Il rapporto ISTAT “BES
2022”, attraverso gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, attesta
contradditorie tendenze nella fase di ripresa dalla crisi pandemica.
Sommario:
-
premessa
-
l’andamento complessivo
degli indicatori dopo la pandemia
-
il bilancio tra
miglioramenti e peggioramenti ed i divari trasversali
-
una mia selezione
“statica” su come stanno gli italiani
-
appendice: estratti sistematici dai capitoli introduttivi (e
riassuntivi) di ogni “dominio” e selezione di alcuni grafici rappresentativi
nota: in
Calibri gli estratti e le citazioni dal Rapporto; in
corsivo le considerazioni più personali
PREMESSA
Anche
nell’affrontare l’edizione relativa al 2022 del rapporto ISTAT sul “Benessere
Equo e Sostenibile” 1, come lo scorso anno, confermo le mie
valutazioni generali su questo tipo di ricerche multifattoriali e sulle
correlazioni con i “Goals ONU 2030” (rapporti ASviS), valutazioni che ho
espresso in particolare in un precedente articolo del maggio 20212
(ed in altri attinenti all’ASviS3).
Per
riepilogare cos’è il Rapporto BES, riporto il brano iniziale della
“Presentazione”, a cura di Francesco Maria Chelli, Consigliere Istat (in questa
fase di sede vacante per la Presidenza dell’Istituto); le parti in grassetto sono una mia scelta:
“Il confronto con gli andamenti e con
gli standard internazionali e l’articolazione delle misure per ambiti regionali
e, dove appropriato, per sesso, età e titolo di studio, fanno del Bes uno strumento di misurazione accurato
delle disuguaglianze e delle aree di criticità e mettono in luce i maggiori
bisogni di intervento e di investimento pubblici in politiche e servizi.
Le serie di dati, quasi tutte ormai
decennali, che accompagnano come appendice statistica ogni Rapporto, tracciano,
oltre il semplice raffronto tra un anno e il successivo, progressi, ristagni, e
involuzioni di medio e di lungo periodo.
È in fase di sperimentazione
l’introduzione di un nuovo dominio [cioè
capitolo] sulla democrazia, che arricchirà ulteriormente l’insieme delle
misure. Per le sue caratteristiche di sistema informativo di grande respiro per
quadro di riferimento e al tempo stesso di grande dettaglio nei fenomeni
tracciati, il Bes si è rivelato uno
strumento particolarmente sensibile per registrare l’impatto sul Paese degli
ultimi tre, drammatici anni, dominati dalla pandemia, dalle crisi ambientali, e
dallo scoppio della guerra in Ucraina.”
L’ANDAMENTO COMPLESSIVO
DEGLI INDICATORI DOPO LA PANDEMIA
Sempre
dalla Presentazione del Consigliere Chelli traggo questo riepilogo
super-sintetico sulle variazioni in meglio e in peggio riscontrate dal Rapporto:
“Questa
edizione del Rapporto è stata pensata per rendere evidenti al lettore le
trasformazioni del Paese rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia.
L’accostamento degli indicatori restituisce in modo efficace i processi
sociali, economici e culturali che hanno resistito agli sconvolgimenti, senza
risentirne troppo profondamente, e che oggi sono caratterizzati da un segno
decisamente positivo. Da questa comparazione emergono anche i processi che
hanno subito battute d’arresto, ma poi sono ripresi, anche se con qualche
cedimento.
Infine, il raffronto mette in luce
quegli ambiti che, già deboli e incerti prima del 2019, nel 2022 ancora non
esprimono segni di ripresa significativi e restano indietro rispetto ai valori
precedenti alla pandemia.
Le
misure del Bes ci mostrano come i divari territoriali, molti dei quali di lungo
periodo, siano aumentati, e, a mano a mano che ci si sposta dal Nord verso il
Sud e le Isole, prevalgano indicatori con segno negativo rispetto al periodo
precedente.
Dalla lettura per genere degli 88
indicatori che consentono questa disaggregazione, il Rapporto sul 2022 fa
emergere che, per le donne, la maggior
parte (52,8%) delle misure mostra un miglioramento a fronte del 38,9% riferito
agli uomini, per i quali invece sono più numerose le misure in peggioramento
rispetto al 2019. Tuttavia, il 39% degli indicatori fotografa ancora uno
svantaggio netto per la popolazione femminile rispetto a quella maschile. E
particolarmente un tasso di occupazione femminile così lontano dalla media
europea e così basso da vedere esclusa dalla indipendenza economica quasi la
metà delle donne.
Ci sono differenze anche tra
generazioni.
Se
più della metà degli indicatori riferiti agli adulti ha registrato un
miglioramento del benessere tale da superare, nell’ultimo anno disponibile, il
livello precedente alla pandemia, per i giovani con meno di 24 anni, invece, è
migliorato solo il 44% degli indicatori e una quota quasi equivalente (43%) è
peggiorata. “
IL BILANCIO TRA
MIGLIORAMENTI E PEGGIORAMENTI ED I DIVARI TRASVERSALI
Il
capitolo introduttivo “Il benessere equo e sostenibile in Italia, una visione
di insieme” sviluppa più sistematicamente:
-
sia
il “bilancio” tra miglioramenti e peggioramenti, che è rappresentato anche
dalla seguente Figura 1 (a pagina 4) e che esprime graficamente una sorta di
“equilibrio” tra tali dinamiche (contabilizzando quanti indicatori risultano in
miglioramento (più o meno costante) e quanti invece risultano in peggioramento,
-
sia
l’andamento dei principali divari “trasversali”, enunciati già dalla
“Presentazione”,
per territorio
(soprattutto tra Nord e Sud), per genere e per generazione.
