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venerdì 21 gennaio 2022

UTOPIA21 - GENNAIO 2022: EVOLUZIONE DEL PENSIERO DI FABRIZIO BARCA E DEL FORUM D.D.

 In un libro-intervista, a cura di Fulvio Lorefice, il leader del Forum Disuguaglianze e Diversità aggiorna valutazioni e obiettivi dopo oltre due anni di attività

 

Sommario:

-       gli sviluppi delle attività e delle posizioni del forum DD

-       tecnocrazia e politica: un percorso anche autobiografico

-       soggetto politico e alleanze; socialismo e conflitti

-       alcune note a margine

-       IN APPENDICE UNA SINTESI DELLE PROPOSTE DEL FORUM DD NEL 2019

(in corsivo i commenti più personali)

 

 

GLI SVILUPPI DELLE ATTIVITA’ E DELLE POSIZIONI DEL FORUM DD

 

L’intervista (non sempre compiacente) di Fulvio Lorefice a Fabrizio Barca dal titolo “Disuguaglianze Conflitto Sviluppo” (2021) 1, in raffronto con il documento del Forum Disuguaglianze e Diversità “15 proposte per la giustizia sociale” (2019) 2,3, consente di apprezzare l’evoluzione delle posizioni espresse da Barca e dal Forum, soprattutto riguardo a:

-       una maggior radicalità sociale, con l’esplicito riferimento al concetto di “classe” (da integrare con “genere, ambiente, razza”) ed a quello di “sfruttamento capitalistico”, con l’obiettivo non più solo di una società più giusta, ma anche esplicitamente di una compressione del capitalismo [A];

-       una maggior attenzione alle sperequazioni internazionali ed ai ‘poveri dei paesi poveri’ (prima considerati, ma  - con apprezzabile preveggenza -  solo per l’aspetto della ricerca farmaceutica), con la proposta di un “nuovo internazionalismo”, sia per i movimenti che per gli stati democratici (a partire da una svolta democratica da imprimere alle istituzioni europee);

-       una maggior sensibilità ai temi ambientali ed in particolare alla “giustizia climatica” (poco invece ancora, mi sembra alla limitazione delle risorse ed ai vincoli derivanti dal rispetto delle biodiversità);

-       quanto sopra in sintonia con le encicliche di Papa Francesco, ed in particolare con la sua predicazione di fratellanza universale, ma non astrattamente cosmopolitica, e di invito al confronto serrato con tutte le controparti locali. 

Tale evoluzione risulta correlata al cammino percorso in questo periodo, dentro al Forum DD, per l’attiva influenza di suoi componenti come la Caritas, LegAmbiente[av1] , ActionAid e Cittadinanzattiva, nonchè dal Forum con altri raggruppamenti (ASviS, educAzioni, TiCandido, ForumPA, e altri) su temi come il reddito di emergenza o la povertà educativa o ancora la selezione del personale politico e di quello amministrativo. Da non trascurare anche la partecipazione dello stesso Barca con Elena Granaglia (sempre del Forum DD) alla “Commissione Indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile” (I.C.S.E.) che ha redatto la bozza di programma del Gruppo Euro-Parlamentare dei Socialisti&Democratici su cui riferisco in altro articolo di questo numero di Utopia21.

 

 

TECNOCRAZIA E POLITICA: UN PERCORSO ANCHE AUTOBIOGRAFICO

 

Gli allargamenti di orizzonti e gli approfondimenti di prospettiva non escludono la conferma dei più specifici ‘cavalli di battaglia’ del Barca-pensiero, come le questioni della proprietà intellettuale (brevetti) e del dominio sulla conoscenza, degli  indirizzi per le imprese pubbliche (anche a scala europea) e per la ricerca; e ancora come la questione del ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione (e nelle imprese) e del “monitoraggio civico” sulle politiche di governo (il PNRR, ad esempio), a tutti livelli, europeo-nazionali-locali. Argomenti che si intrecciano con squarci autobiografici (ma invero non molto auto-critici) sulle diverse ‘carriere’ dello stesso Fabrizio Barca, tra Banca d’Italia e Ministeri, come dirigente (con Laura Pennacchi e Carlo Azelio Ciampi, ma anche con Giulio Tremonti e Gianfranco Miccichè) e come ministro ‘tecnico’ (con Mario Monti ed Elsa Fornero) ed in politica con il PCI/FGCI da giovane e con il PD in età matura.

