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lunedì 26 settembre 2022

UTOPIA21 - SETTEMBRE 2022: LEGGENDO I PROGRAMMI ELETTORALI PER IL 25 SETTEMBRE 2022

 LEGGENDO I PROGRAMMI ELETTORALI

PER IL 25 SETTEMBRE 2022

di Aldo Vecchi

 

Qualche considerazione sui programmi elettorali presentati dalle principali forze politiche nelle recenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento, nella consapevolezza delle distanze tra propaganda gridata, testi dei programmi ed intendimenti effettivi dei partiti, ma anche della importanza di conoscere il ‘patrimonio ideologico’ dei gruppi che si contendono la rappresentanza degli elettori; con attenzione anche ai commenti ed alle comparazioni svolte da altri.

 

Sommario:

-       premessa

-       quadro internazionale

-       transizione ecologica

-       diritti, spesa sociale e fisco; debito pubblico e credibilità dei partiti

-       i terzi osservatori ed i programmi auto-promossi

-       la comparazione dei contenuti socio-ambientali

Appendice I: le pagelle dei 20 scienziati

Appendice II: Il decalogo dell’ASviS

 

 

PREMESSA

 

Nel riquadro seguente riproduco – con poche omissioni - la premessa metodologica di un mio articolo relativo alla campagna elettorale del 2018 1, che mi sembra tuttora valida, anche se in un contesto internazionale, socio-politico, economico e sanitario assai mutato.

 

…Non intendo sopravvalutare l’importanza di tali programmi sui futuri sviluppi concreti della società, della politica e dell’economia, sviluppi che saranno comunque condizionati dall’inerzia e dalle svolte nelle dinamiche socioeconomiche a scala globale ed a scala nazionale, da fattori esterni, quali i vincoli europei e gli equilibri/squilibri internazionali, dalle logiche di potere interne ai singoli gruppi dirigenti e dalle geometrie disegnate dagli esiti elettorali, nonché dalle contingenze che emergeranno dalla cronaca e dalla storia; ma neppure sottovalutarli, in quanto rappresentano sia una esplicita manifestazione delle ideologie (o delle ‘narrazioni’, come si usa dire) prevalenti nel paese, in quanto proposte dai partiti ed in quanto accolte con più o meno favore dagli elettori (votanti ed anche non votanti), sia un catalogo dei problemi e delle soluzioni, possibili (od impossibili, quando la propaganda prevale sulla ragionevolezza) che il momento elettorale pone all’attenzione della pubblica opinione: un coacervo di pensieri, credenze e aspettative con cui comunque si deve confrontare chi auspichi a sua volta un qualche mutamento sociale

 

In questo articolo mi limito ad alcune valutazioni sintetiche, sui temi a mio avviso discriminanti, perché – soprattutto sul fronte energia-ambiente-clima – sono già disponibili diversi elaborati comparativi analitici di vari autori, su cui più avanti riferisco.

 

Inoltre – non essendo tenuto alla ‘par condicio’ – non ho preso in esame i programmi di alcune liste troppo lontane dai miei sentimenti, e cioè ITALIA SOVRANA E POPOLARE e ITALEXIT (variamente fondate sul No Euro e il No Vax, fino a intrecciare, agli estremi, propaggini dalla destra e dalla sinistra), oppure perché mi sembrano francamente irrilevanti, come IMPEGNO CIVICO di Tabacci e Di Maio e gli europeisti di NOI DI CENTRO con Clemente Mastella.

(Non particolarmente rilevante mi sembra anche il contributo di POSSIBILE, formazione politica con il redivivo Pippo Civati, che partecipa alla lista di Verdi&Sinistra, ma con il lusso di un programma tutto suo).

Mi sono preso anche la libertà di studiare in modo differenziato i programmi delle restanti forze politiche:

-       per lo schieramento di Destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia, LegaNord/Salvini ed i cespugli più moderati) mi sono limitato a leggere il testo condiviso “PER L'ITALIA - Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra” 2 (unico testo per altro presentato anche per il partito della leader in pectore, Giorgia Meloni), che dovrebbe vincolare le forze alleate nel caso della preannunciata vittoria, perché i singoli programmi (su cui i relativi partiti stanno conducendo di fatto la campagna elettorale) risultano assai differenti (tra di loro, ma  anche parecchio distanti dalla mia sensibilità);

-       per UNIONE POPOLARE mi sono limitato a leggere il cappello introduttivo 3 (senza aprire i 19 singoli “Contributi al Programma”, da “Sanità” a “Embraco”), cappello che delinea una prospettiva di “controllo popolare”, anticamera militante del “potere popolare”,una palestra dove le classi popolari si abituano a esercitare il potere di decidere, autogovernarsi e autodeterminarsi, mettendo in discussione le istituzioni e i meccanismi che le governano”; una prospettiva che ritengo diverrà più interessante quando le avanguardie che la praticano si riconosceranno come tali e cesseranno di autodefinirsi già “popolo ribelle”.

 

Sulla forma dei documenti programmatici, segnalo che il “MoVimento 5stelle/2050” 4 si limita ad uno stringato elenco di rivendicazioni, intessuto con il motivo ricorrente dei “crediti fiscali”[1] (senza le proiezioni palingenetiche delle origini, e senza i dettagliati pacchetti settoriali votati dagli iscritti nel 2018), mentre i testi di Partito Democratico ed alleati (37 pagine) 5, di Azione&ItaliaViva (68 pagg.) 6, di PiùEuropa (35 pagg.) 7 e Verdi&Sinistra (51 pagg.) 8 si presentano come (tradizionali) testi discorsivi ed articolati, più o meno organici ed omogenei. [2]

Mentre Unione Popolare (che comprende Potere-al-Popolo con Rifondazione Comunista e DeMa di Luigi De Magistris, “capo politico”) vanta: “I numeri che contano: Centinaia di proposte. 4 settimane di scrittura collettiva. L’unica forza politica con un programma elaborato da migliaia di persone.”, il P.D., con gli altri amici democratici e progressisti, rivendica la elaborazione del programma “nella discussione e nell’elaborazione programmatica delle Agorà Democratiche … Un progetto avviato un anno fa, ricco delle idee e delle proposte degli oltre 100.000 cittadini e cittadine delle Agorà: il più grande percorso di democrazia partecipativa mai sperimentato in Italia”. Le Agorà [3], che non hanno mai conseguito una consistente visibilità mediatica, neppure - che mi risulti – a scale locali, sono forse all’origine della puntuale concretezza di una parte delle proposte del fronte Demo-progressista, che risultano invece elusive su alcune questioni nodali, come le spese militari oppure l’ecobonus [4]. (su quest’ultimo però, interpellato da Green&Blu, il PD esplicita la proposta di ridurlo ad un intervallo dal 70 al 90%, da graduare in base ai redditi).

