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sabato 20 luglio 2024

UTOPIA21, LUGLIO 2024: DIRITTI UNIVERSALI E DIVERSITA’ CULTURALI, PER MARCELLO FLORES

Una breve storia dei diritti ‘universali’ a fronte delle peculiarità culturali che ne mettono in discussione la stessa universalità

 

Sommario:

-       premessa

-       i diritti universali: periodizzazione dal 1948 a fine secolo (invece dopo…)

-       le contestazioni fondate sulle diversità culturali

-       la fiducia dell’Autore in una possibile convergenza multiculturale

-       appendice: altri saggi nella raccolta “Utopia” a cura di Carlo Altini

in corsivo le osservazioni più personali

 

PREMESSA

 

Dell’argomento dei diritti universali mi ero occupato in un precedente articolo su Utopia21 1; la lettura del saggio di Marcello Flores [1] “Le utopie degli altri. I diritti umani nelle culture non occidentali” all’interno del testo “Utopia – storia e teoria di un’esperienza filosofica e politica”2 (a cura di Carlo Altini, di cui ho già recensito altre parti 3,4), mi offre l’occasione di tornarci con maggiore approfondimento.

Per praticità, distinguo due aspetti che l’Autore invece intreccia, e cioè la ricostruzione storica (che si ferma purtroppo ben prima del 2013, data di pubblicazione del saggio) e le considerazioni teoriche dello stesso, ambedue imperniati sulla questione della universalità dei diritti rispetto alle diversità delle culture.

 

 

I DIRITTI UNIVERSALI: PERIODIZZAZIONE DAL 1948 A FINE SECOLO (INVECE DOPO ...)

 

L’inquadramento storico proposto da Flores, con rapidi accenni all’illuminismo settecentesco, si focalizza sulla fase costituente del 1945-48, che culmina con l’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell’Assemblea dell’ONU, e tende poi a periodizzare come segue i successivi decenni:

-       anni 50-60: congelamento e strumentalizzazione dei ‘diritti’nell’ambito della ‘guerra fredda’ tra USA e URSS e rispettivi alleati; prevalenza delle ‘libertà collettive’ nei movimenti di indipendenza anti-coloniale

-       anni 60-70: nel clima del parziale ‘disgelo’ tra i due blocchi, consolidamento dei principi in sede ONU (Dichiarazioni contro il colonialismo nel1960 e contro il razzismo nel 1963; Convenzioni sui diritti civili e politici e sui diritti socio-economici nel 1966, rarificate da 35 paesi – e quindi in qualche misura operative – dal 1976) e accordo pan-europeo di Helsinki (1973-75); attivizzazione di militanti e organizzazioni non governative (Sacharov premio Nobel 1975; Charta 77 in Cecoslovacchia; Amnesty International premio Nobel 1977; Human Rights Watch)

-       anni 90 (dall’89): rimozione non violenta di poteri autoritari e discriminatori in Est Europa, Sud Africa, America Latina.

 

La periodizzazione finisce sostanzialmente qui, perché il saggio non si occupa del secolo 21°, in cui abbiamo assistito sia ad una estensione del discorso sui diritti in favore di ogni tipo di minoranza (talora però con risvolti intolleranti) e ad una integrazione tra diritti politici, socio-economici ed ambientali (17 goals dell’ONU per il 2030), sia a fenomeni regressivi di vasta portata, dall’aggressività dell’integralismo islamico (con il fallimento delle ‘primavere arabe’) all’inasprimento dei conflitti geo-politici (dalla reazione USA agli attentati del 2001 con le fallimentari invasioni di Irak e Afghanistan fino all’aggressione militare russa in Ucraina, dai conflitti perenni in Medio Oriente alle varie guerre civili in Africa); fino alla crisi interna all’area liberal-democratica con l’emergere di forze sovraniste esplicitamente anti-illuministe.

