Mentre il rapporto
ISTAT “BES 2023”, attraverso gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, e
con nuovi approfondimenti, attesta contradditorie tendenze dell’Italia
post-Covid, è interessante anche osservare l’edizione 2024 del rapporto del
Ministero Economia e Finanza sui principali indicatori BES, in relazione alle
politiche in atto.
Sommario:
-
il bilancio tra
miglioramenti e peggioramenti
-
una selezione sui
principali indicatori, relativi a salute - istruzione – lavoro – benessere
economico – ambiente
-
la relazione del
Ministro dell’Economia e Finanza sugli indicatori BES per il 2024
-
APPENDICE
I - la news-letter riassuntiva
dell’Asvis
- APPENDICE II - estratto dal rapporto Istat Bes
2023: mortalità “evitabile”, per titolo di studio, genere e territorio
- APPENDICE III: estratto dal rapporto Istat Bes
2023: rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli piccoli e
senza figli
- APPENDICE IV: estratti dalla Relazione del
Ministro dell’Economia e Finanza sugli indicatori BES per il 2024
nota: in corsivo le
frasi elaborate dallo scrivente
Per quanto riguarda
l’impostazione generale del rapporto annuaIe ISTAT sul “Benessere Equo e
Sostenibile” 1 ed anche per le mie valutazioni su questo tipo di
ricerche multifattoriali rimando ai precedenti articoli in materia 2.
Per una rapida visione
di insieme del Rapporto 2023, rimando in Appendice I alla news-letter
dell’Asvis [A], a firma di Flavia
Belladonna 3.
IL BILANCIO TRA
MIGLIORAMENTI E PEGGIORAMENTI
DaI capitolo
introduttivo del Rapporto 2023, per riepilogare un bilancio complessivo tra miglioramenti
e peggioramenti, rispetto al Rapporto 2022, traggo le seguenti figure:
-
figura 1, che raffronto
alla analoga figura del Rapporto 2022 (alla pagina seguente: sopra il 2023,
sotto il 2022) sul confonto diretto tra Italia ed Europa riguardo agli
“indicatori di benessere” disponibili, che nel Rapporto 2023 vede l’Italia “in
vantaggio” per undici voci (cinque nel
2022) ed “in svantaggio” per altre ventuno (diciannove nel 2022), mentre
quattro risultano “in pareggio” (due nel 2022): si segnala che i valori sono
riferiti all’ultimo anno di rilevamento, che per il Rapporto può essere il 2023
oppure a volte il 2022 (e così in parallelo per il precedente Rapporto)
-
figura 2, che evidenzia
quanti indicatori risultano in miglioramento dal Rapporto 2022 al Rapporto 2023
all’interno di ogni “dominio” (colore verde) e quanti invece risultano in
peggioramento (colore rosso; grigio per gli indicatori con valori stabili),
scomponendo inoltre il conteggio per le grandi ripartizioni geografiche
Nord-Cento-Sud e Isole: a colpo d’occhio il “verde” prevale, ma solo per
l’intera Italia e per il Nord, non per Centro e Mezzogiorno; inoltre si tratta
dei valori di variazione annuale in una fase di ripresa post-pandemia, che
vanno confrontati anche con i valori pre-Covid (2019), come correttamente
avviene nello svolgimento analitico di gran parte del Rapporto.
UNA SELEZIONE SUI PRINCIPALI INDICATORI, RELATIVI A SALUTE
- ISTRUZIONE – LAVORO – BENESSERE ECONOMICO – AMBIENTE:
La
presente selezione, più ampia di quella da me operata sul rapporto 2022,
include circa 25 indicatori (sui 152 trattati nelle 300 pagine del Rapporto
2023), distribuiti in cinque dei 12 domini affrontati dall’ISTAT: oltre ad aver
scelto gli argomenti che sembrano a me di maggior importanza, ed in numero
consono agli orizzonti di questo articolo, ho ritenuto di privilegiare dati di
carattere oggettivo rispetto alle componenti più soggettive delle ricerche (del
tipo salute percepita, insicurezza, disagio per il degrado ambientale), che
sono indubbiamente affascinanti, ma meno adatte a rapidi confronti quantitativi
e diacronici.
SALUTE
-
durata di vita media
L’Italia “nel 2022 risulta … al
quarto posto con 82,8 anni, dopo Spagna (83,2), Svezia (83,1) e Lussemburgo
(83,0)” (media europea inferiore ad 81, mentre
i divari interni oscillano tra 84,6 anni in Provincia di Trento, 81,4 in
Campania); nel 2021 l’Italia con 82,5 anni era al 3° posto, con maggiori divari
interni (84 anni in Provincia di Trento,
79 in Campania); nel 2019 la durata media era di 83,6, nel 2023 (dato ancora
provvisorio) si attesta a 83,1.
