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domenica 2 giugno 2019

UTOPIA21 - MAGGIO 2019: VERSO LE ELEZIONI EUROPEE


Riflessioni disincantate di un elettore utopista ma non troppo

Riassunto:
- Breve rassegna del panorama delle liste elettorali italiane per le europee del 26 maggio
- Le previsioni sui rapporti di forza nel prossimo Parlamento europeo
- La difficile coabitazione tra i partiti europeisti
- I proclami ed i rischi di piccolo cabotaggio a fronte delle enormi sfide aperte sui fronti geo-politici, socio-economici ed ambientali
- Movimenti e istituzioni: spiragli di apertura ad una Europa migliore.

In un editoriale del gennaio 2017 mi occupavo dell’Europa-reale quale “utopia realizzata”, per merito ma anche a dispetto dei suoi sognatori e fondatori, come Altiero Spinelli, chiedendomi se è solo così “che si riescono a materializzare le utopie, non solo rose e fiori, ma anche le spine”.
Le profonde contraddizioni tra idea e realtà di Europa, tra universalismo ed egoismo, sono al centro della riflessione storica di Antonio G. Balistreri in questo stesso numero di Utopia21.
In queste pagine cerco di occuparmi delle spine del futuro europeo, guardando al confronto elettorale del prossimo 26 maggio.
Nell’economia di questo editoriale, non approfondisco i contenuti programmatici dei diversi schieramenti elettorali, come avevo fatto per le elezioni politiche italiane del marzo 20181, anche perché in parte dovrei tornare a ripetermi; rimando tuttavia alle fonti documentali2,3,4,5 segnalando succintamente che, guardando lo spettro politico italiano da sinistra a destra ho rilevato che:
- “La Sinistra” – naufragato l’accordo tra i “liberi ed uguali”, con gli MDP che ritornano a fare “gli indipendenti di sinistra” nelle liste PD e con Civati disperso nell’arcipelago verde (dove scopre che qualcuno è un verde di destra) – riaccorpa le varie correnti di quella che fu Rifondazione Comunista (ma non Potere-Al-Popolo), raccordandosi ad altre formazioni di sinistra radicale in Europa, con un programma ragionevolmente massimalista di una nuova Europa federale, su una linea “antirazzista, femminista, ecologista”;
- Il PD, allargato ad indipendenti e di sinistra come Giuliano Pisapia ed alcuni fuoriusciti MDP, e con “semi-indipendenti di destra come Carlo Calenda, presenta un programma europeista/riformista coerente con quello del Partito Socialista Europeo3, a mio avviso non dissimile dal manifesto dei Verdi Europei4;
Utopia21 – maggio 2019 A.Vecchi: Verso le elezioni europee 2
- I Verdi italiani si presentano in autonomia, incuranti del rischio di non superare la
soglia del 4% (e quindi del carattere epocale dello scontro con le forze sovraniste e
populiste);
- Analogo rischio corre, ma con migliori possibilità di riuscire, la lista +Europa, che
intende allearsi con i Liberaldemocratici europei (la cui nuova guida è il Presidente
francese Macron, sceso in campo da tempo con parole d’ordine europeista,
condensate nel manifesto dello scorso marzo2 ); il programma di +Europa, che
conferma gli indirizzi espressi per le politiche del 2018, comprende però alcune
elaborazioni originali (a mio avviso apprezzabili), quali il superamento delle basi
militari americane in Europa, che divergono dallo schema europeo dei
Liberaldemocratici;
- Al centro della politica italiana non è rimasto nessuno (quel che rimane del centrodestra
cattolico è assorbito da Forza Italia), però userei questo spazio per accennare
al MoVimento5Stelle, che continua a dichiararsi “né di destra né di sinistra”, anche
se forse ha iniziato ad accorgersi che sorregge un governo orientato a destra:
abbandonata ogni velleità di referendum contro l’Euro e la vicinanza con il britannico
Farage, l’anti-europeo per eccellenza, il programma dei 5Stelle per le europee – pur
con alcuni vezzi caratteriali - assomiglia abbastanza ai programmi riformisti del PSE
e dei Verdi, che vogliono un Europa diversa, più sociale e più democratica;
- A destra si rilevano le maggiori novità, rispetto alle elezioni politiche nazionali del
2018, perché non c’è più un testo comune (ed ambiguo) ma una netta divaricazione
tra Forza Italia, che riecheggia i temi dei Popolari Europei (di cui non sono riuscito a
trovare un manifesto ufficiale recente) su un terreno sostanzialmente europeistaconservatore,
e la Lega-di-Salvini, che invece sottoscrive con altre forze sovranistescioviniste
un progetto di rapido smantellamento delle istituzioni sovra-nazionali
europee, riducendo il continente ad un mercato comune con monete nazionali e
bandiere identitarie, affiancate solo per far barriera contro il nemico (islamico e)
migrante (simile, ma più articolato con vene sociali/corporative, il programma di
Fratelli d’Italia).