 

Un cenno di valutazione complessiva merita a mio avviso anche la proposta di Azione+ItaliaViva, per la sua pretesa introduttiva di contrapporsi alle ideologie che pervadono i programmi degli altri partiti, sciorinando poi ripetuti inni (a mio avviso altrettanto ideologici) al Merito, alla Crescita ed alla Semplificazione; salvo poi concludere una rassegna considerevole di proposte di spesa pubblica (a mio avviso alcune anche  positivamente innovative, come quelle su scuola, università, ricerca e sanità), senza alcuna copertura (tranne la Fede nella crescita, e in particolare nel ruolo degli Istituti Tecnici Superiori), perché il capitolo finale “Reperimento delle risorse necessarie per finanziare gli interventi”, dopo aver accusato gli altri programmi di non fare alcun conto economico-finanziario (il che è parzialmente vero), propone solamente (come rilevano anche Boeri e Perotti su “La Repubblica” del , vedi oltre):

“1. Ogni euro già recuperato dall’evasione, torni in tasca ai contribuenti”, il che evidentemente non finanzia nessuna nuova spesa,

“2. Riprendere il controllo della spesa in acquisti”, controllo che dovrebbe tagliare il 10% delle spese dagli “acquisti intermedi” della Pubblica Amministrazione, senza che si quantifichi il gettito netto di tali risparmi, né si tenti di quantificare le molte promesse elettorali (simili a quelle di altri partiti) delle pagine precedenti dello stesso testo.

 

 

QUADRO INTERNAZIONALE

 

L’ulteriore impennata internazionale del prezzo del gas (che potrebbe costituire le premesse di una spallata finale della Russia contro l’Europa e quindi contro l’Ucraina per il prossimo inverno) sta mettendo a dura prova l’Unione Europea ed il governo uscente di Mario Draghi, e nel contempo polarizza la campagna elettorale, obbligando partiti e candidati a misurarsi con ipotesi estreme di prezzi calmierati, razionamenti, recessione, che non erano contemplati nei testi programmatici varati pochi giorni prima dell’acuirsi della crisi, e che prospettavano di affrontare con una qualche maggior calma (e poco fondato ottimismo) i problemi dell’inflazione, dell’energia e della guerra in Ucraina.

Con riserva di adeguare questo mio testo se le posizioni delle forze politiche mostreranno modificazioni strutturali nei prossimi giorni, mi sembra utile tuttavia dare conto dei posizionamenti al momento del formale inizio della competizione elettorale (con il deposito di liste e programmi), considerando preliminarmente una convergenza almeno formale dei testi da me esaminati (esclusa evidentemente Unione Popolare, e con le note oscillazioni della Lega di Salvini in merito alle sanzioni alla Russia) sulla solidarietà all’Ucraina e sull’allineamento con la NATO e L’Europa.

 

Per il Centro-Destra la conferma degli allineamenti con Europa e NATO (con l’adesione all’incremento delle spese militari al 2% del PIL) compare come un ovvio riempitivo in un contesto in cui però l’alfa e l’omega sono “Politica estera incentrata sulla tutela dell'interesse nazionale e la difesa della Patria” e “Difesa e promozione delle radici e identità storiche e culturali classiche e giudaico-cristiane dell'Europa”, passando per “prospettiva di un'Unione Europea più politica e meno burocratica”, e naturalmente “contrasto all'immigrazione irregolare e gestione ordinata dei flussi legali di immigrazione”, “blocco degli sbarchi”, pur con attenzione ad un “Piano straordinario europeo per lo sviluppo del continente africano, anche attraverso politiche di cooperazione internazionale finalizzate alla crescita socio-economica e alla stabilità politica”.

Anche il MoVimento 5 Stelle propone una “solida collocazione dell’Italia nell’Alleanza Atlantica e nell’Unione Europea, ma con un atteggiamento proattivo e non fideistico, che renda l’Italia protagonista nell’ambito dei vari consessi: no alla corsa al riarmo, sì al progetto di difesa comune europea per la pace e la sicurezza.”; solo in questo ambito un cenno alla gestione dei flussi migratori, e nessuno alla cooperazione internazionale.

I tre programmi del centro Sinistra, fermi restando gli allineamenti internazionali (Verdi-Sinistra taciturni sulla NATO e contrari alla maggior spesa militare), convergono, pur con diversità di accenti:

-       sull’ipotesi di una Europa più federale, con il superamento dei diritti di veto dei singoli stati, e l’avvio di una difesa comune[5] (su questo conviene anche il “terzo polo” di Azione+ItaliaViva)

-       sull’importanza delle politiche di cooperazione internazionale sia per la pace che per il clima e per lo sviluppo dei paesi poveri,

-       su una gestione attiva dei flussi migratori (interrompendo la attuale complicità con i lager libici di detenzione dei migranti).

Il testo sui rapporti internazionali di Verdi&Sinistra risulta interessante, sia perché esplicita l’attenzione verso le nuove correnti di emigrazione di lavoratori italiani, sia perché cerca di formulare una serie di proposte per integrare una educazione alla nonviolenza con un concetto di difesa civile e con una revisione della diplomazia nei paradigmi dei diritti civili e dei valori climatico-ambientali.

Poiché di contenuti interessanti ed a me consoni ne ho trovati diversi, nel testo di Verdi&Sinistra, mi sembra però doveroso rilevare che tali pregi appaiono inversamente proporzionali alla rappresentatività dei “gruppi dirigenti” che promuovono questa lista, non (solo) agli occhi miei, ma ad esempio curiosando sui social media tra i più vicini potenziali elettori (vedi l’area di Sinistra-per-Milano), dove assai frequenti sono le accuse a Bonelli e Fratoianni e dintorni di aver sprecato gli anni passati in inutili contrapposizioni, chiudendo di fatto i propri micro-apparati in una logica di autoconservazione.

 

 

TRANSIZIONE ECOLOGICA

 

Come hanno già rilevato altri osservatori, rispetto al 2018 il tema della transizione ecologica si è imposto come ovvio e dovuto in tutti i programmi in oggetto, il che riguarda essenzialmente la Destra, perché nel restante arco politico il tema era ben presente, almeno come “cornice”, già nel 2018.

L’approccio del programma unitario della Destra ai temi dell’energia e dell’ambiente, che figurano all’11° e 12° posto del testo (cioè ben dopo Presidenzialismo, Flat-Tax, Sicurezza, ed una Sanità dove alle epidemie si risponda “senza compressione delle libertà individuali”) appare abbastanza consono con le strategie europee sia per la transizione ecologica che per la biodiversità, strategie che riecheggia senza esprimere propri obiettivi quantitativi, con la parola d’ordine “rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti”: una linea che probabilmente nell’”aggiornare” (a partire dal P.N.R.R.) punta a rallentamenti (come si è visto nelle votazioni all’EuroParlamento e nelle ambiguità dei ministri Giorgetti e Cingolani sullo Stop ai motori termici entro il 2035) ed a diversivi, di cui alcuni esplicitati nel documento, ovvero il “pieno utilizzo delle risorse nazionali” (fossili) e il mito del “nucleare pulito e sicuro” [6] (quest’ultimo sta a cuore anche ad Azione+ItaliaViva).

