venerdì 23 maggio 2025

UTOPIA21 - MAGGIO 2025: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE?


Mentre incombe la “crisi dei dazi”, il rapporto Oxfam, i dati Istat e la

Relazione ministeriale sugli indicatori BES consentono di fare il punto

sulle disuguaglianze di ricchezza e reddito in Italia, e sul carattere

cronico che stanno assumendo.

Sommario:

- premessa

- il rapporto Oxfam: “Disuguitalia”

- Istat: prime proiezioni sui dati per il 2024

- Ministero Economia e Finanza: il bicchiere mezzo pieno negli indicatori B.E.S.

- commento


PREMESSA

Mentre preparo questo articolo è in pieno svolgimento lo scontro politico/economico

internazionale sui dazi per le merci importate, tra gli U.S.A. di Donald Trump e gran parte

del restante mondo. Quale che sarà l’effetto specifico di simili decisioni sulle esportazioni

italiane, l’impatto complessivo della fase di incertezza, che si annuncia sui mercati a scala

globale, risulterà molto probabilmente assai rilevante per tutte le variabili socio-economiche

e quindi anche per la questione delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza in ambito

italiano, di cui intendo occuparmi a partire dai rapporti Oxfam e Istat e dagli indicatori sul

Benessere Equo e Solidale (anche come riportati dal Ministero Economia e Finanza):

precisando che si tratta di documenti in parte sfasati come riferimenti temporali.

Anche se la tempesta finanziaria in atto vanifica le capacità di previsione degli economisti

(ed in particolare le raffinate simulazioni econometriche elaborate dal MEF per ciascuno

dei prossimi tre anni), si può ragionevolmente considerare che la questione dei divari di

reddito e di ricchezza resterà aperta ed anzi, come è finora avvenuto nelle precedenti fasi

di crisi economica (esclusi i riassetti post-bellici), tenderà ad acuirsi, a svantaggio dei ceti

subalterni: pertanto ritengo che possa essere utile riepilogare la situazione italiana in

materia “prima della crisi dei dazi”, una situazione che a sua volta risulta molto influenzata


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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 2

dalle recenti “crisi inflattiva connessa alla guerra in Ucraina” e “crisi per la pandemia

Covid19” (perché comunque la storia evolve assai più di crisi in crisi che non per proiezioni

lineari).

In questo articolo (richiamando in proposito alcuni miei precedenti articoli A) non

approfondisco né i caratteri specifici delle diversità sociali (per genere, per età, per

argomento, vedi sanità-istruzione-lavoro ecc.) né le articolazioni territoriali, su cui mi riservo

di ritornare: concentrando l'attenzione sugli elementi basilari del reddito e della ricchezza e

sulla loro (scarsa) dinamica, ne colgo una preoccupante tendenza alla cronicità delle

disuguaglianze, che non mi appare tanto un retaggio di antico sottosviluppo quanto la faccia

aggiornata della modernità.


IL RAPPORTO OXFAM: “DISUGUITALIA”

Il rapporto Oxfam 2025 B, i cui aspetti relativi alle disuguaglianze a scala planetaria sono

stati esaminati nel precedente numero di UTOPIA21 da Fulvio Fagiani C, comprende una

sezione dedicata alle disuguaglianze in Italia, da cui riporto solo gli indicatori fondamentali.

- ricchezza

dati desunti “dal lavoro analitico condotto dai ricercatori di Banca d’Italia sui conti distributivi

sulla ricchezza netta delle famiglie nel nostro Paese” a metà 2024:

“- il 10% più ricco delle famiglie detiene quasi 3/5 della ricchezza nazionale (59,7%); ...

- la metà più povera delle famiglie italiane detiene appena il 7,4% della ricchezza nazionale.

...

- il 10% più ricco delle famiglie italiane possiede oltre 8 volte la ricchezza della metà più

povera dei nuclei familiari del nostro Paese (il rapporto era pari a 6,3 appena 14 anni fa, alla

fine del 2010, il primo anno disponibile nella serie storica di Banca d’Italia);

- reddito

“La dinamica dei redditi netti delle famiglie italiane è oggi aggiornata, nelle rilevazioni di

ISTAT, alla fine del 2022, un anno che si è contraddistinto per gli impatti più duri della crisi

inflattiva che si è abbattuta sul nostro Paese. Il proseguimento della ripresa economica ed

occupazionale successiva alla crisi del COVID-19 ha visto i redditi familiari crescere in

termini nominali del 6,5% rispetto al 2021. In termini reali tuttavia i redditi delle famiglie

italiane sono diminuiti del 2,1% su base annua, in conseguenza di un marcato aumento

(+8,5%) dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nella media del 2022...

