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mercoledì 25 marzo 2020

UTOPIA21 - MARZO 2020: CONVERSAZIONI SU PIAZZE, CITTA’ E SOCIALITA’



Il “Festival dell’Utopia” di Varese, giunto nell’autunno 2019 alla 4^ edizione, si è sviluppato in parallelo con la vita di “UTOPIA21”, nella reciproca autonomia, pur avendo in comune la guida di Fulvio Fagiani, la promanazione da Auser/Universauser ed il medesimo sito informatico. Pur essendo già radicata una sostanziale transumanza di temi e proposte tra Festival e “rivista”, con questa rubrica intendiamo rendere maggiormente presenti ai lettori di “Utopia21” alcuni dibattiti svolti nei mesi precedenti nell’ambito del Festival, che nel 2019 si è articolato sui seguenti filoni: I cambiamenti climatici     -
- La società digitale - Visioni a lungo termine delle città

PER LE IMMAGINI VEDI "UTOPIA21" IN www.universauser.it

I temi deI filone del Festival 2019 “Visioni a lungo termine delle città”: La città è sempre più l’intreccio tra ambiente, vivibilità, socialità, cultura. Come può essere la piazza di domani? Recuperare gli ‘avanzi urbani’, costruire nuovi spazi di vita, far convivere ed integrare smart city, green city, social city, mobilità sostenibile. In una parola l’agenda urbana sostenibile.
Parte Prima: le piazze, la smart city, il progetto Stazioni


Sommario:
-       le piazze e gli spazi pubblici aperti, con Andrea Bartolini ed altri
-       il progetto Stazioni del Comune di Varese (studio OBR e associati)
-       la citta’ intelligente (Smart City), con Mainoli&Coppa ed Il prof. Giulio Ceppi
-       un commento di insieme su questi incontri
in corsivo le considerazioni più personali


Ai temi ed alle domande di questo filone, il Festival 2019 ha provato a rispondere con il concorso di esperti di diverse discipline, tendenze e formazioni; la documentazione, purtroppo disuguale, nell’ampiezza dei materiali disponibili e purtroppo anche nella qualità delle registrazioni sonore (queste presenti comunque per tutti gli incontri) è accessibile sul sito www.universauser------ e verrà analiticamente richiamata nei rimandi alle “Fonti” di questo articolo; segnalo in particolare la ricchezza delle immagini, ivi consultabili, per le presentazioni del 1°  e del  4° incontro, da cui qui ho selezionato uno sparuto campionario.
                                         
Ho pensato di suddividere in due parti la trattazione del “filone città”, per motivi dimensionali e per affinità tematiche, a prescindere dalla successione cronologica degli incontri nel calendario del Festival.

Inoltre, nell’economia di questo articolo ho ritenuto opportuno dedicare un minor approfondimento ai Relatori il cui pensiero è già stato affrontato più largamente da “Utopia21”, come lo studio Land di Andreas Kipar&C (qui rappresentato dall’architetto Balestrini). Ho scelto altresì di trascurare i momenti finali di dibattito dei singoli incontri, sia per motivi di spazio, sia per la difficoltà di ricondurli ad elementi di continuità; così facendo ho sacrificato anche il dovere di cronaca verso i puntuali interventi dell’assessore comunale Andrea Civati, i cui contributi fondamentali ho però riferito per il 3°, in cui maggiormente è stato protagonista (così come del 5° di cui scriverò nel prossimo articolo).


