venerdì 23 maggio 2025

UTOPIA21 - MAGGIO 2025: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE?


Mentre incombe la “crisi dei dazi”, il rapporto Oxfam, i dati Istat e la

Relazione ministeriale sugli indicatori BES consentono di fare il punto

sulle disuguaglianze di ricchezza e reddito in Italia, e sul carattere

cronico che stanno assumendo.

Sommario:

- premessa

- il rapporto Oxfam: “Disuguitalia”

- Istat: prime proiezioni sui dati per il 2024

- Ministero Economia e Finanza: il bicchiere mezzo pieno negli indicatori B.E.S.

- commento


PREMESSA

Mentre preparo questo articolo è in pieno svolgimento lo scontro politico/economico

internazionale sui dazi per le merci importate, tra gli U.S.A. di Donald Trump e gran parte

del restante mondo. Quale che sarà l’effetto specifico di simili decisioni sulle esportazioni

italiane, l’impatto complessivo della fase di incertezza, che si annuncia sui mercati a scala

globale, risulterà molto probabilmente assai rilevante per tutte le variabili socio-economiche

e quindi anche per la questione delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza in ambito

italiano, di cui intendo occuparmi a partire dai rapporti Oxfam e Istat e dagli indicatori sul

Benessere Equo e Solidale (anche come riportati dal Ministero Economia e Finanza):

precisando che si tratta di documenti in parte sfasati come riferimenti temporali.

Anche se la tempesta finanziaria in atto vanifica le capacità di previsione degli economisti

(ed in particolare le raffinate simulazioni econometriche elaborate dal MEF per ciascuno

dei prossimi tre anni), si può ragionevolmente considerare che la questione dei divari di

reddito e di ricchezza resterà aperta ed anzi, come è finora avvenuto nelle precedenti fasi

di crisi economica (esclusi i riassetti post-bellici), tenderà ad acuirsi, a svantaggio dei ceti

subalterni: pertanto ritengo che possa essere utile riepilogare la situazione italiana in

materia “prima della crisi dei dazi”, una situazione che a sua volta risulta molto influenzata


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 2

dalle recenti “crisi inflattiva connessa alla guerra in Ucraina” e “crisi per la pandemia

Covid19” (perché comunque la storia evolve assai più di crisi in crisi che non per proiezioni

lineari).

In questo articolo (richiamando in proposito alcuni miei precedenti articoli A) non

approfondisco né i caratteri specifici delle diversità sociali (per genere, per età, per

argomento, vedi sanità-istruzione-lavoro ecc.) né le articolazioni territoriali, su cui mi riservo

di ritornare: concentrando l'attenzione sugli elementi basilari del reddito e della ricchezza e

sulla loro (scarsa) dinamica, ne colgo una preoccupante tendenza alla cronicità delle

disuguaglianze, che non mi appare tanto un retaggio di antico sottosviluppo quanto la faccia

aggiornata della modernità.


IL RAPPORTO OXFAM: “DISUGUITALIA”

Il rapporto Oxfam 2025 B, i cui aspetti relativi alle disuguaglianze a scala planetaria sono

stati esaminati nel precedente numero di UTOPIA21 da Fulvio Fagiani C, comprende una

sezione dedicata alle disuguaglianze in Italia, da cui riporto solo gli indicatori fondamentali.

- ricchezza

dati desunti “dal lavoro analitico condotto dai ricercatori di Banca d’Italia sui conti distributivi

sulla ricchezza netta delle famiglie nel nostro Paese” a metà 2024:

“- il 10% più ricco delle famiglie detiene quasi 3/5 della ricchezza nazionale (59,7%); ...

- la metà più povera delle famiglie italiane detiene appena il 7,4% della ricchezza nazionale.

...

- il 10% più ricco delle famiglie italiane possiede oltre 8 volte la ricchezza della metà più

povera dei nuclei familiari del nostro Paese (il rapporto era pari a 6,3 appena 14 anni fa, alla

fine del 2010, il primo anno disponibile nella serie storica di Banca d’Italia);

- reddito

“La dinamica dei redditi netti delle famiglie italiane è oggi aggiornata, nelle rilevazioni di

ISTAT, alla fine del 2022, un anno che si è contraddistinto per gli impatti più duri della crisi

inflattiva che si è abbattuta sul nostro Paese. Il proseguimento della ripresa economica ed

occupazionale successiva alla crisi del COVID-19 ha visto i redditi familiari crescere in

termini nominali del 6,5% rispetto al 2021. In termini reali tuttavia i redditi delle famiglie

italiane sono diminuiti del 2,1% su base annua, in conseguenza di un marcato aumento

(+8,5%) dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nella media del 2022...

Lo shock inflattivo ha ulteriormente acuito la contrazione di lungo corso dei redditi familiari

in termini reali. Tra il 2007 (l’anno precedente la grande crisi finanziaria) e il 2022, i redditi

reali delle famiglie italiane si sono ridotti in media del 7,2% (la contrazione si era assestata

al 5,3% al termine del 2021). La riduzione presenta significative differenze territoriali con le

famiglie al Centro Italia e nel Mezzogiorno che continuano a scontare perdite superiori alla

media nazionale e significativamente più marcate rispetto ai nuclei familiari residenti nelle

aree del Nord-ovest e Nord-est del Paese...”


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 3

- rischio di povertà

“Nel 2023, il 18,9% della popolazione residente in Italia (circa 11 milioni e 121 mila individui)

risultava a rischio di povertà (di reddito), disponendo di un reddito netto equivalente inferiore

al 60% della mediana nazionale. Un dato in calo rispetto al 20,1% del 2022.”

- povertà assoluta

“Nel 2023 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia un quadro preoccupante ma

sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Poco più di 2,2 milioni di famiglie per

un totale di 5,7 milioni di individui versavano in condizioni di povertà assoluta, non

disponendo di risorse mensili ... sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi il cui

consumo è ritenuto essenziale per vivere in condizioni dignitose. ... Il consolidamento

dell’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 non ha comportato la riduzione

dell’incidenza della povertà di famiglie ed individui, ostacolata dall’impatto dell’inflazione.” 1

“... L’evoluzione della povertà assoluta in Italia nel periodo decennale intercorso tra il 2014

e il 2023 vede l’incidenza della povertà a livello familiare salire dal 6,5% all’8,5% e quella

individuale passare dal 6,9% al 9,7%...”

“L’evoluzione della povertà assoluta conferma come il fenomeno non interessi più, come un

tempo, soprattutto le famiglie più anziane, ma sia oggi più diffuso tra le famiglie con età

media più giovane. Al mutamento dei profili di povertà familiare hanno contribuito il

peggioramento della qualità occupazionale e le più fioche prospettive di progressione di

carriera per i più giovani, cristallizzati in condizioni reddituali meno floride e tassi di risparmio

più esigui. ...

Negli ultimi anni il reddito da lavoro è risultato sempre meno in grado di tutelare individui e

famiglie dal disagio economico. Complessivamente, l’incidenza di povertà individuale tra gli

occupati è aumentata tra il 2014 e il 2023 di 2,7 p.p. [ punti percentuali ] con andamenti

molto differenziati a seconda della tipologia dell’occupazione, se dipendente o autonomo.”


1 Nel dettaglio dei dati Istat, riepilogati da Oxfam, il quadro della povertà assoluta in Italia è così articolato : “L’incidenza

delle famiglie in povertà assoluta risulta più alta nel Mezzogiorno rispetto alle altre parti del Paese, ma al contempo è il

Meridione d’Italia a rappresentare l’unica macro area geografica dello Stivale in cui l’incidenza di povertà a livello

familiare sia diminuita su base annua. L’incidenza di povertà è più elevata nei Comuni più piccoli, fino a 50 mila abitanti.

Titoli di studio più elevati costituiscono un maggior baluardo contro la povertà, più concentrata (e in crescita su base

annua) tra le famiglie con persona di riferimento in possesso di al più la licenza di scuola elementare. Se nel 2023 la

povertà assoluta interessa in Italia quasi 1 famiglia su 5 con persona di riferimento in cerca di occupazione, elevati valori

dell’incidenza contraddistinguono anche i nuclei con persona di riferimento occupata, a conferma di quanto nel nostro

Paese il lavoro non basti ad evitare la condizione di indigenza. Per le famiglie con persona di riferimento operaio e

assimilato l’incidenza di povertà assoluta (in crescita dal 2022) ha toccato nel 2023 il valore più elevato della serie

dell’ultimo decennio. L’incidenza di povertà assoluta tra i minori si attesta nel 2023 al 13,8% (valore massimo della serie

dal 2014), in crescita di 0,4 p.p. rispetto al 2022. Critiche sono anche la condizione di disagio dei nuclei familiari numerosi

(con 5 o più componenti e con tre o più figli minori), l’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con almeno un

componente straniero (rispetto a quelle composte da soli italiani) e la diffusione della povertà tra le famiglie che vivono

in affitto (rispetto a quelle che vivono in abitazioni di proprietà).


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 4

- il ‘lavoro povero’

“L’incidenza della povertà nel periodo in esame è aumentata tra i dipendenti di 3,2 p.p.,

passando dal 5% all’8,2% con un balzo più marcato per le categorie professionali più basse

come gli operai e assimilati che hanno visto l’incidenza salire dall’8,7% al 14,6% (+5,9 p.p.).

...