Lo shock inflattivo ha ulteriormente acuito la contrazione di lungo corso dei redditi familiari

in termini reali. Tra il 2007 (l’anno precedente la grande crisi finanziaria) e il 2022, i redditi

reali delle famiglie italiane si sono ridotti in media del 7,2% (la contrazione si era assestata

al 5,3% al termine del 2021). La riduzione presenta significative differenze territoriali con le

famiglie al Centro Italia e nel Mezzogiorno che continuano a scontare perdite superiori alla

media nazionale e significativamente più marcate rispetto ai nuclei familiari residenti nelle

aree del Nord-ovest e Nord-est del Paese...”


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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 3

- rischio di povertà

“Nel 2023, il 18,9% della popolazione residente in Italia (circa 11 milioni e 121 mila individui)

risultava a rischio di povertà (di reddito), disponendo di un reddito netto equivalente inferiore

al 60% della mediana nazionale. Un dato in calo rispetto al 20,1% del 2022.”

- povertà assoluta

“Nel 2023 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia un quadro preoccupante ma

sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Poco più di 2,2 milioni di famiglie per

un totale di 5,7 milioni di individui versavano in condizioni di povertà assoluta, non

disponendo di risorse mensili ... sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi il cui

consumo è ritenuto essenziale per vivere in condizioni dignitose. ... Il consolidamento

dell’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 non ha comportato la riduzione

dell’incidenza della povertà di famiglie ed individui, ostacolata dall’impatto dell’inflazione.” 1

“... L’evoluzione della povertà assoluta in Italia nel periodo decennale intercorso tra il 2014

e il 2023 vede l’incidenza della povertà a livello familiare salire dal 6,5% all’8,5% e quella

individuale passare dal 6,9% al 9,7%...”

“L’evoluzione della povertà assoluta conferma come il fenomeno non interessi più, come un

tempo, soprattutto le famiglie più anziane, ma sia oggi più diffuso tra le famiglie con età

media più giovane. Al mutamento dei profili di povertà familiare hanno contribuito il

peggioramento della qualità occupazionale e le più fioche prospettive di progressione di

carriera per i più giovani, cristallizzati in condizioni reddituali meno floride e tassi di risparmio

più esigui. ...

Negli ultimi anni il reddito da lavoro è risultato sempre meno in grado di tutelare individui e

famiglie dal disagio economico. Complessivamente, l’incidenza di povertà individuale tra gli

occupati è aumentata tra il 2014 e il 2023 di 2,7 p.p. [ punti percentuali ] con andamenti

molto differenziati a seconda della tipologia dell’occupazione, se dipendente o autonomo.”


1 Nel dettaglio dei dati Istat, riepilogati da Oxfam, il quadro della povertà assoluta in Italia è così articolato : “L’incidenza

delle famiglie in povertà assoluta risulta più alta nel Mezzogiorno rispetto alle altre parti del Paese, ma al contempo è il

Meridione d’Italia a rappresentare l’unica macro area geografica dello Stivale in cui l’incidenza di povertà a livello

familiare sia diminuita su base annua. L’incidenza di povertà è più elevata nei Comuni più piccoli, fino a 50 mila abitanti.

Titoli di studio più elevati costituiscono un maggior baluardo contro la povertà, più concentrata (e in crescita su base

annua) tra le famiglie con persona di riferimento in possesso di al più la licenza di scuola elementare. Se nel 2023 la

povertà assoluta interessa in Italia quasi 1 famiglia su 5 con persona di riferimento in cerca di occupazione, elevati valori

dell’incidenza contraddistinguono anche i nuclei con persona di riferimento occupata, a conferma di quanto nel nostro

Paese il lavoro non basti ad evitare la condizione di indigenza. Per le famiglie con persona di riferimento operaio e

assimilato l’incidenza di povertà assoluta (in crescita dal 2022) ha toccato nel 2023 il valore più elevato della serie

dell’ultimo decennio. L’incidenza di povertà assoluta tra i minori si attesta nel 2023 al 13,8% (valore massimo della serie

dal 2014), in crescita di 0,4 p.p. rispetto al 2022. Critiche sono anche la condizione di disagio dei nuclei familiari numerosi

(con 5 o più componenti e con tre o più figli minori), l’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con almeno un

componente straniero (rispetto a quelle composte da soli italiani) e la diffusione della povertà tra le famiglie che vivono

in affitto (rispetto a quelle che vivono in abitazioni di proprietà).


