattivare una “vocazione maggioritaria” senza una legge elettorale maggioritaria, e mi pare che tiri un’aria parecchio proporzionale (pienamente proporzionale, d’altronde, è il meccanismo già vigente per il Senato, a seguito della Sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum):

-          l’Italicum, sconfessato indirettamente dal referendum ed abbandonato dallo stesso Renzi (prima con il lodo Cuperlo e poi con l’appello per il ritorno al Mattarellum), in attesa di giudizio parziale presso la Corte Costituzionale, essendo previsto per la sola Camera, sarebbe comunque quasi impossibile da estendere al Senato, sia per motivi tecnici (il precetto costituzionale della base regionale delle rappresentanze, e quindi degli eventuali “premi”, precetto che ha inficiato anche il Porcellum) sia per motivi politici (chi lo voterebbe?)

-          lo stesso Mattarellum, che non è affatto facile da rimettere in pista sotto il profilo tecnico (andrebbe adeguato alle norme costituzionali sopravvenute sulla parità di genere e sul voto degli italiani all’estero, ed anche nel disegno dei collegi, per i mutamenti demografici intercorsi), incontra a quanto pare rilevanti ostilità politiche da parte dei 5Stelle, di Forza Italia e dei centristi; inoltre, anche se non è vero che ai suoi tempi si accompagnava ad un quadro politico bipolare*, tra quota proporzionale e scorporo, non è detto che assicuri, sia alla Camera che al Senato, maggioranze certe a singoli partiti o coalizioni.

Ancora una volta “grande è il disordine sotto il cielo”, e non solo riguardo alle leggi elettorali, ma in compenso, smentendo Mao-Tse-Tung, la “situazione” non mi pare affatto “eccellente”.



NOTA (vedi anche riepilogo di Roberto Roscani su l’Unità di fine dicembre):

-          nel 1994 i poli erano 3: Progressisti – Popolari+Segni – ForzaItalia+LegaNord(al nord)+AlleanzaNazionale(al centro-sud) e Berlusconi vinse solo alla Camera (poi recuperò Tremonti e altri transfughi centristi al Senato);

-          nel 1996 i poli erano tra 3 e 4: Ulivo e Rifondazione con patto di “desistenza” (finché Bertinotti lo lasciò permanere) – ForzaItalia+AlleanzaNazionale – LegaNord da sola;

-          nel 2001 i poli erano ancora 3: Rifondazione da sola – Ulivo – CentroDestra unito;

-          nel 2006, quando i poli finalmente erano 2, il Mattarellum fu abrogato per far posto al Porcellum… (e tentare così di non far ri-vincere Prodi, limitando così le spese per l’acquisto di senatori da parte di Berlusconi: vedi sentenza in giudicato per il caso DeGregorio:; tanto per ricordare cosa può essere in Italia la “democrazia”).










3 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Il 4 dicembre sapevo che sarebbe stato un referendum su Renzi ma ho votato ugualmente SI per i contenuti della Riforma Istituzionale, ora di Riforme Istituzionali non si parlerà chissà fino a quando...e questo mi sembra un male per il paese; comunque la partecipazione popolare al referendum è stata un fatto positivo, ok, è stato un NO a Renzi. Ripartendo da qui grande è la confusione, anche solo dal fatto che Renzi, così sicuro di vincere (tempo fa), aveva fatto prima una legge elettorale che ora si rivela inutile, solo questo fatto dimostra l'incosistenza della sua lungimiranza e una pesante sua sconfitta che rivela un contatto mancante con la realtà del paese.
    Ora io lascerei aperta la porta a proposte come quella di Pisapia, che invece viene subito osteggiata a sinistra dai soliti "intelligentoni" e settari. C'è spazio per una sinistra che sembra ormai scomparsa? Non mi sembra il caso di rinunciarci anche perché le cose nel PD non promettono nulla di buono, il buon senso dice che sconfitto Renzi dovrebbe nascere un'alternativa ma io non vedo nulla all'orizzonte se non Speranza, aspetta e spera...Se si muove Pisapia io penso che saprebbe ridare un senso a tutti i fuoriusciti PD, ma so che è poca cosa, servono nuove idee, il discorso è aperto.
    A.P.

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  2. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Ho letto con attenzione il lavoro di inizio anno e concordo sulle analisi fatte. La soluzione dei problemi appare sempre più difficile e i problemi di una stabile governabilità si sono aumentati anche per la mancata ridefinizione dei poteri del Senato a seguito del referendum.
    A mio avviso si dovrebbe tornare al Mattarellum con governi di coalizione dove non vi sarà un candidato predefinito alla presidenza del consiglio, che verrà scelto dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati elettorali.
    Su quanto scritto mi permetto due rilievi:
    consustanziato: è un termine ecclesiale usato da Lutero che poco si addice a Grillo e associati
    nelle note fatti elencati come 1984 e1986 dovrebbero essere aumentati di 10 anni.
    E.C.

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    1. grazie per la correzione di decennio; difenderei invece il "consustanziato" nel senso di "formato della stessa sostanza", ma con un accento più metafisico (come merita il mistero gaudioso di Grillo&Casaleggio, venerati dagli adepti) ed ormai consumato, rispetto al più corrente "consustanziale" (che potrebbe essere più reversibile).
      Apprezzo la Tua condivisione di analisi e comprendo la Tua proposta sul Mattarellum, ma penso con raccapriccio che l'unica coalizione possibile forse sarebbe tra PD e Berlusconidi (pertanto di auguri per un miglior 2017 ne abbiamo bisogno parecchi).

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