Poiché un confronto analitico sui contenuti ambientali dei vari programmi è già stato   puntualmente svolto da diversi soggetti (su cui riferisco più avanti) sintetizzerei come segue le relative proposte:

-       il MoVimento 5Stelle, come ha rinunciato bruciandosi al Governo alle fantomatiche pretese di rinnovamento radicale della democrazia (il popolo che governa in rete, tutto in diretta in streaming, uno vale uno, cariche a rotazione: sopravvive solo il simulacro del limite dei 2 mandati – variamente calcolabile nel cumulo delle cariche locali  - che ora il MoVimento vorrebbe imporre per legge a tutti i partiti), così, nell’arco di un decennio, ha sprecato l’occasione di incarnare in Italia un partito ecologista di massa, come sono i Verdi in altri paesi europei; ciò a mio avviso soprattutto per i limiti culturali e la presunzione dei ‘motori primi’ (Grillo e Casaleggio) e per la successiva incapacità di selezionare e valorizzare le risorse umane coinvolte – direttamente e indirettamente – lungo la parabola del MoVimento;  come mi sembra dimostri la mezza paginetta programmatica che riproduco in nota[7];

-       il PD&C (e non diversamente PiùEuropa [8]) conferma l’orizzonte del Green Deal europeo, e del PNRR a livello nazionale, esplicitando soprattutto il nesso tra obiettivi ambientali, questione sociale ed estensione dei diritti (che è poi anche la filosofia del PNRR e della “maggioranza Ursula”, con la importante novità – rispetto al 2018 – di esprimere una attenzione diversificata alle varie forme di disuguaglianze ed una minor fiducia rispetto alle dinamiche virtuose dei mercati, in assenza di correttivi pubblici: resta comunque il “peccato originale” di confidare nello sviluppo (e nella tecnologia) per conciliare ogni possibile conflittualità (comprese quelle tra uomo e restante natura): il tutto in sintonia con le intenzioni del raggruppamento europeo dei Socialisti e Democratici (e con i correlativi limiti) 10;

-       Verdi&Sinistra, con una logica generale simile al PD, puntano invece ad una accelerazione della transizione, su scala europea, da finanziare con “debito verde” (buono ed europeo, simile al Next generation EU ovvero PNRR) e indirizzando a tal fine le banche e agenzie pubbliche (CDP, INVITALIA, SACE); con approfondimenti interessanti sulla “filiera del legno” e su quella del cibo (ed anche della canapa), sulla limitazione e finalizzazione dei bonus per le auto elettriche (solo per utilitarie, “prima auto” e in base al reddito); in una logica più massimalista (perché gli obiettivi sembrano comunque sproporzionati alla forza dei proponenti) che non estremista, infatti accettano i termovalorizzatori come “ultima istanza” nel ciclo dei rifiuti, l’alta velocità ferroviaria (ma non in val di Susa) e forse anche qualche nuovo ri-gassificatore, previa verifica sulle capacità degli impianti esistenti; è curioso il rilancio, da parte di Verdi&Sinistra, dello stop ai voli dei jet privati, recepito dal “programma” dei FridaysForFuture (vedi oltre), ma assente nel testo ufficiale della lista (che tace su tutto il trasporto aereo).

 

 

DIRITTI, SPESA SOCIALE E FISCO; DEBITO PUBBLICO E CREDIBILITA’ DEI PARTITI

 

Sui fronti caldi dei diritti, ovvero sulle iniziative di legge e di referendum che non hanno trovato sbocco nella precedente legislatura, ovvero Ius Scholae, FineVita, Omotransfobia (e in parte anche depenalizzazione della Cannabis) si riscontrano sostanziali convergenze tra l’intero Centro-Sinistra, MoVimento 5Stelle e Azione+ItaliaViva (e immagino anche Unione Popolare), che probabilmente corrispondono ad una maggioranza nel Paese, e altrettanto probabilmente saranno impotenti minoranze in Parlamento, a fronte di una Destra ben arroccata a sbarrare tutto quanto, appellandosi alla Famiglia e ai Valori Tradizionali.

Famiglia, Casa in Proprietà, “Buono Scuola” (spendibile presso le scuole private) e “Prestiti d’Onore” (per gli universitari, da restituire dopo la laurea) sono tra i capisaldi ideologici della Destra sul versante della spesa sociale, da indirizzare comunque soprattutto alle pensioni (anche se il testo unitario della Destra non precisa alcuna cifra né di importi né di età pensionabile), mentre annuncia non definite revisioni dei bonus edilizi e “sostituzione del reddito di cittadinanza”: non è chiaro quanto tale riassetto sia compatibile con l’allegria fiscale promessa in termini di “flat tax” e di “pace fiscale” (nonché di “Innalzamento del limite all'uso del denaro contante”).

 

Dalle altre parti invece si sviluppa una nobile gara (lo dico senza ironia) nelle proposte per uno Stato che cerchi di soddisfare – tramite appositi apparati, con interventi mirati, con erogazioni monetarie oppure con esenzioni fiscali - i bisogni sociali di lavoro, reddito, istruzione e formazione, casa, salute e benessere, anche per le donne, i giovani, gli anziani, i diversi e i più sfortunati (fino ai disabili ed ai carcerati).

Il che a mio avviso contrasta con l’immagine di partiti “lontani dai problemi della gente”: il problema è piuttosto quello della credibilità.

 

Mancano infatti, come già segnalavo in premessa, equivalenti proposte a sostegno delle entrate, oltre all’impegno contro l’evasione fiscale, tranne la chiara opzione di Verdi&Sinistra per l’introduzione di una tassa patrimoniale; il PD&C si limita al ripristino di una significativa tassa di successione, finalizzata alla “dote di 10.000 € ai diciottenni” meno abbienti (il che è una specie di “miniaturizzazione” delle ipotesi perequative avanzate da Piketty ecc. e dal Forum Disuguaglianze e Diversità).

