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lunedì 21 novembre 2022

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2022: RILANCIARE LE POLITICHE PUBBLICHE PER L’ABITARE?

 RILANCIARE LE POLITICHE PUBBLICHE

PER L’ABITARE?

Un riepilogo e qualche annotazione sulla recente iniziativa del Forum Disuguaglianze e Diversità, affiancato da altri numerosi soggetti, in favore del diritto alla casa ed alla città

 

Sommario:

-       premessa: mentre governa la Destra

-       l’analisi del Forum&C

-       le proposte del Forum&C

Appendice: DIRITTO ALLA CASA E  FISCO:

-      Welfare e diritto alla casa come “minimo vitale”  

-      Fiscalità immobiliare ed incentivi

 

PREMESSA: MENTRE GOVERNA LA DESTRA

 

Ho intitolato l’articolo con la stessa intestazione del documento1 posto alla base dell’omonimo convegno2 in data 14 luglio 2022, ma aggiungendo un punto interrogativo, perché ho l’impressione che l’atteggiamento rivendicativo ed operativo dei promotori vada ricalibrato in relazione all’esito del confronto elettorale: se il tema sociale dei bisogni abitativi era blandamente presente nei programmi del variegato arco di centro e sinistra, nel programma della coalizione della destra vincente la casa compare in termini sporadici comunque radicalmente opposti a quelli sviluppati dal Forum&C (sgomberi tempestivi e mutui per la prima casa[A]). Non so se l’oggettività dei problemi, unita alla perseveranza pedagogica dei saggi (come ipotizza in contesto ambientale l’ASviS ), potranno portare a qualche diverso risultato, ma mi sembra difficile in assenza di un ciclo di mobilitazioni, di cui al momento non vedo alcuna avvisaglia (e che devono scontare lo svantaggio sociale della condizione minoritaria degli inquilini rispetto ai “proprietari di casa”, anche tra i lavoratori dipendenti, nonché la frammentazione sociale dei diversi bisogni abitativi ed energetici, che talvolta colpiscono anche la fasce più povere dei “proprietari”).

 

Tali mie perplessità sulla involontaria intempestività delle proposte avanzate dal Forum DD, unitamente alla Caritas, a Legambiente, a Libera (ed altri organismi del 3° settore) alla triplice sindacale ed alle parallele associazioni degli inquilini e con il supporto di 6 sedi universitarie, non toglie validità ai contenuti, sia nella parte analitica, sia nella parte rivendicativa.

 

 

LE ANALISI DEL FORUM&C

 

Il succinto documento, ed ancor più gli articolati interventi al convegno (ospitato dal CNEL, presieduto dal prof. Treu), partono dalla costatazione della grave incidenza specifica della povertà abitativa sui fenomeni più generali della povertà e dell’impoverimento in atto tra gli strati deboli della società italiana: mentre il 18% delle famiglie vive in affitto, tale percentuale supera il 40% per le famiglie povere, per le quali le pigioni pesano mediamente per il 40% del reddito familiare; le domande di case popolari inevase ammontano a 650.000, e ne vengono accolte ogni anno in media 25.000, che è anche il numero medio degli sfratti eseguiti, e le persone senza una fissa dimora superano le 50.000 unità.

In questo contesto complessivo, i bisogni risultano assai differenziati, per situazioni familiari e occupazionali, per aggregazione geografica ed etnica, e per intreccio con altre carenze, di salute, istruzione e cultura.

La pesante situazione non è seriamente fronteggiata dalle politiche pubbliche, che dagli anni ’90 hanno abbandonato la programmazione di consistenti investimenti di costruzione di alloggi popolari ed hanno trascurato anche la manutenzione del patrimonio esistente (pari al 4% del totale delle abitazioni, contro il 15% di Francia e Gran Bretagna, ad esempio), sbocconcellandolo altresì con svendite parcellizzate, mentre gli affitti delle locazioni del patrimonio privato lievitano seguendo il mercato immobiliare, ben al di sopra della media degli incrementi salariali: il che determina criticità in fasce crescenti di famiglie con reddito fisso (ma superiore alle soglie per il teorico diritto ad un alloggio popolare).

Tale tendenza all’aumento degli affitti non è di fatto contrastata, ma agevolata, dal regime fiscale in vigore, che – pur premiando con una aliquota fissa ridotta i (pochi) contratti a “canone calmierato” nelle aree metropolitane e nei comuni “ad alta tensione abitativa” – favorisce comunque tutti i contratti a canone libero con la cedolare (ovvero “flat tax”) al 23% (che sottrae così i proventi delle locazioni dalla progressività delle imposte sul reddito).