Il quadro descritto evidenzia ancora una volta come il celebrato aumento del tasso di

occupazione degli ultimi anni sottovaluti quanto il lavoro non rappresenti oggi, per troppi,

specialmente tra gli occupati alle dipendenze, una tutela efficace da situazioni di grave

difficoltà economica, e riaccende l’attenzione sulla necessità di introdurre misure capaci di

contrastare il peggioramento della condizione economica dei lavoratori a basso reddito e

delle loro famiglie.”

... “Le basse retribuzioni costituiscono la manifestazione più diretta della povertà lavorativa.

Bassi profili retributivi annui e disparità retributive sono il risultato della diversa

combinazione delle componenti che determinano la retribuzione annuale dei singoli

lavoratori: la retribuzione oraria, il numero di ore lavorate nell’arco di un mese e il numero di

mesi lavorati nel corso di un anno.

In Italia una quota consistente e stabile nel tempo di lavoratori dipendenti si colloca in aree

a bassa retribuzione. Circa il 59% dei lavoratori con esperienze di lavoro dipendente tra il

2015 e il 2022 ha sperimentato almeno un anno a bassa retribuzione annuale e nel 2022,

ultimo anno per cui sono disponibili i dati, l’incidenza delle basse retribuzioni annuali si è

assestata a poco meno del 30%, interessando 4,4 milioni di lavoratori alle dipendenze.

L’incidenza risulta maggiore per chi è occupato con contratti non standard, soprattutto a

termine, con valori che toccano oltre il 90% per chi è impiegato a tempo parziale. Le famiglie

in cui sono presenti dipendenti sotto la soglia della retribuzione annuale (il 35% delle famiglie

con almeno un componente dipendente) hanno la probabilità doppia di collocarsi nel 20%

più povero, in termini reddituali, delle famiglie, rispetto al resto delle famiglie con dipendenti.”

... “Tra i fattori determinanti per il rischio di povertà lavorativa (su base familiare) figurano

notoriamente il basso livello di istruzione, la nazionalità straniera, la tipologia

dell’occupazione (con il rischio di povertà consistentemente più elevato della media tra i

lavoratori autonomi), la bassa intensità e la precarietà dell’impiego.”

- altri temi del rapporto Oxfam

Nei capitoli successivi il Rapporto Oxfam si occupa dei seguenti connessi argomenti, che

non ritengo utile però riassumere in questa sede (anche perché in parte già affrontate da

altri articoli di Utopia21):

- analisi puntuale delle politiche governative in materia di fisco, lavoro e sussidi sociali,

non orientate a ridurre le suddette disuguaglianze, bensì “in direzione ostinata e

contraria"

- approfondimenti sui rischi sociali insiti nella proposta di legge per l’autonomia

differenziata tra le Regioni (con intervista al costituzionalista Gaetano Azzariti) e sui

risvolti sociali delle criticità del sistema sanitario (con intervista al dott. Nino

Cartabelotta, presidente della fondazione Gimbe)


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 5

- dettagliate ‘raccomandazioni’ di Oxfam per profonde riforme a sfondo egualitario in

materia di contrasto alla povertà, di tutele contrattuali, di prelievi fiscali su redditi,

patrimoni, eredità (contrastando evasioni e condoni) nonché sui flussi finanziari

internazionali, di cooperazione internazionale (con attenuazione dei debiti cronici dei

paesi poveri).


ISTAT: PRIME PROIEZIONI SUI DATI PER IL 2024

L’Istituto Nazionale di Statistica, mentre annunciava - a partire da quest’anno - lo

spostamento della pubblicazione del “Rapporto BES” (fondato sugli indicatori per il

Benessere Equo e Solidale) da aprile a novembre, ha comunque reso noti i principali

aggiornamenti dei valori assunto dagli indicatori BES nel 2024, in parte tramite specifico

comunicato D, in parte con dati confluiti in Eurostat (e ripresi da “La Repubblica” del 26 aprile

25 E) ed in parte all’interno di un complessivo tabulato F


, come riporto di seguito,

puntualizzando i dati più coerenti con quelli gestiti da Oxfam (che per lo più si basa su

quantificazioni relative al 2023 o al 2022).

I nuovi dati Istat sono stati utilizzati in anteprima anche nella Relazione BES allegata dal

Ministero Economia e Finanze al recente Documento di Economia e Finanza, su cui riferisco

nel prossimo paragrafo.

- rischio di povertà

“Nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (nel 2023

era il 22,8%), si trova cioè in almeno una delle tre seguenti condizioni: a rischio di povertà,

in grave deprivazione materiale e sociale oppure a bassa intensità di lavoro.

La quota di individui a rischio di povertà si attesta sullo stesso valore del 2023 (18,9%) e

anche quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale rimane quasi

invariata (4,6% rispetto al 4,7%); si osserva un lieve aumento della percentuale di individui

che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2% e 8,9% nell’anno precedente).” ...

“A livello territoriale, nel 2024, il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza

di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%, era 11,0% nel 2023) e il Mezzogiorno

come l’area del paese con la percentuale più alta (39,2%, era 39,0% nel 2023).” D


- disuguaglianza nel reddito netto tra il 20% più ricco ed il 20% più povero: F

2020 2021 2022 2023 2024


5,7 5,9 5,6 5,3 5,5


- povertà assoluta: F


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 6

2020 2021 2022 2023 2024


7,5% 9,1% 9% 9,7% 9,7%

- ‘lavoro povero’

“In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo

pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al

netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall'8,7% registrato nel 2023. Una

percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). Questo uno dei fatti salienti che

emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i

lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell'anno (sia full time che part

time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023.In Spagna la

percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al

2,2%.” E


MINISTERO ECONOMIA E FINANZA: IL BICCHIERE MEZZO PIENO NEGLI

INDICATORI B.E.S.

Pur basandosi sulla stessa base di dati elaborata dall’Istat e da Bankitalia, la Relazione

presentata a marzo 2025 dal Ministro Giorgetti G, individua motivi di conforto, ad esempio

nella previsione, per il triennio 2024-2027 di “una sostanziale stabilizzazione della

disuguaglianza e della povertà assoluta”: ciò considerando che “...Gli anni più recenti

sono stati caratterizzati dal susseguirsi di shock molto intensi che hanno avuto conseguenze

avverse su tutte le principali aree economiche internazionali, ma sono state ancora più

rilevanti per l’Europa. In Italia, la fiammata inflazionistica generata dagli aumenti delle

materie prime energetiche ha prodotto effetti avversi particolarmente intensi sulle fasce di

reddito più basse, maggiormente esposte agli aumenti di prezzo di beni (energetici e

alimentari) che hanno un peso maggiore nel loro paniere di beni di consumo

rappresentativo. Le politiche di contenimento dell’erosione del potere di acquisto dei

consumatori, messe in atto dal Governo a partire dal suo insediamento, si sono dimostrate

efficaci nell’attenuare di molto la dimensione del fenomeno, come catturato da diversi

indicatori del dominio ‘Benessere economico’. Ciò vale per i valori relativi al 2023, appena

resisi disponibili, e per le proiezioni preliminari per il 2024.”

“...Più in generale, negli ultimi anni non sono mancati progressi in diversi ambiti BES. In

primo luogo, sono senz’altro da evidenziare i risultati positivi registrati per il tasso di mancata

partecipazione al lavoro. Quest’indicatore coglie una dimensione rilevante rispetto alla

favorevole evoluzione in corso nel mercato del lavoro; si potrebbero inoltre citare anche la

rilevante riduzione del numero di giovani che non lavorano e non studiano (c.d. NEET) e il

deciso aumento del peso relativo dei contratti a tempo indeterminato rispetto a forme di

lavoro precario...”


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 7

A quanto sopra, contenuto nella Premessa a firma del Ministro, si aggiunge nella seguente

Relazione, in particolare, che per “...La disuguaglianza del reddito netto (rapporto

S80/S20), misurata dal rapporto fra l’ammontare del reddito disponibile equivalente del

quinto di popolazione con il reddito più alto e quello del quinto con il reddito più basso, ....il

dato definitivo per il 2022 si attesta a 5,3 punti e la stima aggiornata per il 2023, fornita

dall’Istat in occasione della presente Relazione, prospetta una sostanziale stabilità

dell’indicatore. Se confrontato con il 2020, unico anno dal 2017 in cui il rapporto S80/S20 è

aumentato, si rileva una riduzione sostanziale della disuguaglianza (-0,6 punti), riconducibile

al favorevole andamento dell’attività economica, dopo lo shock pandemico, agli strumenti di

sostegno economico emergenziale e alle nuove misure introdotte con la Legge di Bilancio

2023.

L’incremento dell’indicatore previsto nel 2024 (+0,2 punti) può essere imputato al fatto che

le stime, date le caratteristiche del modello di microsimulazione utilizzato, non tengono conto

delle dinamiche dell’occupazione e dell’evoluzione dei redditi primari. Gli incrementi

dell’occupazione registrati negli ultimi anni potrebbero aver ridotto il ricorso alle misure a

sostegno del reddito e dell’inclusione (dal 2024 è operativo l’Assegno di Inclusione - AdI - e

dal settembre 2023 il Supporto per la formazione e il lavoro - Sfl) che sono invece

considerate nelle simulazioni.”

Frase a mio avviso piuttosto oscura, ma che farebbe pensare ad una maggior occupazione

che fa diminuire i sussidi e però nel contempo anche i redditi della fascia più povera (un

lavoro così povero che guadagna meno dei sussidi?).

