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domenica 10 luglio 2022

UTOPIA21 - LUGLIO 2022: CONCLUSA LA FASE CONSULTIVA DELLA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

CONCLUSA LA FASE CONSULTIVA

DELLA CONFERENZA  

SUL FUTURO DELL’EUROPA

di Aldo Vecchi

 Faticoso passo in avanti oppure vuota retorica democraticista? 

Sommario:

-       le tappe della consultazione

-       gli indirizzi emersi

-       sviluppi, reazioni e commenti, a partire dall’Europarlamento

-       rinvio di ogni decisione da parte del Consiglio Europeo

-       una critica radicale al ‘tecno-populismo” delle consultazioni ‘deliberative

 

 

LE TAPPE DELLA CONSULTAZIONE

 

La Conferenza sul Futuro dell’Europa, avviata nel 2021 ed i cui effetti sono tuttora molto incerti nei successivi passaggi istituzionali (perché si intreccia alla complessa fase internazionale di contraddizioni militari/politiche/economiche/energetiche/sociali, e tuttora sanitarie), ha concluso i suoi lavori tra aprile e maggio, sintetizzando in 49 proposte (al momento non disponibili in rete: ERROR 403)1  la fase della consultazione popolare, che si è svolta in due modalità:

-       la raccolta, su una piattaforma digitale multilingue, di idee, proposte e commenti, da parte di singoli cittadini o tramite “eventi” virtuali: “…sono stati registrati sulla piattaforma 22.498 contributi, di cui 7.115 idee, 13.304 commenti e 2.079 eventi” 2(piccoli numeri, invero, a fronte del circa mezzo miliardo di cittadini europei)

                     

                      MT LU AT BE FI DK SK LV DE HU SI CZ NL IE HR FR PT CY LT BG SE IT EL ES EE RO PL

      Figura 1: contributi pervenuti dai 27 paesi per ogni milione di abitanti

 

-       la partecipazione collettiva in presenza, articolata in 4 “panels” (ovvero “comitati”) tematici, da parte di un campione di 200 cittadini, selezionati per rappresentare la popolazione europea “in termini di origine geografica (cittadinanza e contesto urbano/rurale), genere, età [sopra-rappresentando però volutamente i giovani], contesto socioeconomico e livello di istruzione” e chiamati a discutere, insieme con gli esponenti delle istituzioni dell’Unione Europea, i contenuti emersi dalla suddetta “piattaforma digitale”: “Cambiamento climatico e ambiente ‒ Salute ‒ Un'economia più forte, giustizia sociale e occupazione ‒ L'UE nel mondo ‒ Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza ‒ Trasformazione digitale ‒ Democrazia europea ‒ Migrazione ‒ Istruzione, cultura, gioventù e sport”.

Tali contenuti sono stati esaminati e rielaborati dai seguenti 4 “panels” 3 (che in realtà non hanno rispettato i rispettivi “confini tematici”, determinando sovrapposizioni e ridondanze):

•          Panel 1 "Economia più forte, giustizia sociale, posti di lavoro, educazione, cultura, sport, trasformazione digitale"

•             Panel 2 "Democrazia europea / Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza" 

•             Panel 3 "Cambiamento climatico e ambiente / Salute" 

•             Panel 4 "L’UE nel mondo, migrazione" .

I “Panels” hanno condensato gli indirizzi assunti in 178 “raccomandazioni” rivolte agli organi decisionali dell’Unione.

 

 

GLI INDIRIZZI EMERSI

 

Gli indirizzi espressi pendono chiaramente sul versante progressista del dibattito europeo (pur con qualche cautela sul fronte migratorio e con sostanziale assenza dei temi della ‘governance aziendale’), come si può evincere dai seguenti assaggi (assaggi limitati alle enunciazioni iniziali di alcune raccomandazioni, ed escludendo il Panel 2 perché più eclettico e meno pregnante):

 

“Raccomandiamo …

1.1   “…l'introduzione di un salario minimo per garantire una qualità di vita simile in tutti gli Stati membri.” [nel contempo il salario minimo è divenuto direttiva europea, da attuare nei singoli paesi che ancora ne sono privi]

1.10 “…che l'UE si impegni costantemente e a lungo termine ad incrementare in ampia misura la sua quota di energia proveniente da fonti sostenibili, utilizzando una gamma diversificata di fonti rinnovabili con la più bassa impronta ambientale (sulla base di una valutazione olistica del ciclo di vita).”