LE PIAZZE E GLI SPAZI PUBBLICI APERTI, CON ANDREA BARTOLINI ED ALTRI

Il primo incontro, il 15 ottobre, organizzato con la collaborazione dello SPI/CGIL (sindacato dei pensionati), si è tenuto presso il Salone Estense del Municipio di Varese ed ha affrontato il tema “la piazza e gli spazi pubblici aperti”, con diversi interventi, tra cui quello dell’Assessore comunale Andrea Civati (presente come relatore nell’intero ciclo) e quello dello storico Robertino Ghiringhelli, docente dell’Università Cattolica di Milano, sulla storia peculiare e sulle metamorfosi delle diverse piazze nella città di Varese, negli ultimi due secoli.
I contributi più generali sul ruolo storico delle piazze e sulla loro trasformazione nel modo contemporanee sono stati svolti:
-       da Anna Mainoli – curatrice editoriale in materia di fotografia, arte ed architettura - e  Alessandra Coppa – architetto e pubblicista – che, a staffetta, hanno presentato, attraverso una serie di immagini di luoghi urbani:
o   prima un rapido riassunto storico delle piazze, dall’antichità greco-romana al Medioevo/Rinascimento/Barocco, mostrando come - soprattutto in Europa - le piazze hanno assunto ruoli funzionali e simbolici, congiunti e disgiunti, di commercio e di incontro, di gestione e rappresentazione del potere, laico e religioso, con diversi aspetti formali, più o meno monumentali e scenografici, ma con la costante antropologica “ci vediamo in piazza” (in particolare come scena della vita urbana e luogo di intersezione tra le diverse generazioni);
o   poi una riflessione di come questo ruolo di fulcro generatore si sia variamente sfaldato con la modernità (e la motorizzazione), quando la progettazione architettonica del Novecento ha privilegiato le costruzioni isolate in spazi aperti, riducendo le piazze a snodi di traffico, e come negli ultimi decenni si stia faticosamente cercando un ritorno alla piazza come spazio di intersezione umana, quanto meno “luogo di attraversamento” (pedonale) ed inoltre per lo svolgimento di attività particolari, ludico-sportivo-spettacolari: tentativi di ”condensazione sociale” che non sempre riescono ad essere ospitali con tutti, in particolare con i segmenti più anziani della società; mentre la socialità odierna oscilla tra le “piazze virtuali” dei social media ed il ritorno alla stessa mobilitazione di piazza (l’ultima immagine proiettata era una manifestazioni giovani del F.F.F. , in effetti doppiati poi, in Italia dalle meno giovani “sardine”);



Figura 1 Gibellina: nuovo sistema di piazze, Franco Purini e Laura Thermes 1987-1990, tra le immagini proiettate da Coppa&Mainoli[1]

-       da Andrea Balestrini, architetto paesaggista del team di LAND, studio milanese fondata da Andreas Kipar (e altri), del cui profilo professionale e dei cui interventi al Festival dell’Utopia 2018 sulla progettazione degli spazi verdi, soprattutto extra-urbani, ho già riferito su UTOPIA21; Balestrini ha invece focalizzato l’attenzione sui criteri ecologici – in senso lato – della  progettazione degli spazi urbani aperti, pubblici e semi-pubblici, nel concreto di alcuni recenti progetti, dello studio LAND o di altri autori, a Milano (area Garibaldi/Repubblica e dintorni, piazza Quasimodo vicino al Parco Basiliche), Cinisello Balsamo (piazza Gramsci[2] e percorsi connessi), Lugano (lungo-fiume Cassarate), sottolineando in particolare:
o   la ricerca di una capillare ricucitura dei percorsi pedonali e ciclabili e della continuità degli spazi verdi, quanto più possibile accessibili a tutte le categorie di utenti, al fine di rendere la città permeabile e fruibile il “paesaggio urbano”, strappando territorio agli autoveicoli;
o   l’attenzione alla qualità architettonica dei nuovi manufatti e alla idoneità della vegetazione e delle soluzioni di bio-ingegneria, per ri-naturalizzare il contesto urbano, migliorare il microclima, la qualità dell’aria e il ciclo delle acque, favorendo così la biodiversità e la resilienza ambientale;
o   il tentativo di ricostruire nuove occasioni di socialità e di inclusione, adeguando gli spazi flessibilmente per funzioni diverse e variabili, facendo coesistere, possibilmente, una pluralità di modi di fruizione da parte di vari segmenti della società.
L’incontro ha contemplato anche la proiezione del filmato “La piazza virtuale sulle piazze di Varese”, prodotto da SPI-CGIL.