-
anziani in cattive
condizioni di salute
“Tra
gli anziani, dai 75 anni, le persone in condizione di multicronicità e con
gravi limitazioni sono passate dal 47,8% del 2021 al 49,0% del 2022, tornando
al livello del 2019”.
-
medici di base con più
di 1500 assistiti
“Molto
elevata la quota di Medici di Medicina Generale con più di 1.500 assistiti
(limite superiore fissato dalla normativa nazionale vigente), che dal 27,3% del
2012 è aumentata al 47,7% nel 2022. Questo indicatore presenta una spiccata
variabilità territoriale, con quasi 34 punti percentuali di differenza tra il
61,7% registrato nel Nord-ovest (71,0% in Lombardia) e il 27,8% delle Isole
(22,4% in Sicilia).”
-
rinuncia a visite
mediche per troppa attesa e/o costi elevati
-
mortalità evitabile,
prevenibile e trattabile
In Appendice II riporto
per intero il paragrafo del Rapporto che - basandosi su dati del 2020 –
analizza in modo originale e raffinato le cause di “mortalità prevedibile”
derivanti da carenze di prevenzione o di cura, articolate per genere, livello
di istruzione e territorio, che mostra divari variamente intrecciati tra le
polarità discendenti donna/uomo, alta/bassa istruzione (il che assomiglia molto
anche a alto/basso reddito), NordEst/Sud e Isole.
ISTRUZIONE
-
giovani che non
studiano e non lavorano (NEET)
“Nel 2023, sul totale dei 15-29enni la quota
di NEET è del 16,1% “ Erano il 19% nel
2022 (media Europea crica 14%) ed il 22% nel 2019. Però “…quattro regioni del Mezzogiorno presentano tuttavia valori
superiori al 20%: la Sicilia con il 27,9% di NEET, la Calabria con il 27,2%, la
Campania con il 26,9% e la Puglia con il 22,2%.
-
diplomati (sul totale
della popolazione tra 25 e 64 anni)
“Il
65,5% delle persone di 25-64 anni ha almeno una qualifica o un diploma
secondario superiore (+2,5 punti percentuali rispetto al 2022” e contro una media europea del 79,5%).
Tra
le donne sono il 68,0% mentre tra gli uomini il 62,9%.
-
competenze digitali
“Nel
2023 rimangono sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente le
competenze digitali della popolazione di 16-74 anni: il 45,9% le ha almeno di
base.
…Le
regioni in migliore posizione in questo ambito sono la provincia autonoma di
Trento (56,8%), la Lombardia (53,4%), l’Emilia Romagna e il Lazio (entrambe con
il 51,5%).
In
fondo alla graduatoria si collocano la Calabria (32,2%) e la Campania (32,5%).”
-
competenze studenti
terza media
“I
livelli delle competenze alfabetiche in italiano, sia quelle numeriche in
matematica degli studenti della terza classe della scuola secondaria di primo
grado mostrano invece un peggioramento rispetto al 2019. I dati del 2023
indicano che il 38,5% degli studenti non raggiunge le competenze adeguate in
italiano (era il 35,2% nel 2019), e il 44,2% non raggiunge le competenze di
base in matematica (il 39,6% nel 2019).”
LAVORO
-
tasso di occupazione (e
divario di genere)
“Il
tasso di occupazione delle persone tra 20 e 64 anni, … cresce di 1,5 punti
percentuali rispetto al 2022 e raggiunge il 66,3%2, ma resta circa 10 punti inferiore a quello medio europeo A determinare
questa distanza è soprattutto il tasso di occupazione femminile, più basso di
quello della media europea (di oltre 14 punti nel 2022).
“Il
tasso di occupazione raggiunge il 76,0% per la componente maschile e il 56,5%
per quella femminile. Il divario di genere presenta una lieve riduzione, pur
restando molto elevato (19,5 punti percentuali, -0,3 rispetto al 2022).”
-
contratti a tempo
determinato
“Nel 2023, i dipendenti a termine
registrano un calo del 2,4% e scendono poco al di sotto dei 3 milioni”, su un totale di oltre 18 milioni di
lavoratori dipendenti.
La riduzione degli occupati a termine
riguarda esclusivamente la componente degli occupati con lavoro a termine da
meno di cinque anni, aumentano invece quanti svolgono un lavoro a termine da
cinque anni e più.
-
lavoratori “sovraistruiti”
“Anche
nel 2023 aumenta la quota di occupati sovraistruiti, ovvero con un titolo di
studio superiore a quello più richiesto per svolgere la professione esercitata,
che si attesta al 27,1%”; era il 26% nel
2022.
Il fenomeno, più
diffuso tra le donne, è particolarmente concentrato nella classe dei più
giovani tra i 15-24 anni.
Negli
ultimi anni ha cominciato a interessare marcatamente anche gli occupati più
anziani: dal 2019 al 2023, la quota di sovraistruiti tra i 45-54enni è passata
dal 19,6% al 23,8%.
