Mentre incombe la “crisi dei dazi”, il rapporto Oxfam, i dati Istat e la
Relazione ministeriale sugli indicatori BES consentono di fare il punto
sulle disuguaglianze di ricchezza e reddito in Italia, e sul carattere
cronico che stanno assumendo.
Sommario:
- premessa
- il rapporto Oxfam: “Disuguitalia”
- Istat: prime proiezioni sui dati per il 2024
- Ministero Economia e Finanza: il bicchiere mezzo pieno negli indicatori B.E.S.
- commento
PREMESSA
Mentre preparo questo articolo è in pieno svolgimento lo scontro politico/economico
internazionale sui dazi per le merci importate, tra gli U.S.A. di Donald Trump e gran parte
del restante mondo. Quale che sarà l’effetto specifico di simili decisioni sulle esportazioni
italiane, l’impatto complessivo della fase di incertezza, che si annuncia sui mercati a scala
globale, risulterà molto probabilmente assai rilevante per tutte le variabili socio-economiche
e quindi anche per la questione delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza in ambito
italiano, di cui intendo occuparmi a partire dai rapporti Oxfam e Istat e dagli indicatori sul
Benessere Equo e Solidale (anche come riportati dal Ministero Economia e Finanza):
precisando che si tratta di documenti in parte sfasati come riferimenti temporali.
Anche se la tempesta finanziaria in atto vanifica le capacità di previsione degli economisti
(ed in particolare le raffinate simulazioni econometriche elaborate dal MEF per ciascuno
dei prossimi tre anni), si può ragionevolmente considerare che la questione dei divari di
reddito e di ricchezza resterà aperta ed anzi, come è finora avvenuto nelle precedenti fasi
di crisi economica (esclusi i riassetti post-bellici), tenderà ad acuirsi, a svantaggio dei ceti
subalterni: pertanto ritengo che possa essere utile riepilogare la situazione italiana in
materia “prima della crisi dei dazi”, una situazione che a sua volta risulta molto influenzata
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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 2
dalle recenti “crisi inflattiva connessa alla guerra in Ucraina” e “crisi per la pandemia
Covid19” (perché comunque la storia evolve assai più di crisi in crisi che non per proiezioni
lineari).
In questo articolo (richiamando in proposito alcuni miei precedenti articoli A) non
approfondisco né i caratteri specifici delle diversità sociali (per genere, per età, per
argomento, vedi sanità-istruzione-lavoro ecc.) né le articolazioni territoriali, su cui mi riservo
di ritornare: concentrando l'attenzione sugli elementi basilari del reddito e della ricchezza e
sulla loro (scarsa) dinamica, ne colgo una preoccupante tendenza alla cronicità delle
disuguaglianze, che non mi appare tanto un retaggio di antico sottosviluppo quanto la faccia
aggiornata della modernità.
IL RAPPORTO OXFAM: “DISUGUITALIA”
Il rapporto Oxfam 2025 B, i cui aspetti relativi alle disuguaglianze a scala planetaria sono
stati esaminati nel precedente numero di UTOPIA21 da Fulvio Fagiani C, comprende una
sezione dedicata alle disuguaglianze in Italia, da cui riporto solo gli indicatori fondamentali.
- ricchezza
dati desunti “dal lavoro analitico condotto dai ricercatori di Banca d’Italia sui conti distributivi
sulla ricchezza netta delle famiglie nel nostro Paese” a metà 2024:
“- il 10% più ricco delle famiglie detiene quasi 3/5 della ricchezza nazionale (59,7%); ...
- la metà più povera delle famiglie italiane detiene appena il 7,4% della ricchezza nazionale.
...
- il 10% più ricco delle famiglie italiane possiede oltre 8 volte la ricchezza della metà più
povera dei nuclei familiari del nostro Paese (il rapporto era pari a 6,3 appena 14 anni fa, alla
fine del 2010, il primo anno disponibile nella serie storica di Banca d’Italia);
- reddito
“La dinamica dei redditi netti delle famiglie italiane è oggi aggiornata, nelle rilevazioni di
ISTAT, alla fine del 2022, un anno che si è contraddistinto per gli impatti più duri della crisi
inflattiva che si è abbattuta sul nostro Paese. Il proseguimento della ripresa economica ed
occupazionale successiva alla crisi del COVID-19 ha visto i redditi familiari crescere in
termini nominali del 6,5% rispetto al 2021. In termini reali tuttavia i redditi delle famiglie
italiane sono diminuiti del 2,1% su base annua, in conseguenza di un marcato aumento
(+8,5%) dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nella media del 2022...