1.17 “…che le infrastrutture siano una risorsa statale, per prevenire l'ascesa dei monopoli delle telecomunicazioni e dei servizi internet.”

1.25 “…all'UE di sostenere l'accesso mirato dei cittadini ad alloggi

sociali dignitosi, in funzione delle loro esigenze specifiche.”

1.42 “…di limitare ulteriormente l'uso improprio dei dati da parte dei ‘giganti dei dati’ facendo rispettare più rigorosamente il RGPD (regolamento generale sulla protezione dei dati), creando meccanismi più standardizzati in tutta l'UE e assicurando il rispetto della normativa anche da parte delle imprese non europee operanti nell'UE.”

 

3.8 “…un sistema di etichettatura unificato e graduato che indichi l'intera impronta ecologica di ogni prodotto disponibile all'acquisto all'interno dell'UE. È necessario che i prodotti provenienti da paesi terzi rispettino tale sistema di etichettatura in modo trasparente.”

3.16 “…un'eliminazione graduale dell'allevamento intensivo, che preveda anche l'eliminazione di condizioni di vita irrispettose degli animali.”

3.20 “…all'UE di intraprendere altre azioni che consentano ai consumatori di utilizzare più a lungo i prodotti e che li incentivino a farlo. L'UE dovrebbe contrastare l'obsolescenza programmata prolungando la garanzia dei prodotti e fissando un prezzo massimo per i pezzi di ricambio dopo la scadenza della garanzia.”

3.49 “…di includere la sanità e l'assistenza sanitaria tra le competenze concorrenti dell'UE con gli Stati membri.” [mentre finora sono state di competenza esclusiva dei singoli Stati membri, con le eccezioni di fatto per i vaccini anti-Covid]

3.51 “…all'Unione europea di garantire che i prestatori di assistenza sanitaria privati non beneficino ingiustamente di fondi pubblici e non sottraggano risorse dai sistemi sanitari pubblici. L'Unione europea dovrebbe rivolgere agli Stati membri raccomandazioni decise affinché aumentino i finanziamenti per l'assistenza sanitaria pubblica.

 

4.20 “…che le future "Forze armate congiunte dell'Unione europea" siano impiegate principalmente a fini di autodifesa. È esclusa qualsiasi azione militare offensiva. All'interno dell'Europa, ciò significherebbe disporre della capacità di fornire assistenza in tempi di crisi, come ad esempio in caso di catastrofi naturali. Al di fuori dei confini europei, invece, ciò consentirebbe di intervenire in determinati territori in circostanze eccezionali ed esclusivamente nel quadro di un mandato giuridico del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e nel rispetto del diritto internazionale.”

4.21 “…che tutte le questioni decise all'unanimità siano approvate a maggioranza qualificata. Le uniche eccezioni dovrebbero riguardare l'adesione di nuovi paesi all'UE e modifiche ai principi fondamentali dell'UE, conformemente all'articolo 2 del trattato di Lisbona e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. “

4.22 “…che l'Unione europea rafforzi la sua capacità di comminare sanzioni nei confronti di Stati membri, governi, enti, gruppi od organizzazioni nonché nei confronti di singoli individui che non rispettano i principi fondamentali, gli accordi e la legge. È imperativo assicurarsi che le sanzioni già esistenti siano attuate e applicate celermente. “

4.33 “…di sostituire il sistema di Dublino con un trattato giuridicamente vincolante per garantire una distribuzione giusta, equilibrata e proporzionata dei richiedenti asilo nell'UE sulla base della solidarietà e della giustizia.”