Secondo la maggior parte dei sondaggisti e degli analisti, malgrado l’impeto dell’onda
sovranista e populista in diversi paesi, gli schieramenti europeisti (tra i quali i più consistenti
raggruppamenti sono i Popolari, i Socialisti, i Verdi ed i Liberaldemocratici), dovrebbero
nell’insieme conservare una larga maggioranza anche nel prossimo Parlamento Europeo,
sebbene incalzati dalle due formazioni nazionaliste (l’una con Salvini, LePen e le destre
estreme del centro e nord Europa; l’altra con “Diritto e Giustizia” – al governo in Polonia -,
Fratelli d’Italia ed altri, tra cui i Conservatori Inglesi, paradossalmente presenti al voto per i
ritardi e le incertezze della Brexit) e dalla dispersione dei consensi verso liste minori o forti
solo localmente, come il MoVimento5Stelle, con i suoi improbabili alleati (i sovranisti croati
di Zivi Zid, i nazionalisti polacchi di Kukiz’15, il partito dell’Allevamento e dell’Agricoltura
greco Akkel e il partito finlandese Liike Nyt).
Se l’obiettivo strategico dei vari sovranisti è di scardinare l’impianto confederale e sovranazionale
dell’Unione Europea (con l’aiuto oggettivo ed in parte soggettivo dei partiti
britannici), il loro cammino tattico potrebbe quello di passare per una alleanza con la
principale forza storica dell’Euro-Parlamento, il Partito Popolare Europeo, oppure per un suo
pesante condizionamento, agevolato dalla presenza al suo interno sia del partito ungherese
di Orbàn (sospeso ma non espulso, malgrado le derive programmatiche e comportamentali
Utopia21 – maggio 2019 A.Vecchi: Verso le elezioni europee 3
del teorico della “democrazia illiberale”), sia di partiti che con le destre estreme volentieri
collaborano o vorrebbero collaborare, come in Austria, Spagna e Italia (Berlusconi).
Tuttavia i recenti pronunciamenti da parte del candidato per il PPE alla successione di
Juncker, il bavarese Weber, e da parte degli altri più autorevoli leader della CDU e della
stessa CSU, sembrano opporsi nettamente a tale prospettiva, superando precedenti
tendenze a rincorrere i temi della nuova destra tedesca dell’AFD.
Il ritorno ad una collaborazione a livello europeo tra le principali famiglie politiche europeiste,
ed in particolare tra Popolari e Socialisti (anche se la prossima volta probabilmente di
necessità allargata sia ai Verdi che ai Liberaldemocratici) non è affatto una novità, ma è anzi
praticamente una costante nella storia dell’Unione Europea, confacente anche alla
opportunità di concertazione degli interessi dei singoli Stati, comunque presenti sia nella
Commissione che nel Consiglio, organismi difficili da gestire con logiche “maggioritarie”.
Malgrado la collaudata attitudine di Popolari e Socialdemocratici alle “Grandi coalizioni”, sia
in Germania che in altri paesi del Centro-Europa, la collaborazione a livello a europeo tanto
si presenta come probabilmente ineludibile, quanto si profila difficile da praticare, sia perché
i nodi che dovrebbero essere sciolti sono molti e sempre più aggrovigliati, sia perché il
protrarsi degli effetti della crisi economica ha portato ad ampliare le divaricazioni
programmatiche, con un sensibile spostamento a sinistra dei partiti socialisti, non solo del
Sud-Europa.
Martin Weber, in una intervista ‘di investitura’, si è infatti dichiarato consapevole della
necessità di trovare opportuni compromessi programmatici con i potenziali alleati europeisti.
