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domenica 3 dicembre 2017

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2017 - SOPRALLUOGHI: PARIS, DEFENSE



Iniziamo da questo numero una nuova rubrica con brevi impressioni di viaggio, in luoghi più o meno noti e più o meno remoti, dove  l’occhio degli autori in qualche misura è ancorato ai temi della sostenibilità: in questo articolo un racconto sul quartiere direzionale della Défense ad Ovest di Parigi


NB: PER LE IMMAGINI VAI AL SITO DI UTOPIA21 www.universauser.it 


Una mattina estiva, soleggiata e rinfrescata da una brezza da Ponente, in simpatica compagnia, mi ha fatto apprezzare parecchio, come turista, l’insediamento parigino della Défense.

Cosa c’è di sostenibile in un distretto d’affari ad altissima concentrazione e di grattacieli in vetro-acciaio-cemento ed appoggiato su una piastra piena di auto parcheggiate oppure in transito lungo autostrade sotterranee?

(Alle sue origini ancor meno sostenibile nelle costruzioni introverse e fortemente energivore, a causa di tutti gli impianti di climatizzazione, illuminazione, ascensori, tanto da determinare dopo la “crisi petrolifera” del 1973 una “pausa di riflessione”, seguita da una qualche correzione di rotta sia per i grattacieli successivi, sia per la riqualificazione di buona parte di quelli preesistenti).



In assoluto probabilmente poco, perché è facile contestare la stessa opportunità delle forti concentrazioni di capitali sottese alle competizioni in altezza e prestigio delle varie torri per uffici, la connessa divisione sperequata dei lavori e dei redditi, la totale impermeabilizzazione del suolo per la dimensione di un intero quartiere, la eccessiva presenza delle automobili (su tutto l’asse degli Champes Elisèe, per altro)



Ma in termini relativi alcune scelte si possono apprezzare (ammesso e non concesso che esistano le multinazionali, le metropoli, gli edifici a torre, i centri commerciali ed i distretti di affari):

-          l’alta densità edilizia è funzione inversa al consumo fisico del suolo,

-          la forte offerta di trasporto pubblico (a fianco della motorizzazione privata, già sopra vituperata), diffusa in tutta la metropoli parigina, ma qui super-addensata, con l’incrocio tra una linea ferroviaria sub-urbana, la super metropolitana “RER” e 2 fermate del Metro, il tutto con stazioni sotterranee integrate in percorsi fortemente vivacizzati da vari tipi di offerte commerciali,

-          la pedonalizzazione di tutto il quartiere, con arredo urbano di qualità, integrato con sculture e giardini e fontane con acqua trasparente (diversamente da quella giallastra delle più famose vasche della Parigi storica, dalle Tuileries ai giardini del Palais de Luxembourg; ma anche quella piuttosto putrida del bacino della Villette, ovvero l’acqua della Senna quando ristagna),

-          il tentativo di intreccio tra funzioni diverse, che affianca ai palazzi per uffici e sedi universitarie due centri commerciali e qualche isolato residenziale (non troppo alti: al massimo 12 piani, con morfologia a corte, chiusa od aperta) con esercizi commerciali e di ristoro ai piani terra (il che fa pensare ad un discreta vitalità degli spazi pubblici in diversi orari); nonché appena fuori dalla piattaforma a nord-ovest, ai piedi dell’Arche, un grande centro sportivo (in ristrutturazione) ma anche 2 vecchi cimiteri di quartiere, ricchi di vegetazione,

-          una embrionale attenzione al risparmio energetico nelle costruzioni e ristrutturazioni più recenti.

  

Resta da parlare dell’architettura, dove la gara tra le archi-star a firmare le soluzioni di facciate più eccentriche (a parità di struttura definita da ingegneri e promotori immobiliari) come sempre poco mi commuove, ma che qui, nel ridondante eccesso delle proposte che si affastellano, appare comunque dominata dall’urbanistica, cioè dal disegno urbano degli spazi pubblici e dei percorsi, anche in assenza di una disciplina stringente sulle disposizioni planivolumetriche – e tantomeno stilistiche - dei singoli elementi (non è l’Antigone di Bofill a di Montpellier, né la Bicocca di Gregotti a Milano).



Audace e prestigiosa davvero l’Arche, in quanto elemento centrale ed assiale (anche se l’allineamento con Place de la Concorde e con l’Arc de Triomphe risulta piuttosto astratto, roba da cannocchiali, oppure da cartografi); divertente mangiare un panino all’ombra, sulle gradinate, in mezzo ad impiegati, altri turisti, giovani che fanno musica.



Una gran bella mattinata, per quanto mi riguarda.

(Ripensata da qui, l’area milanese di Porta Nuova/Garibaldi/Piazza Aulenti, seppur anch’essa vivace, appare davvero un po’ casuale ed abborracciata: provinciale non perché più piccola, ma perché povera di un vero progetto unitario).

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