-
part time involontario
“Nel
2023 prosegue per il quarto anno consecutivo il calo della quota di occupati in
part time involontario, ovvero quanti dichiarano di lavorare part time perché
non sono riusciti a trovare un lavoro a tempo pieno sul totale degli occupati.
La misura si attesta al 9,6% (-0,7 punti percentuali rispetto al 2022…).
Nonostante
l’indicatore diminuisca soprattutto per la componente femminile (-0,9 punti
rispetto a -0,5 degli uomini), la quota di part time involontario tra le donne
occupate è ancora tripla rispetto a quella degli uomini (15,6% contro 5,1% …) e
rappresenta circa la metà delle donne occupate in lavori part time.”
-
infortuni mortali o con
inabilità permanente
In
calo il tasso di infortuni mortali e di inabilità permanente, che passa da 11,1
infortuni mortali e con inabilità permanente per 10.000 occupati nel 2021 a
10,0 per 10.000 occupati nel 2022.
-
rapporto tra il tasso
di occupazione delle donne con figli piccoli e senza figli
In Appendice III
riporto per intero il paragrafo del Rapporto 2023 che approfondisce questo
indicatore, differenziandolo per livelli di istruzione e per territorio.
BENESSERE ECONOMICO
-
povertà assoluta
“Gli
indicatori relativi al dominio Benessere economico presentano in larga parte un
miglioramento rispetto all’anno precedente e, in alcuni casi, anche rispetto al
2019.
Unica
eccezione l’indicatore di povertà assoluta, che resta sostanzialmente stabile
tra il 2022 e il 2023” (9,8%) “ - per
effetto della dinamica inflattiva che ha determinato una perdita del potere
d’acquisto delle famiglie - ma peggiora rispetto alla situazione pre-pandemia.
…la
serie storica dei dati … mostra, infatti, una crescita dell’incidenza
individuale a partire dal 7,6% del 2019. Questo dato era in flessione rispetto
al 2018 per effetto, in larga parte, dell’introduzione del Reddito di
cittadinanza di cui a partire dal secondo trimestre del 2019 avevano
beneficiato circa un milione di famiglie. Nel 2020 l’incidenza individuale
della povertà assoluta balza al 9,1%, mantenendosi stabile nel 2021. Oltre che
dalla crisi economica, la dinamica del biennio pandemico è stata influenzata
dalle misure restrittive che hanno inciso sul calo dei consumi e sui
comportamenti di spesa delle famiglie nei mesi più difficili della pandemia.
Nel 2022 l’incidenza torna a crescere arrivando al 9,7%, in larga misura a
causa della forte accelerazione dell’inflazione che ha colpito in maniera più
dura le famiglie meno abbienti. Le spese di queste ultime non sono riuscite,
infatti, a tenere il passo con l’aumento dei prezzi, incluso quello dei beni e
servizi essenziali considerati nel paniere della povertà assoluta.”
-
disuguaglianza tra i
redditi (miglior 20% rispetto al peggior 20% di popolazione)
“Nel
2021 l’indice di disuguaglianza del reddito netto si riduce rispetto all’anno
precedente, attestandosi sul valore di 5,6 (-5,1%, era 5,9 nel 2020), un
livello lievemente inferiore anche a quello osservato nel 2019 (5,7). L’impatto
delle misure di sostegno al reddito (strumenti ordinari – Reddito di
cittadinanza – e straordinari – trasferimenti emergenziali) introdotte al fine
di contenere i livelli di povertà e disuguaglianza, è stato rilevante
soprattutto durante la pandemia: in assenza di trasferimenti alle famiglie
l’indice di disuguaglianza nel 2021 sarebbe risultato pari a 6,4, valore molto
superiore a quello osservato.”
“…Nelle
regioni del Mezzogiorno il rischio di povertà più elevato si associa anche a
valori più alti dell’indice di disuguaglianza, ossia il rapporto tra il reddito
posseduto dal 20% più ricco della popolazione … e il 20% più povero …, che
supera il valore medio dell’Italia (5,6) in Calabria e Campania (5,9) e in
Sicilia (6,0).”
Un aggiornamento con
stime sull’indice di disuguaglianza per il 2022 ed il 2023 è contenuto nell’Appendice
IV-
-
quota di popolazione a
rischio di povertà
“Rimane
invece sostanzialmente stabile rispetto ai tre anni precedenti la quota di
popolazione a rischio di povertà, pari nel 2022 al 20,1%. Profonde differenze
territoriali sono messe in evidenza anche dall’indicatore di rischio di
povertà, calcolato sui redditi del 2021: a fronte del 20,1% di persone con un
reddito netto equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente
mediano osservato a livello nazionale, in Sicilia e Campania il fenomeno arriva
a interessare circa il 37% della popolazione …
-
deprivazione abitativa
e costi abitativi
La percentuale di
persone che vivono in grave deprivazione abitativa, cioè in abitazioni
sovraffollate o in alloggi privi di alcuni servizi e con problemi strutturali
(soffitti, infissi, ecc.) “si attesta su
livelli solo lievemente superiori a quelli registrati prima del COVID (5,2%
rispetto a 5,9% del 2021 e a 5,0% nel 2019).
