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venerdì 21 gennaio 2022

UTOPIA21 - GENNAIO 2022: CALCOLO E RISCHIO

 

Una riflessione sulla frequente irrazionalità delle decisioni “razionali’, in una società calcolante e secolarizzata.

 

Tra gli elementi caratterizzanti del moderno pensiero occidentale si ritiene abitualmente che figuri la propensione al continuo calcolo sui rischi e sui guadagni, sia individuali che collettivi.

Una propensione sviluppata dal Medio Evo e pienamente affermata con la secolarizzazione della società, conseguente alla rivoluzione industriale.

Tale considerazione non esclude, a mio avviso, che simili attitudini non contassero nel mondo antico e nella cristianità, ancorché intrecciate e/o mistificate con massicci elementi di sacralità e di ritualizzazione, ancorati a visioni del mondo più riverenti verso l’autonomia di potenze superiori, quali il Fato e la Provvidenza.

(Annibale e Scipione, oppure Costantino, ad esempio, si destreggiavano tra aruspici e segni divini, ma non erano di certo alieni da un uso ‘laico’ dell’arte della guerra, con valutazioni concrete sulla forza fisica e morale delle truppe proprie ed altrui, sulla cui scorta decidere attacchi e ritirate).

Non azzardo giudizi sulle forme di pensiero non-occidentale, che però nell’insieme mi sembrano attualmente recessive rispetto all’egemonia del tecno-capitalismo, ampliamente imitato, quanto meno dalle classi dirigenti, in tutti i Continenti, sia pure con ibridazioni locali.

 

Rimanendo quindi alle nostre ‘cattive abitudini’, mi sembra interessante osservare quanto la razionalità dei calcoli sia in parte esplicita, o addirittura conclamata, ed in parte invece implicita, perché incorporata nella scienza e nella tecnologia, cui deleghiamo larga parte delle nostre ‘scelte’, quotidiane od eccezionali, ‘scelte’ permeate però anche da miti e riti, vecchi e nuovi, aventi differenti radici.

In questo groviglio, tra “ragione e sentimento”, che è maggiore per i comportamenti individuali, ed apparentemente minore per le decisioni collettive, mi pare che resti indubbio il carattere ‘sociale’ di credenze ed atteggiamenti, anche se gran parte delle ‘libertà di opzione” è di fatto condizionata dagli interessi aziendali e privatistici, che tendono ad occultare alcuni valori effettivi (ad esempio il profitto e l’accumulazione) dietro ad altri valori apparenti (in primis attraverso la pubblicità, ma anche la propaganda politica e/o religiosa).

 

Esempi concreti di attività in cui il calcolo dei rischi e dei guadagni è palese, se non alla generalità dei cittadini-utenti, almeno agli operatori ‘addetti ai lavori’, sono la scienza delle costruzioni e la scienza militare, la sismologia e la climatologia (in quanto associata alla protezione civile), la finanza e le assicurazioni, la medicina e la organizzazione e sicurezza del lavoro, ma anche tutte le filiere della produzione industriale e dei servizi.

Nella misura in cui gli esiti delle impostazioni concettuali e degli algoritmi che presiedono a queste ‘discipline’ attraversano l’interesse pubblico (dei lavoratori, dei consumatori o comunque dei cittadini in quanto tali), massima dovrebbe essere innanzitutto la trasparenza sui dati e sui criteri (ancorché di competenza privata e/o aziendale), e conseguentemente anche il potere di influenza e decisione del potere politico (in senso lato, compresi quindi associazioni e sindacati), in quanto rappresentanza degli interessi collettivi.

Il che non è affatto scontato né facilmente praticabile; nemmeno quando gli attori principali di tali sistemi ‘disciplinari’ sono organismi pubblici, come dimostrano sia i fallimenti dei sistemi collettivistici di tipo sovietico, sia le difficoltà permanenti anche nei settori pubblici dei regimi democratici (vedi ad esempio la sanità in Calabria – ma anche in Lombardia… – oppure l’immondizia a Roma, a Palermo, ecc., o ancora le ruberie sul MOSE del virtuoso Nord-Est).

 

Mi preoccupano infatti quelle che mi sembrano palesi aberrazioni dei sistemi decisionali pubblici nei seguenti esempi di materie formalmente affidati alla decisione democratica, e che però a mio avviso sfuggono a criteri di oggettiva razionalità, mentre spesso purtroppo però godono del ‘favore popolare’:

-       i limiti di velocità nel Codice della Strada (ma così è in gran parte del mondo), che non tengono ‘conto’, letteralmente della crescita esponenziale del rischio al crescere della velocità degli autoveicoli, sia in assoluto, sia in relazione alle caratteristiche dei mezzi e dei corpi stradali 1 (ricordo un ministro Ferri che fu presto scaricato per aver ridotto la velocità massima autostradale a 110 Km/h, per altro analoga a quella vigente in gran parte degli U.S.A.);

-       i ritardi di tutte le scelte relative al cambio climatico (rimando all’insieme dei contributi di Fulvio Fagiani su queste pagine);

-       il cambiamento intercorso tra un’ondata e l’altra della Pandemia Covid-19, richiesto a gran voce dall’insieme dei Presidenti di Regione ed accordato dal Governo e dai suoi consiglieri scientifici (Comitato Tecnico Scientifico) e politici (Ministri espressi dai Partiti della maggioranza di unità nazionale), riguardo alle misure di precauzione (i famosi colori: giallo, arancione, rosso), correlandole non più alla diffusione oggettiva di contagi, malattie e morti, ma per buona parte al “numero dei posti letto” (ordinari e intensivi): accettando quindi il cinico ragionamento per cui dove c’è più possibilità di ricovero e di cura, maggiore può essere l’accettazione del rischio di ammalarsi e di morire: perché il numero dei morti – dato un certo livello di vaccinazioni, di età medie e di variante del virus – resta comunque proporzionale al numero dei contagi, e non diminuisce aumentando i posti letto (diverso sarebbe per una malattia ordinariamente ‘curabile’, cioè dove l’esito mortale fosse solo occasionale ed eccezionale). L’insieme delle politiche sanitarie relative al Covid-19 si è fatto ovviamente più complesso con le varianti del virus e le variabili di vaccini, medicinali, green pass: ma al centro resta quel tipo di calcolo, che mi permetto di non condividere.

aldovecchi@hotmail.it

Fonti:

1.    argomento meglio approfondito, con Aldo Ciocia,

in Aldo Vecchi - CONVERSAZIONI SU CITTA’ E MOBILITA’ – in Utopia21, maggio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1HPuVb7fab3kIdkiAw5rPbSgUj6JG4sAV/view?usp=sharing

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