Lo shock inflattivo ha ulteriormente acuito la contrazione di lungo corso dei redditi familiari
in termini reali. Tra il 2007 (l’anno precedente la grande crisi finanziaria) e il 2022, i redditi
reali delle famiglie italiane si sono ridotti in media del 7,2% (la contrazione si era assestata
al 5,3% al termine del 2021). La riduzione presenta significative differenze territoriali con le
famiglie al Centro Italia e nel Mezzogiorno che continuano a scontare perdite superiori alla
media nazionale e significativamente più marcate rispetto ai nuclei familiari residenti nelle
aree del Nord-ovest e Nord-est del Paese...”
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- rischio di povertà
“Nel 2023, il 18,9% della popolazione residente in Italia (circa 11 milioni e 121 mila individui)
risultava a rischio di povertà (di reddito), disponendo di un reddito netto equivalente inferiore
al 60% della mediana nazionale. Un dato in calo rispetto al 20,1% del 2022.”
- povertà assoluta
“Nel 2023 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia un quadro preoccupante ma
sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Poco più di 2,2 milioni di famiglie per
un totale di 5,7 milioni di individui versavano in condizioni di povertà assoluta, non
disponendo di risorse mensili ... sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi il cui
consumo è ritenuto essenziale per vivere in condizioni dignitose. ... Il consolidamento
dell’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 non ha comportato la riduzione
dell’incidenza della povertà di famiglie ed individui, ostacolata dall’impatto dell’inflazione.” 1
“... L’evoluzione della povertà assoluta in Italia nel periodo decennale intercorso tra il 2014
e il 2023 vede l’incidenza della povertà a livello familiare salire dal 6,5% all’8,5% e quella
individuale passare dal 6,9% al 9,7%...”
“L’evoluzione della povertà assoluta conferma come il fenomeno non interessi più, come un
tempo, soprattutto le famiglie più anziane, ma sia oggi più diffuso tra le famiglie con età
media più giovane. Al mutamento dei profili di povertà familiare hanno contribuito il
peggioramento della qualità occupazionale e le più fioche prospettive di progressione di
carriera per i più giovani, cristallizzati in condizioni reddituali meno floride e tassi di risparmio
più esigui. ...
Negli ultimi anni il reddito da lavoro è risultato sempre meno in grado di tutelare individui e
famiglie dal disagio economico. Complessivamente, l’incidenza di povertà individuale tra gli
occupati è aumentata tra il 2014 e il 2023 di 2,7 p.p. [ punti percentuali ] con andamenti
molto differenziati a seconda della tipologia dell’occupazione, se dipendente o autonomo.”
1 Nel dettaglio dei dati Istat, riepilogati da Oxfam, il quadro della povertà assoluta in Italia è così articolato : “L’incidenza
delle famiglie in povertà assoluta risulta più alta nel Mezzogiorno rispetto alle altre parti del Paese, ma al contempo è il
Meridione d’Italia a rappresentare l’unica macro area geografica dello Stivale in cui l’incidenza di povertà a livello
familiare sia diminuita su base annua. L’incidenza di povertà è più elevata nei Comuni più piccoli, fino a 50 mila abitanti.
Titoli di studio più elevati costituiscono un maggior baluardo contro la povertà, più concentrata (e in crescita su base
annua) tra le famiglie con persona di riferimento in possesso di al più la licenza di scuola elementare. Se nel 2023 la
povertà assoluta interessa in Italia quasi 1 famiglia su 5 con persona di riferimento in cerca di occupazione, elevati valori
dell’incidenza contraddistinguono anche i nuclei con persona di riferimento occupata, a conferma di quanto nel nostro
Paese il lavoro non basti ad evitare la condizione di indigenza. Per le famiglie con persona di riferimento operaio e
assimilato l’incidenza di povertà assoluta (in crescita dal 2022) ha toccato nel 2023 il valore più elevato della serie
dell’ultimo decennio. L’incidenza di povertà assoluta tra i minori si attesta nel 2023 al 13,8% (valore massimo della serie
dal 2014), in crescita di 0,4 p.p. rispetto al 2022. Critiche sono anche la condizione di disagio dei nuclei familiari numerosi
(con 5 o più componenti e con tre o più figli minori), l’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con almeno un
componente straniero (rispetto a quelle composte da soli italiani) e la diffusione della povertà tra le famiglie che vivono
in affitto (rispetto a quelle che vivono in abitazioni di proprietà).