Anche i limitati fondi statali per il sostegno agli affitti (e per la morosità incolpevole) non mutano il quadro complessivo ed anzi finiscono per finanziare la rendita immobiliare.

Nell’assenza di un quadro programmatorio di investimenti risultano scoordinati i residui interventi delle singole Regioni (su cui attualmente ricade la competenza in materia di edilizia residenziale pubblica) nonché i progetti di “social housing” promossi (soprattutto al Nord) dalle fondazioni bancarie, con risultati talora ambigui nella contraddizione tra socialità e redditività.

Una parziale inversione di tendenza è costituita dal PNRR e dal connesso Fondo complementare, le cui dimensioni sono però insufficienti se i programmi rimarranno privi di continuità; tuttavia del PNRR è a mio avviso da apprezzare l’attenzione specifica per le categorie dei senza casa, dei braccianti vittime del caporalato e degli studenti universitari.

 

LE PROPOSTE DEL FORUM&C

 

A fronte di questa analisi (che ho brevemente riassunto e che in buona parte corrisponde a quanto da me esposto in precedenti articoli 3,4,5,6) il Forum&C avanza un articolato pacchetto di proposte, finalizzate ad affrontare i bisogni complessivi delle persone (non solo casa, ma anche lavoro, servizi, cultura, ambiente) e imperniate su una nuova centralità dell’intervento pubblico e sul valore di “bene comune” dell’edilizia residenziale “popolare”:

-       Reimpostare le “filiere istituzionali” (con personale adeguato) integrando in una “cabina di regia nazionale” le competenze disperse tra Ministeri ed Agenzie e coordinando gli attori locali pubblici (Regioni, Comuni, ex-IACP) e gli altri soggetti (fondazioni bancarie, terzo settore, università, sindacati, comitati civici), il tutto attorno ad una “missione” che comprenda investimenti e gestione:

o   dell’edilizia pubblica residenziale (con le varie specificazioni, es. studentati) e di connessi servizi (inclusi spazi per co-working)

o   del “social housing”

o   dei sostegni agli affitti

o   della graduazione degli sfratti,

a partire da un grande sforzo conoscitivo (osservatorio nazionale e rete locale) sia sulla domanda (espressa ed inespressa) sia sul patrimonio già disponibile e sul potenziale patrimonio derivante da immobili dismessi o sottoutilizzati, pubblici e privati

-       Finanziare un programma di investimenti per 500.000 alloggi in 10 anni, con un impegno di spesa prossimo al 2% annuo del PIL, indirizzandolo al recupero di immobili pubblici e privati, in un contesto di rigenerazione urbana ed ambientale, previa revisione del quadro normativo, nazionale e regionale;

-       Sostenere nel contempo modalità di compartecipazione di soggetti privati quali le suddette fondazioni bancarie (ma assoggettando il social housing ad un controllo pubblico sulle assegnazioni e sulla contrattazione dei canoni), le proprietà immobiliari disponibili ad affidarne la gestione ad apposite Agenzie Locali per la Casa, ed infine gli stessi assegnatari, per le possibili forme di auto-recupero di singoli alloggi o di piccoli complessi, in cooperativa;

-       Riordinare le politiche fiscali e di agevolazioni relative agli affitti, togliendo il beneficio della “cedolare secca” sui contratti a canone libero e concentrando le risorse invece sul “canone concordato”, rafforzandone le procedure di contrattazione; integrare il Fondo Sostegno Affitti con il Reddito di Cittadinanza; esentare gli ex-IACP dal (assurdo!) pagamento dell’IMU.

 

Il documento, ed ancor più gli interventi al Convegno cui rimando, sviluppano altri dettagli rispetto a questo mio riepilogo; mi ha colpito rilevare, ad esempio, quanto i contributi della Caritas non riguardassero solo una profonda conoscenza della peculiarità dei bisogni che si intrecciano tra le persone colpite in varia misura dalla “povertà abitativa”, ma anche i dettagli delle proposte di “ingegnera istituzionale” concordate tra i Promotori del documento; oppure la pertinenza delle osservazioni da parte di Legambiente sulla sovrapposizone tra povertà abitativa e povertà energetica (e pertanto sui limiti di politiche governative quali gli incentivi “110%”, che – tra l’altro – escludono buona parte delle vecchie case popolari del Sud in quanto prive di impianti di riscaldamento); rilevo infine che la componente universitaria del convegno ha apportato soprattutto contributi sulla connessione tra edilizia pubblica residenziale e rigenerazione urbana, tema su cui non torno perché ampliamente da me trattato 5 riferendo delle riflessioni accademiche (e non solo accademiche) nei convegni di UrbanPromo, sulle riviste dell’INU e negli incontri e recensioni di CittàBeneComune.