Mi permetterei inoltre di ricordare che nella analoga Relazione di marzo 2024 H il Ministero

invece prevedeva “Nel 2024 l’indicatore torna sul livello registrato nel 2022, con una

riduzione di 0,1 punti rispetto al 2023 ... Le nuove misure a sostegno del reddito e

dell’inclusione .... incidono positivamente sull’indicatore .... “


COMMENTO

Al di là di questa peculiare ‘arrampicata sugli specchi’, il pensiero ministeriale mi sembra

che si possa condensare come segue: anche se la congiuntura è difficile, la povertà è

rimasta stabile e ciò va considerato un buon risultato, da confermare nel triennio futuro; la

riduzione dei divari non è nel nostro programma.

(Forse per i ricchi l’esistenza dei poveri è un bisogno antropologico, per poter esercitare sia

l’autostima sia la filantropia...).

Inoltre la sottolineatura propagandistica sui progressi dell’occupazione, mentre non

aumentano i redditi reali, nasconde la realtà di un lavoro povero (vedi sopra il rapporto

Oxfam), ma più povero di prima, perché solo così tornano i conti (più occupati che

guadagnano di meno, sennò il PIl sarebbe aumentato assai di più): vedi in proposito anche

il recente intervento di Gian Marco Martignoni su Utopia 21 di marzo I

.


Riscontro infine con piacere che anche il Presidente della Repubblica, in occasione della

ricorrenza della Festa del Lavoro, abbia rilevato la gravità del problema dei livelli salariali


www.universauser.it/utopia21


Utopia21 – maggio 2025 A.Vecchi: DISUGUAGLIANZE IN ITALIA: CRONICHE? 8

(con qualche eco persino nella maggioranza governativa2


, anche se il filo conduttore della


propaganda meloniana resta un rancio sempre ottimo ed eccellente).


aldovecchi@hotmail.it


Fonti:

A. Aldo Vecchi - ATTORNO AL RAPPORTO B.E.S. 2023 - su UTOPIA21, maggio 2024

https://drive.google.com/file/d/1mba4N2esfhHSVTpgLFlwP0ggwLdCDSwi/view?usp

=drive_link

B. https://www.oxfamitalia.org/disuguaglianza-poverta-ingiusta-e-ricchezza-immeritata/

C. Fulvio Fagiani - DISUGUAGLIANZE NEL MONDO - su UTOPIA21, marzo 2025 -

https://drive.google.com/file/d/1x1Edqg5uY25M7NzIcCtpTfp351WpEULN/view?usp

=drive_link


D. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/03/REPORT-REDDITO-CONDIZIONI-

DI-VITA_Anno-2024.pdf


E. https://finanza.repubblica.it/News/2025/04/28/eurostat_poverta_cresce_anche_tra_


gli_occupati_full_time-

31/#:~:text=Il%20rischio%20di%20povert%C3%A0%20in,aumenta%20tra%20gli%2


0over%2065.

F. https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/05/Tabella_12-indicatori_ITA.xlsx

G. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2025/bes_2025.html

H. https://www.dt.mef.gov.it/it/news/2024/bes_2024.html

I. Gian Marco Martignoni - L’ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE NELLA REALTÀ,

NON NELLA PROPAGANDA - su UTOPIA21, marzo 2025

https://drive.google.com/file/d/1E9q2r6_FxlvAzzeTQcVzkS6xBCjZ1aXO/view?usp=drive_li

martedì 25 marzo 2025

UTOPIA21 - MARZO 2025: LOGISTICA E CONSUMO DI SUOLO: LA NUOVA LEGGE REGIONALE LOMBARDA

LOGISTICA E CONSUMO DI SUOLO: LA NUOVA LEGGE REGIONALE LOMBARDA 

di Aldo Vecchi


Mentre in tutta Italia prosegue il consumo di suolo, in parte per le attività logistiche, la Regione Lombardia ha emanato una legge specifica, meritoria anche se tardiva e variamente criticabile. E si profila la pressione insediativa anche per i ‘data center’.


Sommario:

  • il rapporto ISPRA 2024 sul consumo di suolo

  • il peso della logistica 

  • la legge della Regione Lombardia

  • il dibattito sulla legge regionale

in corsivo i commenti più personali


IL RAPPORTO I.S.P.R.A. 2024 SUL CONSUMO DI SUOLO


Anche per l’anno 2023 l’annuale Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), pubblicato il 3 dicembre 2024 presso la sede dell’ISPRA, A conferma che “... Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere). 

… Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.

Richiamando i miei articoli sugli analoghi ‘rapporti ISPRA’ di precedenti anni, si può constatare che - malgrado gli impegni assunti dall’Italia verso l’Europa - il consumo di suolo procede, debolmente contrastato qua e là da leggi regionali comunque piuttosto timide, ed in assenza di una adeguata normativa nazionale.



IL PESO DELLA LOGISTICA


In questo contesto ”… Nel 2023 la logistica ricopre altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all'espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari). “ 


Anche se 500 ettari su 21.500 corrispondono a poco più del 2,3%, a fronte di una incidenza della logistica sul PIL ben superiore (ma forse difficile da calcolare, vedi in nota la divergenza tra fonti pur socialmente convergenti, tra  il 5,4% de ‘Il Sole-24ore’ e l’8,2% della stessa Confindustria: dipende probabilmente da un diverso perimetro delle attività incluse nei dati, con inclusione o meno di vari tipi di trasporto e di stoccaggio, quest’ultimo interno o esterno alle aziende produttrici), occorre considerare che le attività logistiche mirano a estensioni libere, continue e pianeggianti, e quindi più di altre si candidano spesso a consumare suoli agricoli e non a trasformare terreni già edificati .

Inoltre si prospettano ulteriori incrementi delle attività logistiche in Italia, soprattutto sul fronte dell’e-commerce, perché la penetrazione attuale sui consumi delle famiglie si aggira sul 20%, contro incidenze oltre il 30% nel Nord-Europa, e quindi con forti probabilità di allineamento a quel modello sociale (in parallelo dovrebbe crescere tale tendenza nel Centro-Sud, oggi arretrato rispetto alle regioni centro-settentrionali).



LA LEGGE DELLA REGIONE LOMBARDIA


Tali argomenti sono stati approfonditi in uno dei convegni di Urbanpromo a Firenze nello scorso novembre F, che in particolare ha anche esaminato la recente Legge Regionale Lombarda 8 agosto 2024, n. 15 “Disciplina degli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale” G, primo ed unico provvedimento legislativo in materia a scala nazionale.

Se la Lombardia non figura per il 2023 tra le regioni con maggior consumo di suolo per ‘usi logistici’, lo è stata comunque nei precedenti anni, con un accumulo concentrato a ridosso di caselli autostradali e svincoli di tangenziali, soprattutto dentro ed attorno all’area metropolitana milanese, nonché nelle provincie meridionali, più ricche di aree libere e più baricentriche rispetto ai mercati interregionali. 

Appare quindi appropriato, anche se comunque meritevole, che sia stata la Lombardia la prima Regione italiana a farsi carico di un disegno normativo in materia di controllo delle localizzazioni degli insediamenti logistici (su sollecitazione iniziale del Partito Democratico, che dall’opposizione aveva presentato una sua proposta di legge già nel 2021), mentre le altre regioni tentano di  arginare il fenomeno con le ordinarie leggi sul territorio e sul consumo di suolo, leggi talora ben impostate, ma per lo più impotenti rispetto agli errori accumulati nei decenni precedenti e tradotti in eccessive previsioni di edificabilità nei piani comunali ancora vigenti.


La nuova legge lombarda, che riguarda le attività di stoccaggio e smistamento di merci ad esclusione degli interporti intermodali, si occupa solo degli insediamenti che definisce di “rilevanza sovracomunale”, in quanto superiori a tre ettari di estensione lorda (escluse le aree verdi compensative) e delega alle Province ed alla Città Metropolitana di Milano, sulla base di linee guida nel frattempo già deliberate dalla Giunta Regionale, il compito di adeguare entro due anni i propri Piani Territoriali e di coordinare e controllare i Piani di Governo del Territorio dei singoli Comuni, riservandosi un ruolo maggiore solo per maxi-insediamenti superiori a 20 ettari. (La competenza meramente comunale permane perciò solo per interventi inferiori a 3 ettari, che restano possibili in qualunque area a destinazione produttiva).

L’insieme della Legge e dei Criteri, pur esprimendo ragionevoli contenuti rispetto al consumo di suolo, alla priorità per il riuso delle aree dismesse, alla perequazione intercomunale ed alle verifiche sugli impatti sul traffico veicolare e sulla compatibilità ambientale, definisce soprattutto modalità procedurali, rinviando per quanto attiene alle quantità ed alle strategie territoriali all’impianto generale della legislazione regionale, cioè alla Legge n° 12/2005 - con le successive modificazioni finalizzate al controllo del consumo di suolo ed alla rigenerazione  urbana - ed ai Piani Regionali Territorio&Paesaggio: un impianto abbastanza ricco di buone intenzioni a medio-lungo termine ma povero di stringente operatività a breve termine (ove prevalgono i soliti piani comunali sovradimensionati). 



