mercoledì 24 maggio 2023

UTOPIA21 - MAGGIO 2023: IL RAPPORTO B.E.S. 2022

 

Il rapporto ISTAT “BES 2022”, attraverso gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, attesta contradditorie tendenze nella fase di ripresa dalla crisi pandemica.

 

Sommario:

-       premessa

-       l’andamento complessivo degli indicatori dopo la pandemia

-       il bilancio tra miglioramenti e peggioramenti ed i divari trasversali

-       una mia selezione “statica” su come stanno gli italiani

-       appendice: estratti sistematici dai capitoli introduttivi (e riassuntivi) di ogni “dominio” e selezione di alcuni grafici rappresentativi

 

nota: in Calibri gli estratti e le citazioni dal Rapporto; in corsivo le considerazioni più personali

 


PREMESSA

 

Anche nell’affrontare l’edizione relativa al 2022 del rapporto ISTAT sul “Benessere Equo e Sostenibile” 1, come lo scorso anno, confermo le mie valutazioni generali su questo tipo di ricerche multifattoriali e sulle correlazioni con i “Goals ONU 2030” (rapporti ASviS), valutazioni che ho espresso in particolare in un precedente articolo del maggio 20212 (ed in altri attinenti all’ASviS3).

 

Per riepilogare cos’è il Rapporto BES, riporto il brano iniziale della “Presentazione”, a cura di Francesco Maria Chelli, Consigliere Istat (in questa fase di sede vacante per la Presidenza dell’Istituto); le parti in grassetto sono una mia scelta:

“Il confronto con gli andamenti e con gli standard internazionali e l’articolazione delle misure per ambiti regionali e, dove appropriato, per sesso, età e titolo di studio, fanno del Bes uno strumento di misurazione accurato delle disuguaglianze e delle aree di criticità e mettono in luce i maggiori bisogni di intervento e di investimento pubblici in politiche e servizi.

Le serie di dati, quasi tutte ormai decennali, che accompagnano come appendice statistica ogni Rapporto, tracciano, oltre il semplice raffronto tra un anno e il successivo, progressi, ristagni, e involuzioni di medio e di lungo periodo.

È in fase di sperimentazione l’introduzione di un nuovo dominio [cioè capitolo] sulla democrazia, che arricchirà ulteriormente l’insieme delle misure. Per le sue caratteristiche di sistema informativo di grande respiro per quadro di riferimento e al tempo stesso di grande dettaglio nei fenomeni tracciati, il Bes si è rivelato uno strumento particolarmente sensibile per registrare l’impatto sul Paese degli ultimi tre, drammatici anni, dominati dalla pandemia, dalle crisi ambientali, e dallo scoppio della guerra in Ucraina.”

 

 

L’ANDAMENTO COMPLESSIVO DEGLI INDICATORI DOPO LA PANDEMIA

 

Sempre dalla Presentazione del Consigliere Chelli traggo questo riepilogo super-sintetico sulle variazioni in meglio e in peggio riscontrate dal Rapporto:

“Questa edizione del Rapporto è stata pensata per rendere evidenti al lettore le trasformazioni del Paese rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. L’accostamento degli indicatori restituisce in modo efficace i processi sociali, economici e culturali che hanno resistito agli sconvolgimenti, senza risentirne troppo profondamente, e che oggi sono caratterizzati da un segno decisamente positivo. Da questa comparazione emergono anche i processi che hanno subito battute d’arresto, ma poi sono ripresi, anche se con qualche cedimento.

Infine, il raffronto mette in luce quegli ambiti che, già deboli e incerti prima del 2019, nel 2022 ancora non esprimono segni di ripresa significativi e restano indietro rispetto ai valori precedenti alla pandemia.

Le misure del Bes ci mostrano come i divari territoriali, molti dei quali di lungo periodo, siano aumentati, e, a mano a mano che ci si sposta dal Nord verso il Sud e le Isole, prevalgano indicatori con segno negativo rispetto al periodo precedente.

Dalla lettura per genere degli 88 indicatori che consentono questa disaggregazione, il Rapporto sul 2022 fa emergere che, per le donne, la maggior parte (52,8%) delle misure mostra un miglioramento a fronte del 38,9% riferito agli uomini, per i quali invece sono più numerose le misure in peggioramento rispetto al 2019. Tuttavia, il 39% degli indicatori fotografa ancora uno svantaggio netto per la popolazione femminile rispetto a quella maschile. E particolarmente un tasso di occupazione femminile così lontano dalla media europea e così basso da vedere esclusa dalla indipendenza economica quasi la metà delle donne.

Ci sono differenze anche tra generazioni.

Se più della metà degli indicatori riferiti agli adulti ha registrato un miglioramento del benessere tale da superare, nell’ultimo anno disponibile, il livello precedente alla pandemia, per i giovani con meno di 24 anni, invece, è migliorato solo il 44% degli indicatori e una quota quasi equivalente (43%) è peggiorata. “

 

 

IL BILANCIO TRA MIGLIORAMENTI E PEGGIORAMENTI ED I DIVARI TRASVERSALI

 

Il capitolo introduttivo “Il benessere equo e sostenibile in Italia, una visione di insieme” sviluppa più sistematicamente:

-       sia il “bilancio” tra miglioramenti e peggioramenti, che è rappresentato anche dalla seguente Figura 1 (a pagina 4) e che esprime graficamente una sorta di “equilibrio” tra tali dinamiche (contabilizzando quanti indicatori risultano in miglioramento (più o meno costante) e quanti invece risultano in peggioramento,

-       sia l’andamento dei principali divari “trasversali”, enunciati già dalla “Presentazione”,

per territorio (soprattutto tra Nord e Sud), per genere e per generazione.