 

 

SVILUPPI, REAZIONI E COMMENTI, A PARTIRE DALL’EUROPARLAMENTO

 

L’esito del confronto, ancorché non ne sia ancora chiaro l’effettivo peso politico-istituzionale, ha ricevuto la benedizione di una larga maggioranza del Parlamento Europeo 4 (con qualche sforzo, immagino, da parte della componente del PPE, almeno su talune opzioni) ed ha suscitato una netta opposizione da parte delle minoranze sovraniste 5, che hanno sollevato (a posteriori) una serie di questioni di metodo sia sulla rappresentatività del campione dei “cittadini” (teoricamente casuale riguardo alle preferenze politiche) e sulle modalità della loro selezione, sia sulla modalità di svolgimento delle assemblee.

Ai sovranisti evidentemente non garba che un campione casuale di europei risulti così europeista.

 

Ma qualche dubbio in proposito è stato espresso anche da sinistra, ad esempio dalla CGIL, in data 19 maggio, a firma di Stefano Palmieri 6: “Il processo, che ha condotto alle conclusioni della Conferenza, fin dal suo avvio, ha sollevato alcuni dubbi sulla metodologia adottata. La scelta dei 200 cittadini, che hanno composto il panel, è stata affidata ad una società di consulenza con forti dubbi sulla effettiva rappresentatività del campione prescelto (ad esempio i lavoratori erano fortemente sottorappresentati). I lavori dei panel dei cittadini erano poi “diretti” da “personale tecnico” che aveva la possibilità di indirizzare i lavori del panel o almeno dei cittadini che non avevano una sufficiente conoscenza delle Istituzioni europee e della macchina normativa. A ciò si aggiunga che i lavori dei gruppi non erano svolti in modo omogeneo. Questi dipendevano dalle direzioni personali di ciascun presidente del gruppo di lavoro, influenzando così i contributi che questi apportavano all’elaborazione delle conclusioni finali.”

La CGIL concludeva con un giudizio positivo: “Nonostante queste evidenti difficoltà di carattere metodologico le conclusioni della Conferenza hanno prodotto dei risultati che sono andati oltre le più favorevoli attese. Il Parlamento europeo, nella settimana precedente alla presentazione delle conclusioni, ha approvato una risoluzione per il proseguimento dei lavori della Conferenza attraverso la convocazione di una Convenzione in grado di attivare la procedura per la revisione dei Trattati europei (come previsto dall’articolo 48 del Trattato dell’Unione Europea).”

Giudizio preoccupato però per i difficili successivi sviluppi istituzionali che devono passare dalle decisioni del  Consiglio Europeo: “Come purtroppo accade, da alcuni anni a questa parte, si è subito formato un blocco di paesi che ha mostrato una forte opposizione alla modifica dei trattati attraverso la pubblicazione di un “non paper” firmato da Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Svezia (e appoggiato da Estonia, Danimarca, Polonia, Ungheria) ….”. Nel prossimo Consiglio di giugno – dove saranno discusse le conclusioni della Conferenza – si preannuncia un braccio di ferro tra i paesi che appoggeranno la risoluzione del parlamento europeo e i paesi che sono per non procedere ad alcuna modifica dei trattati. 

Occorre inoltre considerare che – in alternativa alla revisione dei trattati - anche la strada delle Cooperazioni Rafforzate (sull’esempio dell’Unione Monetaria), limitata inizialmente ad una parte dei paesi U.E. e che potrebbero riguardare Difesa, Debito, Migrazioni, richiede il consenso della maggioranza degli stati membri.

Pertanto, affermava Palmieri della CGIL: “… Ancora una volta nei prossimi mesi il futuro dell’Europa si giocherà su un confronto tra due differenti visioni dell’Europa. Da un lato coloro che la concepiscono come il più grande mercato mondiale e che ritengono che il suo normale funzionamento debba essere salvaguardato e prevalere su altri obiettivi (sociali ed ambientali), dall’altro lato una visione diametralmente opposta, che ritiene che il completamento economico e commerciale debba essere affiancato dalla reale affermazione di obiettivi quali la transizione verde e digitale, la giustizia sociale, l’integrazione politica, etc., che richiedono un reale approfondimento dell’Unione Europea. Una visione questa che ritroviamo in molte delle richieste del panel dei cittadini.”

 

Tale visione dei nodi da sciogliere negli orizzonti europei converge con quanto da me espresso all’inizio della consultazione 7, e che va adeguato al peggioramento del contesto internazionale, come sopra accennato.