Rispetto
agli anni precedenti diminuisce anche l’indicatore di sovraccarico del costo
dell’abitazione, che risulta difficilmente sostenibile per il 6,6% della
popolazione (si attestava a 7,2% nel 2021 e a 8,7% nel 2019)”.
AMBIENTE
“Le molteplici azioni messe in campo
nel nostro Paese per avviare la transizione non hanno prodotto ancora i
risultati auspicati. Diversi indicatori mostrano come la ripresa delle attività
economiche e sociali, successiva alla crisi pandemica, abbia concorso all’aumento
delle pressioni sull’ambiente e – conseguentemente – dello stato dell’ambiente
stesso.”
-
qualità dell’aria
“In particolare nel 2022, rispetto
all’anno precedente, peggiora la qualità dell’aria (76,2%
di superamenti della soglia di
riferimento, contro il 71,7% del 2021), dopo un periodo di
costante miglioramento; “
-
emissioni di CO2
“aumentano le emissioni di CO2,
che tornano ai livelli del 2019 (7,3 tonnellate per abitante in entrambi gli
anni);”
-
consumo di materie prime
“cresce il consumo di materiale
interno (516 milioni di tonnellate, contro 505 del 2021 e 499,5 del 2019)”
-
energia da fonti rinnovabili
“diminuisce la produzione di energia
da fonti rinnovabili (30,7% di energia consumata da fonti rinnovabili, contro
il 35,1% del 2021 e il 34,9% del 2019)”
-
consumo di suolo
“Inoltre non migliora il consumo di
suolo (7,14% della superficie complessiva, contro il 7,11% nel 2021 e 7,07% nel
2019).”
LA RELAZIONE DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E FINANZE SUGLI
INDICATORI BES PER IL 2024
L’intreccio tra i rapporti Istat sul BES ed il processo di
aggiornamento della legislazione di bilancio è ben chiarito dalla stessa
Relazione del Ministro per l’Economia e la Finanza “Relazione sugli Indicatori
di Benessere Equo e Sostenibile 2024” 5, presentata al Parlamento lo
scorso 2 marzo 2024 (e che pertanto ancora non poteva disporre dei dati
relativi al 2023 contenuti nell’ultimi rapporto Istat/BES), di cui riproduco
estratti nell’ APPENDICE IV
Riporto di seguito invece la tabella riassuntiva, che indica
per ciascuno dei dodici indicatori l’andamento recente, e per solo nove di essi
quello previsto fino al 2026 (osservando che la scelta di soli 12 indicatori
rispetto ai 152 trattati dall’Istat – definita nel 2016 dalle norme sul
Bilancio dello Stato - ne rende più aleatoria la rappresentatività rispetto
all’insieme dei fenomeni socio-economici, ma più leggibile la visione di
insieme).
Nell’APPENDICE IV estraggo alcuni passi della Relazione
del MEF riferiti agli indicatori “DISUGUAGLIANZA DEL REDDITO NETTO” e “POVERTA’
ASSOLUTA”, passi che ritengo significativi rispetto ad un duplice atteggiamento
del Ministero Economia e Finanza:
-
da un lato una raffinata competenza econometrica, anche
previsionale (a fianco dell’Istat e di altri organi dello Stato), estesa agli
aspetti sociali ed ambientali (con qualche eccesso di ottimismo, a mio avviso,
ad esempio sulla efficacia dei provvedimenti che hanno sostituito in parte il
Reddito di Cittadinanza)
-
dall’altro una sorta di trasparente e consapevole (forse
cinica) indifferenza a fronte del permanere o talora dell’aggravarsi di pesanti
criticità, quali per l’appunto la povertà assoluta, mentre si dà conto di come
gran parte delle politiche governative siano in tutt’altra direzione
indirizzate (infatti “incidono prevalentemente sulla parte medio-alta della
distribuzione dei redditi”).
Ciò appare più grave in considerazione del non-detto sia
di questa Relazione, sia del successivo Documento di Economia e Finanza DEF
2024-2026, e cioè che non sono individuate le risorse né per ripetere i
provvedimenti principali per il 2024, come la riduzione del “cuneo fiscale”, né
tanro meno per affrontare le nuove regole del Patto di Stabilità europeo in
termini di deficit e di debito pubblico.
