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venerdì 21 gennaio 2022

UTOPIA21 - GENNAIO 2022: LA GRANDE SVOLTA (QUASI) ANNUNCIATA DAI SOCIALISTI E DEMOCRATICI EUROPEI

 

Lettura critica di un ambizioso documento commissionato dal Gruppo Parlamentare S&D in Europa, finalizzato ad affiancare un vero pilastro sociale alla transizione ecologica prospettata dall’Unione Europea

 

Sommario:

-       Inquadramento

-       principi

-       analisi

-       proposte

-       allegati (quasi) operativi: alcuni commenti

-       qualche valutazione complessiva (e conclusiva)

-       appendice: l’indice delle 240 raccomandazioni, come da me ricostruito

(in corsivo i miei commenti più personali)

 

 

INQUADRAMENTO

 

Nella complessa organizzazione della sinistra tradizionale a scala europea, il Partito Socialista Europeo partecipa con altre forze minori e locali al Gruppo Parlamentare dei “Socialisti e Democratici”, il quale a sua volta delega le elaborazioni programmatiche di fondo ad un organismo “indipendente” (denominato I.C.S.E. o Progressive Society o ancora Commissione Indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile) presieduto però da eminenti personalità uscite da responsabilità politiche di governo nei rispettivi paesi (Spagna e Danimarca, nel caso concreto [1]).

 

Con riferimento ad una precedente elaborazione del 2018, su cui si è poi fondato in buona parte il programma dei Socialisti Europei (e soci) per le elezioni dell’Europarlamento del 2019, il gruppo S&D ha ritenuto opportuno che il suddetto “organismo indipendente”, dopo lo scossone della pandemia Covid-19 e corollari socioeconomici, procedesse ad elaborare un nuovo documento programmatico.

Il testo della Commissione Indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile, con il titolo “La Grande Svolta – da un mondo guasto ad un benessere sostenibile” 1, pubblicato nel settembre 2021, e di cui in italiano[2] è disponibile una “versione breve”, è costituito da una estesa premessa e da un dettagliato “ALLEGATO” con 240 puntuali “raccomandazioni” di carattere (quasi) operativo.

Anche se i contenuti non sono ancora avallati da pronunciamenti congressuali, la presentazione del documento con la “Introduzione” di Iraxte Garcia Perez (presidente del Gruppo S&D) e la “Prefazione di Eric Andrieu (suo vice) indicano un chiaro indirizzo propositivo del gruppo sulle seguenti prospettive:

-       spingere l’Unione Europea ad una “Grande Svolta”, che coniughi la neutralità climatica con la “uguaglianza sostenibile”, cioè ad un progresso che sia, in modo olistico, sia ecologico che sociale e sanitario (senza mai trascurare la “parità di genere”), un “nuovo contratto sociale europeo” fondato sulla partecipazione delle persone  e sulla prevalenza degli interessi generali e pubblici su quelli privati;

-       abbandonare le ricette sbagliate (e già viste come obbligate) della crescita del PIL e del “consolidamento fiscale”, sviluppando le linee di intervento sperimentate dall’Unione contro il Covid-19 sia sul terreno sanitario che socioeconomico (Next Generation EU); con qualche cenno di superamento del profitto come “unico” approccio e forse dello stesso capitalismo.

 

 

PRINCIPI

 

Il documento 1 esplicita al suo inizio “7 princìpi” (che così riassumo):

-       ricercare una nuova politica che parta dalle esigenze delle persone e proponga  fiducia in istituzioni rinnovate contro la precarietà e l’ansia dilaganti

-       capovolgere la complessa intersezione tra diverse forme di disuguaglianza

-       coniugare politiche sociali ed ecologiche: necessario e al tempo stesso possibile

-       realizzare un benessere sostenibile con la partecipazione dei cittadini

-       integrare lo “stato sociale” per arrivare ad uno “stato socio-ecologico”  

-       superare la logica del Prodotto Interno Lordo per arrivare al Benessere Equo e Solidale

-       affrontare le vulnerabilità mostrate dalla Pandemia Covid-19.