                                                           

 

LE CONTESTAZIONI FONDATE SULLE DIVERSITÀ CULTURALI

 

Ripercorrendo la narrazione storica di Flores, interessante, tra ‘45 e ’48, mi è parso il confronto all’interno della Commissione internazionale presieduta da Eleanor Roosevelt tra gli esponenti del pensiero occidentale ed il filosofo cinese Peng-Chun Chang (delegato dalla Cina ancora governata dal Kuomintang, prima della definitiva vittoria della rivoluzione maoista), che di fatto non recepì il suo apporto fondato sul concetto confuciano ‘ren’, cioè grosso modo armonia, empatia e correlazione tra io e noi.

L’Autore evidenzia poi alcune fasi di esplicita contrapposizione di pensieri diversi a quello ‘occidentale’, dai ‘valori asiatici’ di prevalenza dei diritti collettivi e comunitari (sviluppo economico nell’armonia di un controllo paternalistico) espressi dal leader di Singapore Lee Kwan Yew (conferenza di Bangkok 1993) – non lontani dalle posizioni del Partito Comunista Cinese, alla esaltazione – da parte di altri leaders africani (anche strumentalmente) della esperienza originale dell’’Ubuntu’ nella riconciliazione Sudafricana dopo l’apartheid (in particolare riguardo alla ‘giustizia riparativa’ fondata sul riconoscimento di colpa e non sulla pena), fino alla insofferenza espressa dal professore Keniota-americano Makau Mutua che – negli anni ’90 - vede nella retorica dei diritti umani l’estrema proiezione dell’imperialismo culturale a danno dei popoli colonizzati.

 

 

LA FIDUCIA DELL’AUTORE IN UNA POSSIBILE CONVERGENZA MULTICULTURALE

 

A fronte dell’insieme delle critiche fondate sulle diversità culturali, Flores ritiene invece che lo sforzo da compiere sia quello di cogliere gli elementi di convergenza tra le diverse culture: un esempio sta nella questione delle disuguaglianze sociali, che Flores vede presente, con diversi linguaggi, sia nel confucianesimo che nell’islam, così come nel pensiero occidentale, dove si tramutano però da dovere dei ricchi a teorico diritto dei poveri.

 

Ma soprattutto all’Autore sta a cuore mostrare che i teorici della inconciliabilità interculturale da un lato cristallizzano i singoli sistemi culturali, negandone le trasformazioni storiche e le ulteriori evoluzioni tendenziali (anche per le reciproche influenze), dall’altro lato non riconoscono le varianti interne e le contraddizioni aperte nei singoli sistemi (che corrispondono anche a conflitti di interessi: occorre analizzare, nei vari casi, a chi giova la conservazione di taluni ‘valori tradizionali’ oppure il loro superamento)

Così è ad esempio per la controversa radice tradizionale delle mutilazioni genitali femminili rituali, che sono presenti in alcune popolazioni africane islamiche, ma – sottolinea Flores – non caratterizzano in generale né l’Islam né l’insieme delle culture patriarcali africane, bensì solo particolari intersezioni di tali ambiti etnico-religiosi.

Altro esempio importante è la divaricazione – anche radicale – all’interno dello stesso Occidente tra diritti individuali e diritti sociali (nelle varie contrapposizioni e parziali sintesi tra liberalismo e socialismo) e tra apertura o chiusura rispetto allo stesso multi-culturalismo.

In conclusione Marcello Flores ripropone(va) la convergenza tra le diverse culture verso un orizzonte comune di diritti umani (civili, politici, sociali, economici) da riscrivere insieme come una utopia praticabile (ma sarei curioso di sapere cosa ne pensa oggi…).

 

Per parte mia, ferma restando la personale simpatia per l’universalità dei diritti e per il dialogo interculturale (vedi articolo del settembre 2021), mi chiedo se l’utopia della ‘convergenza culturale’ 5 non solo sia possibile, ma anche se sia auspicabile: considerando discutibile non solo la proiezione egemonica del ‘pensiero occidentale’, ma anche una pretesa astratta omologazione[AM1]  tra diversi (astrazione che non attribuisco a Flores, ma considero come estremo utopico).

