domenica 8 settembre 2013

CUPERLO? OVVERO L'IRRESISTIBILE ASCESA DI MATTEO RENZI

L’impressione generale è dunque che Renzi possa vincere facilmente le prossime contese per la leadership del PD, siano esse formalizzate nell’atteso congresso od in improvvisate primarie per possibili elezioni anticipate.

Il nuovo consenso a Renzi, che raccoglie – oltre ai Renziani della prima ora – buona parte di base e vertici che nel 2012 sostennero Bersani, si fonda essenzialmente su 2 principi elementari (ma un po’ da stadio), e cioè che per vincere sia sufficiente
a)       cambiare allenatore
b)       fare “il contrario” di quando si è perso.
E che l’importante sia appunto vincere, non importa su quale programma.
Perché di buono, in questa fase, c’è che Renzi pare aver dimenticato tutta la vecchia squadra di intellettuali “neo-liberisti” (per raccontarla schematicamente), da Zingales a Ichino, da Davide Serra a Gori, e quindi sembra meno connotato in tal senso.
In compenso raccoglie molto consenso senza dire nulla di più di alcune ovvietà (è forse risorto come suo consulente Max Catalano?): che vuole un partito in cui non ci siano correnti (come abolirle non si sa) e che raccolga più iscritti e più voti anziché meno iscritti e meno voti.
Senza rispondere, per ora (diversamente dagli altri candidati ufficiali alla Segreteria), nemmeno alle sensate domande poste dal gruppo “Costituente delle idee” (Chiti-Damiano-Folena-Lucà, “corrente” che non si candida ma cerca di favorire il confronto) su lavoro, ambiente, pensioni, forma di governo.
(Inoltre, partendo dai fatti, può darsi che Firenze sia ben governata, come altri comuni, ma non mi risulta sia ridiventata una “novella Atene”).

L’irresistibilità dell’ascesa di Renzi sembra coronata dalla individuazione di Gianni Cuperlo, finora, come principale antagonista.
L’immagine storica e mediatica di Cuperlo è – purtroppo, al di là delle sue intenzioni – quella di un pallido prence di Danimarca, ultimo segretario della FIGC per giunta ed a lungo stagionato in “ufficio studi”, che velleitariamente cerchi di vendicare il rottamato padre politico D’Alema.
Né l’aiuta essere docente di comunicazione, perché francamente non buca per nulla lo schermo televisivo e anche su quello di Internet ci sono dei problemi: digitando “gianni cuperlo” su Google, passata l’omonima voce di Wikipedia, emerge un suo blog – non aggiornato - del 2008 e non il suo ultimo documento; sono pervenuto al suo nuovo sito solo passando attraverso il blog di Gad Lerner).

Poiché non credo che una linea politica ed una leadership si scelgano in base alla simpatia televisiva o al fascino di una foto-tessera (respingendo pertanto l’ironia qualunquista della stampa - vedi ad esempio Ceccarelli su Repubblica del 1° settembre - a carico di tutti i “documenti” pre-congressuali), ho diligentemente letto anche il testo di Cuperlo, e l’ho trovato diligentemente scritto, e con qualche eleganza.
Ma, ahimè, poco più di così.
La retorica è classicamente di sinistra (non è la raccolta di spot di Civati), con qualche visione internazionale (invero poco oltre Europa e Mediterraneo) e giuste venature anti-liberiste, e con la volontà di animare nuove speranze, ma mi sembra manchino:
- sia il coraggio di affrontare i limiti della sinistra europea riguardo al modello di sviluppo (sostenibilità a lungo termine della crescita quantitativa dell’Occidente a fronte della scarsità delle risorse ambientali e della equità distributiva verso gli ultimi del mondo),
- sia una concreta articolazione di obiettivi economici e sociali per la difficile situazione italiana.
Più precise sono le proposte relative alle istituzioni, italiane ed europee, ed al partito, ma a mio avviso non all’altezza della crisi drammatica della rappresentanza che è in atto (e pure correttamente rilevata da Cuperlo).
Culturalmente siamo dalle parti di Reichlin e di Barca (che pure ho ritenuto di criticare nei miei post), ma molto allungati in salsa ottimistica: “è tempo di crederci” “reagire per vivere meglio” “pensare un altro racconto”

Non ci vedo una solida alternativa al ciclone Renzi, ma tutt’al più un ”male minore”, forse utile a consolare e raggruppare i nostalgici del PCI rimasti nel PD, ma non a catalizzare i milioni di elettori persi a sinistra, che più della nostalgia soffrono di un forte scontento sociale e disorientamento ideale.

8 commenti:

  1. PERVENUTA VIA E-MAIL
    caro aldo, ho l'inpressione che di tutto questo ambaradan su chi sara il segretario del pd di chi sara candidato premier, di come finisce la telenovela di berlusconi, delle minchiate sparate via web da grillo, ai cittadini alle prese con la crisi e con tutti i problemi che ne derivano, non gli e ne può fregare di meno, e ti aggiungo che in questo momento che chi sia il leader del pd nnon me ne inporta niente, sta facendo bella figura letta che è l unico che tenta di parlare di cose concrete che incidono bene o male sulla vita di tutti i giorni.

    hasta T.