 

A margine delle proposte del Forum&C, mi permetterei di osservare che le rivendicazioni riguardo alla fiscalità immobiliare mancano di un approccio organico quale quello che ho più volte auspicato, impostato sul concetto di standard minimo abitativo e che unifica proprietà ed affitto, come nel mio testo del 2015 7 che riproduco in appendice.

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

APPENDICE: DIRITTO ALLA CASA E FISCO

 

Welfare e diritto alla casa come “minimo vitale”       

 

Dopo la fine dei contributi Gescal (a metà degli anni ’90) e anche grazie all’alta percentuale di famiglie pervenute alla proprietà dell’abitazione (circa 80%), gli interventi pubblici per la casa si sono ridotti ad entità irrisorie, lasciando così crescere numerosi e differenziati fronti di fabbisogno e malessere abitativo: giovani coppie precarie, single, immigrati e fuori sede, nuove povertà (divorziati, lavoratori “esodati”, inquilini morosi o sfrattati e mutuatari in difficoltà).

Benché i problemi dell’abitare non vadano disgiunti dal più generale “diritto a vivere” (lavoro e reddito, servizi e assistenza) e quindi al “diritto alla città” (e alla sua auspicabile “bellezza” -  vedi tra gli altri i testi di Graziella Tonon e Giancarlo Consonni), confrontandosi con i nodi complessivi dell’economia politica (sviluppo e occupazione, salari e profitti, fisco, autonomie locali), ritengo che sia essenziale per qualsivoglia intervento sugli assetti urbani la ri-affermazione del DIRITTO ALLA CASA come diritto di cittadinanza (così recentemente anche il Vescovo Cattolico di Roma, Papa Francesco), meglio se a livello europeo, e la sua articolazione concreta, nelle norme nazionali e locali e nella prassi urbanistica.

 

Anche se talvolta impoverisce l’azione e il dibattito su aspetti quantitativi e burocratici, LA INDIVIDUAZIONE DI “STANDARD” HA COSTITUITO SU DIVERSI FRONTI UNA IMPORTANTE TAPPA NELLA MATERIALIZZAZIONE DEI “DIRITTI” E DELLE LOTTE PER OTTENERLI: così è stato per l’istruzione, con l’obbligo scolastico al termine della scuola media unica (e sarebbe ora di rivedere in alto tale obiettivo, ancorché non sempre raggiunto), per la connessa edilizia scolastica e per i discussi “standard urbanistici”, ed il principio agisce, ad esempio, dall’Europa contro le inadempienze italiane, per i minimi vitali dell’edilizia carceraria; funziona tuttora, a livello nazionale, per la sanità, attraverso  la definizione e l’aggiornamento dei L.E.A., Livelli Essenziali di Assistenza, purtroppo talora teorici, ma positivamente UNIVERSALI.

Nel welfare italiano, piuttosto asimmetrico, mancano invece altri standard minimi vitali, da quello centrale del lavoro e del reddito, a quello per l’appunto altrettanto fondamentale della CASA (forse perché tutti ci si ammala, mentre i “senza-casa” ed i “senza-casa-in-proprietà” sono pur sempre delle minoranze).

Ritengo che LO STANDARD MINIMO RESIDENZIALE CORRISPONDA, OGGI COME IERI, AD UN ALLOGGIO DIGNITOSO PER OGNI NUCLEO FAMILIARE, CON ALMENO UNA STANZA PER PERSONA, ED IN CONDIZIONI DI NORMALE URBANIZZAZIONE ED ACCESSIBILITÀ AL LAVORO ED AI SERVIZI.

A questo concetto elementare può corrispondere – sul territorio - una gamma di “valori catastali” (una volta conclusa la lenta riforma in itinere e come già anticipabile – volendo - sulla base della estensione in metri quadrati e delle valutazioni collaudate dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare).