IL PROGETTO STAZIONI DEL COMUNE DI VARESE (STUDIO OBR E ASSOCIATI)

Per la terza puntata del ciclo, il Festival è tornato il 5 novembre nella Sala Consiliare di Palazzo Estense, anche perché l’Amministrazione Comunale ne è stata protagonista, sul tema del “Progetto Stazioni”, presentato, insieme all’Assessore Andrea Civati dall’architetto Paolo Brescia dello studio OBR, che insieme ad altri specialisti ha sviluppato tale progettazione, giunta alla fase di cantiere.
Dopo molti anni di ipotesi e suggestioni, partecipando al “bando nazionale periferie”, il Comune di Varese   dell’area ha acquisito un finanziamento significativo (18 milioni di €), che – con altre risorse, di FS ed altri - permette ora un intervento complessivo di riqualificazione delle aree attorno alle 2 stazioni (FS e Nord) e soprattutto di ricucitura dei percorsi, in prevalenza pedonali e ciclabili, tra il centro della città, le stesse stazioni ed il retrostante quartiere di Giubiano, realizzando nel mezzo (sull’attuale area del mercato) uno spazio polivalente, con molto verde ed una piazza coperta, riproponendo parte delle funzioni mercatali, un nuovo centro di incontro per anziani (in sostituzione dell’attuale in via Maspero) e aree attrezzate per spettacoli ed altre inziative: il tutto in quello che resterà il fulcro dell’interscambio tra diverse modalità di trasporto, pubblico e privato, su ferro e su gomma.


Figura 2 – il dibattito sul progetto Stazioni al Salone Estense


Il progetto prevede una grande area pedonale che si estenderà dalla piazza Biroldi di Giubiano fino alla centrale via Como, strada di collegamento con il centro cittadino. Le superfici pedonali saranno quadruplicate rispetto ad ora. Si passerà da 4 mila metri quadrati presenti ora a oltre 17 mila. Così come aumenteranno quelle verdi, il progetto ha infatti anche una forte connotazione ambientale. Inoltre, ha spiegato l'assessore Civati: "Il progetto ricucirà la ferita urbana presente ora, perché la presenza delle stazioni ha sempre diviso in due la città” "Sarà dunque un luogo di aggregazione e non più terra di nessuno".

L’incontro ha raggiunto soprattutto il risultato di far comprendere la “filosofia” dell’intervento, “soft” riguardo al traffico veicolare, che sarà confermato nei suoi attuali percorsi, ma moderato e disciplinato – secondo i tecnici di Systematica - da accorgimenti validi per  farlo coesistere con i flussi protetti della mobilità lenta, compresi i portatori di handicap (con attraversamenti a raso, anzichè gli attuali sottopassi con scale), e molto attento alla scelta dei materiali, sia riguardo alle pavimentazioni e alle sedute, sia riguardo alle piantumazioni, mirando alla fruibilità e alla durabilità.
La sicurezza – oltre che con le immancabili telecamere ed altri ausili tecnologici (ad esempio per il parcheggio delle biciclette) - verrà perseguita soprattutto puntando su una frequente presenza degli stessi utenti, nelle diverse ore del giorno, in relazione alla pluralità di attività che saranno presenti o possibili nell’area e lungo i percorsi.

Se si è capito che[av1]  pertanto “Il progetto punta su quattro forti elementi chiave: mobilità, ambiente, sicurezza e valore sociale”, meno invece purtroppo si è potuto capire – a mio avviso – sulla concretezza fisica degli interventi.
Infatti nella serata sono state proiettate solo alcune suggestive immagini di insieme (che riproduco di seguito, traendole dal sito dello studio OBR, perché sul sito del Comune ho trovato solo uno scarno comunicato del 2018), ma nessuna tavola “tecnica in forma non tecnica”, come invece mi sarei aspettato, come ad esempio planimetrie colorate dei diversi percorsi suddivisi per mezzo di trasporto oppure sezioni trasversali lungo gli assi principali di attraversamento pedonale.

Al di là dell’efficacia limitata per il pubblico del Festival, mi preoccupa – se così è – la scarsa strumentazione per le consultazioni pubbliche, che immagino abbiano affiancato la maturazione del progetto, in coerenza con le sue attese valenze sociali (e “smart”).