Controprova di questa scarsa propensione a preoccuparsi delle coperture economiche è la debole presenza del concetto di debito pubblico nei testi programmatici, pur a fronte di un colossale debito italiano prossimo al 160% del PIL: totalmente assente nel programma della Destra, il debito da ridurre è accennato dal PD&C (negoziare in Europa un rientro graduale) ed anche puntualmente da PiùEuropa, mentre il MoVimento 5Stelle e – più articolatamente, come sopra accennato – Verdi&Sinistra propongono solo ulteriori virtuosi debiti a scala europea.[9]

 

Sulla tenuta dei conti pubblici, più che le enunciazioni programmatiche, conta forse la credibilità acquisita, soprattutto in positivo dal PD e predecessori, che – avendo sostenuto i governi Amato, Dini, Ciampi, Monti e Draghi – può vantare qualche titolo presso l’establishment, non solo internazionale; mal ripagato viste le simpatie attuali di gran parte della borghesia nazionale verso la Destra, dove Giorgia Meloni cerca di accreditarsi come moderata (non so però se Giulio Tremonti sia la figura più appropriata [10]…), mentre Salvini sbraita spesso in favore degli scostamenti di bilancio.

La questione della credibilità si capovolge per il PD&C sul fronte sociale, perché i testi più accurati ed aggiornati sulle disuguaglianze non riescono a far dimenticare a quote di elettorato, passate all’estrema sinistra, all’astensionismo o direttamente alla destra, una serie di scelte dolorose (e non sempre “necessarie”) ai danni  dei lavoratori, e non solo con i suddetti “governo tecnici”, dalle liberalizzazioni Prodi-Treu sul lavoro a termine ai peggioramenti pensionistici da Dini a Fornero, con il culmine sui licenziamenti individuali (art. 18) a cura del governo Renzi.

 

 

I TERZI OSSERVATORI ED I PROGRAMMI AUTOPROMOSSI

 

Rispetto alle elezioni del 2018 mi sembrano un po’ in ribasso le figure dei “terzi osservatori” specializzati nel rifare i conti in tasca alle relative promesse.

Per quanto riguarda la generalità dei programmi, ed in particolare i riscontri economici, anche se sui media generalisti non mancano puntuali servizi di raffronto (vedi le schede tematiche quasi quotidiane su “La Repubblica” oppure gli articoli su fisco e promesse di Enrico Marro e Alessandro Trocino su “Il Corriere della Sera”, e di Gianni Trovati su “Il Sole-24 ore”), rilevo che i commenti della coppia Boeri&Perotti su “La Repubblica” risultano meno sistematici di quelli del solo Perotti nel 2018 (molto puntuale comunque il Boeri-Perotti sulla Flat Tax incrementale di Fratelli d’Italia del 17agosto, ed anche il riepilogo generale delle “promesse” del 6 settembre) e che l’Osservatorio di Carlo Cottarelli, pur autorevole, ha perso “terzietà” con la candidatura dello stesso Cottarelli con la lista del PD&C.

Diversa è la situazione per quanto riguarda la comparazione dei contenuti socio-ambientali, come riferisco nel prossimo paragrafo.

 

Ho visto prender corpo, invece, in particolare su “Domani” (sia nella apposita rubrica “Il programma di Domani”, sia in singoli articoli [11]), ma non solo[12], la tendenza a proporre propri contenuti, con la premessa ‘antipolitica’ secondo cui “I partiti litigano su provvedimenti simbolici o promettono bugie  irrealizzabili o dannose per il paese”: poiché, dalla lettura dei “Dieci punti” di “Domani”[13], ho constatato che almeno metà delle proposte si sovrappongono a proposte comunque presenti, magari in altra forma o modalità, nei programmi ufficiali dei partiti (per lo più quelli di centro-sinistra), mi chiedo se non sarebbe più serio ed utile, per una effettiva critica ai partiti stessi, dare conto ai lettori di analogie e differenze tra le proprie proiezioni ed i suddetti testi ufficiali (anziché ridicolizzare, ad esempio in altro articolo del direttore Stefano Feltri, la singola proposta del PD per una mensilità di salario in più tramite riduzione  del cuneo fiscale, come se fosse l’unica ed isolata proposta economica dello stesso PD).

Fa eccezione, sullo stesso “Domani” (30 agosto) 11 un equilibrato articolo di comparazione sui programmi ambientali a firma di Ferdinando Cotugno, il cui titolo però (in linea con l’impostazione anti-partitica del quotidiano) “Sull’ambiente i partiti si dimenticano del futuro” è di fatto smentito dai contenuti dello stesso articolo.

 

Un atteggiamento in qualche misura simile è quello del movimento FridaysForFuture: scontenti della scarsa attenzione ricevuta, premettono una generica dichiarazione di insofferenza anti-partiti [14] ad un ambizioso contro-programma in 5 punti 12,  accompagnato da sommarie stime economiche  che vorrebbero renderlo concreto, ma a mio avviso conseguono il risultato opposto, perché confondono spese annuali con spese pluriennali, entrate una tantum (“patrimoniale straordinaria”) con entrate a regime, e non fanno i conti sugli effetti indotti dalle radicali proposte dei FFF sulle voci correnti dell’odiato PIL (il programma infatti non prevede una previa sostituzione del capitalismo con altro ordine socio-economico).

Le direzioni di marcia dei 5 punti (Trasporti e mobilità, Energia, Lavoro, Edilizia e povertà energetica, Acqua) sono ovviamente apprezzabili da chi abbia sensibilità ambientale, ma dubito che l’estremismo dei propositi aiuti concretamente a raggiungerli; faccio qualche esempio:

-       Gratuità dei trasporti locali e regionali: dubito che la mobilità delle persone, sia pure su rotaia, debba essere incentivata senza limiti, in un’ottica di uso oculato delle risorse energetiche;

-       Tassa progressiva individuale sull’utilizzo del trasporto aereo: forse può essere iniqua nei confronti di numerose figure professionali che volano per lavoro;

-       Comunità energetiche, almeno una per ogni Comune: forse occorre conoscere meglio la distribuzione dei 7500 comuni italiani, di cui molti piccolissimi per popolazione e/o enormi per estensione (problema che incide anche sulla proposta di “rimunicipalizzare” gli acquedotti);

-       Riqualificazione energetica di tutte le scuole e di tutte le case popolari entro il 2025: cioè giusto il tempo per progettare e appaltare i lavori, il che credo non sia possibile contemporaneamente in qualche decina di migliaia di cantieri

Mi ha colpito anche la seguente affermazione, in favore di una più che condivisibile aspirazione a ridurre gli orari di lavoro: “La partecipazione politica è un privilegio di chi non viene sfiancatə dal proprio lavoro ogni giorno”; per fortuna che non lo sapevano i nostri antenati, che riuscirono a conquistare la giornata lavorativa di 8 ore, proprio mentre erano sfiancati da 10 o più ore di lavoro al giorno (anzi “sfiancatə”, anche se si potevano porre  meno problemi di identità di genere, preoccupati com’erano di sfamarsi e sopravvivere).