 

Particolarmente non risolto mi sembra il complesso rapporto con il Partito Democratico: Barca racconta l’esito del suo tentativo di ‘allevare’ alcuni circoli secondo il criterio dello “sperimentalismo cognitivo” e della ‘separazione delle carriere’ tra Partito ed Amministrazioni, ai tempi della segreteria di Matteo Renzi, fallito soprattutto nel tentativo di dedurne nuove regole organizzative per l’intero partito, accettate a parole come base per un dibattito che non si è mai svolto (convincendo Barca ad uscire dal PD anziché soffermarsi a formare una sua “cordata”).

Successivamente tuttavia Barca si è prestato a svolgere per la federazione romana una inchiesta sui circoli locali, ai tempi della crisi del Sindaco Marino, (conclusa con la promozione – ma solo virtuale – di 9 circoli, virtuosi perché “progettuali”, e la bocciatura di 20 troppo attaccati al solo potere, su un totale di 195 circoli), ed a partecipare, come Forum DD, ad una assemblea programmatica promossa nel 2019 da Zingaretti e da Cuperlo (rimasta anch’essa senza seguito operativo); e si propone di animare alcune della “Agorà tematiche” avviate dal nuovo segretario Letta.

Un comportamento da ‘membro esterno’, che mi sembra poco congruente con il giudizio complessivo sugli attuali partiti come “reti di potere e di cooptazione…una foresta malata” in cui “una nuova generazione di alberi … in crescita” non trova “la luce e la terra per diventare sistema”; i partiti “si nascondono dietro l’alibi della società liquida”.[B]

(Il mio dubbio è che il PD, come corpo sociale degli iscritti – non degli elettori  non cerchi nemmeno alibi, ma galleggi ‘sopra’ la società liquida, avendo perso i contatti con i veri ceti subalterni: ma mi sarei aspettato conferme o smentite proprio da chi, come Barca, ha svolto inchieste dirette su quel corpo sociale, di cui invece non riferisce la ‘composizione materiale’: chi sono – socialmente - gli iscritti? Chi sono i militanti e i dirigenti?).

 

 

SOGGETTO POLITICO E ALLEANZE; SOCIALISMO E CONFLITTI

 

Va dato atto, infatti, a Fabrizio Barca – a differenza di Piketty, vedi mia recensione in questo stesso numero di Utopia21 – di porsi il problema della mancanza e della necessità di un “soggetto politico”, almeno nazionale, adeguato alla guida delle lotte per le profonde e radicali riforme delineate non solo dal Forum, ma – ad esempio – dal Papa o dallo stesso Gruppo Europarlamentare S&D; e delle “alleanze” da mettere in campo; ma – con onestà intellettuale – Barca afferma “… Come debba avvenire è questione a cui non abbiamo imparato a dare risposta, certo non io”. E tanto meno enumera i possibili concreti alleati.  

 

Va dato atto inoltre a Barca – a differenza del documento I.C.S.E. per il gruppo  S&D all’europarlamento (cui pure Barca ha partecipato), vedi mio articolo in questo stesso numero di Utopia21 – di cercare di concretizzare e prefigurare il percorso e l’orizzonte per un parziale e progressivo superamento del capitalismo, similmente alle proposte di Piketty, attraverso l’espansione della sfera pubblica, di quella cooperativa/autogestita e della compartecipazione di lavoratori e ‘stakeholders’ alla direzione delle imprese (senza però prendere di petto, nemmeno come traguardo, l’abolizione del lavoro salariato).

 

Vorrei dare atto a Barca anche del tentativo di tratteggiare una ‘teoria del conflitto’ (cui sfuggono invece sia I.C.S.E, che Piketty), che però – una volta affermata la inevitabilità e la stessa positività di espliciti conflitti sui diversi interessi presenti nella società, a fronte delle trasformazioni comunque in atto (clima, digitale, nuove potenze emergenti) e delle modificazioni proposte nell’assetto dei poteri, dei saperi e delle ricchezze – mi sembra che si riduca[C]  all’appello ad una ‘franca discussione’  (“accesa, aperta, ragionevole”) tra i vari soggetti, evitando di prospettare l’organizzazione di efficaci forme di lotta (e nuove forme di comunicazione?) da parte dei ceti subalterni di cui si auspica l’emancipazione, come se fosse sufficiente la (pur necessaria) ‘battaglia culturale’ (e contro siffatti avversari)

(Carenza che ritrovo anche in altri movimenti e promotori di movimenti, come ad esempio i Fridays For Future, tranne che in Extincion Rebellion, sulle cui proposte cospirativo/insurrezionali però non concordo 4).