Qui sotto e alla pagina 7,
Figure 3-4-5-6, Comune di Varese, Progetto Satazioni dello studio OBR &C.:
vista a volo d’uccello,
planimetria generale inserita nel contesto
due viste prospettiche






LA CITTA’ INTELLIGENTE (SMART CITY), CON MAINOLI&COPPA ED IL PROFESSOR GIULIO CEPPI

Il 12 novembre il ciclo “città” del Festival si è tenuto allo spazio Coop, con il prof. Giulio Ceppi e l’Assessore Andrea Civati, sul tema “Smart City” ovvero “città intelligente”, dove “vengono messe in atto un insieme di strategie per ottimizzare i servizi pubblici attraverso un’attenta pianificazione architettonica, urbanistica e infrastrutturale, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità e dell’ambiente al fine di migliorare la qualità della vita”.
Anche questo incontro – come quello iniziale - è stato organizzato in collaborazione con SPI-CGIL, ponendo la domanda “Come si possono allargare i servizi della Smart City anche agli anziani facilitando le interfacce e la comunicazione?” ed è stato introdotto dal tandem Anna Mainoli/Alessandra Coppa, che hanno ampiamente introdotto gli argomenti, secondo un percorso concettuale (qui da me riorganizzato per brevità espositiva), affiancato da opportune immagini:
-       l’identità urbana si sta trasformando sotto la spinta dei grandi trend che siamo chiamati ad affrontare, come i  cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione, le minacce all’ecosistema e la necessità di sfamare una popolazione crescente: il che comporta tra l’altro nuovi stili di vita e di nutrizione, nuove domande e nuove risposte, tra cui ad esempio l’agricoltura urbana, il “crowdfunding”, la “sharing economy”;
-       “SMART” non significa che la sola tecnologia risolverà i nostri problemi: i cittadini sono chiamati a partecipare, a prendere delle decisioni, a influire attraverso i cambiamenti dal basso e la condivisione di questi processi è resa possibile dallo sviluppo delle tecnologie digitali;
-       le tecnologie digitali però impongono adeguati strumenti per la sicurezza e protezione di dati e persone: l’obiettivo è quello di far crescere una vera “cittadinanza digitale”, in cui tutti possano partecipare (anche nelle decisioni), previo adeguato accesso alle informazioni e soprattutto ad una adeguata formazione; (questioni che  si ricollegano al parallelo ciclo del festival sulla “società digitale”)
-       le aree tematiche della smart city riguardano pertanto:
• gli edifici e le infrastrutture realizzate con materiali sostenibili
• le soluzioni per scambiare informazioni, raccogliere e gestire dati
• la qualità degli oggetti che ci circondano
• le tecnologie per ridurre i consumi
• la mobilità integrata e il trasporto pubblico
• gli spazi verdi in città e la ridefinizione dei rapporti tra città e campagna

Mainoli&Coppa hanno quindi presentato il professor Ceppi, architetto e designer, ricercatore e professore incaricato al Politecnico di Milano dal 1994 (con ampio curriculum accademico e di successo professionale nella “progettazione sensoriale e design dei materiali” e nello “sviluppo di nuove tecnologie e di strategie di identitá” [3]), anticipandone gli orientamenti culturali, così riassumibili (sempre con un mio schema):  
-       costruire un osservatorio permanente insieme agli attori della trasformazione sociale e urbana, stimolando idee e dibattiti sul tema della smart city a partire proprio dai suoi abitanti, “i cittadini smart”
-       usare al meglio la tecnologia, ottimizzando l’incontro reale tra uomini e intelligenza artificiale; un approccio apparentemente  “debole”, umanistico (tipico della progettualità italiana e “latina”), più efficace rispetto alle rigide simulazioni progettuali tipiche del mondo anglosassone.[4]

Al professor Ceppi è quindi risultato opportuno, appoggiandosi ai telai concettuali sopra riportati, approfondire singoli aspetti, anche con brillanti divagazioni e sottolineatura di paradossi, come ad esempio:
-       le intersezioni tra aspetti magici ed aspetti pratici nei riti di fondazione delle città romane,
-       “la quantità di acqua utilizzata per produrre “measures” …  beni e dei servizi che utilizziamo. Può essere misurata per ogni singolo processo, come la crescita di riso, per un prodotto, come un paio di jeans, per il carburante che mettiamo nella nostra auto o per un’azienda multinazionale”,
-       “il termine produzione Sociale, noto anche come ‘pari produzione’ basata sul lavorare in comune, descrive un nuovo modello di produzione socioeconomica nella quale un grande numero di persone lavora in cooperazione, di solito su internet. Progetti in comune di solito hanno strutture gerarchiche meno rigide che quelle costruite sotto i modelli di business tradizionali. Imprese con produzione alla pari hanno 2 vantaggi principali rispetto agli approcci gerarchici alla produzione: guadagno di informazione (che permette ai singoli individui di assegnarsi compiti che rispecchiano le proprie competenze) … e una grande varietà di risorse umane e di informazione”,