IL DIBATTITO SULLA LEGGE REGIONALE


Afferma l’Assessora Regionale Claudia Maria Terzi: “...con pragmatismo lombardo vogliamo mettere ordine nel settore e agevolare uno sviluppo del territorio che sia armonico e sostenibile” H


Mentre per il Consigliere Matteo Piloni, del Partito Democratico I: “...non si tratta di mettere le briglie, ma di governare una realtà che negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale, soprattutto in Lombardia, dove si produce il 33% del fatturato nazionale. Speriamo solo che non sia troppo tardi e, anche se sicuramente molti buoi sono già scappati, questa legge rappresenta pur sempre un punto di partenza per poter meglio sostenere il settore, dal punto di vista economico, ambientale e con un’attenzione particolare alla qualità del lavoro.” Su quest’ultimo aspetto, in realtà, il PD ha ottenuto solo l’approvazione di un Ordine del Giorno che “...impegna la Giunta lombarda ad attivarsi per promuovere l’applicazione delle corrette e idonee condizioni contrattuali e reddituali dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nel comparto, … anche con riferimento alle disposizioni concernenti la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” (cioè francamente, molto poco, almeno per ora).


Più critica la posizione di INU Lombardia e di Legambiente, che - nell’ambito della consultazione preliminare all'approvazione della legge - in un documento congiunto   J:

- premettendo che “…quello della logistica industriale è …un settore  capace di esprimere un valore aggiunto che avrebbe potuto consentire di avviare iniziative di risanamento e reinsediamento di attività produttive in aree deindustrializzate, spesso lasciate al degrado, restituendo vitalità a territori in sofferenza e riutilizzando sedimi e perimetri produttivi dismessi, sovente da bonificare: un governo del processo, con adeguate garanzie messe in campo dal settore pubblico, avrebbe potuto generare una cascata di investimenti utili a rigenerare superfici e complessi abbandonati. Quello a cui abbiamo assistito è stato invece un processo disordinato di accaparramento immobiliare di terreni agricoli liberi - soprattutto in aree a forte connotazione rurale in quanto di più facile trasformazione - spesso lasciando a se stessi preesistenti siti dismessi e degradati”,

- e rilevando le criticità  sociali intrinseche al processo di localizzazione selvaggio in atto: “...Nonostante la crescita dei processi di automazione, infatti, la logistica industriale genera grandi opportunità occupazionali per il territorio, una parte importante delle quali è però costituita da mansioni a bassa qualifica e basso livello di tutela [ciò anche per la mala pratica, anche da parte di grossi gruppi, del subappalto a cooperative, che incrementa il precariato ben oltre le dimensioni ‘fisiologiche’ dei fabbisogni di punta stagionali; fenomeno arginato solo in parte da sindacati e magistratura] . Ne consegue che i Comuni che accolgono i nuovi insediamenti – generalmente di piccole o piccolissime dimensioni demografiche – spesso non possono far fronte al fabbisogno di servizi che esprimono gli addetti delle imprese logistiche e i loro familiari: servizi di housing e di trasporto pubblico in primis, ma anche sociosanitari, scolastici e di sicurezza. Il rischio è dunque che un processo ingovernato porti opportunità che il territorio non è in grado di cogliere, e che anzi generi sacche di disagio e di difficile integrazione, oltre che di competizione per l’accesso a servizi essenziali, con le conseguenze più gravi a carico dei nuovi arrivati, oltre che dei residenti, anche dei Comuni circostanti e dei capoluoghi, che si trovano a dover far fronte a una repentina forte crescita di bisogni senza peraltro beneficiare delle risorse economiche generate dalla fiscalità locale”

- hanno avanzato invano alcune proposte di emendamento, che a me sembrano assai condivisibili, tra cui: 

  • - non assentire “... nuove previsioni di insediamenti logistici in territori in cui sono disponibili aree dismesse per la stessa funzione”

  • “divieto di proporre ambiti territoriali per la logistica all’interno delle aree agricole strategiche così come individuate dalle Province/Città Metropolitana” e comunque definire “...criteri compensativi che dovrebbero essere adottati nel caso gli insediamenti logistici occupassero ulteriore suolo libero (agricolo o naturale)”

  • “... applicazione della perequazione territoriale indicando misure di redistribuzione degli ‘oneri e onori’ prodotti dall’intervento tra tutti i Comuni interessati, nonché prevedere misure di definizione degli oneri capaci di equilibrare le distorsioni attuali nelle logiche economiche localizzative”

  • “abbassare la soglia” per la rilevanza sovracomunale da 3 ettari a 1 ettaro

  • e, direi soprattutto, allargare la … disciplina della presente legge anche ai ‘data center’, che, … espongono il territorio a forti pressioni trasformative, in particolare per quanto riguarda il consumo di suolo [aggiungerei anche di energia, minore ovviamente l’impatto sui trasporti], estendendo anche a questa tipologia di insediamenti gli obblighi di valutazione ambientale già previsti, per disciplina nazionale, sugli insediamenti logistici, oltre all’obbligo di riutilizzo di aree dismesse.


aldovecchi@hotmail.it 



Fonti:

  1. https://www.isprambiente.gov.it/files2024/area-stampa/comunicati-stampa/comunicato-stampa-ispra-cs-2024.pdf

  2. https://www.ilsole24ore.com/art/la-logistica-vale-541percento-pil-ma-stenta-trovare-personale-AFkmIoRB

  3. https://www.confindustria.it/home/notizie/Industria-Trasporti-Logistica-e-Infrastrutture-Confindustria-presenta-documento

  4. https://www.uominietrasporti.it/professione/89-e-lincidenza-della-logistica-sul-pil-russo-conftrasporto-scontiamo-ancora-un-deficit-di-attenzione/

  5. Aldo Vecchi - CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON ARTURO LANZANI - su UTOPIA21, maggio 2017 https://drive.google.com/file/d/1qt0BKmElvaDb5a7wIsUCtWD9TcchfEUl/view?usp=sharing

  6. https://urbanpromo.it/2024/eventi/leggi-sul-consumo-di-suolo/

  7. https://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/normelombardia/accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr002024080800015

  8. https://www.trasporti-italia.com/logistica/logistica-nuove-regole-insediamenti-logistici-lombardia/263019/

  9. https://pdregionelombardia.it/logistica-dopo-tre-anni-finalmente-una-legge-per-regolamentare-il-farwest/

  10. https://www.inu.it/wp-content/uploads/osservazioni-pdl-logistica-def-fdp-edit.pdf




martedì 28 gennaio 2025

UTOPIA21 - GENNAIO 2025: È COSI’ CHE SI SALVA MILANO?

 È COSI’ CHE SI SALVA MILANO? 

di Anna Maria Vailati e Aldo Vecchi


La maggioranza governativa, con il sostegno del Partito Democratico, ha approvato alla Camera il disegno di legge n° 1987 per risolvere i guai giudiziari in cui si trova parte dell’attività edilizia in Milano, a seguito di una discutibile prassi interpretativa delle norme urbanistiche, riguardo alle ‘torri’ ed alle ‘ristrutturazioni edilizie’ più disinvolte. Il provvedimento, oltre alle questioni specifiche, coinvolge le prospettive della ‘rigenerazione urbana’, in direzione più o meno democratica, e rischia di divenire un cavallo di Troia in favore della “deregulation” sempre perseguita dalle forze politiche di destra.   


Sommario:

  • Premessa

  • Sfondo socioeconomico

  • Quadro normativo storico:

    • 1 – “torri”

    • 2 – demolizioni/ricostruzioni

    • 3 - La riforma regionalista della Costituzione (2001) e la legge urbanistica regionale lombarda del 2005

  • Il (nuovo) rito ambrosiano

  • Grimaldello parlamentare: una “interpretazione autentica” che “Non è un condono”, ma peggio: effetti incerti, perversi e pervasivi

  • I principali commenti

Appendice: principali norme e provvedimenti richiamati in questo articolo



PREMESSA


Negli ultimi anni, a fronte di un quadro normativo oggettivamente complicato, gli uffici urbanistici del Comune di Milano hanno assunto procedure di facilitazione nei confronti di interventi edilizi privati, in particolare riguardo alle demolizioni con ricostruzione, anche con nuove altezze superiori agli edifici circostanti e talora oltre i 25 metri.

Tali procedure, in atto da oltre un decennio, sono anche state formalizzate nel 2023 con una Circolare dai dirigenti degli uffici urbanistici comunali (che più avanti riprenderemo nel dettaglio).

A seguito di proteste e ricorsi, la magistratura penale ha avviato diverse inchieste che hanno portato al sequestro di alcuni cantieri e più in generale hanno messo in discussione le linee interpretative adottate dal Comune, anche per altre pratiche non ancora oggetto di indagine:

con varie conseguenze sia sulle iniziative imprenditoriali, sia in taluni casi a danno di terzi ignari, come gli acquirenti di singole unità immobiliari.

La soluzione politica e amministrativa a questa situazione di paralisi e incertezza sembra concretizzata in un Disegno di legge, approvato alla Camera dei Deputati, con la convergenza tra la maggioranza governativa di Destra-Centro ed il Partito Democratico (che sta in Giunta a Milano), denominato giornalisticamente “Salva-Milano”.

In questo articolo cercheremo di chiarire, per quanto ci riesce, alcuni aspetti tecnici e politici di tale soluzione, e di porre alcuni interrogativi sulle conseguenze, con un inquadramento storico che comporta talora un linguaggio un po’ specialistico: un tentativo di ricomprendere gli elementi salienti di un quadro così complesso, senza pretesa di dirimere le questioni penali e amministrative.