Naturalmente, poiché i FFF volano alti e veloci (pur senza jet individuali), non si curano di guardare se là sotto, tra i poveri partiti delegittimati (che comunque esprimeranno le cariche istituzionali al potere nei prossimi anni) e le loro proposte pre-confezionate lontano dalle persone, qualche pre-confezione si avvicina di più o di meno alle sparate propagandistiche degli stessi FFF: mi scuso con i lettori per la pesantezza del commento, ma mi aspettavo di meglio e sono molto deluso dai giovani seguaci di Greta Thunberg (da giovane sono stato anch’io estremista, ma mi piace ricordarmi e raccontarmi un po’ più dialettico di così).

 

 

LA COMPARAZIONE DEI CONTENUTI SOCIO-AMBIENTALI

 

Sui temi ambientali e dintorni (come già in parte nel 2018), ho riscontrato la disponibilità di diverse fonti impegnate in una seria comparazione, sintetica oppure analitica, dei diversi programmi.

Tra le valutazioni di sintesi oltre all’articolo di Cotugno citato appena sopra, quello di Antonio Piemontese su “Wired” 13 (testata ricca di raffronti sui programmi anche per altri temi), la scheda complessiva a cura di QualEnergia.it 14 e le pagelle di 20 scienziati (tra cui Becchetti, Silvestrini e Ruggeri) per Climalteranti e Italian Climate Network 15, che riproduco in Appendice I: i Rosso-Verdi raggiungono 9,3 e il PD 8,6, ultima la Destra con 4,1.  

Tra i lavori analitici, oltre agli allegati di QualEnergia.it (Il dossier ECCO e La tabella riassuntiva con le posizioni dei partiti sui vari temi):

-       il supplemento Green&Blu 16 di “La Repubblica” (riassunto sul quotidiano in data 3 settembre), sulla scia della petizione degli scienziati per il clima (che ha raccolto oltre 200.000 firme) con 15 domande formulate da altrettante associazioni e organismi ambientalisti e le risposte di PD, M5S, FdI, Azione ed EuropaVerde: un insieme un po’ dispersivo e che consente anche risposte evasive, ma comunque assai ricco di contenuti; -         ; il raffronto tra i  programmi elettorali è stato poi sviluppato anche su una apposita piattaforma https://bit.ly/L-DoIt_ForThe_Planet

-       le schede comparative del Forum Disuguaglianze e Diversità sui temi caratteristici dello stesso Forum 17 (quindi non solo l’ambiente)[15], composte pescando direttamente dai programmi ufficiali e con l’assunzione di responsabilità di un giudizio “semaforico” del Forum, con i colori rosso, giallo, verde (e sfumature): purtroppo manca la motivazione dei giudizi, che non sempre mi risulta intuitiva. La comparazione del Forum si estende ad altri temi nodali (diritti civili, fisco, migrazioni) su cui però non esprime giudizi cromatici, ritenendoli al di fuori dell’esperienza accumulata collettivamente con le competenze degli aderenti al Forum. (Rimando al testo originale tramite Link perché il formato non mi consente una riproduzione leggibile).

-       il “decalogo” declinato dall’ASviS (Associazione per lo Sviluppo Sostenibile, già molto nota ai nostri lettori) ed la sua tenace interlocuzione su di esso con i partiti: l’ASviS prima ha costruito, sulla base del suo paziente e poderoso lavoro di ricerca e monitoraggio impostato sugli Obiettivi ONU 2030, un articolato decalogo, (che condivido e riproduco in Appendice II); tale decalogo  parte dalla recente implementazione degli art. 9 e 41 della Costituzione, riprende le note raccomandazioni metodologiche riguardo alla “governance” (Comitato Interministeriale CIPESS, Commissioni parlamentari, redazione e aggiornamento dei piani nazionali energetico e climatico, ecc.) e sviluppa poi, nei fondamentali principi, i contenuti delle necessarie politiche per l’energia, il clima, la biodiversità, l’economia circolare, il contrasto alle disuguaglianze. Per sfuggire ai rischi di autoreferenzialità insiti in simili proiezioni unilaterali, l’ASviS ha successivamente organizzato, nei tempi ristretti ed estivi di questa campagna elettorale:

o   una serie di confronti su Radio Radicale, con gruppi si esponenti delle varie forze politiche, a 3 per volta,18

o   un seminario plenario, con introduzione e conclusione ASviS e con l’intervento di tutte le liste20, preceduto da un dettagliato riassunto delle posizioni ufficiali desunte dai programmi 19: si può rilevare che nel procedimento dialettico più di un partito si è spinto ad esprimere valutazioni e ad assumere impegni ulteriori rispetto ai documenti programmatici (con minor evasività rispetto ai questionari di Green&Blu).  E sarà interessante monitorare in futuro, nella prassi politico-istituzionale la maggiore o minore efficacia di tale sforzo maieutico da parte dell’ASviS (ed in generale di questo trasparente lobbismo delle organizzazioni ambientaliste).

-       da ultimo (solo a partire dal 15 settembre) anche l’intervento di Legambiente, che ha raccolto le sue posizioni sulla transizione ecologica, maturate da tempo, in “100 proposte, suddivise in 20 ambiti tematici … e che hanno al centro: lotta alla crisi climatica, dimenticata in questa campagna elettorale, innovazione tecnologica, lavoro e inclusione sociale”. Il documento di Legambiente 22 è stato presentato in collaborazione con altre associazioni ambientaliste (da Greenpeace al WWF, dal Kioto Club ai FFF) e con organismi del mondo produttivo (dal Consorzio Biogas a quello dei Compostatori, ed altri), chiamando a discuterne i portavoce dei partiti in lizza, e però con una conclusione del presidente Stefano Ciafani per nulla neutrale, sia nel censurare ipotesi irrealistiche e dispersive (come il “nucleare pulito”, il rilancio dei combustibili fossili nazionali, il Ponte sullo Stretto di Messina), sia nel valutare l’operatività del Governo uscente, deludente rispetto alle aspettative proprio sul fronte dell’efficienza per la transizione ecologica.

 

aldovecchi@hotmail.it

 

Al termine le Fonti con i relativi Link

 

APPENDICE I:

LE PAGELLE DEI 20 SCIENZIATI

 

 

 

APPENDICE II:

IL DECALOGO DELL’ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE - ASviS

 

Viviamo in un’epoca di sfide globali e di grandi cambiamenti, dall’emergenza climatica alla crisi pandemica, dalle tensioni geopolitiche innescate dall’invasione russa dell’Ucraina alle questioni di sicurezza e approvvigionamento energetico e alimentare, dall’innovazione tecnologica e digitale all’aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali. D’altra parte, nei prossimi anni l’Italia disporrà di ingenti risorse, aggiuntive rispetto a quelle del PNRR, derivanti dal bilancio nazionale e da quello europeo, le quali vanno orientate a trasformare il Paese e condurlo su un sentiero di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale.