 

 

 

Fiscalità immobiliare ed incentivi

 

Partendo dalla suddetta definizione di un “minimo vitale residenziale” (e tenendo anche in conto che la rigidità del dualismo proprietà/affitto, alquanto incoerente con la crescente precarietà dei rapporti di lavoro e degli stessi legami familiari, induce  problemi di tipo nuovo, all’interno della crisi economica in atto), per introdurre equità e flessibilità nell’abitare,  ed anche per reperire una  parte delle risorse necessarie alla estensione del diritto alla casa, ritengo sia necessario includere in un unica valutazione, complessiva ed organica, la politica economica e fiscale per la residenza, tuttora sbilanciata in favore delle famiglie residenti in alloggi di proprietà che godono per tali abitazioni di una fascia di esenzione dalla TASI (già ICI ed IMU) e dall’IRPEF, procedendo nelle seguenti direzioni:

-         per tutti i soggetti bisognosi, l’offerta di case sociali a canoni adeguati, affiancata   - in mancanza ed in attesa di una casa sociale – da un congruo e permanente contributo per gli affitti (da integrare con le altre politiche di sostegno al reddito);

-         per tutti gli inquilini, la detraibilità dalle imposte sul reddito delle spese per l’affitto della prima casa, fino ad una soglia pari al “minimo vitale” ed equivalente con la fascia di esenzione dalla TASI per i proprietari (tale detraibilità, per la nota legge del “contrasto fiscale”, dovrebbe anche aiutare a far emergere gli affitti “in nero”);

-         per i redditi da locazione di abitazioni, la cosiddetta ‘cedolare’ (cioè una percentuale fissa, indipendente dall’aliquota marginale sul reddito del proprietario), ma limitata al “canone concordato”, con tassazione normale della quota dei canoni eccedenti;

-         per i residenti in alloggi di proprietà, la completa de-tassazione delle transazioni relative alla prima casa, e la conferma della TASI oltre il “minimo vitale”;

-         per gli acquirenti di abitazioni gravati da mutui divenuti temporaneamente o definitivamente insostenibili, la garanzia di permanenza nell’abitazione, con formule differenziate, dal congelamento del mutuo alla conversione definitiva in locazione;

-         per gli immobili sfitti e inutilizzati, la conferma e l’inasprimento di tassazioni più elevate, crescenti progressivamente con il protrarsi del mancato utilizzo (ai sensi dell’art. 42 della Costituzione, vedi ragionamenti di Paolo Maddalena) affiancata anche da incentivi alla vendita di tali alloggi a prezzi calmierati alle Agenzie Pubbliche (come sperimentato in Veneto);

-         sperimentazione di interventi degli ex-IACP per favorire traslochi temporanei e scambi di alloggi in funzione dei trasferimenti per lavoro.

 

Limitati ritocchi all’insù, ma in senso progressivo (nel tempo ed in relazione alle consistenze patrimoniali), della TASI-IMU e dell’IRPEF sulle case non usufruite dai proprietari (e loro parenti stretti, e trattando in modo specifico le case di origine degli emigrati), potrebbero bastare per compensare le maggiori spese derivanti dagli altri punti della proposta, ad eccezione del primo (offerta di case sociali e sostegno ai costi di affitto), che richiede invece un rilevante impegno sia del bilancio statale che delle risorse ed iniziative a livello locale, ma che potrebbe forse giocarsi internamente alla tassazione sul  settore immobiliare, includendovi le aree edificabili (tema che sviluppo altrove).

 

 Fonti:

1.    https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2022/07/DOCUMENTO_Rilanciare-le-politiche-pubbliche-per-l%E2%80%99abitare.pdf

2.    https://www.youtube.com/watch?v=ihl19FzYOUA

3.    Aldo Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DI UNA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing

4.    Aldo Vecchi – (SPECIALE PNRR) – L’EDILIZIA E ILTERRITORIO – su Utopia21, gennaio 2021 - https://drive.google.com/file/d/1rkd1VOGaaMCXdo2gfELzGzqnswIPKufD/view?usp=sharing

5.    Aldo Vecchi -IL DIBATTITO SULL’URBANISTICA (PRIMA E DOPO LA PANDEMIA) – Quaderno n° 22 di Utopia21, settembre 2020 - https://drive.google.com/file/d/12YBF3h1LudGnlj5WK9uHmNcity5pkrGx/view?usp=sharing

6.    Aldo Vecchi – LA CITTA’ DEI 15 MINUTI – su Utopia 21, luglio 2022 - https://drive.google.com/file/d/1gIEGiHsqRGw1cn9-ySVt4vN9R6NyG_-N/view?usp=sharing

7.    http://aldomarcovecchi.blogspot.com/2015/07/diritto-alla-casa-e-fisco.html

 

 

 

 

 

 



[A] Testualmente:

“• Ferma tutela della proprietà privata e creazione di un sistema di protezione della casa e immediato sgombero delle case occupate

• Agevolazioni per l'accesso al mutuo per l'acquisto della prima casa per le giovani coppie”

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