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giovedì 19 novembre 2020

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2020: LE LINEE GUIDA GOVERNATIVE PER IL “RECOVERY FUND”

  

Un documento ambizioso che rischia di invecchiare (a causa della seconda ondata pandemica) senza essere seriamente dibattuto, come invece comunque meriterebbe, sia per ciò che contiene, sia per ciò che non contiene

 

Sommario:

-       premessa: la seconda ondata della pandemia stinge le polemiche su consultazioni e procedure 

-       orizzonte e obiettivi

-       assi portanti?

-       riforme collaterali

-       note a margine e nota conclusiva

(in corsivo le osservazioni più personali)

 

PREMESSA: LA SECONDA ONDATA DELLA PANDEMIA STINGE LE POLEMICHE SU CONSULTAZIONI E PROCEDURE

 

Leggendo in novembre il documento emanato a metà settembre dal Governo1 (una trentina di pagine, poi ripetute in forma di ‘slides’), si ha purtroppo l’impressione di leggere un testo favolistico (nelle favole il tempo è imprecisato, “c’era una volta”, ecc.), che collocava la Pandemia Covid-19 in un passato chiuso e superato, e si preoccupava solo della ripresa socio-economica, in un quasi-radioso avvenire.

Invece ci troviamo pienamente nella bufera della ‘seconda ondata pandemica’ (con la sola consolazione che gli altri paesi occidentali non stanno meglio) e quindi nella necessità di un continuo aggiornamento in peggio delle previsioni socio-sanitarie e macro-economiche per i prossimi anni, che degli investimenti prospettati dai fondi straordinari europei “Next Generation EU” sono premessa e cornice.

 

Poiché tuttavia la difficile strada per il superamento della crisi dovrebbe passare comunque per l’impiego dei fondi europei (se confermati, date le tensioni politiche intra-europee, acuite dal ritorno pandemico), sembra abbastanza utile esaminare il documento governativo, che si pone come sintesi delle precedenti consultazioni di primavera/estate (commissione Colao2 e tavoli di villa Doria Pamphili) e terreno di confronto per il pronunciamento, sia del Parlamento italiano, sia delle stesse Autorità comunitarie, in vista poi della raccolta e selezione dei singoli progetti che saranno presentati da soggetti pubblici e soggetti privati (od anche in parternariato pubblico/privato).

 

In questo processo non trovo per nulla comprensibili le numerose critiche al Governo in termini di ‘eccesso di decisionismo’ o di ‘soffocamento del dibattito’, viste le consultazioni preliminarmente svolte, e l’ampio spazio ancora aperto per modifiche e correzioni, nonché per proposte operative che sorgano dai territori; non è poi colpa del Governo se il Parlamento, da metà settembre, non ha ancora calendarizzato un serio dibattito; e neppure se i giornalisti preferiscono scrutare nella palla di vetro del ‘rimpasto di governo’, anziché leggere e commentare 30 paginette di documento.

Semmai il rischio è l’opposto, perché le Linee-Guida si presentano sotto molti aspetti come generiche ed ecumeniche, e non idonee a raccogliere organicamente i “progetti” in quella griglia di “sfide”, “missioni” e “cluster” enunciata dal documento stesso, tenendo conto che i criteri preannunciati per la selezione dei “progetti”, per quanto ragionevoli, non appaiono per nulla cogenti.