Il 25 settembre 2022, quando l’Italia andrà alle urne, si celebrerà il settimo anniversario dell’approvazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: una coincidenza fortemente simbolica, che rappresenta un vero e proprio test per il futuro di tutte e tutti noi. Trascorsi 50 anni dalla prima conferenza mondiale di Stoccolma delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, è stata inoltre approvata nel luglio 2022 dall’Assemblea generale dell’Onu una storica risoluzione relativa al diritto umano ad avere un ambiente pulito, vitale e sostenibile. La prossima legislatura sarà quindi cruciale per consentire all’Italia di conseguire i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, e mettere in pratica le misure attuative concordate con l’Unione europea nonché di nonché di centrar gli obiettivi definiti dall’U.E. per la fine di questo decennio. Una breve campagna elettorale estiva rischia di aumentare il già elevato tasso di astensionismo e di indurre le forze politiche a concentrare i propri messaggi su questioni di breve termine. Si tratta di due rischi da contrastare fortemente e la società civile italiana può e deve svolgere un ruolo forte di stimolo, come ha fatto e continua a fare, perché la campagna elettorale si concentri sulle questioni fondamentali per il futuro del Paese e dell’Unione europea.

Nel 2018, prima delle elezioni, l’ASviS propose un decalogo di azioni a tutte le forze politiche, molte delle quali aderirono all’iniziativa. Non si trattava di un “libro dei sogni”, tant’è vero che alcune di quelle proposte sono diventate realtà: l’inserimento in Costituzione della tutela dell’ambiente e del principio di giustizia intergenerazionale, posto alla base del concetto stesso di sviluppo sostenibile; la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS), così da orientare a questo scopo gli investimenti pubblici, come previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio di dicembre 2021; l’adozione dell’Agenda 2030 come architrave delle politiche dell’Unione europea. Tuttavia, nonostante questi passi avanti sul piano della governance, è necessario un ulteriore sforzo nelle politiche attuative, integrando quelle previste dal PNRR che, come già evidenziato dall’Alleanza, da solo non sarà sufficiente per attuare l’Agenda 2030.

Oggi, anche grazie al lavoro dell’ASviS, il concetto di sostenibilità è divenuto centrale nel dibattito pubblico, nelle strategie di molte imprese, nell’azione della società civile, nelle scelte quotidiane di tante persone. Ma, come dimostrato negli studi condotti da organizzazioni internazionali, da centri di ricerca e dall’ASviS stessa, l’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e le diverse crisi degli ultimi anni hanno ulteriormente rallentato il percorso verso i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Per cambiare tale situazione è necessario che le forze politiche che si candidano a guidare il Paese:

• dimostrino una chiara e convincente visione del futuro, saldamente ancorata agli obiettivi globali ed europei di sviluppo sostenibile;

• si impegnino a coinvolgere la società civile per rispondere alla domanda di un futuro sostenibile che emerge prepotentemente dalle giovani generazioni.

L’ASviS chiede quindi ai partiti e ai movimenti che partecipano alla campagna elettorale di assumere pubblicamente l’impegno ad operare per conseguire l’Agenda 2030 attraverso dieci azioni, tutte di eguale importanza, selezionate tra le proposte contenute nel Rapporto ASviS 2022, considerando la scelta per la sostenibilità dello sviluppo non come un lusso, ma come la chiave fondamentale per cambiare il modello di sviluppo attuale e così uscire dalle tante crisi che stiamo vivendo.

1.       COERENZA DELLE POLITICHE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Garantire effettiva applicazione dei nuovi principi costituzionali legati allo sviluppo sostenibile e alle giovani e future generazioni, integrandone il pieno rispetto nelle leggi attuali e future, in particolare per quelle economiche e ambientali, nel rispetto del bene comune e degli interessi generali del Paese. Indirizzare gli investimenti pubblici coerentemente con il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, in linea con la Direttiva sul CIPESS della Presidenza del Consiglio e assicurare l’attuazione della nuova Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, attraverso un forte coordinamento di Palazzo Chigi che garantisca la coerenza delle politiche. Garantire l’attuazione del PNRR così come concordato con l’Unione europea.

2.       DISEGNARE IL FUTURO PARTENDO DAL PRESENTE

Creare un Istituto pubblico di studi sul futuro, con il compito di analizzare gli scenari e individuare i rischi, come già avviene in altri Paesi, per evitare di arrivare impreparati, vulnerabili e fragili a futuri shock sistemici e per disegnare le politiche pubbliche in modo utile per le prossime generazioni.

3.       GIUSTIZIA, TRASPARENZA E RESPONSABILITÀ

Consolidare le riforme avviate per un sistema giudiziario equo, moderno ed efficiente. Promuovere una cultura della rendicontazione degli impatti sociali e ambientali per le pubbliche amministrazioni centrali e territoriali che, attraverso una valutazione ex ante ed ex post delle politiche, consenta di arrivare a un Bilancio di Sostenibilità del sistema Paese, declinato anche a livello regionale. Rendere obbligatoria la valutazione ambientale strategica (VAS) in tutti i provvedimenti legislativi. Accelerare l’adozione delle direttive europee sul reporting di sostenibilità, allargando la platea delle imprese interessate.

4.       PARLAMENTO SOSTENIBILE

Integrare lo sviluppo sostenibile nella ricomposizione delle Commissioni parlamentari e rinnovare la costituzione, in entrambi i rami del Parlamento, di un intergruppo per lo sviluppo sostenibile.

5.       RENDERE PIÙ SOSTENIBILI ED EQUI I TERRITORI

Articolare un sistema multilivello di strategie e di agende territoriali per lo sviluppo sostenibile, assicurare la piena operatività del CIPU (Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane) e l’approvazione della legge sulla rigenerazione urbana già predisposta dal Senato, basata sull’arresto del consumo di suolo.

6.       IMPEGNARSI PER LA GIUSTA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Assumere la centralità del processo di giusta transizione ecologica, che tenga conto delle conseguenze negli ambiti economici e sociali, coerentemente con il quadro internazionale, impegnandosi a rispettare l’obiettivo europeo di ridurre almeno del 55% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030; aggiornare rapidamente il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), considerando la necessità di eliminare i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD); semplificare i processi autorizzativi per nuovi impianti di produzione di energie rinnovabili; approvare e attuare il PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) adottare a attuare un piano per il ripristino degli ecosistemi terrestri e marini e il contrasto al dissesto idrogeologico, tenendo conto della Relazione annuale sul Capitale Naturale; spostare il carico fiscale dal lavoro allo spreco di risorse e all’inquinamento; promuovere l’adozione di modelli di produzione e consumo circolari, con misure che sostengano l’utilizzo di materie prime ed energie rinnovabili, la progettazione di beni già pensati per il riuso, la riparazione, il riutilizzo, il riciclo, minimizzando l’impiego di materie prime e impatti ambientali, e aumentando nei consumatori la consapevolezza dell’impatto delle loro .