Figura 10 - i “City Levels”, schema grafico presentato dal prof. Ceppi

-          la sicurezza: “Dopo l’11 Settembre la percezione del pianeta è cambiata e il senso di sicurezza continua a cambiare significato, in base alla crescita del ruolo del terrorismo, alla guerra religiosa” ma anche in base “ai problemi di salute e alla nuove piaghe, ai flussi di migrazione …. Il rischio può trovarsi dove non ti aspetti e la ricerca di pace e sicurezza rimane in continuo movimento da Paese a Paese
-          la sicurezza digitale: “Nemmeno la dimensione digitale, praticata nel tuo privato ambiente, può essere considerata un posto sicuro di per sé, come anche il web; gli smartphone, i computer sono strumenti importanti non solo per attacchi terroristici, ma possono facilmente diventare una fonte di aggressione attraverso ciascuno di noi (attacchi cyber, virus ...).


UN COMMENTO DI INSIEME SU QUESTI INCONTRI

Premetto che mi sembra che l’aspetto specifico sulle problematiche della aggregazione sociale, inclusiva anche per gli anziani, è risultato un po’  “appiccicato” sopra il fluire delle esposizioni e dei disomogenei momenti di dibattito.

Ma intendo soprattutto rilevare che la giusta critica alla retorica tecno-ottimista sulla Smart-City come soluzione taumaturgica ai problemi della convivenza urbana, nonché ai mega-progetti (ultra-cementizi, come precedenti proposte per le Stazioni di Varese), contrapponendovi l’umanesimo ed il buon senso “latino” (Ceppi) oppure la buona pratica riformista della tenace ricucitura con un filo di verde (Balestrini, ma anche OBR/Brescia), rischiano di proporre un ottimo piccolo cabotaggio (e mi sta bene: così non si va alla deriva).
Cioè un atteggiamento adatto per luoghi ormai centrali (es. Milano Garibaldi/Repubblica) e le semi-periferie (come le Stazioni di Varese), per situazioni peculiari ma non drammatiche (penso a Verbania, che ha ottenuto fondi nel “bando periferie” con un pur encomiabile completamento dei percorsi ciclabili lungo il Lago Maggiore).

Mentre a mio avviso la rigenerazione urbana (e territoriale, pensando all’abbandono e allo sfasciume di molte ”aree interne”, in particolare lungo l’Appennino sismico e terremotato), già difficile da coniugare con il risparmio del consumo di suolo, dovrebbe cimentarsi, con risorse adeguate e con un piglio un po’ più combattivo, con i problemi centrali del disagio sociale, a partire dalla soddisfazione del bisogno primario della casa e del bisogno di città (che è bisogno di lavoro, di servizi, di coesione), quello acuto delle peggiori periferie metropolitane (e quello sommesso dei borghi dimenticati). Senza dimenticare il più straziante grido di dolore che ristagna negli slums degli agglomerati urbani del quarto mondo (mentre nel primo mondo i centri storici sono stravolti dall’eccesso di turistizzazione).

Anche con riferimento alla divaricazione di posizioni che affiora (ma non emerge) negli ambienti accademici e professionali (vedi riviste e convegni dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e dintorni, su cui penso di tornare prossimamente), mi sembra che per alcuni (i più) l’emergenza climatica/ambientale comporti soprattutto la preoccupazione di adeguare l’urbanistica e le città con la resilienza ai nuovi eventi atmosferici ( intanto che si ricuciono le periferie e si mitiga il traffico), mentre in altri (pochi) emerge la consapevolezza che occorrerebbe uno sforzo straordinario per attrezzare in tempi brevi la società ad affrontare – iniziando dagli insediamenti - una crisi strutturale che è contemporaneamente ambientale-sociale-territoriale e geo-politica e mette in pericolo la sopravvivenza della stessa biosfera.