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- il ‘lavoro povero’

“L’incidenza della povertà nel periodo in esame è aumentata tra i dipendenti di 3,2 p.p.,

passando dal 5% all’8,2% con un balzo più marcato per le categorie professionali più basse

come gli operai e assimilati che hanno visto l’incidenza salire dall’8,7% al 14,6% (+5,9 p.p.).

...

Il quadro descritto evidenzia ancora una volta come il celebrato aumento del tasso di

occupazione degli ultimi anni sottovaluti quanto il lavoro non rappresenti oggi, per troppi,

specialmente tra gli occupati alle dipendenze, una tutela efficace da situazioni di grave

difficoltà economica, e riaccende l’attenzione sulla necessità di introdurre misure capaci di

contrastare il peggioramento della condizione economica dei lavoratori a basso reddito e

delle loro famiglie.”

... “Le basse retribuzioni costituiscono la manifestazione più diretta della povertà lavorativa.

Bassi profili retributivi annui e disparità retributive sono il risultato della diversa

combinazione delle componenti che determinano la retribuzione annuale dei singoli

lavoratori: la retribuzione oraria, il numero di ore lavorate nell’arco di un mese e il numero di

mesi lavorati nel corso di un anno.

In Italia una quota consistente e stabile nel tempo di lavoratori dipendenti si colloca in aree

a bassa retribuzione. Circa il 59% dei lavoratori con esperienze di lavoro dipendente tra il

2015 e il 2022 ha sperimentato almeno un anno a bassa retribuzione annuale e nel 2022,

ultimo anno per cui sono disponibili i dati, l’incidenza delle basse retribuzioni annuali si è

assestata a poco meno del 30%, interessando 4,4 milioni di lavoratori alle dipendenze.

L’incidenza risulta maggiore per chi è occupato con contratti non standard, soprattutto a

termine, con valori che toccano oltre il 90% per chi è impiegato a tempo parziale. Le famiglie

in cui sono presenti dipendenti sotto la soglia della retribuzione annuale (il 35% delle famiglie

con almeno un componente dipendente) hanno la probabilità doppia di collocarsi nel 20%

più povero, in termini reddituali, delle famiglie, rispetto al resto delle famiglie con dipendenti.”

... “Tra i fattori determinanti per il rischio di povertà lavorativa (su base familiare) figurano

notoriamente il basso livello di istruzione, la nazionalità straniera, la tipologia

dell’occupazione (con il rischio di povertà consistentemente più elevato della media tra i

lavoratori autonomi), la bassa intensità e la precarietà dell’impiego.”

- altri temi del rapporto Oxfam

Nei capitoli successivi il Rapporto Oxfam si occupa dei seguenti connessi argomenti, che

non ritengo utile però riassumere in questa sede (anche perché in parte già affrontate da

altri articoli di Utopia21):

- analisi puntuale delle politiche governative in materia di fisco, lavoro e sussidi sociali,

non orientate a ridurre le suddette disuguaglianze, bensì “in direzione ostinata e

contraria"

- approfondimenti sui rischi sociali insiti nella proposta di legge per l’autonomia

differenziata tra le Regioni (con intervista al costituzionalista Gaetano Azzariti) e sui

risvolti sociali delle criticità del sistema sanitario (con intervista al dott. Nino

Cartabelotta, presidente della fondazione Gimbe)


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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 5

- dettagliate ‘raccomandazioni’ di Oxfam per profonde riforme a sfondo egualitario in

materia di contrasto alla povertà, di tutele contrattuali, di prelievi fiscali su redditi,

patrimoni, eredità (contrastando evasioni e condoni) nonché sui flussi finanziari

internazionali, di cooperazione internazionale (con attenuazione dei debiti cronici dei

paesi poveri).


ISTAT: PRIME PROIEZIONI SUI DATI PER IL 2024

L’Istituto Nazionale di Statistica, mentre annunciava - a partire da quest’anno - lo

spostamento della pubblicazione del “Rapporto BES” (fondato sugli indicatori per il

Benessere Equo e Solidale) da aprile a novembre, ha comunque reso noti i principali

aggiornamenti dei valori assunto dagli indicatori BES nel 2024, in parte tramite specifico

comunicato D, in parte con dati confluiti in Eurostat (e ripresi da “La Repubblica” del 26 aprile

25 E) ed in parte all’interno di un complessivo tabulato F


, come riporto di seguito,

puntualizzando i dati più coerenti con quelli gestiti da Oxfam (che per lo più si basa su

quantificazioni relative al 2023 o al 2022).