DALLE PAGINE SUCCESSIVE LE SEGUENTI APPENDICI:
-
APPENDICE
I - LA NEWS-LETTER RIASSUNTIVA
DELL’ASVIS
- APPENDICE II - ESTRATTO DAL RAPPORTO ISTAT BES
2023: MORTALITÀ “EVITABILE”, PER TITOLO DI STUDIO, GENERE E TERRITORIO
- APPENDICE III: ESTRATTO DAL RAPPORTO ISTAT BES
2023: RAPPORTO TRA IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI PICCOLI E
SENZA FIGLI
- APPENDICE IV: ESTRATTI DALLA RELAZIONE DEL
MINISTRO DELL’ECONOMIA E FINANZA SUGLI INDICATORI BES PER IL 2024
Fonti:
2.
Aldo Vecchi - IL B.E.S. COMPIE 10 ANNI (MA PASSA
INOSSERVATO)- su Utopia21, maggio 2022 https://drive.google.com/file/d/1BBIzX56j7zfpCfH_W6aYVJFLUPrvFjGK/view?usp=sharing
3. Flavia Belladonna - LE POLITICHE AMBIENTALI SONO IL
TALLONE D’ACHILLE DEL PAESE – su newsletter Asvis, 19 aprile 2024 - https://mailchi.mp/asvis/6k3xdxoma1-764039
APPENDICE
I - LA NEWS-LETTER RIASSUNTIVA
DELL’ASVIS
“Giunto alla sua undicesima edizione e presentato … a Roma il 17
aprile, il Rapporto fa il punto attraverso 152 indicatori sulla trasformazione
del benessere nei 12 differenti domini che lo compongono, ovvero:
salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza;
benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione,
ricerca e creatività; qualità dei servizi.
Come
procede dunque l’Italia? Partiamo dalle buone notizie.
Innanzitutto, aumenta il benessere generale: circa la metà dei 129
indicatori (su 152) per cui è possibile il confronto, infatti, è migliorato
rispetto all'anno precedente, mentre il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8%
risulta stabile.
In
particolare, sale la speranza di vita, pari a 83,1 anni e in
aumento rispetto al 2022 (82,3), sebbene si riduca invece la speranza di vita
in buona salute che raggiunge nel 2023 i 59,2 anni, rispetto ai 60,1 del
2022. Bene anche il lavoro, con più occupati tra i 20 e i 64
anni (+1,8% rispetto al 2022), ma con un lieve rallentamento rispetto all'anno
precedente, e un tasso di occupazione che raggiunge il 66,3% (+1,5 punti
percentuali rispetto al 2022). E ancora, progressi per la maggior parte degli
indicatori relativi all’istruzione, in particolare si segnala
l’incremento della popolazione con un titolo di studio più elevato, la
riduzione della quota di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) scesi
dal 19% del 2022 al 16,1% nel 2023 e il calo dell’uscita precoce dal sistema di
istruzione e formazione.
Il nodo più critico riguarda invece le questioni
ambientali: soltanto 4 dei 16 indicatori del dominio “Ambiente” migliorano
nell’ultimo anno, a fronte dei sette che peggiorano. In particolare,
aumentano le emissioni di CO2, che tornano ai livelli del
2019, e si aggrava l’inquinamento atmosferico, che causa ogni anno
47mila morti premature da PM2,5 (una questione che richiede serie misure
strutturali…). Peggiorano anche le temperature e il
conseguente rischio siccità, con 42 giorni di caldo intenso (+36
rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) e 29 giorni consecutivi senza
pioggia a livello nazionale (+5,5 giorni). Crescono il consumo di
materia e quello di suolo, un fenomeno quest’ultimo che l’ASviS chiede da
tempo di arrestare attraverso una normativa quadro di livello nazionale e altre
misure …. Non migliora la dispersione di acqua potabile dalle
reti comunali di distribuzione (42,4% dell’acqua immessa in rete) …
…Oltre alle criticità ambientali va posta l’attenzione
sulle disuguaglianze territoriali: il documento evidenzia come
le Regioni del Nord-Est si caratterizzino per maggiori livelli
di benessere, con oltre la metà degli indicatori nelle due classi di benessere
più elevate, mentre quelle del Mezzogiorno presentino una
situazione invertita, con oltre il 55% degli indicatori nelle classi bassa e
medio-bassa.
Guardando
invece alle criticità a livello nazionale, dopo l’ambiente preoccupa
particolarmente il tema della sicurezza, che vede
peggioramenti per ben 5 indicatori su 7: si deteriorano gli indicatori relativi
a omicidi volontari, furti in abitazioni, borseggi e rapine, e aumenta la percezione
del rischio di criminalità nella zona in cui si vive (+1,4 punti
percentuali rispetto al 2022, arrivando al 23,3% di famiglie che ritengono la
propria zona sia molto o abbastanza a rischio).
