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mercoledì 24 gennaio 2018

CHI SCEGLIE GLI ELETTI?


Poiché i meccanismi elettorali sono diventati per me una benevola ossessione, ho letto con interesse il commento del professor Ainis contro la nuova legge elettorale, cosiddetta “Rosatellum”, su Repubblica del 21 gennaio.

Appuntandosi soprattutto contro le pluricandidature, Ainis sostiene che il Rosatellum e quasi peggio del Porcellum, che almeno era dichiaratamente porcelloso (a detta di uno dei suoi autori, il leghista Calderoli): il nocciolo centrale della critica di Ainis è che un candidato battuto in un collegio uninominale può salvarsi venendo eletto con le liste proporzionali in un'altra circoscrizione (dove però, segnalo io, il suo nome non è nascosto, figura sulla scheda che gli elettori di quella circoscrizione ritengono di gradire). 

Inoltre esprime fondate censure sui meccanismi di alleanza, che non impongono programmi (e leader) in comune, e limitano le chances degli alleati minori, se non raggiungono le soglie minime del 3% (voti assorbiti dagli alleati maggiori) o dell’1% (voti perduti in assoluto), con conseguente scambi e ricatti reciproci nella spartizione delle candidature di coalizione nei collegi uninominali presunti “sicuri”.

(Ricordiamo però infinite campagne di stampa contro la frammentazione del Parlamento in partitini…:si poteva fare di meglio per limitare la frammentazione? Forse).

Che il Rosatellum non sia uno splendore, come già ho scritto, lo confermo (rammentando le mie sommesse propensioni per il sistema francese, uninominale con ballottaggio, da correggere magari con un “diritto di tribuna” per le altre minoranze più consistenti).

Non capisco però nell’articolo di Ainis affermazioni del tipo “gli eletti vengono decisi dai partiti, mica dagli elettori”.

Rilevo infatti:

-          Che in qualsiasi sistema elettorale i candidati sono scelti dai partiti (anche attraverso le primarie oppure le “parlamentarie” dei “non-partiti”);

-          Che solo in un sistema uninominale “maggioritario secco” all’anglo-americana il voto dell’elettore va univocamente ad un candidato, che vince oppure perde in quel singolo collegio (quindi l’eletto sarà approvato da una maggioranza relativa di elettori; le minoranze non risulteranno rappresentate ed i loro elettori non avranno scelto alcun eletto di proprio gradimento);

-          Che in tutti i sistemi in tutto od in parte proporzionali, gli elettori contribuiscono variamente ed in modo indiretto alla scelta degli eletti: è così con l’uninominale/proporzionale ex “Provincellum” (dove il voto per il candidato A nel collegio 1 aiuta la lista X ad eleggere alcuni rappresentanti, ma potrebbe risultare che nessuno degli eletti, di nessuna lista, venga dal collegio 1 e che il voto per A sia servito ad eleggere B del collegio n° 2); è così con le preferenze, perché solo a scrutinio finito si può capire chi tra i candidati è stato aiutato a guadagnare il suo seggio anche dai voti raccolti da altri candidati e viceversa, e quindi la preferenza per M finisce in realtà per favorire N, che è stato preferito da più elettori della stessa lista);

-          Che solo una quota di proporzionale garantisce una potenziale rappresentanza alle forze che finiscono in minoranza (mentre per tutelare le componenti di minoranza all’interno dei singoli partiti occorrerebbe regolarne per legge i relativi statuti, come prevede l’inattuato art. 49 della Costituzione);

-          Che nel Rosatellum i candidati che beneficeranno della crocetta su una scheda, sono comunque tutti scritti lì con nome e cognome, nella casella uninominale o in quella plurinominale, fino ad un massimo di 4 persone per lista (che non è un elenco infinito ed indistinto) più il nome e cognome del candidato uninominale;

-          Se i candidati (uni o pluri) non piacciono, gli elettori di una circoscrizione possono o scegliere il male minore, o astenersi dal voto, oppure “farsi partito” o almeno “comitato elettorale”, il che - in un sistema che include seggi uninominali e plurinominali in piccole circoscrizione - non è impossibile, almeno finché si tratta di raccogliere candidature, firme (tra 1500 e 2000 per circoscrizione) e programmi; più difficile è accedere ai mezzi di comunicazione, ma le moderne tecnologie (e anche quelle antiche, tipo i volontari porta-a-porta) non lo renderebbero impossibile.


3 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    quindi ci asteniamo-perfetto.
    ciao
    M.F.

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  2. PERVENUTO VIA FACE-BOOK
    Quello che dici è abbastanza vero, ricordo però le continue crisi di governo di decenni di proporzionale, la tracotanza di partitini che tenevano in scacco partiti maggioritari. E' vero che al Senato l'uninominale c'è sempre stato ma, ricordo, un anno per non votare il prescelto del mio partito che odiavo....voltai per un altro partito..
    Non si potrebbe andare avanti invece che tornare indietro?
    C.C.

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  3. PERVENUTO VIA E-MAIL
    condivido integralmente quanto hai scritto nella Tua mail del 24/1/2018 (nonostante la stima per l'autorevole "Professore Ainis").
    R.B.

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