 

 

ORIZZONTE E OBIETTIVI

 

L’orizzonte culturale delle Linee Guida, pur rappresentando a mio avviso una sintesi alta rispetto ai contributi politici delle componenti governativa (in raffronto, ad esempio, ai limiti dei rispettivi programmi elettorali 3,4) ed abbastanza aggiornata rispetto al linguaggio delle istituzioni comunitarie 5 (anzi, con un eccesso di inutili anglicismi, del tipo “reshoring, life-long learnig, target, milestones, profit shifting”), cerca di declinare una visione di sviluppo sostenibile in cui si contemperano le tradizionali istanze industrialiste (imprenditorialità, competitività, produttività, sburocratizzazione, incremento del PIL) con parte delle più aggiornate parole d’ordine ambientaliste (inclusione, circolarità, resilienza, risparmio di suolo: manca però totalmente la ‘bio-diversità), evitando di fare i conti con le contraddizioni di fondo che – su tali fronti – si apriranno oggettivamente nel prossimo futuro (ad esempio quanti posti di lavoro si perderanno, e non solo si creeranno, con la riconversione ‘verde’ della produzione; quanto occorrerà ridurre i consumi per conseguire effettivamente gli obiettivi climatici; quanto sarà duro lo scontro sulla digitalizzazione – in termini di posti di lavoro in pericolo, ma anche di predominio sulle libertà personali - in mezzo tra i monopoli americani e la dinamica cinese; ecc.).

 

Il non voler fare di conto appare eclatante nel capitolo “II.1 GLI OBIETTIVI E LE SFIDE PER L'ITALIA”, che enumera 12 obiettivi quantificabili, ma ne quantifica solo i primi 4 (crescita dallo 0,8 all’1,6% del PIL; investimenti pubblici al 3% del PIL, spesa per ricerca dall’1,3% al 2,1% del PIL, occupazione dal 63% al 73%), – “mo’ abbiamo quantificato abbastanza” - e non i successivi 8, ovvero:

·         “ Elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale

·         Ridurre i divari territoriali di reddito, occupazione, dotazione infrastrutturale e livello dei servizi pubblici

·         Aumento dell'aspettativa di vita in buona salute

·         Promuovere una ripresa del tasso di natalità e della crescita demografica

·         Abbattere l’incidenza dell'abbandono scolastico e dell'inattività dei giovani

·         Migliorare la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati

·         Rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici, crisi epidemiche e rischi geopolitici

·         Promuovere filiere agroalimentari sostenibili e combattere gli sprechi alimentari

·         Garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica”.

 

 

 

ASSI PORTANTI?

 

Partendo da un’analisi in buona parte condivisibile delle arretratezze italiane, rispetto alle medie europee (leggibile anche dal suddetto elenco degli obiettivi), il testo ribadisce più volte che le direttrici principali delle trasformazioni prospettate sono:

-       la riconversione energetica/ecologica dei settori produttivi e della mobilità (anche con riferimento a programmi più dettagliati presenti nel PNIEC; Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima, dello scorso gennaio 2020 6),

-       la digitalizzazione del Paese, a partire dalla disponibilità delle infrastrutture di comunicazione (‘banda larga’), dalla formazione e dai rapporti con la Pubblica Amministrazione,

assieme alla modernizzazione delle infrastrutture per la mobilità, ed al rilancio del sistema di istruzione/formazione/cultura/ricerca; rassicurando nel contempo l’attenzione alla riduzione dei divari sociali (e di genere) e territoriali (Sud, aree interne, periferie).

 

Però il discorso governativo non si articola già in grandi progetti portanti, come potrebbero essere a mio avviso ed a titolo di esempio, con riferimento anche a temi da me già trattati:  “elettrificazione di tutti i bus urbani entro 5 anni 7 (e non verso il 2033, vedi PNIEC 6)” “elevazione in 5 anni dell’obbligo scolastico a 18 anni”, “dimezzamento dell’abbandono scolastico in 3 anni” “asili nido per il 50% dei bambini entro 5 anni” “risanamento anti-sismico di tutti i fabbricati a rischio, mediante progetti a scala di isolato, entro 20 anni” 7.