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- il ‘lavoro povero’
“L’incidenza della povertà nel periodo in esame è aumentata tra i dipendenti di 3,2 p.p.,
passando dal 5% all’8,2% con un balzo più marcato per le categorie professionali più basse
come gli operai e assimilati che hanno visto l’incidenza salire dall’8,7% al 14,6% (+5,9 p.p.).
...
Il quadro descritto evidenzia ancora una volta come il celebrato aumento del tasso di
occupazione degli ultimi anni sottovaluti quanto il lavoro non rappresenti oggi, per troppi,
specialmente tra gli occupati alle dipendenze, una tutela efficace da situazioni di grave
difficoltà economica, e riaccende l’attenzione sulla necessità di introdurre misure capaci di
contrastare il peggioramento della condizione economica dei lavoratori a basso reddito e
delle loro famiglie.”
... “Le basse retribuzioni costituiscono la manifestazione più diretta della povertà lavorativa.
Bassi profili retributivi annui e disparità retributive sono il risultato della diversa
combinazione delle componenti che determinano la retribuzione annuale dei singoli
lavoratori: la retribuzione oraria, il numero di ore lavorate nell’arco di un mese e il numero di
mesi lavorati nel corso di un anno.
In Italia una quota consistente e stabile nel tempo di lavoratori dipendenti si colloca in aree
a bassa retribuzione. Circa il 59% dei lavoratori con esperienze di lavoro dipendente tra il
2015 e il 2022 ha sperimentato almeno un anno a bassa retribuzione annuale e nel 2022,
ultimo anno per cui sono disponibili i dati, l’incidenza delle basse retribuzioni annuali si è
assestata a poco meno del 30%, interessando 4,4 milioni di lavoratori alle dipendenze.
L’incidenza risulta maggiore per chi è occupato con contratti non standard, soprattutto a
termine, con valori che toccano oltre il 90% per chi è impiegato a tempo parziale. Le famiglie
in cui sono presenti dipendenti sotto la soglia della retribuzione annuale (il 35% delle famiglie
con almeno un componente dipendente) hanno la probabilità doppia di collocarsi nel 20%
più povero, in termini reddituali, delle famiglie, rispetto al resto delle famiglie con dipendenti.”
... “Tra i fattori determinanti per il rischio di povertà lavorativa (su base familiare) figurano
notoriamente il basso livello di istruzione, la nazionalità straniera, la tipologia
dell’occupazione (con il rischio di povertà consistentemente più elevato della media tra i
lavoratori autonomi), la bassa intensità e la precarietà dell’impiego.”
- altri temi del rapporto Oxfam
Nei capitoli successivi il Rapporto Oxfam si occupa dei seguenti connessi argomenti, che
non ritengo utile però riassumere in questa sede (anche perché in parte già affrontate da
altri articoli di Utopia21):
- analisi puntuale delle politiche governative in materia di fisco, lavoro e sussidi sociali,
non orientate a ridurre le suddette disuguaglianze, bensì “in direzione ostinata e
contraria"
- approfondimenti sui rischi sociali insiti nella proposta di legge per l’autonomia
differenziata tra le Regioni (con intervista al costituzionalista Gaetano Azzariti) e sui
risvolti sociali delle criticità del sistema sanitario (con intervista al dott. Nino
Cartabelotta, presidente della fondazione Gimbe)
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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 5
- dettagliate ‘raccomandazioni’ di Oxfam per profonde riforme a sfondo egualitario in
materia di contrasto alla povertà, di tutele contrattuali, di prelievi fiscali su redditi,
patrimoni, eredità (contrastando evasioni e condoni) nonché sui flussi finanziari
internazionali, di cooperazione internazionale (con attenuazione dei debiti cronici dei
paesi poveri).
ISTAT: PRIME PROIEZIONI SUI DATI PER IL 2024
L’Istituto Nazionale di Statistica, mentre annunciava - a partire da quest’anno - lo
spostamento della pubblicazione del “Rapporto BES” (fondato sugli indicatori per il
Benessere Equo e Solidale) da aprile a novembre, ha comunque reso noti i principali
aggiornamenti dei valori assunto dagli indicatori BES nel 2024, in parte tramite specifico
comunicato D, in parte con dati confluiti in Eurostat (e ripresi da “La Repubblica” del 26 aprile
25 E) ed in parte all’interno di un complessivo tabulato F
, come riporto di seguito,
puntualizzando i dati più coerenti con quelli gestiti da Oxfam (che per lo più si basa su
quantificazioni relative al 2023 o al 2022).