7.       RIDURRE TUTTE LE DISUGUAGLIANZE

Attuare concretamente le priorità trasversali del PNRR e in particolare:

7a. garantire l’effettiva parità di genere nelle politiche e nell’allocazione delle risorse economiche e l’empowerment delle donne nei contesti d’impresa e nella pubblica amministrazione;

7b. valutare l’impatto generazionale delle politiche, introducendo uno strumento di verifica sull’esperienza dello Youth Check attivo in Austria e Germania; creare un piano di lavoro per i giovani, inquadrato in un patto per l’occupazione giovanile, e potenziare l’offerta formativa per adeguarla alle nuove richieste del mercato del lavoro, come green jobs e ICT; prevedere maggiori forme di partecipazione giovanile nelle politiche pubbliche;

7c. eliminare le disuguaglianze territoriali valorizzando il ruolo del Sud come cerniera tra Europa e Mediterraneo rafforzandone la dotazione infrastrutturale sostenibile.

Considerare la transizione digitale come un fattore abilitante per accelerare la risposta garantendo l’accesso universale ai servizi, basandosi sui principi della Bussola europea per il digitale al 2030: competenze digitali, infrastrutture digitali sicure e sostenibili, trasformazione digitale delle imprese, digitalizzazione dei servizi.

8.       NON LASCIARE NESSUNO INDIETRO

Contrastare la crescente povertà dei redditi, migliorando la gestione del Reddito di Cittadinanza. Riformare complessivamente l’esistente sistema di welfare, semplificando le  procedure e l’accesso ai servizi e garantendo la copertura alle fasce della popolazione attualmente escluse, in linea con gli obiettivi espressi nel Pilastro europeo dei diritti sociali. Migliorare la qualità dell’istruzione a tutti livelli minimi di offerta culturale a livello territoriale.

9.       APPROCCIO INTEGRATO ALLA SALUTE

Inserire l’approccio “One Health” in tutte le politiche, ispirato al principio di una salute eco-sistemica integrata, che considera tutti i fattori che hanno un impatto diretto o indiretto sulla salute e sul benessere umano, ambientale e animale. Favorire l’integrazione delle scienze ambientali ed ecologiche con la medicina umana e ambientale. Rafforzare la capacità di prevenzione e resilienza del Paese di fronte alle crisi sanitarie, nel rispetto del valore universale della sanità pubblica, promuovendo la coerenza tra le politiche sociali e sanitarie, la medicina di comunità e la sanità del territorio. Sostenere la cooperazione internazionale a livello globale e la corretta utilizzazione delle strumentazioni tecnologiche disponibili per il monitoraggio epidemiologico, la prevenzione e l’intervento tempestivo ed efficace nelle crisi

10.   GARANTIRE DIRITTI E PACE, RAFFORZARE COOPERAZIONE E DEMOCRAZIA

Garantire la tutela dei diritti inalienabili e di cittadinanza con politiche di inclusione e integrazione sociale, sanzionando ogni tipo di discriminazione coerentemente con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Adottare politiche di lungo termine per affrontare la crescente denatalità ruolo dell’immigrazione nel futuro demografico italiano, in termini di criteri di ingresso, politiche di accoglienza e procedure per la concessione della cittadinanza, coerentemente con gli impegni europei. Impegnarsi per un effettivo multilateralismo come modalità di interlocuzione tra i Paesi orientato al rispetto del diritto internazionale, garantendo il raggiungimento della quota dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo.

 

Fonti:

1.    Aldo Vecchi 

https://drive.google.com/file/d/1pAwy3E5KHCamh_rOyxResPMGUhAROwkE/view?usp=sharing

2.    https://www.ansa.it/documents/1660243246870_CENTRODESTRA.pdf

3.    https://poterealpopolo.org/potere-al-popolo/programma/

4.    https://www.movimento5stelle.eu/wp-content/uploads/2022/08/ProgrammaM5S_politiche2022.pdf

5.    https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/AGGIORNAMENTO-PROGRAMMA_INSIEMEPERUNITALIADEMOCRATICAEPROGRESSISTA_250822-1.pdf

6.    https://www.italiaviva.it/azione_italia_viva_calenda_ecco_il_programma_elettorale

7.    https://www.piueuropa.eu/una_generazione_avanti_il_programma_elettorale_di_europa

8.    https://verdisinistra.it/programma-alleanza-verdi-e-sinistra/

9.    Edorado Zanchini - https://www.editorialedomani.it/ambiente/le-risposte-che-mancano-nel-programma-sullambiente-della-destra-pguo5rf5

10. Aldo Vecchi - https://drive.google.com/file/d/1yBkWm43n1rFMF92-Gp8D3-xiSGUzha7z/view?usp=sharing

11. Ferdinando Cotugno - https://www.editorialedomani.it/ambiente/ambiente-programma-partiti-sczg4ppy

12. https://fridaysforfutureitalia.it/lagenda-climatica

13. Antonio Piemontese - https://www.wired.it/article/rinnovabili-energia-verde-elezioni-2022-programmi-partiti/

14. https://www.qualenergia.it/articoli/elezioni-clima-energia-deboli-posizioni-partiti/

15. https://www.italiaclima.org/indiceimpegnoclimatico/

16. https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/08/31/news/clima_domande_partiti-363611896/

17. https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/

18. https://asvis.it/radio-alta-sostenibilita/1256-13469/lo-sviluppo-sostenibile-secondo-i-partiti-al-via-il-confronto-sul-decalogo-asvis

19. https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13495/asvis-sviluppo-sostenibile-e-programmi-dei-partiti-politici-a-confronto

20. https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13500/vasta-adesione-delle-forze-politiche-al-decalogo-asvis-sullo-sviluppo-sostenibile

21. https://www.legambiente.it/articoli/la-transizione-ecologica-che-serve-allitalia/

 

 

 



[1] Il testo del Movimento 5Stelle “Cuore e coraggio per l’Italia di domani” non pare preoccuparsi della capienza complessiva dei crediti fiscali necessari per alimentare incentivi ed agevolazioni (crediti invocati 7 volte nel testo di 13 pagine) ed assicurare però alla fin fine un qualche gettito netto alla Agenzia delle Entrate

[2] i rosso-verdi di Bonelli e Fratoianni tradiscono a mio avviso un assemblaggio un po’ affrettato di contributi specialistici, in cui talora abbondano gli acronimi ed i riferimenti legislativi, del tipo – inventando – “in base alla positiva esperienza dei COMOP occorre superare i limiti della 366….”, frasi che sembrano destinate più ad altri specialisti che non alla generalità degli elettori.