 

All’interno del primo capitolo si ritrova anche la seguente Figura 2 (sempre a pagina 4) sul confonto diretto tra Italia ed Europa riguardo agli “indicatori di benessere” disponibili, che vede l’Italia “in vantaggio” per cinque voci ed “in svantaggio” per altre diciannove (mentre due risultano “in pareggio”):

 

 

 

 

 

 

Rinvio all’Appendice per gli estratti sistematici dai capitoli intoduttivi (e riassuntivi) di ogni “dominio”, e cioè:

1. Salute

2. Istruzione e formazione

3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

4. Benessere economico

5. Relazioni sociali

6. Politica e istituzioni

7. Sicurezza

8. Benessere soggettivo

9. Paesaggio e patrimonio culturale

10. Ambiente

11. Innovazione, ricerca e creatività

12. Qualità dei servizi,

nonché per una selezione dei grafici che ho ritenuto più facilmente leggibili e più significativi.

 

 

UNA MIA SELEZIONE “STATICA” SU COME STANNO GLI ITALIANI

 

Come mia personale rielaborazione, senza pretese di scientificità, considerando che il Rapporto è orientato prevalentemente a evidenziare le trasformazioni e le tendenze, ritengo opportuno estrapolare dal Rapporto BES 2022 i seguenti dati “statici”, che costituiscono una sorta di “istantanea” sulle condizioni complessive della società italiana, ordini di gandezza che talvolta si rischia di dimenticare; limitandomi ad indicatori di tipo oggettivo ed ai solo primi quattro “domini” del rapporto:

 

SALUTE

Nel 2021 l’Italia si attesta nuovamente al terzo posto dopo Spagna e Svezia nella graduatoria dei paesi Ue per livello di vita media (82,5 anni: 84 anni in Provincia di Trento, 79 in Campania)

Circa la metà degli anziani con almeno 75 anni è in cattive condizioni di salute, con una quota maggiore di donne (ciò anche in funzione della maggior longevità).

 

ISTRUZIONE

Sul totale dei 15-29enni la quota di NEET (ovvero non studiano e non lavorano) è pari al 19,0% (media Europa circa 14%)

Nel 2022, il 63,0% delle persone di 25-64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario superiore (+0,3 punti percentuali rispetto al 2021) rispetto a una media europea di circa il 79,5%.

Le regioni con la quota più alta di persone con competenze digitali almeno di base sono il Lazio (52,9%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (52,3%) e dalla Provincia Autonoma di Trento (51,7%), all’opposto di collocano Calabria (33,8%), Sicilia (34,0%) e Campania (34,2%).

 

LAVORO

Il tasso di occupazione italiano è di circa 10 punti inferiore a quello medio europeo (74,7%). A determinare questa distanza è soprattutto il tasso di occupazione femminile, più basso di quello della media europea di oltre 14 punti.

Nel 2022, i lavoratori a termine arrivano a 3,3 milioni (su un totale di 18,2 milioni di lavoratori dipendenti).

La quota di occupati che possiede un titolo di studio superiore a quello più frequente per svolgere la professione si attesta al 26,0%. Il fenomeno, più diffuso tra le donne (28,1%), è particolarmente concentrato nella classe dei più giovani tra i 15-24 anni (44,3%).

(Gli) occupati in part time che dichiarano di esserlo perché non sono riusciti a trovare un lavoro a tempo pieno (part time involontario): rappresentano il 10,2% degli occupati

il tasso di infortuni mortali e di inabilità permanente è pari a 10,2 ogni 10 mila occupati.

 

BENESSERE ECONOMICO

Profonde differenze territoriali sono messe in evidenza … dall’indicatore di rischio di povertà, calcolato sui redditi del 2020: a fronte del 20,1% di persone con un reddito netto equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano, in Sicilia e Campania il fenomeno arriva a interessare circa il 38% della popolazione.

Nelle regioni del Mezzogiorno il rischio di povertà più elevato si associa anche a valori più alti dell’indice di disuguaglianza (rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero) che supera il valore medio dell’Italia (5,9 …) in Sardegna (6,1), Calabria (6,4), Sicilia e Campania (7,2 e 7,5 rispettivamente).

Nel 2021, la percentuale di persone che vivono in grave deprivazione abitativa, cioè in abitazioni sovraffollate o in alloggi privi di alcuni servizi e con problemi strutturali (soffitti, infissi, ecc.) è del 5,9%.

 

Per concludere, rilevo che il Rapporto BES non indaga dentro quel “20% più ricco”, che include in particolare un 1% ricchissimo, con concentrazioni patrimoniali tali da condizionare molti assetti del Paese, e la cui equa tassazione consentirebbe forse di risolverne parte dei problemi.

 

 

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

 

APPENDICE: ESTRATTI SISTEMATICI DAI CAPITOLI INTRODUTTIVI (E RIASSUNTIVI) DI OGNI “DOMINIO” E SELEZIONE DI ALCUNI GRAFICI RAPPRESENTATIVI:

 OMISSIS: RIMANDO AL SITO ISTAT


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