In tema
di salute aumentano le persone (4,5 milioni nel 2023) che
rinunciano a visite mediche ed esami per problemi economici, di difficoltà di
accesso o di liste d’attesa (in quest’ultimo caso c’è stato un raddoppio di
rinunce). Tutte sfide che richiedono un riorientamento del nostro sistema
sanitario... Per quel che riguarda la parità di genere, invece,
continua ad aumentare il divario tra uomini e donne in termini di soddisfazione
per la vita, con il 48,7% della componente maschile che si dichiara “molto
soddisfatta”, a fronte del 44,8% di quella femminile. Male le competenze
dei giovani: il 38,5% degli studenti del terzo e ultimo anno delle
secondarie di primo grado non raggiunge la sufficienza per le competenze in
italiano (era il 35,2% nel 2019) e il 44,2% in matematica (39,6% nel 2019).
Calano, infine, la partecipazione civica e politica e la lettura
di libri e quotidiani.”
APPENDICE
II - ESTRATTO DAL RAPPORTO ISTAT BES 2023: MORTALITÀ “EVITABILE”, PER TITOLO
DI STUDIO, GENERE E TERRITORIO
“La
riduzione delle disuguaglianze socioeconomiche nella salute rappresenta un
obiettivo importante della politica sanitaria italiana ed è uno dei pilastri
del Piano Nazionale della Prevenzione. È stato osservato che la mortalità è
solitamente più elevata tra le persone in condizioni socio-economiche
svantaggiate, indipendentemente dal livello di sviluppo del Paese.
Per
la prima volta, si sono potuti analizzare gli indicatori di mortalità del Bes
declinandoli per titolo di studio, variabile considerata la migliore proxy
disponibile della condizione socio-economica essendo fortemente correlata con
altre misure di posizione sociale…
La
Figura A rappresenta le differenze territoriali della mortalità evitabile,
scomposta nelle sue due componenti, prevenibile e trattabile, sia per sesso sia
per titolo di studio, rispetto ai valori medi nazionali.
Il
primo elemento che emerge è una netta separazione tra la nuvola dei punti della
popolazione femminile e quella maschile, indicante una mortalità sempre
maggiore di questi ultimi rispetto alle prime. Dall’analisi della nuvola della
popolazione femminile si evidenzia una distribuzione dei punti più distesa
sull’asse della trattabile e più schiacciata su quello della mortalità prevenibile,
indicando quindi una minore variabilità territoriale e sociale per questa
seconda componente rispetto alla prima.
Per
gli uomini invece, la nuvola è più estesa rispetto a entrambi gli assi
denotando una maggiore variabilità delle disuguaglianze sociali e territoriali
in confronto alle donne, fatta eccezione per i più istruiti per i quali le
differenze geografiche della mortalità prevenibile sono molto contenute. In
generale, quando i livelli di istruzione sono più elevati le disuguaglianze territoriali
nella mortalità evitabile si riducono
Si
osserva in generale un aumento della mortalità, sia prevenibile sia trattabile,
al diminuire del livello d’istruzione. I maschi presentano una mortalità
prevenibile sempre più alta di quella delle femmine, mentre per la mortalità
trattabile questa differenza di genere si riscontra per i livelli di istruzione
più bassi e scompare quando si considera il livello di istruzione più elevato
(stesse coordinate sull’asse delle ascisse). Questa dinamica può essere spiegata
dal fatto che la mortalità prevenibile, a differenza della trattabile, dipende
non solo dalla qualità degli interventi di salute pubblica, ma anche dai
diversi stili di vita e comportamenti a rischio, che sono spesso più comuni tra
gli uomini. I maschi con un basso titolo di studio che vivono al Sud e nelle
Isole hanno i più alti tassi di mortalità trattabile rispetto alla media
italiana, quelli che vivono al Nord-ovest hanno i più alti tassi di mortalità
prevenibile, dato determinato in parte dalla mortalità per COVID-19 che, nel
2020, si è concentrata soprattutto in quest’area.
Le
donne che vivono nel Nord-est con titolo di studio alto hanno in assoluto la
mortalità trattabile e prevenibile più bassa d’Italia. I maschi che vivono nel
Nord-est con un livello di istruzione elementare hanno una mortalità trattabile
più bassa dei maschi con licenza media che vivono al Sud o delle femmine con la
licenza elementare che vivono nelle Isole. Le Isole sono l’area italiana in cui
le disuguaglianze per titolo di studio sono più marcate.”