Cerca invece di essere un grande cappello sotto cui raccogliere il meglio tra “cento fiori [che] fioriscano” 8 (privilegiando probabilmente quelli più rapidamente ‘cantierabili’), il rischio che concretamente si profila, a mio avviso, è che le conclamate “priorità” e “attenzioni” si riducano ad una prudente modalità di selezione tra progetti anche disorganici, curando soprattutto che non vi siano troppi scontenti (con quote % di garanzia minima a favore del Sud o delle donne, dell’ambiente, delle imprese o del terzo settore, e via ‘lottizzando’, anche se potenzialmente con una versione non ignobile di tale pratica consociativa; cioè, per chiarire, non penso ad una lottizzazione del tipo di cui all’inchiesta giudiziaria “Mensa dei Poveri”, per capirsi qui nel Varesotto).

 

Correttamente le Linee Guida (diversamente da alcuni propagandisti dei partiti di maggioranza, e soprattutto del MoVimento 5Stelle) puntualizzano che la destinazione dei fondi debba essere indirizzata a spese per investimenti (anche immateriali, come la formazione), e finalizzata a migliorare complessivamente la produttività del sistema-Italia (e quindi a determinare un futuro di maggior occupazione e capacità di reddito).

E non possa quindi essere sostitutiva delle partite correnti della spesa, che sono per lo loro natura ripetitive, e quindi verrebbero a mancare alla fine del programma di sostegno (il che è insito nel carattere una tantum di tali risorse europee, in buona parte anzi prestiti da restituire, reperendo nel tempo capitale e – seppur modesti – interessi).

 

 

RIFORME COLLATERALI

 

Pertanto le Linee Guida affiancano ai propositi di buon governo dei progetti di investimento, un programma di “politiche e riforme di supporto”, che lo Stato italiano dovrebbe perseguire nel contempo, contando sulle proprie forze, relativamente a:

-       Pubblica Amministrazione: ringiovanimento degli organici, digitalizzazione spinta, “interventi radicali di innovazione organizzativa e un cambio di paradigma del lavoro pubblico”

-       Fisco: con un ambiguo slogan “dalle persone alle cose” (ma tra queste cose non è chiaramente delineato un aumento dell’IVA – a mio avviso auspicabile per i soli beni di lusso e/o energivori 10 -  né tanto meno un ritorno alla tassa sulle prime case) si raccolgono progetti già avviati, come la revisione pro-ceti-medi e pro-famiglie della curva dell’IRPEF e degli assegni per i figli, ad altri più incerti (ma benemeriti) come la soppressione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi e la battaglia europea per tassare i giganti del Web; però, coerentemente con i profili fiscalmente moderati di PD e M5S, cercando risorse solo dalla limitazione dei contanti e dalla riduzione dell’evasione, senza osare parlare di patrimoniale e di inasprimento delle aliquote si redditi più alti come invece va facendo il governo spagnolo di Sanchez ed Iglesias (notizia piuttosto trascurata dai media generalisti, così come la vittoria elettorale della sinistra in Bolivia, a valle della estromissione dell’ex-presidente Morales)

-       Giustizia: riorganizzazione complessiva, con velocizzazione dei processi, sia civili che penali; revisione del Codice Civile e del diritto societario;

-       Mercato del lavoro: rafforzamento dei Contratti Collettivi e introduzione del salario minimo; regolamentazione dello “smart working”; riforma degli ammortizzazioni sociali connessa alla formazione per le riconversioni produttive (nonché estensione degli incentivi fiscali al ‘welfare aziendale’ che a mio avviso premiano i settori dove i salari sono già più alti, con effetto anti-egualitario, e determinano nuove disuguaglianze in materia di servizi alle persone, senza che sia prima conseguita una seria garanzia di accesso universale ai servizi essenziali).

