La scommessa di Renzi e Padoan
per uscire dalla crisi (in continuità sostanziale con la linea economica in
precedenza seguita da Prodi, con Ciampi e con Padoa Schioppa) è di tipo
“morbido”: sia pure con qualche accelerata (80 €, IRAP), si tratta di agire sul
“cuneo fiscale” del costo del lavoro
come stimolo a domanda ed offerta, rispettare i limiti europei del
deficit, cercando qualche abbuono (per investimenti e rientro dal debito), e
pagare gli interessi sul debito (di fatto moderatamente in crescita), confidando
che decrescano gli interessi ed aumentino gli investimenti privati “per buona
condotta” verso “i mercati” (ivi inclusa la riduzione delle garanzie ai
lavoratori dipendenti).
Anche se in molti campi si può
fare di meglio (ad esempio per distribuire diversamente il lavoro, coinvolgere
i giovani in un servizio civile ecc.), francamente non vedo per l’Italia molte
alternative strategiche “di sinistra”, fin tanto che non si abbia il coraggio
ed il consenso per aggredire le grandi fortune accumulate con una seria
patrimoniale e di ridiscutere gli assetti dei consumi iper-tassando il lusso.
Non credo invece che sia “di
sinistra”, né praticabile, una politica di stimolo e rilancio attraverso un
maggior deficit, e quindi un aumento del debito e degli interessi da pagare
annualmente, salvo enunciare che i debiti non li si vuol pagare più, perdendo
quindi ogni credito con interessi alle stelle: una sorta di economia di guerra
(come sarebbe comunque anche uscire dall’Euro), che si dovrà forse un giorno
subire, ma che credo non si possa auspicare.
Diverso è il caso della Grecia,
che all’economia di guerra già è stata
costretta dal suo maggior debito pregresso e dalle condizioni capestro
di tipo liberista imposte dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale,
Commissione Europea e BCE: quindi anche a nome nostro), invero con scarsi
risultati non solo di equità, ma anche di efficienza: con il che i nodi
politici vengono al pettine elettorale, dove pare che il consenso lascerà il
centro-destra filo-Troika in favore della sinistra di Siryza.
Mi sono pertanto un po’
addentrato nel programma di Siryza, la cui scommessa non può che essere di tipo
pesante, e cioè puntare su una diversa contrattazione del debito (che per la
Grecia è teoricamente possibile, perché il peso assoluto del suo debito e del
suo PIL sul totale europeo è marginale, come non è per l’Italia, tuttora la
terza economia dell’area Euro), ponendo come alternativa la totale insolvenza e
la fuga dall’Euro (avendo una base elettorale che può pensare ormai di non
poter stare peggio di così, vero o falso che sia).
Del programma di Siryza, in
italiano, ho trovato due versioni:
- una in 40 punti (fonti: Gad
Lerner e – quasi uguale – Rifondazione Comunista), un po’ tipo “lista della
spesa”, con molti buoni propositi di sinistra, assai piacevoli da leggersi e
forse più difficili da attuare, direi “formato propaganda per elettori”;
- l’altra, su Repubblica, più
articolata per capitoli di “entrata ed uscita”, volta meritoriamente a dimostrare (potenzialmente “ai mercati”:
“formato esportazione”) la sostenibilità economica delle diverse misure, sempre
sul presupposto che riesca la scommessa primaria della ri-contrattazione del
debito verso le banche europee ed il FMI.
Spigolando nel merito del
programma, oltra ad alcune pregiudiziali sacro-sante, come il ripristino del
salario minimo e della contrattazione collettiva (che mi vergogno siano stati
soppressi, anche in mio nome, per ordine della troika) ho trovato anche alcune
sviolinate demagogiche che non mi convincono affatto:
-
Corrente elettrica gratis alle famiglie
indigenti, fino ad un plafond di 300 Kwh al mese: poiché in famiglia consumiamo
solo 200 Kwh al mese, mi chiedo se invece di un plafond universale (che
potrebbe indurre allo spreco) non sia meglio un prezzo politico, fino ad un
plafond pro-capite, in modo tale da confermare comunque l’obiettivo ecologico
del risparmio di energia
-
Esclusione dall’imposta sugli immobili per tutte
le prime case (di qualunque valore e dimensione), escluse solo quelle di lusso
(sul tema mi sono già a lungo espresso, criticando duramente la politica di
Berlusconi su ICI ed IMU; confermo il mio pensiero anche sul conto di Alexis
Tsipras).
A proposito di “conto”, se ci
sarà una ristrutturazione del debito greco, il conto risultante lo dovremo
pagare pro quota tutti noi cittadini europei, e
mi pronuncio fin d’ora in favore di un equo abbuono (anche se la Troika
non chiederà il mio parere, come non l’ha chiesto in passato per imporre “lacrime
e sangue”); però mi spiacerebbe pagare più tasse perché i poveri greci
sprechino energia elettrica, i greci meno poveri non paghino la loro brava
IMI-ICI-TASI (sopra una adeguata soglia di esenzione), e con il dubbio che i
greci ricchi e falso-poveri continuino a non pagare le loro tasse (come i furbi
colleghi italici).