Successivamente il testo spiega il percorso logico per arrivare a tale prospettiva attraverso una narrazione complessiva dello stato di crisi in cui versano i popoli europei (e peggio gli altri), intervallata dalle conseguenti proposte di riforma e riscatto; per comodità di esposizione, raggruppo all’inizio gli elementi di analisi critica e poi l’insieme delle proposte, il tutto in una mia (più fluida?) rielaborazione.

 

 

ANALISI

 

Secondo il testo 1, si diffonde una consapevolezza della crisi, che comporta ansia ed alienazione: nel contesto capitalistico la iper-competitività, l’accumulazione (ed ipertrofia) finanziaria (anche grazie ad una larga evasione fiscale) e la concentrazione del potere economico, malgrado una parziale diffusione della prosperità in alcune parti del globo, determinano vulnerabilità, distorsioni e conflitti, con danni insostenibili agli equilibri del Pianeta: i profitti sono internalizzati dalle imprese, i costi sociali ed ambientali invece esternalizzati.

L’ossessione per l’incremento del PIL, in auge dal 1945, è divenuta particolarmente nociva almeno a partire dalla svolta degli anni ’80, provocando disuguaglianze, povertà, precarietà e danni ambientali, in un circolo vizioso in cui le crisi ecologiche cronicizzano le disuguaglianze e le disuguaglianze peggiorano i guasti ambientali.

L’inquinamento dell’atmosfera è il maggior rischio, e l’assetto climatico è ormai ad un punto critico, ma c’è un 1% della popolazione mondiale che inquina come l’ultimo 50%, che maggiormente ne subisce le conseguenze.

 

In particolare in Europa, già prima della Pandemia, il 21% degli europei stava sotto la soglia della povertà, mentre l’1% deteneva il 25% della ricchezza: precarietà e disuguaglianze stavano disgregando le società europee, già alle prese con la crisi climatica, nonché con la trasformazione digitale e con l’invecchiamento della popolazione.

La Pandemia ha effetti gravi nei paesi occidentali, e devastanti nei paesi più vulnerabili, ed ha determinato un aggravamento della crisi già in atto, nella sua complessità tra clima e biodiversità, povertà e disuguaglianze; di conseguenza anche un arretramento sul cammino degli Obiettivi ONU 2030, mostrando nel contempo le criticità nelle catene delle interconnessioni produttive globali e i limiti delle consuete politiche della crescita.

 

 

PROPOSTE

 

Il documento 1 dà atto che l’Unione Europea non parte da zero, perché si è dotata di una strategia climatica con orizzonte al 2050 e sta discutendo di una “Giusta Transizione”, ma rischia di affrontare la ripresa post-Covid19 senza adeguati obiettivi politico-economici, che anticipino i cambiamenti strutturali e chiariscano chi ne paga i costi.

Intravvedendo nella scossa pandemica (e nella sconfitta trumpiana) una finestra di occasioni positive per le iniziative europee, finalizzate a dimostrare che UNA ALTERNATIVA E’ POSSIBILE: un nuovo modello di progresso, con carattere olistico e organico, che combini gli aspetti ecologici con quelli sociali, producendo benefici a breve ed a lungo termine e tenendo conto che LA SALUTE È UNICA, PER L’UOMO E PER L’AMBIENTE, ed include biodiversità ed alimentazione, aria-acqua-suolo.

Mediante la “unità dei progressisti” (aspetto invero poco approfondito) si punta a conseguire un Benessere Equo e Solidale, condiviso e diffuso, nell’ambito di una cooperazione internazionale che configuri un “nuovo contratto con il Pianeta”, in nome della sostenibilità.

Di fronte alle crisi e alle incertezze, si propone una resilienza che non sia la mera capacità di ritornare alle condizioni precedenti, ma divenga “inclusiva”, attraverso il consenso e la partecipazione, la formazione permanente e la articolazione territoriale degli obiettivi specifici.