APPENDICE
III - ESTRATTO DAL RAPPORTO ISTAT BES 2023: RAPPORTO TRA IL TASSO DI
OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI PICCOLI E SENZA FIGLI
“I
tassi di occupazione per le donne tra i 25 e i 49 anni, sia nel caso in cui abbiano
almeno un figlio con meno di 6 anni sia senza figli, continuano a crescere,
dopo il calo registrato nel 2020 (Figura 5). Il valore del tasso è nettamente
più alto per le donne senza figli (77,5% nel 2023, +0,9 punti percentuali
rispetto al 2022) superando di oltre 20 punti percentuali quello delle donne
con figli tra 0 e 5 anni (pari al 56,6% nel 2023, +1,1 punti percentuali in più
rispetto all’anno precedente). Per monitorare l’evoluzione di questo divario si
utilizza come indicatore il rapporto tra i due tassi (con al denominatore
quello delle donne senza figli) moltiplicato per cento: tanto più ci si
allontana da 100, quanto più ampio è lo svantaggio in termini di occupazione
delle donne con figli piccoli. A livello medio nazionale, l’indicatore è pari a
73,0 nel 2023 ed è pressoché stabile dal 2021. Il valore più basso si osserva
nel Mezzogiorno (66,6), dove crescono lievemente rispetto al 2022 entrambi i
tassi che compongono l’indicatore, ma rimangono comunque su valori di molto
inferiori rispetto alle altre ripartizioni. Ciò si deve soprattutto al tasso di
occupazione delle donne con figli piccoli, che è particolarmente più basso
rispetto alle altre ripartizioni (38,0% nel Mezzogiorno contro il 66,9% nel
Nord e il 64,4% nel Centro). Nel Centro continua ad aumentare la distanza tra i
due tassi, e il rapporto diminuisce (dal 79,8 nel 2022 al 78,5) in ragione
dell’incremento del tasso di occupazione delle donne senza figli (82,1%, +2,6
punti percentuali) superiore rispetto a quelle con almeno un figlio tra 0 e 5
anni (64,4%, +1,0 punto percentuale). Nel Nord il rapporto aumenta di poco (da
77,8 a78,6), con i tassi che registrano un incremento rispetto al 2022
inferiore per le donne senza figli (85,2%, +0,6 punti percentuali) rispetto
alle donne con figli piccoli (66,9%, +1,2).
Il
valore è più basso per le donne più giovani (per quelle di 25-34 anni è pari a
60,0), mentre aumenta al crescere dell’età (passa a 80,5 per le donne di 35-44
anni e a 87,7 per quelle di 45-49 anni).
Il
livello di istruzione della donna rimane un fattore discriminante per il
contenimento di questi divari: il rapporto raggiunge quota 91,1 per le donne
con almeno la laurea, è di 69,3 per quelle che hanno un titolo di studio
secondario superiore, mentre crolla a 49,0 se hanno al massimo la licenza
media.”
APPENDICE
IV: ESTRATTI DALLA RELAZIONE DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E FINANZA SUGLI
INDICATORI BES PER IL 2024
“L’Allegato BES al DEF 2023 descriveva
l’andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile fino al 2022 (ove
disponibili) e, tenendo conto del Quadro Macroeconomico tendenziale e
programmatico definito nel DEF 2023, nonché di apposite valutazioni di impatto,
tracciava la possibile evoluzione degli stessi nel periodo 2023-2026, in
coerenza con il ciclo di programmazione economico-finanziaria.
La Relazione 2024 identifica le misure più
rilevanti contenute nella legge di Bilancio 2024 rispetto a un sistema di
dodici indicatori (dashboard) rappresentativi di otto domini del benessere equo
e sostenibile (BES) e descrive lo stato di avanzamento compiuto negli ultimi
anni dal Paese rispetto a tali indicatori. Nello specifico, sulla base dei più
recenti dati disponibili forniti da Istat, si offre un’approfondita disamina e
un aggiornamento, rispetto all’Allegato BES al DEF 2023, dell’andamento degli
indicatori fino al 2022. Inoltre, sulla base dei modelli a disposizione del
Ministero dell’economia e delle finanze (MEF), di un apposito aggiornamento del
Quadro Macroeconomico alla luce della legge di Bilancio 2024 e delle [tendenze] esogene internazionali,
nonché di valutazioni di impatto relative a specifiche misure in essa
contenute, per nove indicatori si fornisce la previsione dell’andamento per il
periodo 2023-2026.
