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mercoledì 25 marzo 2020

UTOPIA21 - MARZO 2020: ALCUNE QUESTIONI SULLE ABITAZIONI, IN PORTOGALLO




Il riassunto di un servizio giornalistico di “Urbanistica Informazioni”, che può stimolare ad utili riflessioni sui casi italiani, diversi, ma non troppo

Sommario:
-       come il Portogallo sta uscendo dalla crisi finanziaria, fuori dal mito
-       cenni sulla situazione abitativa in Portogallo
-       dove, dal 1976, il diritto alla casa è riconosciuto nella Costituzione
-       la nuova Segreteria di Stato alla Casa
-       in corsivo le mie note personali, relative quasi solo all’Italia

La rubrica “Una finestra su…” della rivista “Urbanistica Informazioni”, dedicata per lo più a singole città straniere, stimola spesso la mia curiosità, anche se tratta di situazioni remote, in cui a fatica si rintracciano analogie con le problematiche, gli strumenti e le soluzioni a noi abituali.
Il servizio sul Portogallo e sulle politiche abitative di quel Governo, nella fase di faticoso superamento della crisi, a cura di Giovanni Allegretti ed altri, sul n° 283 della rivista1, uscito nello scorso novembre, mi ha invece pienamente coinvolto, per la larga confrontabilità con i casi italiani, pur in presenza di importanti specifiche differenze.


COME IL PORTOGALLO STA USCENDO DALLA CRISI FINANZIARIA, FUORI DAL MITO

L’articolo di Allegretti, ricercatore a Coimbra, inquadra - con dettagliate informazioni e sistematiche valutazioni - il tema delle politiche abitative nel contesto complessivo della svolta (anzi mezza-svolta) politico-economica con cui la coalizione tra socialisti, verdi e sinistre – confermata al potere dal voto popolare di novembre, dopo i primi 5 anni di governo – sta positivamente tendando di risalire dalla crisi finanziaria del 2011-12, aggravata dalle ricette neo-liberiste della “Troika” (UE. BCE, FMI) che aveva erogato un decisivo prestito di salvataggio.
Dai media generalisti era emersa l’impressione di una austerità temperata, ingentilita da alcune scelte fantasiose come la “lotteria degli scontrini fiscali”; l’articolo – che meriterebbe di essere riprodotto per intero - mette in evidenza da un lato la fragilità della ripresa, fondata in gran parte su turismo ed investimenti esteri (soprattutto immobiliari), e dall’altro la permanenza di numerose normative vessatorie, imposte dalla “Troika”, soprattutto riguardo alla precarietà del lavoro, mentre le innovazioni riguardano soprattutto i livelli minimi dei salari e delle pensioni (e lo stop alle privatizzazioni), fermi restando gli impegni riguardo al controllo della spesa pubblica complessiva ed al pagamento dei debiti.


CENNI SULLA SITUAZIONE ABITATIVA IN PORTOGALLO

La situazione abitativa portoghese era caratterizzata nei precedenti decenni da una cospicua crescita delle abitazioni in proprietà (dal 50 al 73% delle famiglie, tra il 1970 ed il 2011), con il contestuale indebitamento sia delle famiglie stesse, sia dello Stato che ne agevolava i mutui, affiancata da un esteso abusivismo di baracche, un settore di abitazioni sociali esiguo e di scarsa qualità, nonché da un mercato degli affitti con i canoni a lungo bloccati, rilevante soprattutto a Lisbona e Oporto; con la crisi finanziaria internazionale iniziata nel 2007, il debito immobiliare privato e quello pubblico sono diventati elementi di rigidità poco sostenibili, mentre l’intervento della “Troika” ha imposto la liberalizzazione di affitti e sfratti, poi in parte ridotta dal Governo Costa dopo il 2014.
In tale contesto (che mi sembra simile a quello italiano, ma con livelli medi di reddito più bassi: da noi l’abusivismo è passato nei decenni dopo la guerra dalle baracche ai villini ed alle palazzine, mentre dopo la crisi la precarietà abitativa urbana si scarica soprattutto nel dismesso e le baracche ricompaiono nei ghetti rurali per i migranti-schiavi dei raccolti ortofrutticoli) ha assunto grande rilevanza, nelle grandi città e dintorni, ed in altre mete turistiche, l’impatto del turismo estero, sia in proprietà (per gli incentivi statali alla immigrazione di pensionati e di ricchi stranieri), sia negli affitti brevi, che stanno dilagando con forte accelerazione negli ultimi anni: un flusso di danaro – con riflessi anche sulla domanda di servizi turistici e annessi - che ha aiutato ad uscire dalla crisi sia lo Stato che l’economia nazionale, sia i singoli proprietari di alloggi vendibili/affittabili e le imprese turistico-commerciali, ma ha peggiorato nettamente la condizione degli inquilini e dei giovani che cercano casa, determinandone in particolare l’espulsione verso la fascia più periferica delle aree metropolitane di Lisbona e Oporto; nonché aumentando i casi di grave precarietà abitativa.