 

 

NOTE A MARGINE E NOTA CONCLUSIVA

 

A margine rilevo qualche contraddizione nelle pagine iniziali, dove le Linee Guida raccontano (dignitosamente, direi) il “contesto”, includendo però anche le  raccomandazioni del Consiglio Europeo all’Italia per il 2020 (abbastanza blande ed orientate alla ripresa post-Covid) e per il 2019: queste, ovvero le famose “riforme” o “diktat di Bruxelles”, sono invece alquanto dettagliate (ed a mio avviso anche in gran parte condivisibili), ma non altrettanto puntualmente recepite nel successivo proseguire delle Linee Guida: ad esempio riguardo all’adeguamento dei valori catastali dei fabbricati, a “quota 100” (da abbandonare) per le pensioni, alle agenzie per il lavoro, agli asili-nido, ecc., mentre altre voci sono riprese ma in qualche modo stemperate nella narrazione programmatoria senza scadenze (ulteriore limitazione dei contanti; innalzamento dei risultati scolastici, durata dei processi civili e penali…).

Rilevo anche qualche imbarazzo, riguardo ai provvedimenti-cornice per gli investimenti pubblici e privati nel promettere un uso virtuoso dello strumento delle concessioni (vedi nel frattempo Autostrade) ed un serio riesame del Codice degli Appalti (vedi nel frattempo Decreto Semplficazioni).

 

Come commento sintetico, mi sentirei di smentire in parte l’autorevole parere di Enrico Giovannini 11, che - da una analisi lessicale – riscontra nelle Linee Guida una scarsa propensione al FUTURO: a mio avviso dal documento esce una visione strategica (un Italia rinnovata, digitale, competente e competitiva, allineata e agganciata all’Europa, e però anche socialmente  inclusiva e rispettosa dell’ambiente), visione però

-       non abbastanza articolata nel merito concreto di numerosi dei singoli settori,

-       non sorretta da un attendibile bilancio tra bisogni e risorse (prevale un ottimismo contabile che contempla per lo più solo i possibili scenari positivi; in parallelo con l’infondato ottimismo sanitario sul “vaccino anti-Covid per Natale”),

ma – mi sembra - soprattutto non adeguata (o almeno non ancora) alle sfide che attendono non il solo sistema Italia/Europa, ma l’intero sistema/mondo: clima, esaurimento relativo delle risorse, bio-diversità, spinte monopolistico/manipolative (giganti del web, potenze autoritarie) e crescenti conflitti economico-finanziari (anche per l’accumularsi dei debiti), politico-militari e social-religiosi.

 

aldovecchi@hotmail.it

Fonti:

1.                    https://www.startmag.it/economia/linee-guida-recovery-fund-il-documento-integrale-del-governo/

2.                    Fulvio Fagiani - DOCUMENTO COLAO, TANTO RUMORE PER NULLA - su UTOPIA21, luglio 2020

3.                    Aldo Vecchi - LETTURA E CRITICA DEI PROGRAMMI ELETTORALI PER IL 4 MARZO 2018 – su UTOPIA21, marzo 2018

4.                    Aldo Vecchi - VERSO LE ELEZIONI EUROPEE – su UTOPIA21, maggio 2019

5.                    Fulvio Fagiani – LA DECARBONIZZAZIONE IN EUROPA – Quaderno n° 20 di UTOPIA21, novembre 2020  

6.                    Testo del PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER L’ENERGIA ED IL CLIMA , gennaio 2020 https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040668-pniec2030

7.                    Aldo Vecchi - CONVERSAZIONI SU CITTA’ E MOBILITA’ – su UTOPIA21, maggio 2020

8.                    Aldo Vecchi - CASA ITALIA? – su UTOPIA21, maggio 2020

9.                    Mao Tse Dong - https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_dei_cento_fiori#:~:text=Il%20termine%20deriva%20da%20una,avr%C3%A0%20realmente%20inizio%20nel%201957.

10.                 Aldo Vecchi - VERITA’, EQUITA’, PARTECIPAZIONE – su UTOPIA21, gennaio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1f0_9ohXmvwLdZP_6_XpKqMNHqycGHlV7/view?usp=sharing.

11.                 Enrico Giovannini – intervista rilasciata a “la Repubblica” il 27 ottobre 2020 https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/10/27/news/next-generation-eu-giovannini-1.354756

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