Il documento è composto di tre capitoli. Nel
Capitolo I, oltre alle considerazioni preliminari di carattere introduttivo, si
riporta l’elenco dei dodici indicatori BES e la sintesi dei principali
risultati dell’analisi contenuta nella Relazione BES 2024. Nel Capitolo II si
fornisce una breve sintesi delle principali misure contenute nella legge di
Bilancio 2024 rilevanti per l’andamento dei 12 indicatori BES, una tavola
riassuntiva di tutte le misure che possono incidere su tali indicatori … Il
Capitolo III dedica a ciascun indicatore BES un paragrafo che include
un’analisi statistica descrittiva e fornisce, per i nove indicatori per cui è
possibile effettuare delle previsioni o delle valutazioni di impatto,
l’andamento stimato nel periodo 2023-2026…”
“III. 2. - DISUGUAGLIANZA DEL REDDITO NETTO
(S80/S20)
DEFINIZIONE: rapporto fra il reddito
equivalente totale ricevuto dal 20 per cento della popolazione con il più alto
reddito e quello ricevuto dal 20 per cento della popolazione con il più basso
reddito…
L‘indicatore S80/S20 rimane sostanzialmente
stabile per tutto il periodo considerato dalle previsioni… L’intervento sul
Reddito di cittadinanza, che ne limita la fruizione a sette mesi per alcune
categorie di nucleo familiare, contribuisce alla riduzione del reddito nel
primo quinto, mentre la «Social card», il principale intervento a favore dei
redditi più bassi introdotto nel 2023, opera, invece in direzione opposta. Il
lieve incremento stimato nell’indice è dovuto anche ad un aumento del reddito
del 20 per cento più ricco della popolazione, riconducibile a misure che
incidono prevalentemente sulla parte medio-alta della distribuzione dei
redditi. Nello specifico, si tratta dell’estensione della flat tax per i
lavoratori autonomi, dell’introduzione della flat tax incrementale, del taglio
dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività e della riduzione
dell’aliquota contributiva prevista per il secondo semestre. Nel 2024
l’indicatore torna sul livello registrato nel 2022, con una riduzione di 0,1
punti rispetto al 2023 … Le nuove misure a sostegno del reddito e
dell’inclusione …. incidono positivamente sull’indicatore …. Nel 2025,
l’indicatore non registra variazioni, rimanendo al livello di 5,8 punti. Il
venir meno delle misure temporanee previste per il 2024 (esoneri contributivi,
revisione aliquote Irpef, agevolazioni fiscali sui premi di produttività,
incremento transitorio delle pensioni) non incide sulla dinamica
dell’indicatore S80/S20 trattandosi di misure che dispiegano i rispettivi
effetti sui quinti di reddito centrali della distribuzione.”
“III.3 - INDICE DI POVERTÀ ASSOLUTA
DEFINIZIONE: percentuale di persone
appartenenti a famiglie con una spesa complessiva per consumi inferiore al
valore soglia di povertà assoluta, sul totale delle persone residenti…
Il peggioramento della povertà assoluta nel
2022 è in larga parte imputabile al forte aumento dei prezzi registrato nel
2022, nonostante il buon andamento dell’economia. … Tuttavia, ciò che può
essere più direttamente associato all’incremento della povertà assoluta è il
più elevato impatto dell’inflazione per le famiglie meno abbienti. Nel 2022,
infatti, la variazione su base annua dei prezzi stimata per il primo quinto di
famiglie è pari a +12,1 per cento (a fronte di +7,2 per cento per le famiglie
dell’ultimo quinto). Il diseguale impatto dell’inflazione è da ricondurre al
fatto che per le famiglie meno abbienti è maggiore la quota di spesa totale
dedicata all’acquisto di quei beni per i quali nel 2022 si è registrato un più
intenso aumento dei prezzi (abitazione, energia, alimentari e trasporti). Nel
complesso, in corrispondenza di incrementi della spesa corrente analoghi per
famiglie più e meno abbienti, in termini reali la spesa equivalente è scesa del
2,5 per cento per le famiglie meno abbienti (ed è aumentata dell’1,8 per cento
per quelle più abbienti).
Lo scenario stimato per i primi due anni di
previsione prospetta una sostanziale stabilità dell’indicatore rispetto al 2022
… nel 2023, l’introduzione della ‘Social card’ può aver almeno parzialmente
controbilanciato le restrizioni nella fruizione del Reddito di Cittadinanza,
contenendo peggioramenti della povertà. Nel 2024, le misure introdotte per
superare il RdC in materia di sostegno del reddito e dell’inclusione sociale, AdI e Sfl, entrate in vigore
rispettivamente da gennaio 2024 e da settembre 2023, sembrano incidere
positivamente (-0,05) sulla povertà, tenendo anche conto del fatto che l’AdI è
cumulabile con l’Assegno Unico e Universale (AUU). Per il 2025, anno in cui
vengono meno alcune misure transitorie previste dalla legge di Bilancio 2024
(come la ‘Social Card’ e l’esonero contributivo parziale per i lavoratori
dipendenti e l’esonero contributivo totale per le lavoratrici madri) si stima
un lieve peggioramento dell’indicatore. Per il 2026, infine, non risultano
definiti interventi normativi rilevanti per la stima dell’indicatore; pertanto,
si assume lo stesso valore indicato per l’anno precedente.”
[A] Ad integrazione dei documenti sul BES
dell’ISTAT e del MEF, è molto interessante la lettura del “Rapporto di
primavera” dell’ASviS 4, che –sempre alla luce degli obiettivi ONU
2030 – allarga la analisi dalla legge di stabilità per il 2024 (come già
l’ASviS faceva annualmente in aprile) alla recente revisione del PNRR, dalla
concomitante legislazione europea e nazionale allo stato di elaborazione ed
attuazione delle 6 Strategie e Piani nazionali in materia di transizione
ambientale ed energetica: di tutto ciò evidenziando le poche luci e le molte
ombre.