Ma le divergenze con tali alleati sono ben delineate, ad esempio, dalla risposta di Annegret
Kramp-Karrenbauer6 (presidente della CDU dopo Merkel) al manifesto europeista del
presidente francese Macron (risposta che si rivolge in realtà anche alle proposte del PSE).
Dopo una condivisibile premessa sulla necessità di una svolta dell’Unione Europea
“Pochi giorni fa, il presidente francese Emmanuel Macron si è rivolto con un appello
ai cittadini dell’Europa, dicendo che c’è bisogno di agire con urgenza. Ha ragione,
perché ci troviamo di fronte a domande urgenti: vogliamo essere comandati in futuro
da decisioni strategiche prese in Cina o negli Stati Uniti, o vogliamo contribuire
attivamente alla realizzazione di regole per la futura convivenza globale? Vogliamo
dare una risposta comune a un governo russo che ricava la propria forza dalla
destabilizzazione e dall’indebolimento dei vicini? La risposta è una sola: la nostra
Europa deve diventare più forte.
Sulle imminenti elezioni del Parlamento europeo, il tema non può essere la difesa
dello status quo incompleto dell’odierna Ue contro le accuse dei populisti. La
questione del "per" o "contro" l’Europa non si pone affatto per la maggior parte dei
cittadini. Invece, dobbiamo discutere con differenti concetti sul modo in cui l’Ue sarà
in grado di agire, prossimamente, sulle grandi questioni.”
la Presidentessa della CDU inizia a delineare pesanti paletti:
“… dobbiamo puntare in maniera coerente a un sistema di sussidiarietà, autoresponsabilizzazione
e responsabilità civile a queste connessa. Centralismo
Utopia21 – maggio 2019 A.Vecchi: Verso le elezioni europee 4
europeo, statalismo europeo, comunitarizzazione dei debiti, europeizzazione dei
sistemi sociali e del salario minimo costituirebbero la strada sbagliata.”
“In futuro, dovremo riorganizzare la politica comune sull’immigrazione dell’Ue
secondo il principio dei vasi comunicanti. Ogni Stato membro deve dare il suo
contributo alla lotta alle cause, alla difesa delle frontiere e all’accoglienza. Ma più ogni
Stato lo farà in uno specifico campo, tanto minore dovrà essere il suo contributo negli
altri campi.” (ovvero : i Paesi che non vogliono accogliere potranno limitarsi a pagare)
“La nostra Europa dovrebbe porsi su due pilastri paritari, quelli del metodo
intergovernativo e del metodo comunitario.” (ovvero: adagio con i trasferimenti di
potere dagli Stati al Parlamento e alla Commissione Europea).
Assetti istituzionali dell’Unione, migrazioni e accoglienza, politica
economica/sociale/monetaria/fiscale emergono quindi come terreno di scontro tra le forze
che probabilmente cercheranno di governare l’Europa, e sono solo una parte delle questioni
aperte, perché l’agenda continentale e globale impone di assumere indirizzi strategici e
decisioni tattiche sul commercio internazionale (tra i faticosi o falliti trattati multilaterali alla
odierna “guerra dei dazi”), sulla ricerca e sulle tecnologie, sulle spese militari e sulla ipotesi
di “difesa comune” nonché sulle grandi sfide del clima e dell’ambiente (temi su cui forse le
distanze tra i partiti “europeisti” sono minori, ma più generica e indeterminata pare la loro
attenzione, inadeguata alla gravità dei problemi), mentre restano irrisolti fronti e conflitti
come la Brexit, l’indisciplina sovranista dei “paesi di Visegrad” (Polonia e Ungheria in primis),
Ucraina&Crimea, Libia&Africa intera, Turchia/Siria e Medio oriente, il nucleare iraniano (e
quello coreano)….
Considerato anche l’indebolimento soggettivo, derivante dalle rispettive situazioni nazionali,
della leadership di figure come Merkel e Macron, ed il peso limitato di leader periferici, come
Sanchez, Costa o Tsipras, si può ragionevolmente temere che, pur nel momento del
massimo impatto con le tendenze sovran-populiste, interne all’Unione ed esterne (Trump,
Putin, Erdogan, Bolsonaro….per tacere dei regimi palesemente autoritari, dalla Cina in giù),
la risposta dell’Europa sarà probabilmente ancora improntata al piccolo cabotaggio e ben
diversa da quella auspicata dal movimento ambientalista, giovanile ed internazionale, di
Greta Thunberg.