 

 

ALCUNE NOTE A MARGINE

 

A margine della lettura dell’intervista, mi permetterei di segnalare anche alcune affermazioni che mi sembrano sconcertanti, in quanto espresse da un intellettuale ricco di esperienze politiche e di competenze disciplinari:

 

-       sul Governo Draghi e sulla sua ‘riforma’ fiscale: “… la politica fa un passo indietro …Fino ad affidare oggi in Italia a un ‘tecnico’ a un ‘esperto’, senza un mandato politico strategico – come invece era stato per i precedenti, governi tecnici e per lo stesso governo Monti – l’intera guida del paese ed il compito di chiudere e realizzare un Piano strategico, ossia l’atto più politico che si possa immaginare…”… “si pensi … alla cosiddetta ‘legge delega fiscale’ … e alle decisioni politiche dissimulate nel suo corpo”:

mi stupisce che Barca ignori che le linee ‘tecniche’ del riassetto fiscale sono state elaborate – già da prima del  cambio di governoda una Commissione Parlamentare cha ha concluso unitariamente i suoi lavori, con un chiaro indirizzo in favore dei ritocchi all’IRPEF in favore dei ‘ceti medi’ e confermando le ‘tasse piatte’ vigenti sui redditi da capitale (e sulle partite IVA); quindi ben lungi da ogni patrimoniale progressiva, ed il tutto finanziabile anche in deficit (e rinviando la revisione del catasto  delle concessioni demaniali);

parimenti sul PNRR il ‘mandato senza contenuti’ è a mio avviso, pur a suo modo, un chiaro ‘mandato politico’ (già evidente sulla versione Conte del PNRR): una scelta tecnocratica apparentemente neutra, voluta e non subita dalle principali forze politiche (PD compreso, che infatti rivendica spesso, tramite il segretario Letta, essere il rancio di Draghi ottimo ed eccellente, e non solo un più o meno necessario compromesso temporaneo);

 

-       sul ruolo storico delle imprese pubbliche o private: “… tutti i punti di svolta nello sviluppo economico italiano… sono stati realizzati grazie al ruolo delle imprese pubbliche… E’ questa scelta che ci ha consentito sviluppare le assicurazioni, l’acciaio, l’energia, le telecomunicazioni, le autostrade, ecc.” : ciò mi sembra vero, ma solo parzialmente, nel secondo ‘900 (dimenticando comunque auto, gomma, cavi…) ma non certo nel secondo ‘800, quando furono i privati, seppure in concessione e fatte salve le successive nazionalizzazioni, a sviluppare ferrovie, impianti idroelettrici e le prime telecomunicazioni;

 

-       sulla “spirale che alterna … corruzione e gestione clientelare, da una parte, e iper-regolazione invasiva e populismo politico-giudiziario dall’altra…” in cui “…è caduto il Movimento  Stelle, ignorando che… ogni tentativo di incorporare nelle regole tutte le possibili circostanze … produce un’elefantiasi regolamentare, il male del paese[D]: mi pare che il Movimento 5 Stelle abbia accentuato una spinta, sia al populismo politico-giudiziario sia all’iper-regolazione, tendenze che però già esistevano, la prima almeno dai tempi di Tangentopoli e la seconda, probabilmente, da prima dell’Unità d’Italia, e che pertanto andrebbero indagate meglio a prescindere dalla specifica parabola del Movimento 5 Stelle. Quanto ai mali del paese, metterei la mafia ed il clientelismo prima dell’elefantiasi normativa.

 

 

APPENDICE: UNA SINTESI DELLE PROPOSTE DEL FORUM DD NEL 2019

         (tratta dal mio articolo del maggio 2020 3)

 

Il nocciolo del pensiero del Forum, dichiaratamente sulla scia dell’economista inglese Antony Atkinson (1944-2017) è che l’ingiustizia non sia ineluttabile e che la diffusa frustrazione possa essere trasformata in una nuova stagione di emancipazione sociale, con pieno sviluppo delle potenzialità individuali e nel rispetto delle aspettative delle generazioni future.

