martedì 25 marzo 2025

UTOPIA21 - MARZO 2025: LOGISTICA E CONSUMO DI SUOLO: LA NUOVA LEGGE REGIONALE LOMBARDA

LOGISTICA E CONSUMO DI SUOLO: LA NUOVA LEGGE REGIONALE LOMBARDA 

di Aldo Vecchi


Mentre in tutta Italia prosegue il consumo di suolo, in parte per le attività logistiche, la Regione Lombardia ha emanato una legge specifica, meritoria anche se tardiva e variamente criticabile. E si profila la pressione insediativa anche per i ‘data center’.


Sommario:

  • il rapporto ISPRA 2024 sul consumo di suolo

  • il peso della logistica 

  • la legge della Regione Lombardia

  • il dibattito sulla legge regionale

in corsivo i commenti più personali


IL RAPPORTO I.S.P.R.A. 2024 SUL CONSUMO DI SUOLO


Anche per l’anno 2023 l’annuale Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), pubblicato il 3 dicembre 2024 presso la sede dell’ISPRA, A conferma che “... Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere). 

… Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.

Richiamando i miei articoli sugli analoghi ‘rapporti ISPRA’ di precedenti anni, si può constatare che - malgrado gli impegni assunti dall’Italia verso l’Europa - il consumo di suolo procede, debolmente contrastato qua e là da leggi regionali comunque piuttosto timide, ed in assenza di una adeguata normativa nazionale.



IL PESO DELLA LOGISTICA


In questo contesto ”… Nel 2023 la logistica ricopre altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all'espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari). “ 


Anche se 500 ettari su 21.500 corrispondono a poco più del 2,3%, a fronte di una incidenza della logistica sul PIL ben superiore (ma forse difficile da calcolare, vedi in nota la divergenza tra fonti pur socialmente convergenti, tra  il 5,4% de ‘Il Sole-24ore’ e l’8,2% della stessa Confindustria: dipende probabilmente da un diverso perimetro delle attività incluse nei dati, con inclusione o meno di vari tipi di trasporto e di stoccaggio, quest’ultimo interno o esterno alle aziende produttrici), occorre considerare che le attività logistiche mirano a estensioni libere, continue e pianeggianti, e quindi più di altre si candidano spesso a consumare suoli agricoli e non a trasformare terreni già edificati .

Inoltre si prospettano ulteriori incrementi delle attività logistiche in Italia, soprattutto sul fronte dell’e-commerce, perché la penetrazione attuale sui consumi delle famiglie si aggira sul 20%, contro incidenze oltre il 30% nel Nord-Europa, e quindi con forti probabilità di allineamento a quel modello sociale (in parallelo dovrebbe crescere tale tendenza nel Centro-Sud, oggi arretrato rispetto alle regioni centro-settentrionali).



LA LEGGE DELLA REGIONE LOMBARDIA


Tali argomenti sono stati approfonditi in uno dei convegni di Urbanpromo a Firenze nello scorso novembre F, che in particolare ha anche esaminato la recente Legge Regionale Lombarda 8 agosto 2024, n. 15 “Disciplina degli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale” G, primo ed unico provvedimento legislativo in materia a scala nazionale.

Se la Lombardia non figura per il 2023 tra le regioni con maggior consumo di suolo per ‘usi logistici’, lo è stata comunque nei precedenti anni, con un accumulo concentrato a ridosso di caselli autostradali e svincoli di tangenziali, soprattutto dentro ed attorno all’area metropolitana milanese, nonché nelle provincie meridionali, più ricche di aree libere e più baricentriche rispetto ai mercati interregionali. 

Appare quindi appropriato, anche se comunque meritevole, che sia stata la Lombardia la prima Regione italiana a farsi carico di un disegno normativo in materia di controllo delle localizzazioni degli insediamenti logistici (su sollecitazione iniziale del Partito Democratico, che dall’opposizione aveva presentato una sua proposta di legge già nel 2021), mentre le altre regioni tentano di  arginare il fenomeno con le ordinarie leggi sul territorio e sul consumo di suolo, leggi talora ben impostate, ma per lo più impotenti rispetto agli errori accumulati nei decenni precedenti e tradotti in eccessive previsioni di edificabilità nei piani comunali ancora vigenti.


