SCAFISTI-SCHIAVISTI (Matteo Renzi
e coro).
L’identificazione degli scafisti
come moderni schiavisti, utile per propagandare limitate iniziative dissuasive
contro il contrabbando di profughi e migranti (in concorrenza ai più sbrigativi
xenofobi che bombarderebbero i barconi carichi di umani), senza impegnarsi per
affrontare a fondo le emergenze umanitarie (anzi aggravandole, nel breve
termine, sulle sponde libiche) mi sembra profondamente sbagliata, come già
rilevato da numerosi osservatori (tra
cui Romano Prodi, Mario Deaglio, e – mi pare – anche il Papa e Ban Ki Moon).
Infatti i soggetti criminali che
– con vari livelli di organizzazione – sfruttano il desiderio di fuga di
migliaia di persone da situazioni di guerra, oppressione o anche solo miseria,
non li comprano né li vendono, ma “si limitano” a privarli temporaneamente
della libertà promettendogli l’auspicato sbarco sulle coste o sulle navi
europee: l’antico e sporco lavoro del “passatore”, raramente cortese.
Mentre, purtroppo, esistono
veramente i “moderni schiavisti”, talvolta nelle pieghe dell’immigrazione (ad
esempio nello sfruttamento della prostituzione), ma non solo, sia ai margini
delle nostre fiorenti metropoli, sia nei mercati del lavoro del terzo mondo,
urbani e rurali, con la sottrazione permanente della libertà di donne, bambini
ed altri soggetti deboli, in parte con la odiosa copertura ideologica della
religione (vedi le fondate ipotesi sulle studentesse nigeriane rapite da Boko
Haram ed altre intraprese dei Califfati) ed in altri casi con ramificate
complicità fin dentro i consigli di amministrazione di rispettabili compagnie
multinazionali (vedi operaie del Bangladesh)
Aggredendo i veri schiavisti si potrebbe affrontare la
schiavitù; aggredendo scafi e scafisti si riuscirà solo a deviare la corrente
migratoria su altri percorsi (speriamo con meno rischi di morte per mare).
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