[3] Ho avuto modo di bazzicare virtualmente nelle Agorà, sospinto dal Forum Disuguaglianze e Diversità, che ha ritenuto di praticare una sorta di “entrismo” nell’area del PD su alcune delle sue proposte-bandiera, dalla partecipazione dei lavoratori nel governo aziendale alla ricerca pubblica; mi ha colpito il basso numero di adesioni raccolto dal Forum su tali singole proposte (meno di 200) e la frequente frammentarietà (tematica o localistica) delle altre proposte che ho avuto modo di consultare; non azzardo però trarre da questi assaggi una valutazione più complessiva.

[4] Sull’Ecobonus, attualmente al 110%, però, interpellato da Green&Blu (vedi oltre), il PD esplicita la proposta di ridurlo ad un intervallo dal 70 al 90%  degli investimenti per la riqualificazione edilizia, da graduare in base ai redditi.

[5] Sulla difesa comune il PD appare più prudente, perché la subordina alla maturazione di una effettiva politica estera comune dell’Unione, mentre PiùEuropa appare più decisa, ma non fino al punto di dedurne, come sosteneva nel 2018, la emancipazione dalle basi militari americane

[6] Come ha osservato Edoardo Zanchini su Domani del 19 agosto 9, il “programma ambientale” della Destra va osservato soprattutto per quello che non contiene: “Sul clima l’atteggiamento è quello oggi diffuso nei think tank della destra americana, dove ci si è tolti l’elmetto della battaglia sull’esistenza del climate change ma si preferisce sottolineare la non urgenza di affrontarlo. In salsa italiana lo si trova in un vago impegno sulle rinnovabili, per ribadire che questo è il tempo del gas e del carbone per l’autosufficienza energetica e per ridurre le bollette…. la vaghezza degli altri impegni lascia immaginare che nei prossimi anni si ripeterà quanto avvenuto in questi mesi su diversi dossier gestiti dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, ossia che l’Italia sarà a fianco di Polonia e Ungheria per chiedere di rinviare ogni impegno minimamente in linea con l’accordo di Parigi sul clima e quindi in grado di limitare la crescita della temperatura del pianeta entro i due gradi.”

 

[7] DALLA PARTE DELL’AMBIENTE: PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA, ECOLOGICA E LA TUTELA DELLE BIODIVERSITÀ SOCIETÀ ‘2000 WATT’ Tendere a un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra

SUPERBONUS E ALTRI BONUS EDILIZI STRUTTURALI Stabilizzazione delle agevolazioni edilizie per permettere la pianificazione degli investimenti sugli immobili e continuare a migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette. Sbloccare e far circolare i crediti d’imposta per evitare il fallimento delle imprese che ancora oggi non riescono a trasformarli in liquidità per pagare fornitori e dipendenti

UN NUOVO SUPERBONUS ENERGIA IMPRESE, sempre basato sulla circolazione dei crediti fiscali, per permettere alle imprese di investire a costo zero nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili

SBUROCRATIZZAZIONE PER FAVORIRE LA CREAZIONE DI IMPIANTI DI ENERGIA RINNOVABILE

COMPLETAMENTO DELLA CARTA GEOLOGICA per mappare il territorio e prevenire i dissesti idrogeologici

CONTRASTO AL CAROBOLLETTE Revisione del sistema di formazione del prezzo del gas favorendone lo sganciamento dal mercato olandese TTF, caratterizzato da fenomeni speculativi

STOP A NUOVE TRIVELLAZIONI E A NUOVI INCENERITORI

DALLA PARTE DELLA RIGENERAZIONE: PER L’ECONOMIA CIRCOLARE DALLA PARTE DELLA SALUTE:

ECONOMIA RIGENERATIVA, per un sistema non più fondato solo sulla crescita ma anche sulla rigenerazione sociale, del territorio, dei consumi

STOP A TECNOLOGIE OBSOLETE PER I RIFIUTI Realizzazione di impianti completamente compatibili con le richieste dell'Europa e non inquinanti, finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali

PROMOZIONE DEL VUOTO A RENDERE

[8] PiùEuropa si differenzia dal PD&C soprattutto per una maggior propensione alla concorrenza (non solo taxi e balneari, ma anche servizi locali ovvero municipalizzate), ma meno accentuata che nel 2018

[9] Per Azione+ItaliaViva il male del debito pubblico risale agli anni ’70, ma poi venne la luce : “La prova che un altro modo di governare è possibile è data dall’esperienza del governo Renzi – con Carlo Calenda Ministro dello Sviluppo Economico – in cui la pressione fiscale è diminuita di circa due punti percentuali, il debito pubblico si è stabilizzato…”

[10] A parte il suo percorso politico non lineare, dagli esordi con la sinistra del  PSI al “Patto Segni”, come ministro dell’Economia Giulio Tremonti, mentre sottoscriveva con l’Europa un rapido rientro dell’Italia dal debito storico (“fiscal compact”), non era in grado di attuarlo: da qui, a mio avviso, e non da un complotto europeo, la crisi del 2011 sfociata nel governo Monti

[11] Giuseppe A. Veltri a proposito dell’Università, Mario Giro a proposito degli anziani; altri, anche altrove, lamentano che non vi siano proposte per i giovani, per le donne, per il Sud

[12] Anche un soggetto istituzionale coma il Garante Nazionale per i Detenuti, Mauro Palma, intervistato al TG24, affermando che la campagna elettorale ignora le carceri, ha formulato ragionevoli sue proposte, rivendicando l’attenzione degli opposti schieramenti, quali che siano le loro ideologie, senza sforzarsi di leggere che nei programmi di Centro-sinistra il tema è presente, in direzione consona alle sue richieste, le quali invece contrastano con l’ideologia della Destra in materia

[13] I dieci punti di ”Domani”, pubblicati dal 17 al 30 agosto riguardano Superbonus 110%, Cannabis, Visti di ingresso per migranti economici, Ritenuta d’acconto IRES tra imprese, Permessi genitoriali paritetici (sfalsati), Imposte immobiliari, Violenza sui carcerati, Pensioni di garanzia per precari, Formazione culturale alla parità di genere

[14] Ci troviamo in un momento di profonda crisi dei partiti e delle istituzioni. La partecipazione alla vita politica è ai minimi storici: l’unico momento in cui ci viene chiesto di esprimerci sono le elezioni. Arriviamo in cabina elettorale come davanti a una vetrina da cui scegliere il prodotto che più ci convince, già confezionato.

Volete il nostro voto ma ignorate la nostra voce. La politica dei partiti si è presa tutto il palcoscenico e la facoltà di scegliere cosa è meglio per il paese, ma è lontana dalle istanze e dalle preoccupazioni delle persone che dicono di rappresentare. Non potete rappresentarci se non ci ascoltate.

[15] Conoscenza per tutti; Servizi a misura dei luoghi; Un lavoro con più tutela e potere; Potere e libertà alle/ai giovani; Una trasformazione ecologica giusta; Una scossa alla macchina pubblica; Contro la povertà

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