Pietro Folena, su l’Unità
dell’11-06, critica il “Berlinguer” di Walter Veltroni perché avrebbe
massimizzato la fase del “compromesso storico”, oscurando o trascurando la
successiva “svolta di Salerno” ed i contenuti, più di sinistra, ed in qualche
misura anche movimentisti, ecologici e femministi, degli ultimi 5 anni della
segreteria Berlinguer.
Credo che l’osservazione di
Folena sia fondata riguardo alla maggior simpatia che traspira dal documentario
in favore degli indirizzi più ecumenici e larghintesisti del berlinguerismo,
evidentemente più consoni alla sensibilità veltroniana; però mi sembra che il
filmato metta in mostra onestamente, nei fatti, la fragilità intrinseca alla
linea del PCI in tutte le fasi berlingueriane, prima durante e dopo i governi Andreotti
di “convergenza parallela” verso l’unità nazionale:
-
prima, perché al crescere del consenso verso il
PCI (meritato dalla serietà della pur moderata opposizione al monopolio
governativo della DC e dalle diffuse
esperienze di buongoverno locale) non corrispondeva comunque una credibile
proposta di governo, in grado di coniugare veramente il socialismo
“rivoluzionario” promesso alla base tradizionale (in gran parte comunque
filosovietica) con le compatibilità economiche e politico-militari da garantire
sia al nuovo elettorato borghese, sia ai
poteri forti allora dominanti;
-
durante, perché la giustificata preoccupazione
di evitare una contrapposizione “alla cilena” ha reso di fatto subalterno il
PCI alla DC, così ri-legittimata (e reso
mina vagante il PSI), iniziando a
deludere i movimenti giovanili e sindacali;
-
dopo, perché il ritorno ad un contatto più
stretto con i bisogni di strati popolari che iniziavano ad essere frammentati,
sia dalle ristrutturazioni aziendali sia dall’emergere di tutti i valori
soggettivi di quella che fino ad allora veniva chiamata “sovrastruttura”, risultava privo di una prospettiva
strategica, tramontata per sempre l’idea rivoluzionaria (comunque camuffata) ed
a ragion veduta la sua versione
filosovietica, e sprecata – nel 75-76- la grande occasione del “sorpasso” e dell’unità delle sinistre (aprendo però la
strada ad un crescente consociativismo del PCI nel “sistema dei partiti”, che
non lo ha messo al riparo dal crollo della “prima repubblica” all’inizio degli
anni ’90).
Il documentario di Veltroni mi
sembra abbastanza sgombro da toni agiografici, pur evidenziando nella giusta
misura la grande dignità di Berlinguer come persona; anche la “pre-veggenza” di
Berlinguer sulla questione morale risulta esibita senza gli eccessi che è capitato
di leggere qua e là, a fronte degli ultimi scandali.
Su questo tema, da compagno di
strada, variamente critico, per diversi decenni, del PCI-PDS-DS-(PD), mi
permetterei di rilevare che forse già ai
tempi di Berlinguer occorreva fare qualcosa di più che denunciare le pratiche
spartitorie del centro-sinistra di allora e proclamare la propria (in realtà
decrescente) “diversità”: se consociativismo e lottizzazione emergevano già
allora come degenerazioni di tipo “nuovo” per i comunisti, coinvolgendoli in
parte, la carenza di anti-corpi risiedeva in qualche misura, a mio avviso, in
degenerazioni di tipo “vecchio”, che giustificavano, in nome del Partito e
della resistenza al poderoso accerchiamento delle forze padronali, diverse
scorciatoie nelle modalità di finanziamento e gestione delle organizzazioni di
sinistra (si legga in proposito ad esempio in “Senior Service” di Carlo
Feltrinelli – Ed. Feltrinelli, 1999 - la ricostruzione storica di diversi
aspetti del supporto dato da suo padre GianGiacomo al PCI del dopoguerra).
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