E tanto meno di valutare nell’insieme la validità delle Giunte Comunali succedutesi alla guida di Milano



SFONDO SOCIOECONOMICO


Sullo sfondo, che non intendiamo qui approfondire perché già ampiamente dibattuto , anche sui media generalisti, sta la crisi dell’insediamento sociale di Milano, con il caro-affitti educatamente ed efficacemente denunciato nell’estate 2023 dagli studenti accampati davanti al Politecnico (ed in precedenza anche dall’Arcivescovo Delpini): caro-affitti e caro-case accentuato dal boom degli ‘affitti brevi’ e che colpisce non solo gli studenti ma in generale i ceti meno-abbienti (compresi i lavoratori-poveri di cui il sistema urbano si avvale), espellendoli verso altri Comuni, tanto da determinare nel 2024 l’arresto della crescita demografica complessiva del Comune di Milano, che perdurava sostanzialmente dall’inizio del secolo (a parte il biennio del Covid e le rettifiche per i censimenti).

Anche se l’Associazione dei Costruttori, e per essi anche il prof. Cottarelli, indica come soluzione aumentare ulteriormente la produzione edilizia, l’esperienza degli ultimi anni, generosa in apertura di cantieri (fino alla recente botta d’arresto determinata dalle procedure giudiziarie) mostra che quel tipo di offerta non incontra la ‘domanda povera’, ma trova soddisfazione in altri segmenti, superiori, del mercato, tra cui i ‘city users’ che abitano temporaneamente in città (dai ‘creativi’ in transito agli studenti ricchi), e probabilmente anche una quota di investimenti speculativi che mirano al valore immobiliare comunque in aumento (salvo rischio di esplosione della ‘bolla’, per l’appunto speculativa).


Alla narrazione del successo di Milano ‘città attrattiva’, esemplificato dall’Expo 2015 (con il suo milione di metri quadri sottratto all’agricoltura per meglio discutere sul cibo nel mondo), alla contro-narrazione sulla ”Invenzione di Milano”, brillante saggio di Lucia Tozzi (2023) 5, che ha sdoganato tale critica sociale al di fuori della consolidata cerchia dei ‘comitati’ di opposizione.

La consapevolezza del problema del caro-casa non era estranea all’Amministrazione Comunale, che nel Documento di Sintesi del Piano di Governo del Territorio del 2019 includeva tra i tre obiettivi principali “Diritto alla casa e affitti calmierati” : ma, come ha ben puntualizzato l’architetto Angelo Rabuffetti 7, gli strumenti individuati erano insufficienti oppure non sono stati perseguiti  ; tanto che la Giunta tenta di riparare con più energia nella variante al Piano in corso di elaborazione.



QUADRO NORMATIVO STORICO:


Riassumiamo di seguito brevemente il quadro normativo esistente, relativo alle questioni aperte sul ‘caso Milano’ e cioè le ‘torri’ e le demolizioni/ricostruzioni. 

Riportiamo in appendice l’elenco di tutte le fonti legislative da noi considerate, con i relativi ‘link’.


1 – ‘Torri’


Mentre la propaganda a favore della leggina ‘Salva-Milano’ tende a presentarla come un atteso aggiornamento della Legge Urbanistica del 1942 (legge richiamata quale reperto fossile di un Italia ancora fascista ed in guerra), come ha giustamente rammentato su “La Repubblica” Alessandro Delpiano 8 (urbanista dirigente del Comune di Bologna), le norme reinterpretate dalla Camera dei Deputati (ed in attesa del vaglio del Senato) risalgono in parte al 1967 ed in parte al 1978 ed oltre.

Delpiano esagera forse nel dipingere la legge del 1967 come un faro del riformismo: fu chiamata ‘Legge Ponte’ perché intesa dai progressisti come una tappa intermedia verso una vera e complessiva riforma urbanistica, dopo che la Democrazia Cristiana aveva affossato il precedente tentativo di riforma del suo ministro Sullo; ed il ‘ponte’ rimase sospeso nel vuoto perché la riforma complessiva ipotizzata dai governi di centro-sinistra non venne mai fatta; Ne resta però che la suddetta Legge Ponte, divenuta necessaria dopo lo scandalo dei crolli dei palazzi di Agrigento, costituiva comunque una significativa svolta contro la dilagante speculazione edilizia, perché imponeva, in sintesi:

  • una severa limitazione transitoria delle attività edilizie fino alla approvazione dei piani urbanistici generali, per i Comuni che ne erano sprovvisti (cioè la stragrande maggioranza dei Comuni)

  • quantità massime di densità edilizia e quantità minime di aree per servizi pubblici.

E per questo, stanti i rapporti di forza tra progressisti e reazionari (nel Parlamento e nel Paese), fu in parte vanificata da una moratoria di un anno, con una scorpacciata di licenze edilizie che hanno cementificato ampie zone d’Italia (ed in parte poi ammorbidita con leggine e circolari, vedi oltre).


In tale contesto si poneva anche la norma specifica (comma 6 dell’art. 17 della L. 765/1967), che subordinava le licenze edilizie per edifici superiori a 25 metri di altezza oppure superiori alla densità di 3 mc/mq, anche se previste dai pre-vigenti Piani Regolatori Generali (a quel tempo operanti solo in alcune decine di Comuni), alla “approvazione del piano particolareggiato o della lottizzazione convenzionata, estesi all'intera zona e contenenti la disposizione planivolumetrica.”

Come recitava la Circolare Ministeriale 14 aprile 1969 N.1501: “La norma … ha lo scopo di evitare che densità eccessive o altezze troppo elevate comportino soluzioni tali da produrre inconvenienti per il traffico, ovvero di carattere igienico ed estetico, o, più in generale, urbanistico ed a tal fine rende obbligatorio lo studio e l'approvazione di adeguate indicazioni planivolumetriche per la distribuzione delle costruzioni sul terreno, prima della realizzazione dei singoli edifici.”

Mentre la precedente circolare ‘generale’ dell’ottobre 1967 si limitava ad illustrare i contenuti innovativi della Legge 765 nelle diverse casistiche, la circolare dell’aprile 1969 si spingeva ad interpretare il suddetto comma 6 dell’art. 17, escludendo l’obbligo del Piano Particolareggiato ovvero del Piano di Lottizzazione Convenzionata nei seguenti casi:

  • nelle zone di completamento “non rientrano … nell'ambito di applicazione della menzionata norma gli edifici, pur aventi altezza superiore a m.25 e cubatura superiore a mc/mq.3, da realizzare su singoli lotti inedificati interclusi tra l'esistente edificazione”

  • nelle zone di sostituzione edilizia “… potranno essere rilasciate, di norma, licenze per la realizzazione di singoli edifici aventi misure superiori a quelle indicate dalla legge. Sarà, invece, necessaria l'approvazione preventiva dello strumento esecutivo, qualora si tratti della sostituzione di gruppi di edifici.”

Ci pare dubbia la potestà del Ministro di allargare così nettamente il dettato legislativo: d’altronde se tale potestà fosse inoppugnabile, la stessa legge ‘SalvaMilano’ non sarebbe necessaria, perché basterebbe la vigente circolare.

L’orientamento derogatorio della circolare n° 1501/69, sempre limitatamente ai casi di completamento o sostituzione su lotti singoli, è stato confermato anche dal Consiglio di Stato, a partire dalla Sentenza n° 271/1984.


Ancora più netta, anche perché priva di successive interpretazioni in ‘circolari’, è la norma sulla “altezza massima dei nuovi edifici” che “non può superare l’altezza degli edifici circostanti e preesistenti” nelle zone B, ovvero di completamento, in assenza di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate con previsioni planivolumetriche”, norma contenuta nell’art. 8.2 del Decreto Ministeriale 2 aprile 1968 n° 1444, attuativo della suddetta Legge Ponte.


Va evidenziato che l’obbligo di pianificazione attuativa (piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata) comportava e comporta, rispetto ad una semplice licenza o concessione o permesso di costruire:

  • l’assunzione integrale degli oneri di urbanizzazione, compresa la cessione delle aree per la realizzazione dei necessari servizi pubblici;

  • una procedura più complessa e trasparente, con due delibere del Consiglio comunale, di adozione e di approvazione, inframmezzate dalla possibilità di presentare osservazione da parte di terzi (associazioni o semplici cittadini)

  • una visione complessiva dell’inserimento architettonico e paesaggistico dei nuovi interventi, con una progettazione specificamente adeguata al contesto, stante la scala necessariamente vasta dei Piani Generali (a maggior ragione in Comuni di grandi dimensioni).


2 – Demolizioni/ricostruzioni


La legge n° 457 del 1978 “Norme per l’edilizia residenziale”, nel quadro riformista del ‘compromesso storico’, introdusse distinzioni, fondamentali nella nuova tematica del ‘recupero urbano’, tra i diversi tipi di interventi edilizi sui fabbricati esistenti, dalle manutenzioni (ordinaria e straordinaria) al restauro ed alla ristrutturazione edilizia, con una gamma decrescente di agevolazioni procedurali e fiscali, lasciando nel regime ordinario delle concessioni edilizie (oggi ‘permessi di costruire’), assimilandoli alle nuove costruzioni, gli interventi più pesanti, sia di ricostruzione che di “ristrutturazione urbanistica”.