DOVE, DAL 1976, IL DIRITTO ALLA CASA E’ RICONOSCIUTO NELLA COSTITUZIONE

Il dibattito che si è sviluppato nel Paese e che ha portato le forze governative a istituire nel 2017 una apposita “Segreteria di Stato alla Casa” (una sorta di Vice-Ministero), ha come riferimento l’articolo 65 della Costituzione portoghese del 1976, che afferma il principio “Tutti hanno diritto, per sé e per la propria famiglia, ad un’abitazione di dimensione adeguata in condizioni di igiene e benessere e che protegga l’intimità personale e la privacy familiare”, cui seguono 4 commi di indirizzi in materia di pianificazione territoriale e urbanistica e di edilizia sociale, e si concludono garantendo “… la partecipazione degli interessati nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione urbana…”.
Tale fondamento costituzionale (che – come è noto – manca in Italia, malgrado una passata tradizione di edilizia abitativa sociale2) aveva già trovato attuazione – ad esempio – con le leggi del 1992 per superare le emergenze abitative e del 1995 per risanare gli insediamenti abusivi, con buoni risultati quantitativi, ma con numerose rigidità burocratiche: ad esempio, il bisogno di casa è stato a lungo identificato con la sola condizione “classica” dei “baraccati”, il cui nucleo principale era costituito dalle persone rimpatriate dopo le sconfitte nelle guerre coloniali degli anni ’60 e ’70.


LA NUOVA SEGRETERIA DI STATO ALLA CASA

Infatti l’intervista dello stesso Allegretti alla nuova “Segretaria di Stato” Ana Pinho3 evidenzia il nuovo approccio “plurale” cercato dal governo portoghese, con lo stanziamento di consistenti fondi, per conseguire sostanziali risultati entro il 2024 su tale “diritto primario”, e che si articola essenzialmente sui seguenti criteri (in parte già applicati ed altri in fase di concretizzazione, e che a mio avviso contengono validissimi spunti da imitare anche fuori dal Portogallo):
-       osservatorio centrale per intercettare – da fonti statistiche classiche, ma anche dai nuovi strumenti telematici – i nuovi bisogni, in una società che si è fatta più complessa, con la frammentazione delle famiglie e la precarietà del lavoro; e per raccogliere stimoli e soluzioni provenienti dai territori, e diffondere l’attenzione alla concretezza delle singole persone;
-       decentramento delle politiche di intervento ai singoli comuni, per individuare le soluzioni migliori a fronte di casistiche assai differenziate, ad esempio, tra le aree metropolitane con forti tensioni sul limitato mercato degli affitti, e le aree interne dove invece la rigidità giuridiche delle case in proprietà ostacola il raggiungimento di standard qualitativi nel patrimonio edilizio storico, oggi divenuto spesso inadeguato;
-       introduzione di nuovi istituti giuridici, quali ad esempio gli affitti a lunga durata, con rilevante cauzione iniziale da parte degli inquilini (riscattabile in caso di trasloco) a garanzia della permanenza del contratto; tali cauzioni, incamerate dai proprietari, consentono a loro volta diversi progetti di vita, ed anche investimenti di riqualificazione di altre unità immobiliari;
-       intreccio delle politiche abitative con le questioni territoriali ed ambientali, dal risparmio del consumo di suolo al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici;
-       ripensamento delle normative edilizie in materia di sicurezza statica e sismica, per gli interventi sul patrimonio esistente, superando in modo equilibrato precedenti oscillazioni pericolose in senso permissivo (tutto permesso se è recupero).    
  
Non risulta ancora affrontato sistematicamente il conflitto tra la domanda locale di case e la pressione turistica, però ad esempio il Comune di Lisbona non consente di affittare, tramite le piattaforme telematiche, alloggi interi ma solo porzioni di alloggi abitati.
E’ invece notizia dello scorso gennaio – dopo l’uscita del servizio su Urbanistica Informazioni - , con la legge finanziaria per il 2020, l’introduzione di una frenata fiscale sui trasferimenti di pensionati dall’estero, finora esentasse per 10 anni (in futuro invece saranno assoggettati ad una aliquota del 10%, con un minimo fisso non trascurabile).

Il servizio curato da Allegretti&C. (su cui mi permetto di rilevare solo la presenza di qualche refuso nella traduzione dell’intervista) si conclude con una ricca bibliografia.


Fonti:
1.    Giovanni Allegretti – VERSO UN RIDISEGNO ANTROPOCENTRICO DELLE POLITICHE ABITATIVE NEL PORTOGALLO POST-CRISI – su “Urbanistica Informazioni” n° 283 del gennaio-febbraio 2019, pubblicato a novembre
2.    Aldo Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DELLA CASA, PER TUTTI – su UTOPIA21, luglio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1BX9Vb9D-20iw3gvlhLkN9jU1yTVWg5UR/view.
3.    Giovanni Allegretti –  INTERVISTA AD ANA PINHO, SEGRETARIA DI STATO DEL XXI GOVERNO PORTOGHESE – su “Urbanistica Informazioni” n° 283 del gennaio-febbraio 2019, pubblicato a novembre

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