I nuovi dati Istat sono stati utilizzati in anteprima anche nella Relazione BES allegata dal
Ministero Economia e Finanze al recente Documento di Economia e Finanza, su cui riferisco
nel prossimo paragrafo.
- rischio di povertà
“Nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (nel 2023
era il 22,8%), si trova cioè in almeno una delle tre seguenti condizioni: a rischio di povertà,
in grave deprivazione materiale e sociale oppure a bassa intensità di lavoro.
La quota di individui a rischio di povertà si attesta sullo stesso valore del 2023 (18,9%) e
anche quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale rimane quasi
invariata (4,6% rispetto al 4,7%); si osserva un lieve aumento della percentuale di individui
che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2% e 8,9% nell’anno precedente).” ...
“A livello territoriale, nel 2024, il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza
di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%, era 11,0% nel 2023) e il Mezzogiorno
come l’area del paese con la percentuale più alta (39,2%, era 39,0% nel 2023).” D
- disuguaglianza nel reddito netto tra il 20% più ricco ed il 20% più povero: F
2020 2021 2022 2023 2024
5,7 5,9 5,6 5,3 5,5
- povertà assoluta: F
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2020 2021 2022 2023 2024
7,5% 9,1% 9% 9,7% 9,7%
- ‘lavoro povero’
“In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo
pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al
netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall'8,7% registrato nel 2023. Una
percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). Questo uno dei fatti salienti che
emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i
lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell'anno (sia full time che part
time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023.In Spagna la
percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al
2,2%.” E
MINISTERO ECONOMIA E FINANZA: IL BICCHIERE MEZZO PIENO NEGLI
INDICATORI B.E.S.
Pur basandosi sulla stessa base di dati elaborata dall’Istat e da Bankitalia, la Relazione
presentata a marzo 2025 dal Ministro Giorgetti G, individua motivi di conforto, ad esempio
nella previsione, per il triennio 2024-2027 di “una sostanziale stabilizzazione della
disuguaglianza e della povertà assoluta”: ciò considerando che “...Gli anni più recenti
sono stati caratterizzati dal susseguirsi di shock molto intensi che hanno avuto conseguenze
avverse su tutte le principali aree economiche internazionali, ma sono state ancora più
rilevanti per l’Europa. In Italia, la fiammata inflazionistica generata dagli aumenti delle
materie prime energetiche ha prodotto effetti avversi particolarmente intensi sulle fasce di
reddito più basse, maggiormente esposte agli aumenti di prezzo di beni (energetici e
alimentari) che hanno un peso maggiore nel loro paniere di beni di consumo
rappresentativo. Le politiche di contenimento dell’erosione del potere di acquisto dei
consumatori, messe in atto dal Governo a partire dal suo insediamento, si sono dimostrate
efficaci nell’attenuare di molto la dimensione del fenomeno, come catturato da diversi
indicatori del dominio ‘Benessere economico’. Ciò vale per i valori relativi al 2023, appena
resisi disponibili, e per le proiezioni preliminari per il 2024.”
“...Più in generale, negli ultimi anni non sono mancati progressi in diversi ambiti BES. In
primo luogo, sono senz’altro da evidenziare i risultati positivi registrati per il tasso di mancata
partecipazione al lavoro. Quest’indicatore coglie una dimensione rilevante rispetto alla
favorevole evoluzione in corso nel mercato del lavoro; si potrebbero inoltre citare anche la
rilevante riduzione del numero di giovani che non lavorano e non studiano (c.d. NEET) e il
deciso aumento del peso relativo dei contratti a tempo indeterminato rispetto a forme di
lavoro precario...”
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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 7
A quanto sopra, contenuto nella Premessa a firma del Ministro, si aggiunge nella seguente
Relazione, in particolare, che per “...La disuguaglianza del reddito netto (rapporto
S80/S20), misurata dal rapporto fra l’ammontare del reddito disponibile equivalente del
quinto di popolazione con il reddito più alto e quello del quinto con il reddito più basso, ....il
dato definitivo per il 2022 si attesta a 5,3 punti e la stima aggiornata per il 2023, fornita
dall’Istat in occasione della presente Relazione, prospetta una sostanziale stabilità
dell’indicatore. Se confrontato con il 2020, unico anno dal 2017 in cui il rapporto S80/S20 è
aumentato, si rileva una riduzione sostanziale della disuguaglianza (-0,6 punti), riconducibile
al favorevole andamento dell’attività economica, dopo lo shock pandemico, agli strumenti di
sostegno economico emergenziale e alle nuove misure introdotte con la Legge di Bilancio
2023.