 

Occorre pertanto un “approccio agnostico verso la crescita economica”, per porre invece le persone al centro, e la finanza (privata e pubblica) al loro servizio, con iniziative di lungo periodo contro le povertà, le disuguaglianze e le problematiche del clima e dell’ambiente:

-       riforma della finanza per riallocare le risorse in direzione verde e sociale,

-       riforma della “economia digitale”, da sottrarre agli attuali oligopoli,

-       riforma delle aziende in direzione “ESG” (sociale, ambientale, democratizzazione della governance),

nonché, più nel dettaglio, con obiettivi al 2030, ma finalizzati ad una visione strategica, le opportune politiche:

o   industriali, con un “carbon pricing” che ridistribuisca risorse ai meno abbienti

o   infrastrutturali e per la mobilità

o   fiscali e patrimoniali (in favore dei servizi pubblici e dei beni comuni)

o   per consumi sostenibili.

In questo quadro si delinea un nuovo welfare “spina dorsale delle nostre società e scudo contro gli schock ecologici”, che contempla:

-       una legge contro la povertà, da sradicare entro il 2050

-       sostegno alla contrattazione collettiva ed alla trasparenza delle retribuzioni

-       interventi per assicurare a tutti una abitazione dignitosa

-       maggior efficacia degli istituti per la cura e l’assistenza

-       provvedimenti in favore di donne, giovani, migranti e “azioni orizzontali di rafforzamento dei diritti fondamentali e dello stato di diritto”.

 

Con una consapevolezza forse solo parziale che simili obiettivi siano difficilmente conseguibili ‘in un solo continente’, il documento prospetta anche qualche forma di proiezione globale del programma, con la premessa che l’Unione Europea “ha interesse al benessere come vettore di pace mondiale” e che può avere un ruolo internazionale “decisivo” per la solidarietà anti-pandemica, il conseguimento degli Obiettivi ONU 2030 (SDG), il contenimento del riscaldamento climatico a 1,5C°.

E pertanto enuncia (a mio avviso senza sufficiente approfondimento) alcuni “sentieri innovativi per l’Umanità ed il Pianeta”:

-       un Green Deal mondiale

-       una riforma del commercio internazionale affinché divenga “realmente sostenibile”

-       una nuova (ed imprecisata) “architettura amministrativa globale”.

 

 

ALLEGATI (QUASI) OPERATIVI: ALCUNI COMMENTI

 

La parte conclusiva del documento1 si compone di 240 proposizioni, ovvero “raccomandazioni politiche”, numerate e ripartite in capitoli e paragrafi che – pur con accattivante grafica – risultano però privi di un indice, carenza cui ho pensato di sopperire ricostruendolo in APPENDICE al presente articolo (con mia numerazione di capitoli e paragrafi [3]) per facilitare i lettori, eventualmente interessati, nella consultazione e come riassunto stringato dell’abbondante materiale (abbastanza coerente con le premesse sopra raccontate).

Commentare analiticamente le 240 raccomandazioni mi sembrerebbe alquanto dispersivo, per cui mi limito a due valutazioni complessive, seguite da alcuni esempi:

-       mentre i contenuti della premessa risultano sbilanciati sul fonte “sociale” a scapito dei temi “ambientali”, il corpo delle “raccomandazioni” appare più equilibrato (come si può constatare anche scorrendo l’Indice), con puntuali approfondimenti anche su clima, energia, biodiversità: però mi pare che su tali versanti il documento punti soprattutto ad accelerazioni ed intensificazioni delle politiche già iniziate o tratteggiate dall’Unione Europea, mentre è sugli altri versanti, sociali e sanitari, che si manifesta la “grande svolta” enunciata dal gruppo S&D, ed è misurabile la distanza dalle attuali tendenze dell’Unione; [4]

-       il linguaggio sembra oscillare tra una perentoria determinazione, applicata a possibili provvedimenti dell’Unione Europea, ed una frequente vaghezza sui soggetti, sui tempi e sugli stessi contenuti; poiché non credo che si tratti di un problema linguistico, bensì politico, elenco di seguito (sottolineandole) alcune di tali incertezze:

o   racc. 19: “Il mandato delle autorità regolatorie deve riflettere la portata delle piattaforme per far sì che l’economia digitale possa essere normata e governata appropriatamente

o   racc. 67: “La Commissione europea dovrebbe esplorare modi nuovi per coinvolgere i cittadini, intercettarne le idee e tradurle in soluzioni condivise, anche sfruttando gli strumenti digitali.”