 

 

IL RINVIO DI OGNI DECISIONE DA PARTE DEL CONSIGLIO EUROPEO

 

Infatti la riunione dei Capi di Stato e di Governo dei 27 paesi dell’Unione (Consiglio Europeo) del 23 e 24 giugno, impegnata con altre priorità, tra cui l’accettazione  delle nuove candidature di Ucraina e Moldavia e lo sblocco delle candidature pendenti per l’adesione all’Unione da parte dei paesi balcanici, e la connessa ipotesi di formare da subito – con la partecipazione degli Stati/Candidati – un nuovo organismo allargato di coordinamento politico, denominato “comunità politica europea” (ovvero “Grande Europa”), nonché le contingenze relative a sanzioni anti-Russia, prezzo del gas, inflazione e debiti, ha di fatto rinviato ogni confronto sulla Convenzione per la Revisione dei Trattati (come era invece auspicato dal Presidente francese Macron per coronare il turno di presidenza francese nell’Unione), limitandosi alle seguenti generiche affermazioni 8:

 

25. Il Consiglio europeo prende atto delle proposte contenute nella relazione sui risultati della Conferenza presentata ai tre copresidenti. La Conferenza ha rappresentato un'opportunità unica per dialogare con i cittadini europei.

26. Le istituzioni devono garantire un seguito efficace alla relazione, ciascuna nell'ambito delle rispettive competenze e conformemente ai trattati. Il Consiglio europeo prende atto che sono già stati intrapresi lavori al riguardo.

27. Ricorda l'importanza di garantire che i cittadini siano informati del seguito dato alle proposte formulate nella relazione.”

 

 

UNA CRITICA RADICALE AL ‘TECNO-POPULISMO’ DELLE CONSULTAZIONI ‘DELIBERATIVE’

 

Nell’ampio disinteresse dei mezzi di comunicazione italiani verso la consultazione europea, a mio avviso merita attenzione la decisa critica pubblicata il 9 maggio su “Domani” dai ricercatori Carlo Invernizzi Accetti e Federico Ottavio Reho 9, secondo i quali l’intera operazione:

È stato il frutto della concezione fondamentalmente tecnopopulista di democrazia che sta alla radice dell’Unione europea. Essa si concreta in un’idea di “democrazia deliberativa” che aggira e minimizza i meccanismi tradizionali della rappresentanza politica, in particolare il ruolo centrale dei partiti e dei parlamenti. … un curioso connubio di tecnocrazia e di populismo.[A]

L’elemento tecnocratico si evince dalla natura verticistica dell’iniziativa e dal fatto che degli esperti siano stati chiamati a sviluppare le procedure per le deliberazioni, a introdurre i temi in discussione e ad assicurarsi che il contenuto dei dibattiti fosse il più possibile neutrale e apolitico, come scienziati in un laboratorio.

L’elemento populista traspare invece dalla convinzione che il risultato di queste strane deliberazioni rappresenti la volontà popolare in maniera più pura e autentica dei meccanismi di rappresentanza politica tradizionali. …

Non solo non si è data alcuna rilevanza agli orientamenti politici e alle diversissime attitudini nei confronti dell’Ue presenti nella popolazione, ma si è stabilito che il possesso di cariche elettive e responsabilità politiche anche locali fosse una possibile causa di esclusione dai comitati di cittadini, segno di come gli organizzatori andassero in cerca del “popolo” nella sua purezza incontaminata da affiliazioni politiche.

Separando scientemente la politica dagli interessi e dai valori elaborati nei corpi intermedi delle nostre società, i processi deliberativi costituiscono in realtà esercizi di ventriloquio politico attraverso cui governanti ed esperti convocano un gruppo non organizzato di individui, apparentemente per ascoltarne le preferenze, in pratica per confermare e legittimare i propri piani e preconcetti. …

Lungi dal rafforzare la legittimità democratica delle istituzioni europee, questa Conferenza l’ha probabilmente indebolita, legittimando l’idea che i partiti politici e i parlamenti siano un ostacolo alla rappresentanza.