Fonti:  1. Aldo Vecchi - LA PROGETTAZIONE DI SPAZI E CORRIDOI VERDI NELLE COMUNICAZIONI DI ANDREAS KIPAR – su UTOPIA21 del luglio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1_7LHY7NGgsJy3YJPZtXXNvmd-56kXLi8/view 2. Autori Vari - LA PIAZZA E GLI SPAZI PUBBLICI APERTI – registrazione vocale dell’incontro del 15 ottobre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese, https://drive.google.com/file/d/18CzCLjbceDDfOoQEVWDZL84PQO5PNE8K/view? usp=sharing 3. Anna Mainoli e Alessandra Coppa - LA PIAZZA E GLI SPAZI PUBBLICI APERTI – slides di presentazione all’incontro del 15 ottobre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese, https://drive.google.com/file/d/1LskTn1jRCSED2dqavHtrNWDPuBnbTD4Y/view?us p=sharing 4. Andrea Balestrini – PIAZZE URBANE, LUOGHI DI SOCIALITA’ E RESILIENZA – slides di presentazione all’incontro del 15 ottobre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese, https://drive.google.com/file/d/1sVYHH8289LPujtacc_okv6l8UV_EeFux/view?usp=s haring 5. Paolo Brescia e Andrea Civati 5 novembre 2019- "LE STAZIONI, UNOSPAZIO DI VITA AL CENTRO DELLA CITTÀ" – registrazione vocale dell’incontro del 5 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese. https://drive.google.com/file/d/1AXxzcZvSm4C_JetB6gE6kULdE7J5TUx/view?usp=sharing 6. Autori Vari - LA SMART CITY – registrazione vocale dell’incontro del 11 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese 7. https://drive.google.com/file/d/12OXhWI6doH3ytstTsn3VSxm77wosMwgg/view?usp =sharing 8. Anna Mainoli e Alessandra Coppa - LA SMART CITY – slides di presentazione all’incontro del 11 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese  https://drive.google.com/file/d/1uGHrBoNsBmcERVooM7fdxr1XnNQ2Qh5e/view?us p=sharing 9. Giulio Ceppi – SMART CITY 2019 - slides di presentazione all’incontro del 11 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese, https://drive.google.com/file/d/1uKRiFAxM2TCYbZJHENCNx5dSno6Yak20/view?us p=sharing

utopia21 – mar 2020    A.Vecchi: FESTIVAL UTOPIA 2019: PIAZZE, CITTA’, SOCIALITA’     12

10. Aldo Vecchi – SOSTENIBILITA’, DAL FABBRICATO AL TERRITORIO – Quaderno 5 di UTOPIA21, settembre 2018 (paragrafo 3.7) https://www.universauser.it/iquaderni/quaderno-5-sostenibilita-dal-fabbricato-al-


[1] Personalmente dubito che tale realizzazione, di indubbia purezza progettuale, vada considerata, proprio nel contesto di una ricerca della piazza come socialità, senza valutare il grave insuccesso complessivo della ricostruzione post-terremoto nella valle del Belice ed il ruolo dell’architettura contemporanea dentro di esso FONTI
[2] E’ da notare che nel 2018 si è ritenuto necessario riprogettare uno spazio già sistemato organicamente, ma riscontrando poi dei limiti di vivibilità, sia nel 1970 che nel 2004
[3] Giulio Ceppi, in particolare, ha curato le tre mostre sulla Smart City Ideate e organizzate da Material ConneXion® Italia nel 2017-2018 e 2019, patrocinate dal Comune di Milano, che intendono stimolare idee e dibattiti sul tema della Smart City: • 2017, New Materials for A Smart City • 2018, Smart City: Materials, Technologies & People • 2019,  Smart City: People, Technology and Materials
[4] Individuando in Carlo Ratti (Poli Torino e MIT di Boston) l’espressione più tipica della “smart city” come mito tecnologico omni-risolutivo, mi sono già occupato del tema su UTOPIA21 


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