o   racc. 106: “Le organizzazioni sindacali europee dovrebbero instaurare un fitto e costante dialogo sociale sulle possibili ripercussioni del cambiamento climatico sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, per fornire linee d’indirizzo alle imprese sulle buone prassi da seguire per proteggere i propri lavoratori.”

o   racc. 177: “Garantire correttezza nell’economia delle piattaforme adottando una legislazione Ue fondata su una presunzione legale di occupazione dei lavoratori delle piattaforme online.”

o   Racc. 236: “Accordi commerciali Ue con l’estero per raccogliere il contributo nel settore privato”.

 

 

ALCUNE VALUTAZIONI COMPLESSIVE (E CONCLUSIVE)

 

Le tematiche affrontate dal Documento 1 sono molto ampie e di portata strategica, e richiederebbero quindi equivalenti commenti, da cui ritengo di potermi esimere, nel bilancio di forze e spazi di Utopia21, perché sul fronte delle politiche ambientali (e non solo) della U.E. già molto è stato inquadrato in numerosi articoli di Fulvio Fagiani2,3,4 (e un poco nei miei); e ne emerge mi sembra una larga convergenza con le posizioni più avanzate del Gruppo S&D rispetto alle incertezze della Commissione U.E. (ed a maggior ragione rispetto alla funzione frenante del Consiglio Europeo).

 

Vorrei concentrarmi invece su quelle che mi appaiono come gravi carenze del documento in esame:

-       l’analisi del contesto internazionale non fa i conti con le contraddizioni e le tendenze al conflitto (anche militare) tra gli interessi e le strategie delle altri grandi potenze e delle altre forze in gioco: dove va la Cina? dove vanno gli USA (e la contrapposizione USA-Cina)? Quanto peseranno le tendenze autocratiche e nazionaliste in Russia, Turchia, Brasile, India, Ecc.? Trump ha subito una sconfitta, ma quali sono tuttora i rischi del sovranismo/populismo in Occidente e quindi nella stessa Europa? Cosa ribolle nel mondo musulmano, dall’Afghanistan al Sahel?

 

-       ne consegue un coerente e totale silenzio (né pro né contro?) sulla questione della politica estera e militare dell’Unione (che pure di fatto è già all’ordine del giorno nel dibattito comunitario, soprattutto dopo la ritirata USA e NATO dall’Afghanistan);

 

-       la visione di una pacifica riforma del commercio estero verso l’equità non considera lo storico sbilanciamento in favore dell’egoismo dell’Occidente (Europa compresa); in particolare la proiezione della “tassonomia verde” al di fuori dell’Unione Europea, ed a maggior ragione sulla importazione dei beni “sporchi” che finora l’Europa ha volentieri delocalizzzato altrove, non può essere immaginata come una semplice questione di “dazi verdi” (che penalizzeranno i paesi produttori di semilavorati ecc.), senza farsi carico dei costi della ristrutturazione produttiva dei suddetti paesi (non tutti i quali hanno la potenza finanziaria della Cina o della stessa India);

 

-       il problema delle migrazioni (tacendo totalmente sul diritto di asilo !!!) è limitato ad un cenno alla tutela dei migranti nel mercato del lavoro, ed alla raccomandazione 216 (che riproduco in nota [5]), che prescinde dai bisogni degli stessi migranti (a partire dagli effetti del cambio climatico a casa loro) ed inoltre ignora la necessaria connessione con la crisi demografica europea (che è solo vagamente menzionata in altra parte del documento): come se i flussi migratori fossero un tema marginale, da tenere fuori dai confini e dalla stessa attenzione, e non un nodo strategico del XXI secolo;

 

-       la politica industriale invocata, affiancata da diversi richiami ad una attenuazione di taluni attuali automatismi europei derivanti dal dogma della concorrenza, non scioglie il nodo della difficile competizione internazionale (anche a prescindere dagli aspetti politico-militari di cui sopra): formare e tutelare “campioni europei” (a scapito della concorrenza interna e con rischio di derive oligopoliste e neo-imperialiste) oppure rischiare di soccombere al predominio degli oligopoli altrui, ovvero dei campioni americani e/o cinesi e/o saudito-emiratini?