La nuova legge lombarda, che riguarda le attività di stoccaggio e smistamento di merci ad esclusione degli interporti intermodali, si occupa solo degli insediamenti che definisce di “rilevanza sovracomunale”, in quanto superiori a tre ettari di estensione lorda (escluse le aree verdi compensative) e delega alle Province ed alla Città Metropolitana di Milano, sulla base di linee guida nel frattempo già deliberate dalla Giunta Regionale, il compito di adeguare entro due anni i propri Piani Territoriali e di coordinare e controllare i Piani di Governo del Territorio dei singoli Comuni, riservandosi un ruolo maggiore solo per maxi-insediamenti superiori a 20 ettari. (La competenza meramente comunale permane perciò solo per interventi inferiori a 3 ettari, che restano possibili in qualunque area a destinazione produttiva).

L’insieme della Legge e dei Criteri, pur esprimendo ragionevoli contenuti rispetto al consumo di suolo, alla priorità per il riuso delle aree dismesse, alla perequazione intercomunale ed alle verifiche sugli impatti sul traffico veicolare e sulla compatibilità ambientale, definisce soprattutto modalità procedurali, rinviando per quanto attiene alle quantità ed alle strategie territoriali all’impianto generale della legislazione regionale, cioè alla Legge n° 12/2005 - con le successive modificazioni finalizzate al controllo del consumo di suolo ed alla rigenerazione  urbana - ed ai Piani Regionali Territorio&Paesaggio: un impianto abbastanza ricco di buone intenzioni a medio-lungo termine ma povero di stringente operatività a breve termine (ove prevalgono i soliti piani comunali sovradimensionati). 



IL DIBATTITO SULLA LEGGE REGIONALE


Afferma l’Assessora Regionale Claudia Maria Terzi: “...con pragmatismo lombardo vogliamo mettere ordine nel settore e agevolare uno sviluppo del territorio che sia armonico e sostenibile” H


Mentre per il Consigliere Matteo Piloni, del Partito Democratico I: “...non si tratta di mettere le briglie, ma di governare una realtà che negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale, soprattutto in Lombardia, dove si produce il 33% del fatturato nazionale. Speriamo solo che non sia troppo tardi e, anche se sicuramente molti buoi sono già scappati, questa legge rappresenta pur sempre un punto di partenza per poter meglio sostenere il settore, dal punto di vista economico, ambientale e con un’attenzione particolare alla qualità del lavoro.” Su quest’ultimo aspetto, in realtà, il PD ha ottenuto solo l’approvazione di un Ordine del Giorno che “...impegna la Giunta lombarda ad attivarsi per promuovere l’applicazione delle corrette e idonee condizioni contrattuali e reddituali dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nel comparto, … anche con riferimento alle disposizioni concernenti la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” (cioè francamente, molto poco, almeno per ora).


Più critica la posizione di INU Lombardia e di Legambiente, che - nell’ambito della consultazione preliminare all'approvazione della legge - in un documento congiunto   J:

- premettendo che “…quello della logistica industriale è …un settore  capace di esprimere un valore aggiunto che avrebbe potuto consentire di avviare iniziative di risanamento e reinsediamento di attività produttive in aree deindustrializzate, spesso lasciate al degrado, restituendo vitalità a territori in sofferenza e riutilizzando sedimi e perimetri produttivi dismessi, sovente da bonificare: un governo del processo, con adeguate garanzie messe in campo dal settore pubblico, avrebbe potuto generare una cascata di investimenti utili a rigenerare superfici e complessi abbandonati. Quello a cui abbiamo assistito è stato invece un processo disordinato di accaparramento immobiliare di terreni agricoli liberi - soprattutto in aree a forte connotazione rurale in quanto di più facile trasformazione - spesso lasciando a se stessi preesistenti siti dismessi e degradati”,

