Caro Enrico Rossi,
con riferimento al Tuo testo su Huffington Post del 15 febbraio,
condivido le premesse che fanno risalire alla fondazione del Partito
Democratico e alla linea di Veltroni/Lingotto la formalizzazione di una linea
politica “subordinata ai valori del mercato” ecc.ecc., che per altro veniva da
lontano, e non solo dall’Ulivo e dalla Margherita, ma anche in gran parte dalla
lunga storia del PCI-PDS-DS.
Tant’è che nel PD personalmente non mi sono mai riconosciuto più
di tanto, pur votandolo di fatto fedelmente per il saggio principio del “male
minore” (soprattutto alle ultime elezioni europee) e perché le liste residuate
o sorte alla sua sinistra, pur esprimendo per lo più validi contenuti sociali,
non mi pare abbiano finora mostrato una effettiva strategia alternativa, ovvero
una proposta che dica come e con quali forze e alleanze si conseguono gli
obbiettivi desiderati (insomma non amo troppo il voto di testimonianza,
soprattutto quando attorno si aggirano Berlusconi, Salvini, Grillo e tutto il
peggio che ora emerge nel mondo).
Ho anche condiviso, come elettore indipendente, il Tuo recente
appello “Prima il congresso”, per rivendicare una urgente ed opportuna
riflessione del PD sulla linea politica con cui uscire dalla sconfitta
referendaria e dalla perdurante crisi sociale.
Non capisco, però e perciò, in quale modo soggetti interni alla
storia del PD, e che comunque fin qui hanno condiviso o subìto il Partito del
Lingotto ed anche il suo discutibile Statuto, avendo deciso (finalmente?) di
proporre una alternativa al Renzismo, invece di provare a sconfiggerlo
nell’ambito del Congresso, per l’appunto ottenuto, si propongono all’improvviso
di fuggire dal PD, lamentando troppa fretta nel congresso medesimo e
manifestando in sostanza assai poca fiducia nel popolo che intendono
rappresentare.
La parte finale del Tuo testo del 15 febbraio non lo spiega per
nulla.
Aldo Vecchi
PERVENUTOSU FACE-BOOK
RispondiEliminaCondivido totalmente, e aggiungerei: se i Congressi hanno ancora un senso, è lì che ci si misura, e lì che si contrastano le idee ritenute "revisioniste", come si diceva dentro il PCI. Chi scappa, ha poco da dire e nulla da fare, e chi non fa nulla e chiacchiera soltanto, ha il timore, ben riposto, di non venire preso in considerazione dal suo elettorato. Tanto vale fare casino e rompere tutto, invece che combattere perché le proprie idee possano prevalere. Ha già, dimenticavo, a Sinistra si è sempre fatto così: dividersi, dividersi e ancora dividersi.
M.C.
PERVENUTO VIA FACE-BOOK
RispondiEliminaNel partito sono rappresentate anche le mie idee ho rappresenta le mie idee. Tutto qui. Nel primo caso occorre rispetto per le regole e per le idee dei compagni, nel secondo nessun problema, siamo noi pochi ma coesi. La Democrazia è un esercizio di comprensione, tolleranza, saggezza.
U.C.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminaAnche in questo caso condivido il tuo pensiero- Ciao
C.B.
PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
RispondiEliminaE' quello che ci chiediamo in tanti, aggiungo che non c'è da andar lontano per trovare queste assurde situazioni, sesto le rappresenta molto bene, roma ne è lo specchio, i politici come la sx stessa è fatta da persone che pensano più a se stesse che alla società che vogliono cambiare piuttosto che rappresentare.
ciao
U.M.
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RispondiEliminain quanti gruppi si scindono? .... secondo me in tanti gruppo quanti sono i posti da occupare.
A.R.
Sì; posti poveri, però, da segretari-di-partitini; prossimo passo, le bocciofile
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RispondiEliminaLucidissimo come sempre
C.D.
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RispondiEliminacaro Aldo, a me tutta la telenovela della scissione mi ha messo addosso una tristezza, ed un senso di impotenza, che non guardo ne leggo niente al riguardo, per un senso di rigetto; vedere quegli imbecilli che vogliono dar vita all'ennesimo partitino, sorridere e parlare come se fossero nella Livorno del 21, mi fa venire la nostalgia dei bei tempi antichi quando sarebbe arrivato un emissario della terza internazionale, magari bulgaro, per sistemare la questione.
Ma poi dove si e visto mai , si può uscire da un partito, da un movimento, dopo aver fatto una battaglia delle idee, in tutte le sedi deputate, e solo dopo decidere se ci sono le condizioni o meno per rimanere; questi tre, mi sembrano bambini capricciosi che giocano a chi fa la pipì più lontano.
E tanto per gradire si ricordino quello che è successo alle regionali in Liguria, dove una nullità come Toti è diventato un politico importante nel centrodestra, grazie al grande intellettuale con gli occhialini, Civati.
Se poi il leader di questa nuova formazione si chiamerà Speranza, credo che tornerà di moda una vecchia canzone degli anni ottanta, che fa cosi ESPERANZA DE ESGOBAR.
T.C.
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RispondiEliminaCondivido pienamente la riflessione sulle vicende PD… e credo,pur non amando personalmente Renzi e la sua gestione,che la alternativa vada portata avanti dall’interno del PD, anche guardando a quanto succede alla sua “sinistra”..e soprattutto con la consapevolezza fuori gioiscono i personaggi citati (Salvini,Grillo,Berlusconi..) e che la gente,anche quella di “sinistra” stenta a capire…
B.F.