 

-       nell’auspicato passaggio dalla PIL-mania al mondo beneducato del BES, come funzioneranno le contabilità nazionali e comunitarie? D’accordo sul superamento delle politiche rigoriste, ma mi aspetterei una qualche parola sul debito pubblico (e privato) finora accumulato (e probabilmente crescente con le politiche delineate, seppure affiancate – finalmente - da nuovi prelievi fiscali sui ceti più ricchi;)

 

-       per finire un dubbio sulle sorti del capitalismo, che il documento intende in qualche misura contenere e quasi ‘scavalcare’ (dai mercati finanziari al fisco, dai limiti agli oligopoli alla governance aziendale), senza però prospettare un assetto alternativo (non necessariamente di tipo nettamente socialista, ad esempio con la proprietà sociale delle grandi imprese, ma almeno comunque con qualche idea, anche nuova, sull’auspicato assetto di arrivo – vedi ad esempio le proiezioni di Thomas Piketty, pur politicamente lacunose, nella mia recensione sul suo ultimo libro, in questo stesso numero di Utopia21 –); e senza ragionare sulle resistenze che già  ora solidamente manifestano i sostenitori dello stato di cose presenti (senz’altro i sovranisti, così come il blocco moderato dei Popolari Europei: ma non escluderei anche diverse  componenti della stessa area dei Socialisti e Democratici).

-        

aldovecchi@hotmail.it

 

 

APPENDICE: L’INDICE DELLE 240 RACCOMANDAZIONI, COME DA ME RICOSTRUITO

 

1)      VIVERE IN UN’ECONOMIA AL SERVIZIO DEL BENESSERE COMUNE                                                 pag.18

a)      Un processo decisionale UE pronto per generare benessere sostenibile

per tutti (racc. da 1 a 9)                                                                                                                              pag. 18

b)      Porre la finanza e l’economia digitale al servizio del benessere sostenibile

per tutti (racc. da 10 a 30)                                                                                                                          pag. 19

c)       Trasformare le imprese in agenti del benessere sostenibile per tutti (racc.

da 31 a 51)                                                                                                                                                       pag. 20

2)      VIVERE IN UNA SOCIETÀ DEL CAMBIAMENTO. L’IMPERATIVO DI UNA

TRANSIZIONE GIUSTA                                                                                                                                pag. 21

a)      Resilienza: una definizione inclusiva per implementare politiche

trasformative (racc. da 52 a 54)                                                                                                               pag. 21

b)      Governance inclusiva e democrazia aperta per una transizione giusta                                 pag. 21

(racc. da 55 a 68)

c)       Istruzione e apprendimento permanente (racc. da 69 a 84)                                                      pag. 22

d)      Una transizione giusta e politiche attente al territorio per una coesione

sostenibile (racc. da 69 a 91)                                                                                                                    pag. 24

e)      Giustizia climatica: l’esigenza di un quadro di adattamento equilibrato e

politiche ambientali giuste (racc. da 92 a 119)                                                                                   pag. 25

3)      VIVERE UNA VITA SANA IN UN PIANETA DECARBONIZZATO E BEN CONSERVATO                  pag. 26

a)      Un percorso giusto verso la decarbonizzazione: oltre il carbon pricing, verso

un valore del carbonio e un’agenda politica coerente (racc. da 120 a 127)                           pag. 26

b)      Allineare le politiche e i quadri normativi con gli obiettivi climatici

e di benessere sostenibile (racc. 128 a 140)                                                                                      pag. 27

c)       Il contributo cruciale dei pozzi naturali di carbonio per la riduzione

delle emissioni di gas serra (racc. da 141 a 144)                                                                                pag. 28

d)      Un’unica salute: per il Pianeta e per l’Umanità (racc. da 145 a 164)                                         pag. 28