Stanti i crescenti vantaggi per le procedure di recupero, da una certa data attivabili con semplice attestazione del progettista, nonché gli sconti in materia di oneri di urbanizzazione da versare al Comune, il legislatore, dal 2013 (governo Renzi) in poi ha progressivamente (e confusamente) dilatato la definizione di “ristrutturazione”, includendovi ampie possibilità di ricostruzione ‘infedele’ (cioè diversa dalle preesistenze) ed anche di ampliamento.



3 - La riforma regionalista della Costituzione (2001) e la legge urbanistica regionale lombarda del 2005


La riforma del Titolo V della Costituzione – oggi molto discussa insieme al disegno di legge attuativo sulle ‘autonomie regionali’ – ha definito la gestione del territorio come “materia concorrente” tra Stato e Regioni, il che implicherebbe da parte dello Stato la definizione di una “legge di principi” su cui le Regioni potrebbero articolare la specifica potestà legislativa.

Mancando fino ad oggi la “legge di principi” (sempre auspicata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, e mai assunta come priorità da Governi e Parlamento), si è considerato di fatto come tale, per quanto possibile la Legge Urbanistica n° 1150 del 1942, con conseguenti frequenti conflitti tra Governo e Regioni sui limiti praticabili per le nuove leggi regionali.

In tale contesto la Legge Regionale lombarda n° 12/2005 sul governo del territorio, nata con molte ambizioni di rifondazione delle modalità di pianificazione,  non ha comunque intaccato alcun articolo della Legge 1150/1942, innovata dalla Legge Ponte, e quindi nemmeno la norma sull’obbligo dei Piani Attuativi per edifici di altezza superiore a 25 metri ovvero con densità superiore a 3 metri cubi per metro quadro, mentre è riuscita a soppiantare altre norme nazionali, come è ben definito nell’art. 103 “Disapplicazione di norme statali”: tra queste ricade quasi per intero il Decreto attuativo della Legge Ponte, N° 1444/68 (di cui sopra). 



IL (NUOVO) RITO AMBROSIANO


Su quanto stava avvenendo a Milano si usa l’espressione “rito ambrosiano”.  

Nella vicenda in esame, le interpretazioni degli uffici urbanistici comunali sono state in parte formalizzate, come sopra accennato, già a fronte delle prime denunce ed inchieste, con la Circolare n° 1 del 21 luglio 2023 “interventi edilizi con edifici di altezza superiore a 25 metri”, che sostiene la piena validità della legge regionale n° 12/2005, laddove autorizza i Comuni a disciplinare nei Piani di Governo del Territorio i casi di obbligo di successivi Piani Attuativi (Particolareggiati o di Lottizzazione), prescindendo implicitamente dalle prescrizioni della Legge Ponte in materia di altezza superiore a 25 metri :

Valutazione che evidentemente prescinde da quanto da noi esposto nel precedente paragrafo, in cui richiamiamo in proposito l’art. 103 della legge regionale n° 12/2005; ma ancor di più prescinde dagli orientamenti costanti della Corte Costituzionale riguardo al valore vincolante per le Regioni della Legge Urbanistica nazionale: come ben riassunto anche nel Decreto del Giudice per le Indagini Preliminari del 22 gennaio 2024.

Decreto in cui si rammenta tra l’altro che la Circolare Comunale “non ha valore di fonte del diritto né di interpretazione autentica di norme statali”.


Al di là degli aspetti giuridici emerge da questi orientamenti, esplicitati dai dirigenti comunali nella Circolare n° 1/2023, una scelta di fondo dell’Amministrazione Comunale milanese di privilegiare il “fare”, la snellezza procedurale, modernizzare la città, forse portare nelle casse comunali meno soldi, ma tutti e subito; ciò anche a scapito del controllo e della partecipazione, in qualche modo incardinati invece nella opposta strada dei piani particolareggiati.

Successivamente, a fronte dell’incedere delle inchieste giudiziarie, nel gennaio del 2024, con una nuova circolare degli uffici n° 4 del marzo 2024, il Comune di Milano ha assunto una linea più prudente, ridefinendo i casi di applicazione delle interpretazioni suddette.

L’articolo di Alessandro Balducci su “La Repubblica” del 14 dicembre9 racconta efficacemente questa prassi nel suo divenire storico in ambito milanese



GRIMALDELLO PARLAMENTARE: UNA “INTERPRETAZIONE AUTENTICA”, CHE “NON È UN CONDONO”, MA PEGGIO. EFFETTI INCERTI, PERVERSI E PERVASIVI


Con il significativo apporto del Partito Democratico alla maggioranza di Destra-Centro, più centristi minori (e invece il dissenso di Alleanza Verdi-Sinistra e del Movimento 5 Stelle), la Camera dei Deputati ha approvato un apposito Disegno di Legge (ora in attesa di conferma in Senato) di carattere “interpretativo” che interviene sulle norme sopra illustrate con effetti sia sul passato (e sulle procedure giudiziarie in corso) sia sul futuro. 

Si profila in sostanza da parte della maggioranza di destra un utilizzo politico del bisogno di “Salvare Milano” da parte del PD, che ha come posta in palio il via libera a ulteriori deregulation a scala nazionale.

 

Per quanto riguarda le ‘torri’, il DdL n°1987: 

  • da un lato disapplica il comma 6 dell’art. 17 della L. 765/1967, consentendo costruzioni superiori a 25 metri di altezza oppure a 3 metri cubi per metro quadro senza piano attuativo, sulla falsariga della citata Circolare Ministeriale del 1969.

Con una differenza significativa: la Circolare derogava dalla norma in caso di “singoli edifici …” ribadendo che “… Sarà, invece, necessaria l'approvazione preventiva dello strumento esecutivo, qualora si tratti della sostituzione di gruppi di edifici”; il testo Salva-Milano estende la deroga a tutti i casi “di sostituzione, previa demolizione, di edifici esistenti in ambiti edificati e urbanizzati”.

  • dall’altro lato disapplica, nei medesimi casi e con gli stessi effetti (cancellazione dell’obbligo di piano attuativo), anche l’articolo 8.2 del Decreto Ministeriale n° 1444/1968, relativo ad altezze in progetto maggiori rispetto degli edifici circostanti e preesistenti, ed inventandosi ex-novo, come attenuante“…ove ciò non contrasti con un interesse pubblico concreto e attuale al rispetto dei predetti limiti di altezza, accertato dall’amministrazione competente con provvedimento motivato”.

Qui senza l’alibi di precedenti Circolari Ministeriali e – in verità – per la Lombardia ad abundantiam rispetto alla Legge Regionale n° 12/2005, che già aveva sollevato i Comuni lombardi da tale obbligo, come sopra evidenziato.

Ed anzi il precedente di un esplicito intervento legislativo in tal senso da parte della Regione Lombardia (con il silenzio-assenso del Governo) indica quanto poco in materia si parlasse di diverse interpretazioni, così da giustificarne ora una ‘più autentica’.

Per quanto riguarda le demolizioni/ricostruzioni, il DdL n° 1987 perfeziona la deregulation del 2013 (con effetti retroattivi fino a tale data), classificando come “ristrutturazione” qualunque intervento di sostituzione edilizia, anche con ampliamenti ed in totale difformità rispetto alle costruzioni preesistenti.


Pare interessante osservare che la strada scelta dalla Camera dei Deputati, differisce notevolmente dall’impostazione esplicitata dal Comune stesso, che come sopra riportato si appoggiava invece sulla presunta prevalenza della Legge Regionale: perché ripescando, nei contenuti la Circolare Ministeriale del 1969,  dà valore di principio alla norme contenute nel Disegno di Legge, e ribadisce il primato della potestà legislativa dello Stato.


È da notare che, pur essendo il testo finale della Camera concordato anche con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), non risulta che la modifica legislativa sia stata preceduta da una adeguata consultazione per verificare la ricorrenza o meno di simili problematiche in altri luoghi, con una rassegna anche delle impostazioni assunte in proposito da altre amministrazioni, comunali e regionali.


La Segretaria regionale del PD, onorevole Silvia Roggiani 10, ha difeso il provvedimento SalvaMilano, dopo aver retrodatato al 1942 le norme da ‘interpretare’, affermando “Questo non è un condono perché un condono si ha quando si infrange la legge. Qui invece i funzionari hanno agito nella convinzione di rispettare le norme, anche con sentenze positive del TAR”.

A parte l’aspetto soggettivo della “convinzione dei funzionari”, i possibili dubbi derivanti da divergenti sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali, per prudenza avrebbero dovuto spingere i Comuni interessati a chiedere ai Legislatori un chiarimento univoco anziché procedere comunque con presuntuosa certezza, ci sembra opportuno precisare che la trovata dell’interpretazione autentica porta agli stessi effetti di un condono sotto il profilo giudiziario, con la tendenziale estinzione di processi e pene, ma differisce in peggio sotto i seguenti aspetti:

  • perversamente: non prevede nessuna sanzione pecuniaria specifica, e neppure il versamento della quota parte degli oneri di urbanizzazione elusa grazie alle scorciatoie procedurali; nel contempo – essendo pienamente retroattiva – espone le amministrazioni comunali che hanno finora proceduto con diversa interpretazione delle norme all’accusa di inutili vessazioni ai danni degli operatori privati;

  • pervasivamente: si applica da ora in poi potenzialmente in tutta Italia (con qualche freno forse nelle Regioni Autonome), con gravi conseguenze ai danni sia di una corretta e trasparente gestione del territorio sia degli introiti per le casse comunali;

  • incertamente: prima ancora di valutare tali effetti, occorre segnalare che – secondo “La Repubblica”11 – alcuni giuristi, tra cui Mantini e Goisis, sollevano dubbi sulla costituzionalità del Disegno di legge SalvaMilano, in quanto il Parlamento non avrebbe piena libertà di scrivere nuove leggi, con efficacia retroattiva, chiamandole “interpretazioni”: se tali dubbi fossero condivisi dai giudici chiamati ad avallare l’affossamento delle inchieste in corso, la questione verrebbe rimessa alla Corte Costituzionale, rimettendo nell’incertezza in tutto o in parte le procedure amministrative e le operazioni immobiliari in questione.