- e rilevando le criticità  sociali intrinseche al processo di localizzazione selvaggio in atto: “...Nonostante la crescita dei processi di automazione, infatti, la logistica industriale genera grandi opportunità occupazionali per il territorio, una parte importante delle quali è però costituita da mansioni a bassa qualifica e basso livello di tutela [ciò anche per la mala pratica, anche da parte di grossi gruppi, del subappalto a cooperative, che incrementa il precariato ben oltre le dimensioni ‘fisiologiche’ dei fabbisogni di punta stagionali; fenomeno arginato solo in parte da sindacati e magistratura] . Ne consegue che i Comuni che accolgono i nuovi insediamenti – generalmente di piccole o piccolissime dimensioni demografiche – spesso non possono far fronte al fabbisogno di servizi che esprimono gli addetti delle imprese logistiche e i loro familiari: servizi di housing e di trasporto pubblico in primis, ma anche sociosanitari, scolastici e di sicurezza. Il rischio è dunque che un processo ingovernato porti opportunità che il territorio non è in grado di cogliere, e che anzi generi sacche di disagio e di difficile integrazione, oltre che di competizione per l’accesso a servizi essenziali, con le conseguenze più gravi a carico dei nuovi arrivati, oltre che dei residenti, anche dei Comuni circostanti e dei capoluoghi, che si trovano a dover far fronte a una repentina forte crescita di bisogni senza peraltro beneficiare delle risorse economiche generate dalla fiscalità locale”

- hanno avanzato invano alcune proposte di emendamento, che a me sembrano assai condivisibili, tra cui: 

  • - non assentire “... nuove previsioni di insediamenti logistici in territori in cui sono disponibili aree dismesse per la stessa funzione”

  • “divieto di proporre ambiti territoriali per la logistica all’interno delle aree agricole strategiche così come individuate dalle Province/Città Metropolitana” e comunque definire “...criteri compensativi che dovrebbero essere adottati nel caso gli insediamenti logistici occupassero ulteriore suolo libero (agricolo o naturale)”

  • “... applicazione della perequazione territoriale indicando misure di redistribuzione degli ‘oneri e onori’ prodotti dall’intervento tra tutti i Comuni interessati, nonché prevedere misure di definizione degli oneri capaci di equilibrare le distorsioni attuali nelle logiche economiche localizzative”

  • “abbassare la soglia” per la rilevanza sovracomunale da 3 ettari a 1 ettaro

  • e, direi soprattutto, allargare la … disciplina della presente legge anche ai ‘data center’, che, … espongono il territorio a forti pressioni trasformative, in particolare per quanto riguarda il consumo di suolo [aggiungerei anche di energia, minore ovviamente l’impatto sui trasporti], estendendo anche a questa tipologia di insediamenti gli obblighi di valutazione ambientale già previsti, per disciplina nazionale, sugli insediamenti logistici, oltre all’obbligo di riutilizzo di aree dismesse.


aldovecchi@hotmail.it 



Fonti:

  1. https://www.isprambiente.gov.it/files2024/area-stampa/comunicati-stampa/comunicato-stampa-ispra-cs-2024.pdf

  2. https://www.ilsole24ore.com/art/la-logistica-vale-541percento-pil-ma-stenta-trovare-personale-AFkmIoRB

  3. https://www.confindustria.it/home/notizie/Industria-Trasporti-Logistica-e-Infrastrutture-Confindustria-presenta-documento

  4. https://www.uominietrasporti.it/professione/89-e-lincidenza-della-logistica-sul-pil-russo-conftrasporto-scontiamo-ancora-un-deficit-di-attenzione/

  5. Aldo Vecchi - CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON ARTURO LANZANI - su UTOPIA21, maggio 2017 https://drive.google.com/file/d/1qt0BKmElvaDb5a7wIsUCtWD9TcchfEUl/view?usp=sharing

  6. https://urbanpromo.it/2024/eventi/leggi-sul-consumo-di-suolo/

  7. https://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/normelombardia/accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr002024080800015

  8. https://www.trasporti-italia.com/logistica/logistica-nuove-regole-insediamenti-logistici-lombardia/263019/

  9. https://pdregionelombardia.it/logistica-dopo-tre-anni-finalmente-una-legge-per-regolamentare-il-farwest/

  10. https://www.inu.it/wp-content/uploads/osservazioni-pdl-logistica-def-fdp-edit.pdf