In attesa che sull’Italicum si
pronunci la Corte Costituzionale (anche riguardo a importanti nodi come le liste
bloccate e le candidature plurime) e si riaprano decisive discussioni in
Parlamento, mi permetto di ricordare che, nel
mio molto piccolo, mi ero permesso di dubitare della sproporzione tra voti
di lista e premio di maggioranza in caso
(per ora teorico o potenziale) di forte frammentazione del quadro politico (ad
esempio con ballottaggio tra due liste prime arrivate, ciascuna con meno del
20% dei voti al primo turno): diversi sono i possibili correttivi, che ora non
riprendo.
Era però chiaro da subito, anche
tra coloro che l’Italicum l’hanno approvato (magari perché “costretti”, fino ad un certo punto di costrizione però
direi, dal voto di fiducia) che la situazione politica a cui si sarebbe
applicata a breve la nuova legge non era affatto “bipolare”, ma quanto meno
“tripolare”, quale era stato l’esito delle ultime elezioni parlamentari del
2013 (quelle “non-vinte” da Bersani, in competizione con M5Stelle, e
centro-destra + Monti).
Ed in una situazione tripolare,
con 3 proposte politiche attorno al 30% al primo turno, il ricorso al
ballottaggio, con scelta finale affidata agli elettori, mi sembra tuttora
meglio dell’obbligo ad innaturali “grandi coalizioni”.
Anche se il rischio è che vincano i 5Stelle, se agli
elettori continueranno a piacere dopo i brillanti successi mostrati al Comune
di Roma.
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