In attesa del dibattito –
finalmente – al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul nuovo “Stato Islamico” in
Irak e Siria, mentre gli USA già guidano una coalizione di “volonterosi”,
composta da bombardatori occidentali, occidentali ambigui (tra cui l’Italia) e
stati ed entità mediorientali che dovrebbero metterci le truppe di terra, senza
sottovalutarne per quanto mi riguarda la pericolosità, vorrei analizzarne – per
quel che da lontano ci risulta dai media – le caratteristiche effettive che
dovrebbero giustificare contro di esso un intervento armato, e che mi pare
ricadano nel seguente elenco:
- - Ferocia, esibita con la esecuzione in video di
ostaggi incolpevoli
- - Aggressività, in atto come secessione/sovversione delle realtà statuali
di Irak e Siria e minacciata propagandisticamente al “resto del mondo”
- - Totalitarismo ed intolleranza religiosa (e
maschilista), con episodi di schiavismo e pulizia etnica.
Se il mix di questi aspetti è
inquietante, occorre però riflettere anche sul grado di acquiescenza finora
mostrato da gran parte del mondo civile nei confronti di altri soggetti che in
un passato recente e nell’oggi manifestano simili tendenze sull’uno o
sull’altro di tali versanti.
Ad esempio, per la ferocia
possiamo rammentare il comportamento degli stessi USA verso prigionieri od accusati mai
regolarmente processati (da Abu Ghraib a Guantanamo, da Abu Omar alla stessa
esecuzione di Bin Laden e parte della
famiglia); per l’aggressività e la sovversione gli oppositori libici del pur
crudele dittatore Gheddafi oppure il putsch del generale Al Sisi contro il
legittimo governo dei Fratelli Mussulmani in Egitto; per il totalitarismo
religioso e maschilista l’Arabia saudita; per l’intolleranza religiosa la
politica di oppressione della Cina in Tibet; e purtroppo tanti altri esempi.
L’IS o ISIL o ISIS sta forse
esagerando in tutte le suddette specialità, e preoccupa soprattutto per le
tendenze allo schiavismo e alla pulizia etnica, ma giudicarlo e contrastarlo al
di fuori dell’ONU (o senza aver prima condotto ogni tentativo per un
pronunciamento dell’ONU) mi sembra moralmente inaccettabile e politicamente
avventurista (nonché incostituzionale, se si ricorre alla guerra, per quanto
riguarda l’Italia e l’art. 11 della sua Costituzione).
Ho apprezzato le parole di papa
Francesco, in Albania, contro la “violenza praticata “in nome di Dio”.
A proposito di ferocia, a Papa
Francesco (ed in seconda battuta agli amici, laici e cattolici, dediti i
pellegrinaggi a Santiago di Compostela) vorrei dedicare, come pro-memoria, l’immagine
di “Santiago Matamoros” che campeggia in un venerato “retablo” della Cattedrale
di Granada e che è parimenti diffusa in altre chiese di Spagna, ed inneggia
plasticamente alla “violenza praticata (in altri tempi) in nome del Dio
cattolico”: San Giacomo comparve in battaglia (o in sogno) nell’anno 844 a
fianco dei cristiani, facendoli vincere, ed è raffigurato mentre trafigge i
nemici moriscos (è pur vero che erano
nemici e invasori, ma pur sempre uomini; e va a finire che i loro discendenti
si ricordano del trattamento ricevuto dai re cattolici nella reconquista della
Spagna).