Nel caso, auspicabile, di un profondo ripensamento del Salva-Milano al Senato ed in assenza di un condono, in apparenza più ripugnante, ma risolutivo, resterebbe il gravoso problema del destino dei fabbricati sotto inchiesta, più o meno compiuti, ed in parte anche del risparmio investito da ignari acquirenti (ancor più complessa è la faccenda delle responsabilità penali e contabili personali di costruttori, progettisti, funzionari e dirigenti): è in questa direzione, a nostro avviso, che il Parlamento dovrebbe esercitarsi positivamente, con una visione non limitata a Milano; ad esempio allargando le maglie della cosiddetta ‘giustizia riparativa’ introdotta timidamente dalla recente riforma Cartabia, e cioè con oneri a carico dei responsabili penali. 

In tal senso ci pare interessante, anche se non semplice, il percorso proposto da Luigi Corbani 12 – già Vice-Sindaco comunista negli anni ’80 –  attraverso l’annullamento dei permessi di costruire (oppure autocertificazioni equivalenti), che risultassero illegittimi,  ed il successivo rilascio in sanatoria (in quanto non contrastanti con il Piano di Governo del Territorio), ricostruendo i passaggi mancati dei Piani Attuativi e soprattutto i loro elementi sostanziali (al di là del disegno progettuale, probabilmente non più modificabile), e cioè la quantità di cessioni al Comune (o almeno il convenzionamento per usi pubblici e sociali) di aree e/o alloggi, anche localizzati altrove, e l’insieme degli importi da versare alle casse comunali.

La questione degli interessi diffusi da parte di singoli acquirenti, probabilmente non consapevoli delle complesse questioni in gioco, oltre ad essere in sé una problematica sociale, rischia di essere strumentalizzata politicamente.


Nel caso invece di successo dell’operazione di salvataggio del ‘rito ambrosiano’ (e di salvataggio politico della Giunta Sala), per parte nostra non siamo in grado di valutare quale sarà l’impatto effettivo del SalvaMilano, soprattutto nelle varie declinazioni locali: perché in realtà nell’immediato il libera-tutti sarebbe operativo per le ricostruzioni ‘infedeli’, mentre per le ‘torri’ vale solo dove i Piani Comunali Generali (variamente denominati) consentono già altezze superiori a 25 metri o densità superiori a 3 m3/m2: ed in entrambi i casi (ricostruzioni e torri) Regioni e Comuni volonterosi, se già non lo stanno facendo, possono frapporre qualche argine, limitando comunque a priori volumi, densità ed altezze massimi edificabili. 


Ma il ‘Salva Milano’ indica una direzione di marcia che fa presagire il peggio sulle successive decisioni parlamentari in materia di risparmio di uso del suolo e di rigenerazione urbana, come fa temere la dichiarazione del senatore PD Mirabelli: “… è una norma che chiarisce come, quando si interviene sul costruito, ristrutturando o sostituendolo, non sono obbligatori i piani particolareggiati …. Molte città hanno operato in questo modo per semplificare e incentivare gli interventi sull’esistente, combattendo il degrado, evitare nuovo consumo di suolo e modernizzando il patrimonio edilizio”. 13


Sono i temi affrontati nella recente recensione 14 all’ultimo libro di Giancarlo Consonni, così come nel suo testo: con indirizzi decisamente opposti per ‘salvare le città’ (e non per salvare l’urbanistica o gli urbanisti, e nemmeno i funzionari comunali).


E soprattutto ci sembra grave che tale indirizzo sia per l’appunto avvallato dal Partito Democratico, perché così si va a privilegiare un rapporto privatistico tra costruttori, progettisti e uffici comunali, sottraendo progetti importanti di trasformazione della città al controllo e al confronto pubblico negli ambiti istituzionali (giunte e consigli comunali) e con i cittadini ed i comitati, i quali altrimenti di fatto verranno a conoscenza dei nuovi progetti edilizi solo a cantieri impiantati.

In proposito, proprio la vicenda milanese in esame mostra come una corretta impostazione del confronto pubblico in fase di progettazione potrebbe prevenire conflitti con i “comitati” e interventi giudiziari.


Si apre pertanto un divario tra due concezioni dell’urbanistica: l’una punta su una ‘efficienza amministrativa’ che mal cela il fastidio verso il controllo e la voglia di rimuovere ‘lacci e lacciuoli’, già cara alla destra; l’altra che invece ritiene imprescindibili i valori partecipativi della democrazia, soprattutto riferiti alla qualità urbana e territoriale. 



I PRINCIPALI COMMENTI


Tra i commenti critici, oltre agli Autori che già abbiamo citato (Alessandro Coppola, Elena Granata, Arturo Lanzani, Antonio Longo 1 cui si è aggiunto su “Arcipelago Milano” in termini più sfumati Pietro Cafiero 15) ed a tutto il recinto dei “Comitati”, di cui è più scontato lo schieramento (vedi ad esempio Paolo Pileri 16 su “Altra Economia” e su “Salviano il Paesaggio”), in parte anche preconcetto, ci sembra interessante, perché proviene dall’interno del PD, l’articolo su “Domani” del professor Giovanni Caudo 17, già Assessore a Roma.

Su questo fronte da subito Giancarlo Consonni 18 (su “La Repubblica”) e Fabrizio Schiaffonati (con altri Autori, sulla rivista digitale UCTAT 19). E “da sempre” Sergio Brenna.


Dopo la pubblicazione del testo approvato alla Camera, si è mobilitata la S.I.U., Società Italiana degli Urbanisti, 20 associazione presente soprattutto in ambito accademico, che paventa soprattutto le conseguenze sul resto d’Italia; testo analogo, che ha suscitato più attenzione, per la firma di illustri intellettuali, l’appello dei 140 professori di diverse discipline, tra cui Salvatore Settis e Tomaso Montanari. 21

A seguito di tale appello, si è ampliato il confronto sull’argomento, che è divenuto materia di scontro politico a livello locale e nazionale.


Non ci sembra che le dichiarazioni dell’Assessore Tancredi 22 – già dirigente degli uffici urbanistici comunali  - su “La Repubblica” il 3 gennaio 25) aggiungano molto alle posizioni già espresse in ambito comunale in favore del Disegno di Legge, con in più un po’ di retorica sulle Olimpiadi, mentre si commentano da sé la supponenza di  affermazioni quali: “Resto perplesso da questi urbanisti o presunti tali….che spuntano fuori solo in questo momento”


Si constata invece dalla parte favorevole la discesa in campo, apparentemente compatta dell’Ordine degli Architetti di Milano; favorevoli più ovviamente i costruttori 23 (il testo che segnaliamo include anche un utile riassunto della versione iniziale del provvedimento, presentata da parlamentari del centro-destra. Vedi sopra NOTA H).


Più “conciliante” risulta la posizione del Presidente della sezione lombarda dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, Marco Engel 24 che su “La Repubblica”, pur auspicando tempi migliori, finisce per avallare il provvedimento parlamentare (come fa più diffusamente in pari data sul sito dell’INU nazionale 25).

Ciò a fronte di una chiara presa di posizione, contraria al provvedimento, da parte dell’INU a livello nazionale, già in fase di audizione alla Camera dei Deputati, e come ribadito nella Dichiarazione del 3 dicembre 2024 da parte del Presidente Talia 26 (sul sito INU rilevante anche l’intervento del Presidente della Biennale Spazio Pubblico Pietro Garau 27).


annavailati@tiscali.it

aldovecchi@hotmail.it 






ALLE PAGINE SEGUENTI APPENDICE E FONTI

APPENDICE


PRINCIPALI NORME E PROVVEDIMENTI RICHIAMATI IN QUESTO ARTICOLO:

  • Legge Urbanistica  n° 1150/1942 - https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/1942_1150.htm

  • Legge ‘Ponte’ n° 765/1967 - https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1967/08/31/067U0765/sg

  • Circolare Ministeriale n° 3210/1967 - https://www.bosettiegatti.eu/info/circolari/statali/1967_ci3210.htm

  • Decreto Ministeriale n° 1444/1968 - https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/1968_1444.htm

  • Circolare Ministeriale n° 1501/69 - http://architettura.it/notes/ns_nazionale/anno_60-69/CIRC.1501-69.html#:~:text=CIRCOLARE%20MINISTERO%20DEI%20LAVORI%20PUBBLICI%2014%20APRILE%201969%20N.1501

  • Costituzione, Titolo V (modifica anno 2001) - https://presidenza.governo.it/Governo/Costituzione/2_titolo5.html

  • Legge Regionale Lombardia n° 12/2005 per la gestione del territorio - https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/lombardia/2005_012.htm

  • Circolare n° 1/21 luglio 2023 del Comune di Milano “Interventi edilizi con edifici di altezza superiore a 25 metri” - https://www.comune.milano.it/documents/20126/434769756/Anno%202023%20-%20Circolare%20n.%201-2023%20del%2021.07.2023/21591f02-5abc-5700-5b2f-9d47cbe7a4a5

  • Decreto del Giudice per le Indagini Preliminari di Milano 22 gennaio 2024 - https://italiaius.it/wp-content/uploads/2024/02/decreto-GIP-Milano.pdf

  • Disposizione di servizio n° 4/20 Marzo 2024 del Comune di Milano - https://www.comune.milano.it/-/rigenerazione-urbana.-disposizioni-per-lo-sviluppo-dell-attivita-amministrativa-in-materia-edilizia-e-urbanistica#:~:text=Milano%2C%2020%20marzo%202024%20%2D%20In,in%20materia%20edilizia%20e%20urbanistica.