All’interno
del primo capitolo si ritrova anche la
seguente Figura 2 (sempre a pagina 4) sul confonto diretto tra Italia ed Europa
riguardo agli “indicatori di benessere” disponibili, che vede l’Italia “in
vantaggio” per cinque voci ed “in svantaggio” per altre diciannove (mentre due
risultano “in pareggio”):
Rinvio all’Appendice per gli estratti
sistematici dai capitoli intoduttivi (e riassuntivi) di ogni “dominio”, e cioè:
1. Salute
2. Istruzione e formazione
3. Lavoro e conciliazione dei tempi
di vita
4. Benessere economico
5. Relazioni sociali
6. Politica e istituzioni
7. Sicurezza
8. Benessere soggettivo
9. Paesaggio e patrimonio culturale
10. Ambiente
11. Innovazione, ricerca e creatività
12. Qualità dei servizi,
nonché per una selezione dei grafici
che ho ritenuto più facilmente leggibili e più significativi.
UNA MIA SELEZIONE “STATICA” SU COME STANNO GLI ITALIANI
Come mia personale rielaborazione, senza
pretese di scientificità, considerando che il Rapporto è orientato
prevalentemente a evidenziare le trasformazioni e le tendenze, ritengo
opportuno estrapolare dal Rapporto BES 2022 i seguenti dati “statici”, che costituiscono una sorta di “istantanea”
sulle condizioni complessive della società italiana, ordini di gandezza che
talvolta si rischia di dimenticare; limitandomi ad indicatori di tipo oggettivo
ed ai solo primi quattro “domini” del rapporto:
SALUTE
Nel 2021 l’Italia si
attesta nuovamente al terzo posto dopo Spagna e Svezia nella graduatoria dei
paesi Ue per livello di vita media (82,5
anni: 84 anni in Provincia di Trento, 79 in Campania)
Circa la metà degli
anziani con almeno 75 anni è in cattive condizioni di salute, con una quota
maggiore di donne (ciò anche in funzione
della maggior longevità).
ISTRUZIONE
Sul totale dei
15-29enni la quota di NEET (ovvero non
studiano e non lavorano) è pari al 19,0% (media Europa circa 14%)
Nel 2022, il 63,0%
delle persone di 25-64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario
superiore (+0,3 punti percentuali rispetto al 2021) rispetto a una media
europea di circa il 79,5%.
Le regioni con la
quota più alta di persone con competenze digitali almeno di base sono il Lazio
(52,9%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (52,3%) e dalla Provincia Autonoma
di Trento (51,7%), all’opposto di collocano Calabria (33,8%), Sicilia (34,0%) e
Campania (34,2%).
LAVORO
Il tasso di
occupazione italiano è di circa 10 punti inferiore a quello medio europeo
(74,7%). A determinare questa distanza è soprattutto il tasso di occupazione
femminile, più basso di quello della media europea di oltre 14 punti.
Nel 2022, i
lavoratori a termine arrivano a 3,3 milioni (su
un totale di 18,2 milioni di lavoratori dipendenti).
La quota di occupati
che possiede un titolo di studio superiore a quello più frequente per svolgere
la professione si attesta al 26,0%. Il fenomeno, più diffuso tra le donne
(28,1%), è particolarmente concentrato nella classe dei più giovani tra i 15-24
anni (44,3%).
(Gli) occupati
in part time che dichiarano di esserlo perché non sono riusciti a trovare un
lavoro a tempo pieno (part time involontario): rappresentano il 10,2% degli
occupati
il tasso di
infortuni mortali e di inabilità permanente è pari a 10,2 ogni 10 mila
occupati.
BENESSERE ECONOMICO
Profonde differenze
territoriali sono messe in evidenza … dall’indicatore di rischio di povertà,
calcolato sui redditi del 2020: a fronte del 20,1% di persone con un reddito
netto equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano, in
Sicilia e Campania il fenomeno arriva a interessare circa il 38% della
popolazione.
Nelle regioni del
Mezzogiorno il rischio di povertà più elevato si associa anche a valori più
alti dell’indice di disuguaglianza (rapporto tra il reddito posseduto dal 20%
più ricco della popolazione e il 20% più povero) che supera il valore medio
dell’Italia (5,9 …) in Sardegna (6,1), Calabria (6,4), Sicilia e Campania (7,2
e 7,5 rispettivamente).
Nel 2021, la
percentuale di persone che vivono in grave deprivazione abitativa, cioè in
abitazioni sovraffollate o in alloggi privi di alcuni servizi e con problemi
strutturali (soffitti, infissi, ecc.) è del 5,9%.
Per concludere, rilevo
che il Rapporto BES non indaga
dentro quel “20% più ricco”, che include in particolare un 1% ricchissimo, con
concentrazioni patrimoniali tali da condizionare molti assetti del Paese, e la
cui equa tassazione consentirebbe forse di risolverne parte dei problemi.
APPENDICE: ESTRATTI SISTEMATICI DAI CAPITOLI INTRODUTTIVI (E
RIASSUNTIVI) DI OGNI “DOMINIO” E SELEZIONE DI ALCUNI GRAFICI RAPPRESENTATIVI:
OMISSIS: RIMANDO AL SITO ISTAT
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