Qualche volta gli eventi mi
sembrano troppo grandi per un mio commento, o comunque già troppo commentati
per aggiungere ulteriori commenti.
Così è per gli attacchi
terroristici jihadisti di Parigi e per la massiccia risposta dei cittadini
francesi (ed europei e dintorni) a fianco delle loro istituzioni repubblicane.
Mi pare però che sia stata poco
approfondita la contraddizione tra la forte presenza nei media (ed anche
probabilmente in non poca parte del sentire comune) della linea forcaiola di
LePen e Salvini (contro tutti gli islamici e gli immigrati, con inni alla
guerra e alla pena di morte) ed la assai debole presenza di tali proposte nelle
piazze di Francia ed Italia:
-
Il Front National ridotto a manifestare a
Beaucaire (un po’ come manifestare a Vercelli, con rispetto parlando di tale
benemerita cittadina, a fronte di eventi di luogo e portata capitale)
-
Salvini auto-esiliato a volantinare contro il
progetto di una moschea al Palasharp di Milano (tra l’altro un vero e proprio non-luogo,
tra parchi, svincoli, bus-terminal e
parcheggi di interscambio, in cui gli islamici non potranno comunque disturbare
alcun vicinato).
Non so se i leader della destra
xenofoba hanno scelto di defilarsi per la fisica codardia (dei leaders o del
loro seguito) per nuovi attentati jihadisti o per la consapevolezza di non
essere all’altezza di confrontarsi con la mobilitazione democratica, laica ed
interreligiosa ormai lanciata con tempistica iniziativa al centro della Francia
e di cento città (anche se in Italia con
deboli proporzioni numeriche).
Per certo questo confronto
peserà, e resterà come importante punto a favore dell’Europa civile e
comunitaria, proprio addentro al “comune sentire”: c’è un’alternativa morale al
populismo becero.
Altra cosa sarà misurare gli effetti
in termini di consenso elettorale, perché – come hanno rilevato alcuni
protagonisti e molti commentatori, tra cui ad esempio Prodi e Ben Jelloun – c’è
ancora troppo da fare per tradurre la novità di questi buoni sentimenti in
serie politiche: in materia di immigrazione ed integrazione, di ordine
democratico e soprattutto di nuovo ordine economico (a partire dalle scelte che
stanno sul tavolo europeo in queste settimane, dalle caute aperture di Juncker
sull’austerità alle caute manovre monetarie di Draghi, fino al duro scontro tra
l’incauta linea della Troika in Grecia e la giustamente incauta potenziale
risposta di Siryza e dei suoi elettori), nonché in materia di
politica estera (e militare?).
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