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    1. Caro T.,
      se anche smettiamo di occuparcene, "la politica" continuerà ad occuparsi di noi, e preferirei non fossero né Berlusconi, né Alfano (e neanche Renzi).
      Letta in genere non mi dispiace, ma non mi ha convinto quando ha ingoiato il rospo IMU (a nostre spese) proclamandolo rancio buono ed eccellente

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  2. PERVENUTO VIA E-MAIL
    condivido la tua analisi e, pur conoscendone i limiti personali sono quasi più tentato da Civati, che almeno ha qualche idea concretamente innovativa
    R.C.



    ciao R

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  3. PERVENUTA VIA E-MAIL
    Ho visto le tue note sul pd. Le condivido anche se sul povero Cuperlo sei stato un po' ingeneroso. A me piace e se potrò farlo lo sosterrò volentieri....peraltro non saprei di chi fidarmi.
    F.

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  4. PERVENUTO VIA FACE-BOOK
    "desolante ma condivisibile..."
    C.C.

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  5. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    ...........(OMISSIS)
    Con il deludente risultato elettorale e dopo l’umiliante performance sul presidente della repubblica, sono arrivati al pettine questioni di fondo che riguardano l’identità del PD, la sua collocazione politica e sociale, l’essere partito o federazione di correnti e di partitini. In parte, sono problemi già affrontati nello scorso congresso a cui erano state trovate soluzioni che, inspiegabilmente, non sono state applicate.
    Oggi, auspichiamo e ci impegneremo per fare del congresso il momento in cui ci si misurerà per una nuova linea, un nuovo PD e un nuovo gruppo dirigente, composto da giovani forze sperimentate, a cui spetterà prendere la direzione della politica e del partito. Senza deleterie rotture generazionali ma con innovazioni e rinnovamento vero. Ai giovani spetta dimostrare autorevolezza, autonomia e spirito unitario.
    E’ auspicabile che le forze con una impronta culturale autonoma e non subalterna al liberismo e alla politica plebiscitaria e personalistica, come Cuperlo, Fassina ed altri, si uniscano per aggregare quelle forze , laiche e cattoliche, disponibili far rinascere il PD e l’Italia.
    Rinascita che significa realizzare un partito autonomo, organizzato e unito nel pluralismo, non plebiscitario e né elettoralistico e correntizio, veramente degli iscritti e che rappresenti i valori del lavoro tutto, dei diritti civili e della responsabilità verso la natura. Al congresso occorre discutere e scegliere di fare un PD convinto del modello economico sociale di sviluppo sostenibile e sia parte attiva tra le forze antiliberiste, socialiste ed europeiste, impegnate a realizzare una nuova unità europea basata sul modello degli Stati uniti d’Europa, sul superamento del rigorismo delle destre, sull’economia verde e sul ruolo di pace nel Mediterraneo.
    Noi che nel pluralismo del PD siamo portatori delle identità socialiste, ecologiste, cattolico-sociali faremo la nostra parte per contribuire all’unità, alla compattezza identitaria e al rinnovamento culturale e generazionale combattendo per superare concezioni politiche personalistiche e plebiscitarie da cui nascono le correnti e che restringono la partecipazione libera e autonoma alla politica degli iscritti e di chi ci è vicino.
    Serve decidere di passare dall’attuale bailamme di federazione di correnti ad un partito, un partito-società, radicato e aperto nei luoghi di lavoro e di studio, nei territori, tra i ceti medi, i giovani e le donne. Presente nella rete e con un proprio sistema informativo di cui non è secondario il ruolo e la forza de L’Unità e di Europa e che andrebbero diversificati. L’analisi del voto ci dice che proprio i ceti sociali del lavoro, i giovani e le donne non si sentono rappresentati dal PD se non dopo il PdL e il M5S. Cosa inaudita per un partito popolare di sinistra. Ciò è spiegabile sia con l’aver svolto una politica moderata e cedevole alle forze centriste, sia per un appannamento dell’identità ideale e sociale. Serve un partito che abbia dei “padroni” effettivi e questi sono i democratici tutti, gli iscritti, che debbono essere messi nelle condizioni di discutere, fare politica e di sceglie i propri dirigenti, che selezionano le proprie forze di governo sulla base dell’esperienza, della specchiata moralità e della rappresentanza sociale. Le forze sono tante e disponibili ed è sbagliato dare o avere doppi incarichi.
    Rinnovare la nostra soggettività politica è essenziale per costruire una svolta democratica in Italia e per affrontare seriamente la recessione, creando lavoro per i giovani e le donne al sud e al nord, rilanciando con l’economia verde le politiche industriali, l’impresa e la manifattura, garantendo i diritti civili a tutte le persone, alle famiglie, alle coppie di fatto, ai giovani e agli anziani realizzando un civile stato sociale.
    ..........(OMISSIS)
    SERGIO GENTILI

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    1. Caro Gentili,
      condivido molte delle Tue affermazioni ed ho apprezzato il recente intervento sull'Unità con Ghezzi.
      Però, leggendo il documento di Cuperlo, vedo che l'ambiente sfuma a contorno, e i poveri del mondo si affacciano solo "di sguincio" nel Mediterraneo: la preoccupazione per le sorti del pianeta e dell'umanità (ma anche per la vita concreta di precari e disoccupati) non riescono a diventare l'asse portante né del Pd né della sua sinistra.
      Cordiali saluti.
      AV


      caro AV, la tua constatazione mi pare calzante e ne sono convinto da molto tempo. io ho scelto la via della battaglia politica e culturale per "aiutare" il PD, e pure Cuperlo. anche perchè non c'è più un sapere collettivo rappresentato da una persona ( più o meno leader) costruito attraverso una pratica democratica e partecipativa organizzata e detta partito. ma ovviamente questo vale per me.
      Cordialmente
      Sergio

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  6. PERVENUTO VIA E-MAIL

    Concordo su tutta la linea.
    V.

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