ESAGERUMA NENTA* 1
- LANDINI
Su molte cose
potrei essere d’accordo con Landini, ma non quando dimentica il principio di
realtà.
– “Il governo
Renzi non ha il consenso di chi lavora”; se fosse vero, sarebbe interessante
capire verso chi si esprime allora il consenso dei lavoratori: poiché per
fortuna i posti di lavoro in Italia sono ancora svariati milioni, molto più
degli elettori effettivi e potenziali di SEL e altri partitini di estrema
sinistra, e pur considerando che il raggruppamento elettorale più consistente è
ormai quello degli astenuti, si deve ipotizzare che i lavoratori che apprezzano Grillo, Berlusconi o Salvini,
certamente numerosi, siano ormai maggioranza, mentre a sostenere il PD
dovrebbero affollarsi masse di persone che “non lavorano”.
C’è qualcosa che non mi torna.
- “Il governo
Renzi è peggio di quello di Berlusconi”: è vero che sui licenziamenti Renzi è
riuscito dove Berlusconi era stato invece fermato, ma il giudizio su un governo
non può che essere complessivo, e personalmente, pur essendo di frequente
critico del Renzismo, non riesco a dimenticare ciò che i governi di Berlusconi
hanno tentato ed attuato su tutti i fronti dell’azione politica, e non sto ad
enumerare.
Non
vorrei scomodare la teoria del “social-fascismo” ai tempi della 3^
Internazionale (che così dipingeva la socialdemocrazia in una fase cupa della
storia d’Europa), ma qualcosa dovrebbe aver insegnato almeno la brillante
caduta del primo governo Prodi a cura di Bertinotti (e Vendola ecc. - e
D’Alema, seppur non ancora viticultore?).
Sconfiggere
il Renzismo da sinistra, sulla scorta di un potenziale lavoro capillare e
duraturo di una “coalizione sociale” mi sembra un eccellente proposito; agitare
esagerazioni propagandistiche invece no (in compenso può giovare indirettamente
a Grillo, a Salvini, o addirittura a Berlusconi, riabilitato dalle stesse
esagerazioni propagandistiche di Landini&C.).
*espressione dialettale piemontese che
si traduce “non esageriamo”, ma è molto più plastica del corrispondente
italiano (così come le analoghe espressioni lombardo-novaresi, che non so bene
come si scrivano); legittimata letterariamente da padre Enzo Bianchi, che la
rammenta usata dal padre suo (“il pane di ieri”, Einaudi 2008, pag. 10).
ESAGERUMA
NENTA 2 - POLETTI
Anche
nel ministro Poletti, pur nel suo eloquio padano-tranquillizzante, ho
riscontrato di recente una fastidiosa esagerazione, nell’attribuire alle
“ricette della CGIL” tutto il mancato sviluppo dell’occupazione negli ultimi
decenni.
Mi
sembra corretto attribuire soprattutto alla CGIL (cui mi onoro di essere iscritto dal 1975, non se nza manifestare
qualche mia critica) il merito o demerito di avere fin qui difeso in
qualche misura il principio del divieto di licenziamento senza giusta causa.
Ma
tutto il resto della politica economica italiana di questo secolo, tranne in
parte il biennio 2006-2008 (con al governo Prodi, Damiano e Padoa Schioppa), è
stato deciso da ben altri soggetti, da Tremonti a Monti (oppure dettato da
Europa BCE e FMI), e senza neppure troppa formale concertazione (almeno non con
la CGIL).
ESAGERUMA
NENTA 3 - MONTANARI
Il
professor Tomaso Montanari, storico dell’arte e difensore del paesaggio, ha
aperto una vincente campagna di stampa contro la recente legge regionale
dell’Umbria sul territorio (approvazione del piano strategico territoriale),
che ha forse influito sulla decisione del governo, attraverso il ministro
Franceschini, di impugnare tale normativa regionale davanti alla Corte
Costituzionale, perché l’art. 1 subordina la pianificazione paesaggistica alla
pianificazione territoriale.
Non
conosco il piano regionale umbro: suppongo che si occupi anche del paesaggio,
forse da un punto di vista forse alquanto “sviluppista” e comunque localista,
in contrapposizione a vincoli amministrati dalle Sovrintendenze.
La
Corte dovrà pronunciarsi in termini giuridici, verificando la delimitazione tra
competenze statali e competenze regionali su una problematica complessa, perché
talvolta “territorio” vuol dire “democrazia” e invece “paesaggio” può
equivalere a “burocrazia” (anche se la Convenzione Europea spinge verso un
paesaggismo meno vincolistico ed il più possibile partecipato dalla
popolazione), e l’equilibrio tra le diverse istanze richiede ponderazione.
In
questo confronto molto importante sulle fonti della pianificazione e sulla difficile evoluzione verso una
consapevole tutela delle risorse naturali, non capisco la titolazione strillata
da Montanari su Repubblica: “no ad un condono preventivo”.
Che
c’entra il concetto di “condono”?
Il
conflitto sulla legge umbra riguarda diversi
principi della pianificazione (tutela/sviluppo; territorio/paesaggio;
federalismo/centralismo), un terreno di scontro dove comunque la pianificazione
rimane tale: piano-a-priori (può essere un piano giusto o sbagliato, ma è
sempre la definizione preventiva di possibili trasformazioni del suolo decisa
dai pubblici poteri) e non condono-a-posteriori
(ovvero la rincorsa alla legalizzazione postuma di scelte privatistiche in
contrasto con le normative).
Gridare
al “condono” aiuta a tutelare effettivamente il paesaggio?
Oppure
solo a candidare Montanari ad un ruolo da Sgarbi-di-sinistra?