L’ingiustizia sociale, nel mondo ed in Italia, è rilevata soprattutto come conseguenza della svolta neo-liberista degli anni ’80 del secolo scorso, sia in termini di distribuzione del reddito e della ricchezza, sia riguardo all’accesso all’istruzione ed ai servizi, sia ancora riguardo alle condizioni di lavoro, oggettive e soggettive, ed alla esposizione agli effetti sociali ed ambientali della globalizzazione, dell’automazione e del cambio climatico (tra cui le migrazioni): il tutto differenziato per genere (uomo/donna), per luoghi e per fasce di età.

Questa parte del testo, … dà atto della complessità dei fenomeni di divaricazione socio-economica a scala mondiale, con le nuove potenze in ascesa (Cina e India, e non solo) ed i loro nuovi ceti ricchi e medi, ma focalizza l’attenzione soprattutto sulla pesante riapertura della forbice tra i più ricchi ed i più poveri all’interno dell’Occidente, con lo sprofondamento di una parte dei ceti medi, in particolare in alcuni territori, l’arretramento dei livelli di welfare e di accessibilità ai servizi, già “universali”,  e si conclude sottolineando gli aspetti soggettivi di “senso di abbandono da parte delle istituzioni”, che – nella generale convinzione che “non vi siano alternative” – apre la strada al populismo delle ‘piccole patrie’ e della delega a nuovi autoritarismi, purché si contrappongano apparentemente alla “casta” dei sapienti e dei potenti.

 

…Dall’analisi suddetta, il documento del Forum procede a delineare la necessità e possibilità di una ALTERNATIVA, che non si limiti a qualche riaggiustamento del Welfare, ma comporti una RI-ALLOCAZIONE DEL POTERE, agendo, con strumenti vecchi e nuovi, non solo sulla cosiddetta “uguaglianza delle opportunità”, ma anche e direttamente su “risultati di uguaglianza”.

L’alternativa prospettata dal Forum tende a riappropriarsi del “futuro” e della “modernità”, ipotizzando la possibilità di ribaltare di segno, nella direzione dell’uguaglianza e di uno scenario di emancipazione sociale, sia gli strumenti tecnologici della comunicazione e dell’automazione (una sorta di “democratizzazione degli algoritmi”), sia le incombenze attinenti al cambio climatico ed alla transizione energetica (anziché scaricarne costi e svantaggi sui soli ceti subalterni).

Pertanto, puntando non sulla ‘nostalgia’ …, bensì su un recupero di valori solidali, calati nelle nuove possibilità tecnologiche (un umanesimo con strumenti moderni), il Forum auspica un positivo intreccio della sua prospettiva con le esperienze (locali) di cittadinanza attiva sui beni comuni e con le ricerche di innovazione ‘aperte’ che maturano nella stessa rete

Le ragioni per cui tali proposte dovrebbero acquistare credibilità risiedono essenzialmente nelle considerazioni (sempre sulla scia di Atkinson) che:

-       in passato si sono verificate svolte ed aperture nel quadro del dominio capitalistico, che si è dimostrato essere flessibile anche a fronte delle pressioni popolari,

-       l’assetto neo-liberista in vigore è nato da scelte consapevoli e ben individuate (sulla moneta e sul commercio, sui movimenti di capitale e sui brevetti, sui rapporti di lavoro e sulla privatizzazione dei servizi, ecc.), che però sono anche decisioni reversibili.

-       (Inoltre, in Italia, una svolta può essere propiziata anche dalla opportunità di recuperare specifiche arretratezze, come nella Pubblica Amministrazione oppure nelle ridotte dimensioni aziendali).

L’obiettivo di fondo è quello di AGIRE SUI MECCANISMI DI FORMAZIONE DELLA RICCHEZZA E DELLE CONNESSE DISUGUAGLIANZE (senza limitarsi a rincorrerle con correttivi redistributivi), e cioè:

-       controllo sui progressi tecnologici

-       rapporti di potere nell’impresa, tra capitale e lavoro

-       passaggio patrimoniale tra generazioni.

La dichiarata radicalità delle riforme avanzate dal Forum trova motivazione - secondo gli Autori - anche perché il neo-liberismo non si mostra efficiente nei tentativi di superare la crisi di inizio secolo e perché la deriva monopolista sugli algoritmi comunicativi (con la dilagante ‘profilazione’ privata dei cittadini) minaccia le stesse libertà personali.