  • Disegno di Legge approvato dalla Camera dei Deputati il 21 novembre 2024 “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia” (ovvero ‘Salva Milano’) - https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/58424.htm





Fonti:

  1. Alessandro Coppola, Elena Granata, Arturo Lanzani, Antonio Longo – NECROLOGIO PER L’URBANISTICA? – su Gli Stati Generali 25 novembre 2024 e su Arcipelago Milano, 3 dicembre 2024 https://www.facebook.com/glistatigenerali/posts/gli-urbanisti-del-politecnico-di-milano-alessandro-coppola-elena-granata-arturo-/1143675954428198.

  2. dibattito Casa Cultura Milano - MILANO: VERSO UNA CITTÀ PER RICCHI - https://www.youtube.com/watch?v=eM9h0u9Jesg

  3. dibattito Casa Cultura Milano - PENSARE LA MILANO DI DOMANI: SPAZI, DIRITTI E INCLUSIONE - https://www.youtube.com/watch?v=H9pquWhuSd8

  4. dibattito Casa Cultura Milano - LA CITTÀ INVISIBILE. QUELLO CHE NON VEDIAMO STA CAMBIANDO LE METROPOLI -  https://www.youtube.com/watch?v=CDgeAQPWUPs.

  5. Lucia Tozzi – INVENZIONE DI MILANO. CULTO DELLA COMUNICAZIONE E POLITICHE URBANE – Feltrinelli, Milano 2023

  6. AA. VV: a cura di Alessandro Balducci -  LA CITTÀ INVISIBILE. QUELLO CHE NON VEDIAMO STA TRASFORMANDO LE METROPOLI – Feltrinelli, Milano 2023

  7. Angelo Rabuffetti – UN BILANCIO DEL PGT DI MILANO DEL 2020 - su UCTAT, 

  8. Alessandro Delpiano – PERCHE’ IL SALVA MILANO AIUTERA’ LA SPECULAZIONE NELLE CITTA’ ITALIANE - su “La Repubblica” ediz. Milano, 3 dicembre 2024  - https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/11/27/perche-il-salva-milano-aiutera-la-speculazione-nelle-citta-italianeMilano04.html&hl=&query=delpiano&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  9. Alessandro Balducci – SALVA MILANO I RISCHI E LE OCCASIONI MANCATE    - - su “La Repubblica” ediz. Milano, 14 dicembre 2024 https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/12/14/salva-milano-i-rischi-e-le-occasioni-mancateMilano01.html&hl=&query=alessandro+balducci&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  10. Silvia Roggiani – ADESSO INSIEME PER IL NUOVO PGT - su “La Repubblica” ediz. Milano, 23 novembre 2024 https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/11/23/urbanistica-il-rilancio-di-sala-non-si-governa-solo-con-i-noMilano01.html&hl=&query=silvia+roggiani&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  11. Redazione di  “La Repubblica”, mi.rom  - I DUBBI DEI GIURISTI: “POSSIBILE RISCHIO DI INCOSTITUZIONALITA’ - ediz. Milano, 22 novembre 2024 - https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/11/22/i-dubbi-dei-giuristi-possibile-rischio-di-incostituzionalitaMilano02.html&hl=&query=rischio+incostituzionalit%C3%A0&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  12. Luigi Corbani – IL COMUNE RITIRI I PERMESSI SENZA CONDONI NAZIONALI - su “La Repubblica” ediz. Milano, 4 gennaio 2025 - https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2025/01/04/-il-comune-ritiri-i-permessi-senza-condoni-nazionaliMilano02.html&hl=&query=corbani&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  13. Federica Venni Salva - SALVA-MILANO ALL’ESAME DEL SENATO L’ULTIMO DUELLO  - su “La Repubblica” ediz. Milano, 11 dicembre 2024 -  https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/12/11/salva-milano-allesame-del-senato-lultimo-duello-sullurbanisticaMilano05.html&hl=&query=mirabelli&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  14. Aldo Vecchi - ANCORA SULL’UTOPIA DELL’URBANITÀ DI GIANCARLO CONSONNI – su UTOPIA21, novembre 2024 - https://drive.google.com/file/d/1spWyZmlaHhwMQpgdTEsDGaOuoNsIu3x7/view?usp=drive_link

  15. Pietro Cafiero – CHI CI SALVERA’ DAL SALVA MILANO?  - su Arcipelago Milano, 3 dicembre 2024 - https://www.arcipelagomilano.org/archives/64663

  16. Paolo Pileri – “SALVA MILANO”, SFASCIA IL PAESE. SULLA LEGGINA AD-URBEM CHE AFFOSSA CIO’ CHE RESTA DELL’URBANISTICA – su Altra Economia, 25 novembre 2024 e su Salviamo il Paesaggio, 4 dicembre 2024

https://altreconomia.it/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/

  1. Giovanni Caudo – LE MANI LIBERE SULLA CITTA’, COSTRUIRE A MILANO COME NELL’OTTOCENTO – su “Domani” del 5 dicembre 2024 https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/salva-milano-mani-libere-citta-costruire-come-ottocento-tn7b0a1l

  2. Giancarlo Consonni – PENSANO SOLO AI PRIVATI  - su “La Repubblica” ediz. Milano, 8 novembre 2024 https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/11/08/consonni-pensano-solo-ai-privatiMilano01.html&hl=&query=consonni&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  3. Fabrizio Schiaffonati – SALVARE MILANO DA CHI? – su UCTAT, novembre 2024 -https://urbancuratortat.org/salvare-milano-da-chi/

  4. Società Italiana degli Urbanisti - https://www.societaurbanisti.it/news/appello-della-societa-italiana-degli-urbanisti-per-fermare-la-proposta-di-legge-1987/

anche su “Domani” del 16 dicembre 2024

  1. “SALVA-MILANO”, LETTERA-APPELLO AL LEGISLATORE NON APPROVARE LA LEGGE -

https://www.genteeterritorio.it/salva-milano-lettera-appello-al-legislatore/

  1. Redazione di  “La Repubblica”  - intervista all’Assessore Giancarlo Tancredi – L’OK AL SALVA MILANO E’ UN ATTO DI RESPONSABILITA’- ediz. Milano, 4 gennaio 2025

https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2025/01/03/tancredi-lok-al-salva-milano-e-un-atto-di-responsabilitaMilano01.html&hl=&query=tancredi&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  1. ASSOEDILIZIA SOLLECITA L'APPROVAZIONE DELLA LEGGE SALVA MILANO ALLA LUCE DELLA SENTENZA DEL TAR LOMBARDIA https://www.monitorimmobiliare.it/monitorimmobiliare/notizia/assoedilizia-sollecita-l-approvazione-della-legge-salva-milano-alla-luce-della-sentenza-del-tar-lombardia_2024-08-27102637/#:~:text=Assoedilizia%20ha%20espresso%20il%20proprio,discussione%20alla%20Camera%20dei%20Deputati.

  2. Marco Engel – SALVA MILANO: PERCHE’ ERA URGENTE FARE CHIAREZZA - su “La Repubblica” ediz. Milano, 29 novembre 2024  - https://quotidiano.repubblica.it/edicola/searchdetail?id=http://archivio.repubblica.extra.kataweb.it/archivio/repubblica/2024/11/29/salva-milano-perche-era-urgente-fare-chiarezzaMilano01.html&hl=&query=engel&field=nel+testo&testata=repubblica&newspaper=REP&edition=nazionale&zona=sfoglio&ref=search

  3. Marco Engel – INTERPRETAZIONE AUTENTICA DELL’ARTICOLO 41 QUINQUIES DELLA LEGGE URBANISTICA NAZIONALE E I SUOI EFFETTI SULLA TRASFORMAZIONE URBANA https://www.inu.it/news/l-rsquo-interpretazione-autentica-dell-rsquo-art-41quinquies-della-legge-urbanistica-nazionale-e-i-suoi-effetti-sulla-trasformazione-urbana/ 

  4. Michele Talia – SCELTE ED EFFETTI PERICOLOSI E NEMMENO RISOLUTIVI https://www.inu.it/news/salva-milano-il-presidente-dell-rsquo-inu-michele-talia-ldquo-scelte-ed-effetti-pericolosi-e-nemmeno-risolutivi-rdquo/

  5. Pietro Garau – SALVA MILANO SI SALVI CHI PUO’ - https://www.inu.it/news/salva-milano-si-salvi-chi-puo-il-commento-di-pietro-garau/