4)      VIVERE UNA VITA SICURA IN UNA SOCIETÀ DELLA GIUSTIZIA, DELL’UGUAGLIANZA

E DELLA DIVERSITÀ                                                                                                                                              pag. 30

a)      Mezzi di sostentamento garantiti per tutti in Europa (racc. da 165 a 190)                            pag. 30

b)      Combattere le disuguaglianze di reddito e ricchezza (racc. da 191 a 202)                            pag. 31

c)       Valorizzare e responsabilizzare le donne e le minoranze: le più colpite

dal COVID (racc. da 203 a 219)                                                                                                                pag. 32

5)      VIVERE IN UN MONDO DEDITO AL BENESSERE SOSTENIBILE DEL PIANETA

E DELL’UMANITÀ (racc. da 220 a 242)                                                                                                         pag. 33

 

 

Fonti:

1.    Gruppo parlamentare europeo S&D /Commissione Indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile (ICSE, Indipendent Commission for Sustainable Equality) - LA GRANDE SVOLTA – DA UN MONDO GUASTO AD UN BENESSERE SOSTENIBILE – settembre 2021

https://www.socialistsanddemocrats.eu/it/newsroom/la-grande-svolta-proposte-politiche-trasformative-una-societa-del-benessere-sostenibile in calce al comunicato il LINK al testo del documento

2.    Fulvio Fagiani – IL GREEN DEAL EUROPEO – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1w2VagFLdVHCzpHxD0IALYlr3bL5W0GM5/view?usp=sharing.

3.    Fulvio Fagiani – LE STRATEGIE EUROPEE PER CIBO E BIODIVERSITà – Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2020 - https://drive.google.com/file/d/1tXEesMPRN4yE8QxNyHellXzzvRTxc6No/view?usp=sharing.

4.    Fulvio Fagiani – IL PACCHETTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER RIDURRE LE EMISSIONI AL 2030 DEL 55% - Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2021 - https://drive.google.com/file/d/1lTPsBH08b_N3oH4p87L2_od9Cg0CJcXK/view?usp=sharing.

5.     

Aldo Vecchi - EUROPA, UTOPIA VISSUTA? – su Utopia21, gennaio 2017 https://drive.google.com/file/d/1xN9dwCf66d28ix7hBW3lMOfo3Ynr7Sli/view?usp=sharing

Aldo Vecchi - PROFUGHI, MIGRANTI ED EUROPA – su Utopia21, novembre 2017https://drive.google.com/file/d/14iZyztjvcsGhBgKxU7z2o4emLFTw8TrE/view?usp=sharing

Aldo Vecchi - LA CONSULTAZIONE SUL FUTURO DELL’EUROPA – su Utopia21, luglio 2021 https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing



[1] Teresa Ribera Rodriguez (già vice primo ministro in Spagna) e Paul Nyrup Rasmussen (già primo ministro in Danimarca e già presidente del PSE)

[2] Sulla traduzione ci sarebbe un po’ da ridire, sia perché sono rimaste in inglese espressioni facilmente traducibili in italiano (e l’intera “raccomandazione” 84…), sia perché in altri casi la traduzione letterale (automatica?) lascia un po’ perplessi sull’effettivo significato in italiano

[3] Nell’ALLEGATO manca anche la numerazione delle pagine, ma si può ricavare dall’impaginazione del file in PDF (sottraendo 2)

[4] A proposito di distanze misurabili, molto nette sono quelle tra il documento in esame e la linea del Partito Democratico italiano, a scala nazionale, soprattutto considerando le scelte politiche effettive del Governo Draghi, su cui il PD è ufficialmente appiattito: vedi ad esempio alle voci tassazione dei patrimoni, salario minimo, governance aziendale

[5] Raccomandazione 216: “Istituire un meccanismo giusto, coerente ed efficace per la migrazione legale della forza lavoro per scoraggiare i migranti nella scelta di forme illegali di migrazione e soddisfare l’esigenza di competenze e talenti dell’Ue.”

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