L’incremento dell’indicatore previsto nel 2024 (+0,2 punti) può essere imputato al fatto che
le stime, date le caratteristiche del modello di microsimulazione utilizzato, non tengono conto
delle dinamiche dell’occupazione e dell’evoluzione dei redditi primari. Gli incrementi
dell’occupazione registrati negli ultimi anni potrebbero aver ridotto il ricorso alle misure a
sostegno del reddito e dell’inclusione (dal 2024 è operativo l’Assegno di Inclusione - AdI - e
dal settembre 2023 il Supporto per la formazione e il lavoro - Sfl) che sono invece
considerate nelle simulazioni.”
Frase a mio avviso piuttosto oscura, ma che farebbe pensare ad una maggior occupazione
che fa diminuire i sussidi e però nel contempo anche i redditi della fascia più povera (un
lavoro così povero che guadagna meno dei sussidi?).
Mi permetterei inoltre di ricordare che nella analoga Relazione di marzo 2024 H il Ministero
invece prevedeva “Nel 2024 l’indicatore torna sul livello registrato nel 2022, con una
riduzione di 0,1 punti rispetto al 2023 ... Le nuove misure a sostegno del reddito e
dell’inclusione .... incidono positivamente sull’indicatore .... “
COMMENTO
Al di là di questa peculiare ‘arrampicata sugli specchi’, il pensiero ministeriale mi sembra
che si possa condensare come segue: anche se la congiuntura è difficile, la povertà è
rimasta stabile e ciò va considerato un buon risultato, da confermare nel triennio futuro; la
riduzione dei divari non è nel nostro programma.
(Forse per i ricchi l’esistenza dei poveri è un bisogno antropologico, per poter esercitare sia
l’autostima sia la filantropia...).
Inoltre la sottolineatura propagandistica sui progressi dell’occupazione, mentre non
aumentano i redditi reali, nasconde la realtà di un lavoro povero (vedi sopra il rapporto
Oxfam), ma più povero di prima, perché solo così tornano i conti (più occupati che
guadagnano di meno, sennò il PIl sarebbe aumentato assai di più): vedi in proposito anche
il recente intervento di Gian Marco Martignoni su Utopia 21 di marzo I
.
Riscontro infine con piacere che anche il Presidente della Repubblica, in occasione della
ricorrenza della Festa del Lavoro, abbia rilevato la gravità del problema dei livelli salariali
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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 8
(con qualche eco persino nella maggioranza governativa2
, anche se il filo conduttore della
propaganda meloniana resta un rancio sempre ottimo ed eccellente).
aldovecchi@hotmail.it
Fonti:
A. Aldo Vecchi - ATTORNO AL RAPPORTO B.E.S. 2023 - su UTOPIA21, maggio 2024
https://drive.google.com/file/d/1mba4N2esfhHSVTpgLFlwP0ggwLdCDSwi/view?usp
=drive_link
B. https://www.oxfamitalia.org/disuguaglianza-poverta-ingiusta-e-ricchezza-immeritata/
C. Fulvio Fagiani - DISUGUAGLIANZE NEL MONDO - su UTOPIA21, marzo 2025 -
https://drive.google.com/file/d/1x1Edqg5uY25M7NzIcCtpTfp351WpEULN/view?usp
=drive_link
D. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/03/REPORT-REDDITO-CONDIZIONI-
DI-VITA_Anno-2024.pdf
E. https://finanza.repubblica.it/News/2025/04/28/eurostat_poverta_cresce_anche_tra_
gli_occupati_full_time-
31/#:~:text=Il%20rischio%20di%20povert%C3%A0%20in,aumenta%20tra%20gli%2
0over%2065.
F. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/05/Tabella_12-indicatori_ITA.xlsx
G. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2025/bes_2025.html
H. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2024/bes_2024.html
I. Gian Marco Martignoni - L’ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE NELLA REALTÀ,
NON NELLA PROPAGANDA - su UTOPIA21, marzo 2025
https://drive.google.com/file/d/1E9q2r6_FxlvAzzeTQcVzkS6xBCjZ1aXO/view?usp=drive_li