I nuovi dati Istat sono stati utilizzati in anteprima anche nella Relazione BES allegata dal

Ministero Economia e Finanze al recente Documento di Economia e Finanza, su cui riferisco

nel prossimo paragrafo.

- rischio di povertà

“Nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (nel 2023

era il 22,8%), si trova cioè in almeno una delle tre seguenti condizioni: a rischio di povertà,

in grave deprivazione materiale e sociale oppure a bassa intensità di lavoro.

La quota di individui a rischio di povertà si attesta sullo stesso valore del 2023 (18,9%) e

anche quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale rimane quasi

invariata (4,6% rispetto al 4,7%); si osserva un lieve aumento della percentuale di individui

che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2% e 8,9% nell’anno precedente).” ...

“A livello territoriale, nel 2024, il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza

di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%, era 11,0% nel 2023) e il Mezzogiorno

come l’area del paese con la percentuale più alta (39,2%, era 39,0% nel 2023).” D


- disuguaglianza nel reddito netto tra il 20% più ricco ed il 20% più povero: F

2020 2021 2022 2023 2024


5,7 5,9 5,6 5,3 5,5


- povertà assoluta: F


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2020 2021 2022 2023 2024


7,5% 9,1% 9% 9,7% 9,7%

- ‘lavoro povero’

“In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo

pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al

netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall'8,7% registrato nel 2023. Una

percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). Questo uno dei fatti salienti che

emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i

lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell'anno (sia full time che part

time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023.In Spagna la

percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al

2,2%.” E


MINISTERO ECONOMIA E FINANZA: IL BICCHIERE MEZZO PIENO NEGLI

INDICATORI B.E.S.

Pur basandosi sulla stessa base di dati elaborata dall’Istat e da Bankitalia, la Relazione

presentata a marzo 2025 dal Ministro Giorgetti G, individua motivi di conforto, ad esempio

nella previsione, per il triennio 2024-2027 di “una sostanziale stabilizzazione della

disuguaglianza e della povertà assoluta”: ciò considerando che “...Gli anni più recenti

sono stati caratterizzati dal susseguirsi di shock molto intensi che hanno avuto conseguenze

avverse su tutte le principali aree economiche internazionali, ma sono state ancora più

rilevanti per l’Europa. In Italia, la fiammata inflazionistica generata dagli aumenti delle

materie prime energetiche ha prodotto effetti avversi particolarmente intensi sulle fasce di

reddito più basse, maggiormente esposte agli aumenti di prezzo di beni (energetici e

alimentari) che hanno un peso maggiore nel loro paniere di beni di consumo

rappresentativo. Le politiche di contenimento dell’erosione del potere di acquisto dei

consumatori, messe in atto dal Governo a partire dal suo insediamento, si sono dimostrate

efficaci nell’attenuare di molto la dimensione del fenomeno, come catturato da diversi

indicatori del dominio ‘Benessere economico’. Ciò vale per i valori relativi al 2023, appena

resisi disponibili, e per le proiezioni preliminari per il 2024.”

“...Più in generale, negli ultimi anni non sono mancati progressi in diversi ambiti BES. In

primo luogo, sono senz’altro da evidenziare i risultati positivi registrati per il tasso di mancata

partecipazione al lavoro. Quest’indicatore coglie una dimensione rilevante rispetto alla

favorevole evoluzione in corso nel mercato del lavoro; si potrebbero inoltre citare anche la

rilevante riduzione del numero di giovani che non lavorano e non studiano (c.d. NEET) e il

deciso aumento del peso relativo dei contratti a tempo indeterminato rispetto a forme di

lavoro precario...”


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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 7

A quanto sopra, contenuto nella Premessa a firma del Ministro, si aggiunge nella seguente

Relazione, in particolare, che per “...La disuguaglianza del reddito netto (rapporto

S80/S20), misurata dal rapporto fra l’ammontare del reddito disponibile equivalente del

quinto di popolazione con il reddito più alto e quello del quinto con il reddito più basso, ....il

dato definitivo per il 2022 si attesta a 5,3 punti e la stima aggiornata per il 2023, fornita

dall’Istat in occasione della presente Relazione, prospetta una sostanziale stabilità

dell’indicatore. Se confrontato con il 2020, unico anno dal 2017 in cui il rapporto S80/S20 è

aumentato, si rileva una riduzione sostanziale della disuguaglianza (-0,6 punti), riconducibile

al favorevole andamento dell’attività economica, dopo lo shock pandemico, agli strumenti di

sostegno economico emergenziale e alle nuove misure introdotte con la Legge di Bilancio

2023.