L’approfondimento dell’integrazione europea sin dagli anni Novanta, acceleratosi in reazione alle gravi crisi dell’ultimo decennio, non ha portato a un vero superamento delle sue tradizionali tendenze tecnocratiche, ma alla loro combinazione con nuove tendenze populistiche tese ad “ascoltare” i cittadini e, più di recente, a convocarli per deliberare.

Si pensi solo a iniziative quali i “Dialoghi coi cittadini” della Commissione, o anche a dinamiche politiche anti-competitive come le grandi coalizioni permanenti che da decenni reggono il Parlamento europeo, impedendo scientemente quella polarizzazione del dibattito tra proposte alternative che è il sale di ogni democrazia e che meglio rappresenterebbe la diversità di posizioni sul futuro dell’Unione esistente nelle nostre società.

Qual è, dunque, l’alternativa? Una volta smascherata la finzione impossibile della democrazia deliberativa, diventa chiaro che l’Ue va democratizzata rafforzando, non indebolendo, i partiti politici europei.

L’Ue non ha bisogno di modi più “diretti” per collegare una massa di cittadini disorganizzati e de-politicizzati a istituzioni dall’impianto tecnocratico, ma di una democratizzazione dei partiti politici sovranazionali che li renda capaci d’intermediare meglio valori e interessi al loro interno e li ancori più stabilmente nelle società europee, anche a livello nazionale e locale.”

 

Da questa ampia citazione emergono indubbiamente fondati elementi di riflessione sui limiti di siffatti esperimenti di “democrazia deliberativa” (vedi anche l’esperienza francese, voluta dal presidente Macron per riassorbire le proteste dei “Gilet Gialli”): non concordo però su due importanti valutazioni:

-       la caratteristica “complottista” del ‘consociativismo’ in cui convergono le principali forze politiche europee “per impedire scientemente la polarizzazione”: mi pare invece che la ‘maggioranza Ursula’ (come simili precedenti formule di alleanza trasversale) costituisca una necessità storico-politica in contrapposizione (assai polarizzata) agli schieramenti sovranisti;

-       la contrapposizione tra questi esperimenti di consultazione dei cittadini e la opportunità di rivitalizzare i partiti: nella misura in cui i partiti siano effettivamente rivitalizzabili, mi sembra che occasioni come questa, soprattutto nella fase aperta di raccolta delle idee, potrebbero benissimo essere utilizzate dai partiti stessi (e così vale per movimenti e sindacati), come ambito di manifestazione capillare delle proprie istanze. Il che non è stato, se in Italia, ad esempio, tra “Idee” “Commenti” ed “Eventi”, si è arrivati a sole 1224 esternazioni (tra cui qualcuna a mia firma…). Probabilmente il compito di rivitalizzare la partecipazione politica non spetta alle istituzioni, ma più autonomamente alla società ed ai suoi movimenti.

 

 

aldovecchi@hotmail.it

 

Fonti:

 

1.    https://www.politicheeuropee.gov.it/it/conferenza-sul-futuro-delleuropa/la-conferenza/

2.    https://www.politicheeuropee.gov.it/media/5964/cofoe-relazione-piattaforma-agosto-2021.pdf

3.    https://futureu.europa.eu/assemblies/citizens-panels?locale=it

4.    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0141_IT.html

5.    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2022-0228_IT.html

6.    https://www.cgil.it/la-cgil/aree-politiche/internazionale/2022/05/19/news/la_conferenza_sul_futuro_dell_europa_-2122228/

7.    Aldo Vecchi - La consultazione sul futuro dell’Europa – su UTOPIA21, luglio 2021 - https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing

8.    https://www.consilium.europa.eu/it/policies/conference-on-the-future-of-europe/

9.    https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/conferenza-futuro-europa-esperimento-tecno-populista-macron-fc37ou5p

 

 



[A] Gli Autori mostrano anche disprezzo verso alcune proposte di dettaglio, perché forse non corrispondono alla loro più alta idea di politica:  “Pur avendo la plenaria della Conferenza adottato 49 dettagliatissime proposte (alcune delle quali forse più adatte a un consiglio comunale che a un’unione continentale, come la richiesta di offrire corsi di primo soccorso a tutti i cittadini, o quella di collocare defibrillatori in tutti gli edifici pubblici degli stati membri)…” 

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