Mi pare che si corra il rischio di perdere il contatto con la realtà delle divergenze e con la concretezza dei processi di superamento delle stesse, quando maturi e quando praticabili (come insegna ad esempio la contorta strada della diplomazia internazionale in materia di transizione energetica; e ancor più difficili i tentativi, in questa fase storica, di ricomposizione pacifica dei conflitti armati).

 

 

APPENDICE: ALTRI SAGGI NELLA RACCOLTA “UTOPIA” A CURA DI CARLO ALTINI

 

Dalla lettura dei 17 saggi inclusi nella raccolta “Utopia – storia e teoria di un’esperienza filosofica e politica” 2, a cura di Carlo Altini, ho ritenuto di recensire su Utopia 21 solo l’Introduzione (del curatore) 1, il presente testo di Flores e quello di Burgio sulla “storia del progresso” , però vorrei segnalarne brevemente ai lettori anche alcuni altri, più specialistici ma assai interessanti, anche per l’effetto cumulativo nell’ambito della raccolta, tra cui:

-       quelli di Lucio Bertelli e di Silvia Castaldi sull’antica Grecia

-       quelli di Giovanni Cerro e di Antonello La Vergata sull’eugenetica tra ottocento e novecento

-       quello di Stefano Suozzi su utopia e fantascienza (con approfondimento su Philip K.Dick

-       quelli dello stesso Carlo Altini e di Luciano Canfora che attraversano i millenni con sciabolate di virtuose riflessioni, il primo “tra Aristotele e Hobbes” ed il secondo tra Catilina e Cesare, Robespierre e Blanqui, alla ricerca del “profilo dl rivoluzionario”. 

 

Non mi hanno invece convinto, per sostanziale distanza ideologica (ovvero per miei inguaribili pregiudizi):

-       Paolo Rossi, nella sua appassionata apologia della “Scienza come sapere pubblico”, priva di ogni concessione ad una critica sociale al sistema di potere delle accademie ed alla esclusività dei loro linguaggi;

-       Dario Antiseri (“Il pensiero utopico tra acute diagnosi e nefaste terapie”), che – sulla scia di Karl Popper (forse più giustificabile per la sua storia personale) - dipinge di nero ogni alternativa anche solo vagamente utopica, per poi trovarla piuttosto oscura;

-       Eugenio Somaini, che tratta in modo brillante e sistematico i rapporti tra finanza e democrazia, ma non è mai colto dal sospetto che il lavoro non sia solo una merce e che i diritti dei lavoratori possano esprimere democrazia anche dentro alle imprese.

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

Fonti:

1.    Aldo Vecchi – DOPO KABUL: I DIRITTI SONO UNIVERSALI? – su Utopia21, settembre 2021 - https://drive.google.com/file/d/1dQZ9wKmP2o_5-XY8wdn0sLHHZ9aFFyJt/view?usp=sharing

2.    A.A.V.V., a cura di Carlo Altini: “UTOPIA – STORIA DI UN’ESPERIENZA

FILOSOFICA E POLITICA” – Il Mulino, Bologna 2013

3.    Aldo Vecchi – SUGLI ‘APPUNTI DI STORIA E TEORIA DELL’UTOPIA’ DI CARLO ALTINI – su Utopia21, gennaio 2023 - https://drive.google.com/file/d/1YiKbCW-pZQnC-W983o2q39Ix_R-Zlytz/view?usp=share_link

4.    Aldo Vecchi – ALBERTO BURGIO E IL PROGRESSISMO (NOVECENTO ESCLUSO) – su Utopia21, marzo 2024 - https://drive.google.com/file/d/1gv2G-skknLkwFuORqvUIlfMGtk_yjcRo/view?usp=drive_link

5.    Fulvio Fagiani – IL DIALOGO TRA LE CULTURE – Quaderno n° 37 di UTOPIA21 – settembre 2024 - https://drive.google.com/file/d/1ELYy6pvPsl0MmjGYg0wRVn_otXAL-71a/view?usp=drive_link



[1] Da Wikipedia: “storico … si è occupato principalmente della storia del comunismo, del XX secolo, del genocidio degli Armeni durante la prima guerra mondiale, dei diritti umani e delle vittime di guerre”


 [AM1]A a

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