 

Le 15 proposte operative includono e mischiano diversi tipi e scale di azioni, dalle politiche pubbliche (ovvero rivendicazione di nuove leggi e provvedimenti) alle azioni collettive, organizzabili “dal basso”, dall’ambito europeo a quello nazionale (che più degli altri è focalizzato, anche specificando in molti casi i possibili costi e benefici in termini economici), fino a quello locale, dove si auspicano iniziative sperimentali, utili – assieme al dibattito teorico sul documento – per affinare e correggere la stessa piattaforma del Forum: che si presenta quindi aperta a modifiche sui singoli temi, pur rivendicandone gli Autori la validità complessiva dell’insieme.

Se il contrasto alle disuguaglianze sociali è l’asse portante delle 15 proposte, due temi collaterali sono esplicitati spesso nel documento: il superamento del divario di genere, tra uomini e donne, e la questione ambientale ….

 

 

LE 15 PROPOSTE

1. La conoscenza come bene pubblico globale: modificare gli accordi internazionali e intanto farmaci più accessibili

2. Il modello Ginevra per un’Europa più giusta

3. Missioni di medio-lungo termine per le imprese pubbliche italiane

4. Promuovere la giustizia sociale nelle missioni delle Università italiane

5. Promuovere la giustizia sociale nella ricerca privata

6. Collaborazione fra Università, centri di competenze e piccole e medie imprese per generare conoscenza

7. Costruire una sovranità collettiva su dati personali e algoritmi

8. Strategie di sviluppo rivolte ai luoghi

9. Gli appalti innovativi per servizi a misura delle persone      

10. Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti deboli

11. Reclutamento, cura e discrezionalità del personale delle Pubbliche Amministrazioni

12. Minimi contrattuali, minimi legali e contrasto delle irregolarità

13. I Consigli del lavoro e di cittadinanza nell’impresa

14. Quando il lavoro controlla le imprese: più forza ai Workers Buyout

15. L’imposta sui vantaggi ricevuti e la misura di eredità universale

 

 

 

aldovecchi@hotmail.it

Fonti:

1.    Fulvio Lorefice e Fabrizio Barca - DISUGUAGLIANZE, CONFLITTO, SVILUPPO

LA PANDEMIA, LA SINISTRA E IL PARTITO CHE NON C'E' - UN DIALOGO CON FULVIO LOREFICE – Donzelli, Roma 2021

2.    Forum Disuguaglianze Diversità – 15 PROPOSTE PER LA GIUSTIZIA SOCIALE – 2019 -  https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/proposte-per-la-giustiziasociale/

3.    Aldo Vecchi - COME COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE: LE 15 PROPOSTE DEL “FORUM” – su Utopia21, maggio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1udb1x44_L_Y6pCywG5ccSxK4PQEkCYot/view?usp=sharing

4.    Fulvio Fagiani e Aldo Vecchi - DIBATTITO SULLA TRANSIZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ – su Utopia 21, settembre 2019 - https://drive.google.com/file/d/12FdhXnGpWjXtpE7bLSwnP9Q_VLZjbo3I/view?usp=sharing

 



[A] A pag. 100, ad esempio: “…’essere di sinistra’ credo voglia dire credere, praticare e sviluppare all’interno del capitalismo, rapporti non-capitalistici di produzione…”

[B] Osserva Barca che “le classi o categorie sociali non esistono in natura, ma sono esse stesse il frutto di una lettura della realtà…” concludendo che “Sono i rappresentanti a disegnare l’aggregazione dei rappresentati, non viceversa”: conclusione da cui mi sento di dissentire, perché i rappresentanti probabilmente rappresentano già qualcosa di reale in base ad altre letture della realtà, e non hanno bisogno di ridisegnare aggregazioni sociali, se non sono gli stessi ceti subalterni non rappresentati (od a mezzo di nuovi rappresentanti) a tirarli per la giacchetta

[C] Con l‘apparente conforto di Papa Francesco, ma a mio avviso interpretandolo in termini riduttivi.

[D] Lo considero comunque un passo in avanti rispetto a quando Barca indicava come principale “male del paese” il “catoblepismo” 3.


 [av1]

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