L’incremento dell’indicatore previsto nel 2024 (+0,2 punti) può essere imputato al fatto che

le stime, date le caratteristiche del modello di microsimulazione utilizzato, non tengono conto

delle dinamiche dell’occupazione e dell’evoluzione dei redditi primari. Gli incrementi

dell’occupazione registrati negli ultimi anni potrebbero aver ridotto il ricorso alle misure a

sostegno del reddito e dell’inclusione (dal 2024 è operativo l’Assegno di Inclusione - AdI - e

dal settembre 2023 il Supporto per la formazione e il lavoro - Sfl) che sono invece

considerate nelle simulazioni.”

Frase a mio avviso piuttosto oscura, ma che farebbe pensare ad una maggior occupazione

che fa diminuire i sussidi e però nel contempo anche i redditi della fascia più povera (un

lavoro così povero che guadagna meno dei sussidi?).

Mi permetterei inoltre di ricordare che nella analoga Relazione di marzo 2024 H il Ministero

invece prevedeva “Nel 2024 l’indicatore torna sul livello registrato nel 2022, con una

riduzione di 0,1 punti rispetto al 2023 ... Le nuove misure a sostegno del reddito e

dell’inclusione .... incidono positivamente sull’indicatore .... “


COMMENTO

Al di là di questa peculiare ‘arrampicata sugli specchi’, il pensiero ministeriale mi sembra

che si possa condensare come segue: anche se la congiuntura è difficile, la povertà è

rimasta stabile e ciò va considerato un buon risultato, da confermare nel triennio futuro; la

riduzione dei divari non è nel nostro programma.

(Forse per i ricchi l’esistenza dei poveri è un bisogno antropologico, per poter esercitare sia

l’autostima sia la filantropia...).

Inoltre la sottolineatura propagandistica sui progressi dell’occupazione, mentre non

aumentano i redditi reali, nasconde la realtà di un lavoro povero (vedi sopra il rapporto

Oxfam), ma più povero di prima, perché solo così tornano i conti (più occupati che

guadagnano di meno, sennò il PIl sarebbe aumentato assai di più): vedi in proposito anche

il recente intervento di Gian Marco Martignoni su Utopia 21 di marzo I

.


Riscontro infine con piacere che anche il Presidente della Repubblica, in occasione della

ricorrenza della Festa del Lavoro, abbia rilevato la gravità del problema dei livelli salariali


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Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 8

(con qualche eco persino nella maggioranza governativa2


, anche se il filo conduttore della


propaganda meloniana resta un rancio sempre ottimo ed eccellente).


aldovecchi@hotmail.it


Fonti:

A. Aldo Vecchi - ATTORNO AL RAPPORTO B.E.S. 2023 - su UTOPIA21, maggio 2024

https://drive.google.com/file/d/1mba4N2esfhHSVTpgLFlwP0ggwLdCDSwi/view?usp

=drive_link

B. https://www.oxfamitalia.org/disuguaglianza-poverta-ingiusta-e-ricchezza-immeritata/

C. Fulvio Fagiani - DISUGUAGLIANZE NEL MONDO - su UTOPIA21, marzo 2025 -

https://drive.google.com/file/d/1x1Edqg5uY25M7NzIcCtpTfp351WpEULN/view?usp

=drive_link


D. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/03/REPORT-REDDITO-CONDIZIONI-

DI-VITA_Anno-2024.pdf


E. https://finanza.repubblica.it/News/2025/04/28/eurostat_poverta_cresce_anche_tra_


gli_occupati_full_time-

31/#:~:text=Il%20rischio%20di%20povert%C3%A0%20in,aumenta%20tra%20gli%2


0over%2065.

F. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/05/Tabella_12-indicatori_ITA.xlsx

G. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2025/bes_2025.html

H. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2024/bes_2024.html

I. Gian Marco Martignoni - L’ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE NELLA REALTÀ,

NON NELLA PROPAGANDA - su UTOPIA21, marzo 2025

https://drive.google.com/file/d/1E9q2r6_FxlvAzzeTQcVzkS6xBCjZ1aXO/view?usp=drive_li