(IN RISPOSTA AL QUESTIONARIO DELL'ONOREVOLE MARIA CHIARA GADDA)
Questo coinvolgimento dei cittadini nel dibattito sulle riforme del sistema politico e costituzionale è positivo, ma anche un po’ ingenuamente o romanticamente illusorio, visto quanto poco si è tenuto conto della volontà della base nelle recenti vicende su Governo Presidenza della Repubblica.
Tuttavia mi sento lusingato, perché da piccolo, quando giocavo con i soldatini, li dotavo anche di leggi e costituzioni (innanzitutto per regolare il funzionamento della OIIMET, Officina Italo-Indiana Meccanica Edile Tessile): gli Indiani avevano un Re, gli “italiani” una Repubblica)
Con riserva di approfondire, mi sentirei di preferire l'elezione dei deputati (e indirettamente anche del candidato premier) tramite doppio turno alla Francese (o meglio alla Sartori), ma lasciando al Presidente della Repubblica il consolidato ruolo arbitrale (evitando così ulteriori campagne elettorali nazionali personalistiche totalmente "tele-cratiche" e costosissime).
Per non far scegliere il Presidente della Repubblica da un
Parlamento squilibrato dal maggioritario francesizzante, si potrebbe
individuare come grandi elettori solo i "nuovi" Senatori (se
espressione delle Autonomie Locali, e quindi in qualche modo più
proporzionalmente rappresentativi).
Oppure affiancando al Senato, come corpo eleggente, il CNEL
(se democratizzato sulla scorta dei nuovi accordi per le rappresentanze
sindacali) e -ad esempio - l'Accademia dei Lincei (o altra espressione più
rappresentativa del mondo scientifico).
Sarebbe positivo, contestualmente, affidare a questo tipo di
organismi (Senato compreso, ed anche al CSM), ciascuno per il proprio settore
specifico, una sorta di potere di appello sui disegni di leggi approvati dalla
nuova mono-Camera, prima della promulgazione, affidando alla discrezionalità
del Presidente della Repubblica il potere (che già ha, ma rafforzandolo) di
rimandarli alla Camera stessa oppure, nei casi più rilevanti, direttamente alla
Corte Costituzionale.
Raffreddando così la produzione legislativa, sulle questioni fondamentali, rispetto alla positiva ma forse eccessiva accelerazione che deriverebbe dal superamento del bi-cameralismo “perfetto
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