L’aspettativa che la stessa crisi politico-istituzionale dell’Europa possa tradursi nello stimolo
per una improvvisa svolta progressiva rischia di rivelarsi come una favoletta retorica;
soprattutto se si guarda solo alla dinamica interna alle forze politiche ed al conseguente
sviluppo parlamentare.
A fare la differenza, oltre alle influenze del voto popolare, possono essere per l’appunto i
movimenti, l’attivismo dei cittadini, soprattutto se riusciranno nei prossimi anni, a scala
europea, ad andare oltre le manifestazioni di denuncia e di rivendicazione, e ad agire
contestualmente come lavoratori e come consumatori (nella consapevolezza che anche sul
fronte opposto del sovranismo-populismo contano l’attivizzazione, le piazze reali e quelle
virtuali).
Merita una sottolineatura particolare la centralità della questione climatica e dell’Agenda
2030, su cui si manifestano segnali contraddittori. Se da un lato la spinta propulsiva
dell’Unione Europea si è molto rallentata negli ultimi anni, offuscata dalla priorità assegnata
Utopia21 – maggio 2019 A.Vecchi: Verso le elezioni europee 5
ad altro, come la crisi economica e l’ondata migratoria, dall’altro alcuni fatto lasciano sperare
che l’Unione riprenda il ruolo di leadership avuto almeno fino alla Conferenza di Parigi del
2015.
Tra i fatti più rilevanti ricordo i documenti su economia a impatto climatico zero e Agenda
2030 già commentati nel precedente numero di UTOPIA217, lo sciopero globale per il clima
del 15 marzo, con grandi partecipazioni in Europa, e l’approvazione di mozioni
sull’emergenza climatica da parte dei Parlamenti del Regno Unito (formalmente ancora
parte dell’Europa a 28) e dell’Irlanda, con una proposta di mozione già depositata anche al
Parlamento italiano.
In questa prospettiva, chi come noi continua a coltivare l’utopia di un mondo migliore, ed a
scandagliarne le concrete anche se tortuose possibilità (si vedano anche in questo numero
di Utopia 21 i contributi del Direttore Fulvio Fagiani), ritiene utile comunque approfondire le
riflessioni e proseguire nella battaglia delle idee, preliminare ad ogni ipotesi di
organizzazione operativa.
Fonti:
1. Aldo Vecchi “LETTURA E CRITICA DEI PROGRAMMI
ELETTORALI PER IL 4 MARZO 2018” su UTOPIA 21, marzo 2018
https://drive.google.com/file/d/1-pOGmRevCBAEFoVD79kPcjPurVoAPYMM/view
2. Emanuel Macron “PER UN RINASCIMENTO EUROPEO”, marzo 2019, dal sito
della Presidenza della Repubblica Francese: https://www.elysee.fr/emmanuelmacron/
2019/03/04/per-un-rinascimento-europeo.it
3. Partito Socialista Europeo “UN NUOVO CONTRATTO SOCIALE PER L’EUROPA”
https://www.pes.eu/export/sites/default/.galleries/Documents-gallery/PESManifesto-
2019_ES.pdf_2063069299.pdf
4. European Greens Manifesto “E’ IL MOMENTO DI RINNOVARE LA PROMESSA
DELL’EUROPA” https://www.europaverde.it/e-il-momento-di-rinnovare-lapromessa-
delleuropa/
5. una sintesi dei programmi delle liste italiane alle elezioni europee, con i link ai
singoli testi programmatici, si trova sul sito LE NIUS
https://www.lenius.it/programmi-elezioni-europee-2019/
6. Annegret Kramp-Karrenbauer “COSTRUIRE UN’EUROPA PIÙ FORTE” su “La
Repubblica”, 11 marzo 2019
7. Fulvio Fagiani “LE STRATEGIE EUROPEE PER CLIMA E OBIETTIVI DI
SVILUPPO SOSTENIBILE”
https://drive.google.com/file/d/1mimGJV8Vi9hFHOpP525AqwCE73OaXtWq/view -
Pubblicato nel 2019.
8. Fulvio Fagiani “SE SI MUOVONO I GIOVANI”
https://drive.google.com/file/d/1NTdcIK6GWTLE6lEaOlA_gfCQqHroTIPs/view -
Pubblicato nel 2019.

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